Sprechi

Alla ricerca di un piccolo filo di connessione USB apro un cassetto della mia scrivania : è profondo e mi rivela tesori nascosti .

Di quelle connessioni ne ho quattro o cinque , più vari auricolari di telefoni remoti , caricabatteria non so bene di cosa caricassero, preda alla ricerca compulsiva apro anche un altro cassetto . ho ben tre macchine fotografiche inutilizzate da anni e mi ricordo di averne anche regalate un paio a nipoti che ovviamente le avranno cestinate da un pezzo.

Una delle ultime comprate ( ero a New York e l’euro era più prezioso del dollaro ) l’avevo comprata prima di entrare alla Carnegie Hall da un pakistano che aveva un negozio fantastico sulla Quinta.

Tutta roba inutile e non parlo del secolo scorso!

Adesso che si parla insistentemente di crisi energetica , che si paventano ritorni a più sobri consumi come la mettiamo con tutta questa tecnologia obsoleta?

C’era una volta una famosa battuta : fermate il mondo , voglio scendere….

Mi guardo intorno , ho in casa tre apparecchi tv, due dei quali a visione ridotta e il mio vecchio carissimo amico tecnico mi ha detto sconsolato : non ci metta decoder in più tanto il prossimo anno cambia di nuovo tutto.

Io non ho paura a stare un po’ più al freddo ma come faranno i ragazzi abituati stare in Tshirt durante tutto l’inverno ,capiranno che bisogna mettersi un maglione in più e magari girarsi a spengere la luce uscendo dalle stanze?

La vedo dura , mi sembra che si stia cercando di rimettere il dentifricio nel tubo , non saranno certamente i banali consigli degli esperti a far davvero ridurre i consumi .

Per quanto mi riguarda da anni ho chiuso tanti radiatori del mio impianto di riscaldamento , chiudo il rubinetto mentre mi lavo i denti e la doccia la faccio velocemente  , ma ho avuto una splendida scuola . Ho vissuto in barca tanta parte della mia vita e so quanto è piccolo il serbatoio dell’acqua e quante ore si perdevano nei porticcioli greci per ricaricarlo e  soprattutto adesso so che le mie bollette erano già diventate mostruose “ prima” del fatidico giorno in cui cominciò la guerra in Uckraina.

Frammenti di memoria

Estate 2021 , un concerto di Kaufmann a Lubiana.

Mi ci avevano portato gli amici in macchina e il concerto doveva essere all’aperto , poi la paura che potesse piovere aveva fatto  slittare l’evento all’interno del Narodni Dom ( col mio pochissimo slavo avevo capito che era la casa del popolo.)

In perfetto stile socialista nascondeva in realtà un pregievole auditorium e noi che avevamo cambiato i biglietti fra i primi ci trovammo in una splendida posizione visivamente privilegiata.

Questo per spiegare il bellissimo frammento di Ombra di nube che riuscii a riprendere con braccio fermo e ottima vista.

Ebbene, da quell’ormai lontano 12 agosto piano piano , non avendolo neppure messo su YouTube non passa giorno che non ci sia qualche appassionato che non lo guardi.

Sono arrivata a 6500 visioni e non sembra che ci sia una tendenza a fermare il flusso di persone che ancora , a distanza di un anno , ogni giorno vadano a visitare il mio profilo che contiene il ..quasi prezioso cimelio , che peraltro non è proprio completo perché ,quando ho deciso di alzare il telefono per filmare, il bis era cominciato da qualche istante . Contiene pure un lieve colpo di tosse e certamente Jonas non ne avrebbe autorizzato la pubbblicazione.

Di quel concerto ho anche un altro cimelio  solo audio , quello un po’ più pirata , ma non avevo resistito e ho registrato il meraviglioso Preislied dei Meistersinger , una pagina rara perché non ne esiste una registrazione ufficiale.

Tremando un po’ , perché rubavo di nascosto , mi sono regalata una pagina prezioza.

Quando sono giù di corda me lo ascolto con il gusto della rarità rubata , devo anche dire che l’Orchestra di Stato slovena suona Wagner davvero bene. 

Aida forever

Un programma televisivo “ vintage” in seconda serata che riguarda l’Arena di Verona , una nota firma del giornalismo del secolo scorso , Enzo Biagi. 

Mi metto a a guardare e vedo una signora elegantemente seduta sugli spalti , abbigliamento composto stile negli anni sessanta che racconta come il suo papà , noto tenore a inizio secolo  una sera seduto con amici sul Liston si era messo a pensare cosa fare per il centenario della nascita di Verdi.

Alzando gli occhi aveva guardato l’Arena . Con gli amici , tra cui il Maestro Serafin , era entrato e piazzandosi dove c’è adesso il palcoscenico aveva intonato Celeste Aida.

Dal lato opposto , in alto , gli amici avevano scoperto come la voce corresse perfettamente in quello spazio e così nel 1913 nacque la prima Aida areniana.

 Passano poi nel programma vari spezzoni di diverse edizioni : quelle tremolanti in bianco e nero con gli animali in scena , quelle un po’ più recenti dove gli animali non c’erano più ma rimanevano le grandi masse.

Incredibilmente suggestiva una  messinscena con tutto il popolo che corre sui gradoni fino in altro , più di mille persone ; un’altra con la lunga fila dei sacerdoti che arrivano fino in cima , tutto un florilegio di immagini una più grandiosa dell’altra.

Il Maestro Renzetti giovane giovane , la Cossotto che racconta e io penso quanto Aida e l’Arena siano un tutt’uno ; molto intelligentemente ha fatto Kaufmann a cimentarsi per la sua prima volta con un’opera intera il classