Rosetta Loy

Se ne è andata anche lei , piano piano mi lasciano anche gli scrittori amati nel tempo.

Ieri ho ripreso in mano La parola ebreo, un piccolo libro bellissimo che avevo molto apprezzato a suo tempo.

Poi , come spesso succede l’ho aperto e ho cominciato a rileggerlo fino a che si è fatto buio  e il mio cuore si era ristretto fino a farmi male.

Parla di quella bambina che negli anni trenta del secolo scorso ( e al quale non avevo mai riflettuto abbastanza di appartenere ) vive da cattolica benestante la tragedia che le passa accanto : quei vicini ebrei che lei considerava persone uguali e tranquille che poi furono portate via dalla follia della storia.

Il suo libro , un misto di dolci ricordi  ( mi ha commosso la citazione di un libro per l’infanzia che avevo amato anch’io La teleferica misteriosa) e la parte pesante di ricerca storica , evidentemente fatta a posteriori e che per me rappresenta una delle più lucide e crudeli testimonianze di quelle che in Italia furono le conseguenze delle leggi razziali.

Nata in una famiglia , larvatamente fascista , come fu anche la mia, il suo cammino di conoscenza dell’orrore si dipana tra piccole storie nella bella casa romana fino ad allargarsi alla denuncia angosciante dei tanti silenzi e tradimenti che il nostro paese fu capace di compiere nell’indifferenza di troppi.

Ho chiuso il libro che era già buio , poi ho acceso le luci cercando di non essere troppo triste .

In fondo la bellezza degli scrittori è quella di non morire quando lasciano le loro opere sui nostri scaffali .

Perché la memoria non muore e spero che passi a quelli che verranno dopo di me e non getteranno i miei libri in una discarica.

Giù la maschera

Non credo che lascerò la mascherina in un cassetto. 
Ne tergo una in borsa insieme alle cose necessarie come il portafoglio , le chiavi e il telefono . Potrà sempre servire , in fondo i popoli dell’Est asiatico le portano per abitudine per proteggersi dallo smog e per cercare di prendersi meno microbi influenzali.

Non è una cattiva abitudine e poi ha i suoi vantaggi : un po’ nasconde le rughe e fa risparmiare sui cosmetici, anche se ammetto che in certe giornate calde levava un po’ il respiro .

Utilissima quando non riconoscevo le persone al volo causa distrazione/ invecchiamento reciproco/ anzianità :

_ sai , non ti avevo riconosciuto con queste mascherine!  E la brutta figura rimandata a data da destinarsi.

A causa di molte dimenticanze in caso di necessità ho finito per averne una buona scorta : due -una bianca e una nera stanno sulla leva del cambio in macchina , poi ci sono quelle un po’ più facili da usare anche se non regolamentari . Ancora impacchettate le chirurgiche che ho visto ancora molto usate in Baviera e le famigerate FFp2 nere da teatro .

Avevo molto invidiata una signora napoletana che al San Carlo ne ostentava una di paillettes , vera sciccheria partenopea.

Non credo sia il caso di rimpiangerle ma per adesso le tengo con cura , non sono affatto convinta che non si ritorni a qualche necessario periodo di protezione , anche se come tutti non me lo auguro.

Dall’uso delle medesime si capisce il periodo nel quale si è girato uno spot pubblicitario , si è registrato un concerto , si è girato un film.

Come tutte le cose che segnano il tempo ci ricordano un periodo delle nostra vita , come quando nei film si fumava o si girava in moto senza casco.

In fondo , senza tornare alla “bautta veneziana” il mondo spesso ha cercato di nascondersi dietro una maschera per proteggere la propria identità e nel nostro caso anche di proteggere la nostra salute.

Anche se per ora non è il caso di esaltarne l’uso con un ‘Ode alla mascherina perduta”.

Attila alle Muse

Anche quest’anno la stagione lirica ad Ancona si inaugura con un titolo che ha profumo delle memorie lontane , infatti in questo glorioso  teatro  rinato esattamente venti anni fa , il titolo non era mai stato in cartellone.

L’opera giovanile verdiana ci racconta di sentimenti risorgimentali e di afflati patriottici , di quella rivolta di Aquileia dalla quale noi sappiamo che nacque Venezia.

Per la messinscena lo scenografo Lucio Diana e il regista Mariano Bauduin hanno scelto una strada ben precisa : la ricostruzione in chiave naif della storia trucolenta che Temistocle Solera su richiesta di Verdi aveva tratto dalla tragedia Attila , Köenig der Unnes di Zacharias Werner.

Una scelta premiata dal risultato ultra-realistico e interessante sul piano figurativo in un tempo un cui tutto si tende ad attualizzare e a portare in trascrizioni che risultano a volte provocatorie e incomprensibili.

Questa è una recita semplice , una pagina strappata da un vecchio libro di scuola impreziosita però da un cast notevole di voci   che val la pena di citare tutti :
Da Attila di Alessio Cacciamani , a Ezio di Vitaly Billyy,che si è formato ad Odessa , dal russo Sergey Radchenko,  ( a teatro non esistono popoli in guerra!) fino alla gloria italiana : Marta Torbidoni , indomita Odabella : chiudono degnamente  l’Udino di Andrea Schifaudo e Andrea Tabili nei ruoli minori.

Ottima l’orchestra Rossini diretta con mano sicura dal Maestro Marco Guadarini.

Il vecchio e glorioso Coro Bellini ha la sua parte di merito anche se ha certamente bisogno di un  rinnovamento generazionale nelle sue file.

Tanti ragazzi in Galleria e bene ha fatto il teatro ad attuare questa promozione culturale perché un bel drammone storico di stampo risorgimentale può solo fare bene alle giovani menti , tutto sommato entusiasticamente partecipi alla intelligentemente oleografica rappresentazione.

29 settembre

Era la mattina del 30 settembre ..”ieri 29 settembre . Seduto in un caffè io sto pensando a te”, la versione dell’Equipe 84 della bellissima canzone di Battisti .

Mi attraversò la testa come un lampo mentre mi stavo vestendo di nero per tornare in ospedale.

Ricordo anche che mio figlio grande , me lo ricordava ieri sera (quando per un saluto affettuoso mi telefonava )..in quel giorno lì e mi urlò quasi : levati quel vestito nero mamma!

Infatti il lutto poi non lo avevo mai portato eppure stamattina quando come sottofondo su Istagram ho risentito quelle note ci sto ancora male.

Ogni anno da molti anni ormai attraverso quella data come un Rubicone ma non ne avevo mai scritto pubblicamente.

Avrei voluto chiudere il mese con un piccolo pezzo di costume che riguarda il mio piccolissimo soggiorno a Monaco : nel freddo mattino piovoso dei cantanti di strada al Victualienmarkt cantavano Bella ciao , una delle tante versioni accattivanti di questo brano che vuole dire comunque tante cose e quei ragazzi tedeschi lo cantavano sorridendo alla vita .

Chissà se quella bambina mai cresciuta , che mi lasciò il 29 settembre 1969, avrebbe sorriso come me ascoltando quelle note.

Peter Grimes

Una volta tanto mi è molto difficile valutare serenamente lo spettacolo visto stasera. Da un lato c’è l’indubitabile emozione che la musica di Britten e l’interpretazione di JK mi hanno procurato  , d’altra parte c’è una certa irritazione per la messinscena che ha provocato molti interessi e interpretazioni che personalmente mi sono sembrati  abbastanza inutili.

Colpa sicuramente di una regia che ha voluto aggiungere troppi simboli ?

C’erano sicuramente i bellissimi quattro interludi da riempire e per me bastava ascoltare la musica per entrare nell’atmosfera cupa e dolente della tragica storia.

Chi non conoscesse la storia o semplicemente non avesse letto il libretto troverebbe strano vedere un solo bambino / fantasma  aggirarsi dal principio alla fine provocando se non altro dei dubbi sulla intera vicenda.

In certi casi sarebbe meglio concentrarsi sul testo originale setteceentesco di Crabbe dal quale Montagu Slater ha  tratto il testo chiesto da Britten.

C’è nella storia una doppia condanna , quella primigenia dell’emarginazione del diverso e quella sociale che riguarda la società crudele che sfrutta i piccoli orfani , agnelli sacrificali ,mentre chiude gli occhi sulle sconcezze della  propria vita .

Forse farne una sorta di sacra rappresentazione è sembrata una via giusta , personalmente ritengo che il testo richieda solo una realistica foto di gruppo , un cinico ritratto del “borgo” , metafora , quella si, di un più grande orrore presente nelle nostre società civilizzate.

Ineccepibile la parte musicale come sempre , l’orchestra e il coro della Bayerichestaatsoper sono garanzia di alta qualità, l’intero cast perfetto vocalmente, ottima la direzione d’orchestra ma non ha aggiunto niente ad una lettura corretta e puntuale.

Brilla la vocalità sempre più rotonda di Rachel Willis Sorensen , forse un po’ troppo bionda e bella per essere la triste maestra vedova che ha lo  sguardo più attento sul difficile pescatore con molti problemi relazionali.

Poi c’è Peter Grimes : vittima e carnefice insieme.

Kaufmann cerca di mettere a fuoco entrambi i lati dell’oscuro carattere , accentuando nella prima parte con gesti impercettibili di ripulsa il contatto umano con gli altri . I suoi feroci scatti d’ira sono momentanei , poi ad un tratto mostra  verso la fine dell’opera tutta la sua capacità interpretativa . 

L’ultimo quarto d’ora si resta sull’orlo della sedia , con le mani serrate e si ascolta il suo lamento di bestia ferita mentre il sottofondo del coro di condanna ci porta a quel «  good bye Peter «  di Bostridge che non è un’istigazione al suicidio , ma un segno inequivocabile di chiusura del fato.

Al mattino il borgo troverà solo una barca abbandonata alla deriva , davvero il resto è silenzio , tanto per citare il Bardo.

Inutile appendice il gesto disperato di Ellen , anche se ripeto la Sorensen é in stato di grazia.

Teatro con molti vuoti nonostante il richiamo dello startenor , forse per molti qui si è trattato di un primo contatto con un’opera ormai non più tanto moderna , anche se riflettevo che manca poco al secolo dal primo ascolto!

Non avevo visto purtroppo  l’allestimento di Vienna , di questo mi dicono sia  già  migliore di quello.

Io credo che Jonas Kaufmann abbia diritto ad una messinscena ancora più puntuale , il ruolo è per lui un viatico futuro sicuro , ne ha già fatto un suo capolavoro e non mi resta che dire di nuovo :  grazie Jonas.

Verso Monaco

Il mio primo incontro con Peter  Grimes di Britten  lo devo a sir Tony Pappano , si inaugurava la stagione di Santa Cecilia ed era dato ovviamente in forma di concerto.

Nonostante la difficoltà di capire molti passaggi , la minima drammaturgia comunque era sconvolgente , la folla dei personaggi notevole e la presenza di un delizioso ragazzino inglese mi aveva fatto capire che stavo ascoltando un capolavoro.

Poi , nel tempo del lockdown ho avuto la fortuna di imbattermi in tv in un allestimento bellissimo e del quale avevo poi parlato sul blog.

Si svolgeva sulla spiaggia di Aldeburgh , il paese dove Britten lo aveva scritto e quella rappresentazione così realistica : le barche sulla riva del mare , il vento che scompigliava gli abiti degli abitanti del paese e quel Peter quasi annullato nella folla molto inglese mi aveva convinto ancora di più della bellezza dell’opera .

Avevo infatti programmato di andare a Vienna ma il covid era ancora molto fra noi e alla fine , con rammarico , avevo rinunciato.

Da quello che sto già leggendo della messinscena di Monaco capisco quanto sia sconvolgente l’interpretazione di Kaufmann , ma ancora una volta ho l’impressione che sia veramente difficile , registicamente affrontare un testo comunque così scabroso.

Tra pochi giorni finalmente potrò vedere Jonas alle prese con un personaggio complesso e difficile , ne avevamo anche parlato quando lui è venuto ad Ancona .

Il suo approccio al personaggio mi pare estremamente corretto , infatti lo affronta sapendo di trovarsi davanti un uomo difficile , forse anche menomato da qualche problema psicologico , invece mi pare del tutto fuori posto l’idea di omosessualità strisciante che da quanto ho capito la regia sembra indicare.

Bisogna ricordare che Britten aveva scritto l’opera per il suo compagno Peter Pers e sarei propensa ad escludere una simile idea nelle sue intenzioni di  autore.

Ma ci sarebbe ancora tanto da dire, lo farò meglio a ragion veduta la prossima settimana  quando ,spero , arriverò nella mia amata Monaco dalla quale manco da più di un anno.

Una bolla atemporale

Se ci aveva pensato da sola aveva avuto sicuramente molto tempo per perfezionare ogni particolare.

Me la immagino la regina mentre giocava con i suoi soldatini , i lord figuranti , le teste coronate da mettere in fila il giorno del suo funerale .

Probabilmente ci si era divertita e il risultato fuori dal tempo lo ha sicuramente ottenuto: come se oggi le bollette non costassero così care , come se non ci fosse la guerra in Ukraina , come se Putin , anche se non invitato, non seguitasse a minacciare il mondo.

Fuori dal tempo , con migliaia di figuranti in sgargianti costumi , con gesti teatralmente suggestivi se ne va la regina e con lei finisce davvero un’era geologica con un funerale lungo un intero giorno.

Tutti i simboli anacronistici del potere che dovrebbero essere poi consegnati al re Carlo III potrebbero essere forse meglio utilizzati per un Don Carlo verdiano con costumi dispendiosi.

Intanto nel sottopancia della tv scorrono le banalmente tragiche notizie del mondo . Ammettiamolo , questo è teatro puro.

Certo che è costato parecchio ma il risultato registicamente è teatralmente riuscito.

Chiudiamo il sipario col suono suggestivo della cornamusa e con una punta d’invidia per questo popolo che non ha quel senso del ridicolo del quale siamo abbondantemente forniti , noi popoli del continente . 

Ricordiamoci sempre che qui siamo decisamente oltre la Manica.

Un paese senza

Gli amici cominciano a chiamarmi chiedendomi se sto bene . Io che non ho ancora visto la televisione credo stiano esagerando : ha piovuto tanto stanotte e i lampi in un primo momento mi sono addirittura sembrati fuochi d’artificio , poi ho pensato che non c’erano feste programmate in giro e ho concluso che , si, in realtà erano terribili lampi e tuoni.

Poi la televisione mi fa vedere qualcosa di incredibile a un passo da casa :i dolci paesi collinari delle miti terre marchigiane sfregiati da ondate di fango , il Misa a Senigallia che scorre feroce portando con se tronchi e automobili .

Comincio a capire , ma sono ancora lontana da comprendere la tragedia di una portata incredibile per queste terre gentili , così  (apparentemente ) ordinate e nelle quali la caratteristica prima è quella di essere sempre lontane dalle cronache.

E’ sempre assurdo vedere scene simili che sembrano così lontane da noi , ma la Natura così generosa nei confronti di chi sembra volerle bene e di rispettarla in realtà ci ricorda le colpe nascoste e le mancanze di chi dovrebbe proteggere le persone che la abitano.

Un numero pesante di vittime , il caso assurdo di chi vuole proteggere la macchina in garage , il terribile gesto di una anziana che cerca di andare a chiudere una finestra e ,  più terribile di tutti , una mamma che si vede letteralmente portare via dalle braccia il proprio bambino inghiottito da una massa nera e violenta di fango.

Tutto questo è accaduto ieri sera e oggi soffia un vento feroce sulle strade infangate dei paesi che visti dall’alto sono ancora belli , di quella bellezza placida e ordinata che fa delle Marche quel gioiello di pace urbana che credevamo fosse anche solida .

E invece . Comincio a ricordare. 

Era a Vienna , otto anni fa e la televisione austriaca mi aveva mostrato il paese dove vive uno dei miei figli con le strade allagate , il fango che entrava nei portoni e ricordo il mio stupore di  quella volta.

Che cosa hanno fatto gli amministratori locali da allora e soprattutto la Regione e lo Stato?

Ci hanno messo sei anni a cominciare a pensare urgenti interventi di tutela del territorio e una ordinanza folle ha pure impedito che i contadini potessero andare a raccogliere il legname che scorreva nei piccoli corsi d’acqua della campagna perché “ dipendeva dal Demanio”!

Intanto l’estate più siccitosa di sempre preparava la sua vendetta sui terreni induriti e riarsi, la pioggia caduta è stata sicuramente molto più abbondante del normale ma se quegli interventi che già si erano visti urgenti fossero stati avviati siamo sicuri che non sarebbe successa una tragedia di queste dimensioni?

La Procura ha aperto un’inchiesta : omicidio colposo contro ignoti.

Il mesto pellegrinaggio

Ci vogliono ore agli inglesi silenziosamente e ordinatamente in fila per fare la lunga strada che li porta a dare l’ultimo saluto alla regina.

Anche se volessi evitare di seguire l’evento , la tv generalista ci inonda di immagini che riguardano quest’ultimo omaggio dei sudditi del Regno unito: ma aldilà dell’aspetto coreografico , aldilà dell’inevitabile curiosità che riguarda i singoli atteggiamenti dei partecipanti ( come sono vestiti , a che punto del corteo sono ) ad un tratto mi passa per la testa un pensiero , come un lampo chiarificatore : non è che tutti stanno partecipando al funerale della monarchia?

Già le intemperanze del bizzoso re alle prese con le penne ci rende legittimo il dubbio che riguarda oggi l’inutilità di questo retaggio storico che sancisce un diritto divino (sic!) che sa tanto di operetta viennese.

Una volta si diceva che nel mondo sopravviveranno i quattro re delle carte e la regina d’Inghilterra.

Ma oggi , con un mondo pieno di nuvole apocalittiche che riguardano la vita dei comuni mortali alle prese con la prospettiva di vedere calare tutti i benefici che il benessere diffuso aveva concesso a questa parte di mondo che non per sua scelta comunque abita una bella fetta privilegiata del pianeta, sarà possibile per i mesti britannici in  fila per l’ultimo saluto accettare rituali scenografici costosisimi , mantenere castella e privilegi ricavandoci sicuramente un bel ritorno di merchandising ma di cui ben poco ritorna nelle tasche dei comuni cittadini?

Il dubbio si è inserito come un verme nella mia testa repubblicana , abbiamo ancora qualche giorno di compianto per pensarci sopra.

Godard

Qualche giorno di silenzio , mi sono concessa un momento di depressione osando l’acquisto di un nuovo computer:
Il mio ormai aveva dieci anni e anche se ci ero molto affezionata quando ci metteva le mani qualche nipote mi diceva : nonna è lentissimo!

Ed eccomi qua con questo tentativo di riprendere la mia abitudine , scrivere qualcosa da inserire nel blog.

Sono successe tante cose in pochi giorni , ma come al solito quelle che mi colpiscono di più sono le lente e inesorabili dipartite di tutto quello che fu una volta il mio mondo.

Così non ho che l’imbarazzo della scelta e questa volta scelgo il più cervellotico e importante ( insieme a Truffaut ) esponente della Nouvelle Vague , quel Jean Luc Godard di cui tutti ricordano A bout de soufle e invece il mio ricordo personale più importante è  Le mépris girato in gran parte in Italia con le splendide immagini di casa Malaparte a Capri.

Tratto da un romanzo di Alberto Moravia con Brigitte Bardot e Michel Piccoli lo si può anche rivedere adesso su piattaforma.

Godard ha deciso di andarsene , non perché gravemente malato ma per quella stanchezza di vivere che forse è la cifra più vera di chi ha attraversato la vita intensamente.

Adesso cerco di salvare questo mio primo scritto sul nuovo pc. 

Ce l’ho fatta ! sono di nuovo on line….evviva

Cose di oggi

Avvenne una grande svolta nel favoloso mondo dell’opera lirica : si scoprì che i drammi delle grandi regine della storia e di tutte le storie del tempo che fu avevano la stessa forza anche levando le crinoline e allora giù: via le gorgiere , i damaschi , i velluti pregiati.

In effetti  ci provocava un po’ di sconcerto vedere Elisabetta prima in tailleur ( e credo sconcertasse di più la povera Gruberova )  ma un po’ per pigrizia e molto perché ci sembrava di essere meno provinciali accettammo il cambiamento.

Oltretutto la musica delle opere trasferite al giorni d’oggi restavano belle lo stesso e così abbiamo avuto lady Macbeth in ascensore , Gilda nel baule della macchina e altre diffuse amenità in nome del rinnovamento e soprattutto perché sapevamo che così gli allestimenti  costavano meno e ci saremo potute permettere qualche titolo in più nel cartellone.

Poi non più tardi di ieri abbiamo visto la proclamazione dell’investitura al regno di Charles the third nel cortile di St.James e ci siamo beati dei bellissimi costumi in tecnicolor dei figuranti in scena , godimento massimo dell’occhio .

Insomma per vedere i bei costumi d’opera di un tempo dovevamo semplicemente guardare la vita in diretta .

C’è qualcosa di comico in questo nostro mondo di oggi se quello che fu il più prestigioso giornale del nostro paese esce in prima pagina con il racconto dei dispetti reciproci del calciatore e della letterina, mentre stiamo andando velocemente verso un inverno che definirlo del nostro scontento sembrerà la battuta di una soap opera.

Infine dobbiamo riconoscere al favoloso mondo della Firm che il vero colpo d’ala ce l’hanno riservato i “Fab four” belli e perfetti negli abiti di scena scendendo tutti insieme dalla macchina  tra due ali di folla sul viale all’uscita del Castello di Windsor.

Se ci mancheranno i begli allestimenti d’antan ci potremo consolare col prossimo capitolo della serie televisiva più vista degli ultimi tempi. 

London Bridge is down

Lo avevamo già capito tutti , si aspettava solo la comunicazione ufficiale , esattamente alle 19.30 ( in Italia) mia nipote legge sul sul smatphone :” è morta” e allora io per un gesto incontrollato mi alzo in piedi per un attimo . Mia nipote mia guarda un po’ stupita : ci dobbiamo alzare nonna?

No , lei no , perché ha 27 anni e non sa quanta parte della mia vita sia stata accompagnata da quell’immagine perfetta del concetto di sovranità che ha attraversato tutti i miei ricordi.

E’ stata incoronata in un Impero , è morta in un Regno molto meno potente ma ha tenuto insieme tutti quei sudditi che tiravano via da tutte le parti l’unione del suo paese.

La Scozia e l’Irlanda del Nord non sembrano molto convinte di restare nel regno unito e la sua “moral suasion” in favore del Remain con quel cappello che la diceva lunga sul suo pensiero circa l’uscita dell’Inghilterra dall’Europa unita non è riuscito a fermare la disastrosa brexit ma è comunque riuscita a far passare il suo pensiero.

Lascia un paese molto malmesso , affidato a una grigia Premier che avrà il solo merito storico di essere l’ultima ad averla vista ancora in piedi , eroicamente sempre uguale a se stessa , con quel sorriso rassicurante che tutto sommato ci rassicurava tutti.

La pensavamo eterna e infatti  la sua morte ci ha comunque colti di sorpresa , i miti non muoiono mai.

Il suo grigissimo figlio , vecchio e non specchiatissimo nuovo monarca saprà sicuramente agire perfettamente come da protocollo nell’immediato , lo hanno educato per decenni per quello!.

Poi il futuro dirà ai posteri se la fine di quel regno infinito segnarà anche la fine di una monarchia che ritenevamo eterna.

Intanto sappiamo che Bukingam Palace diventerà un museo….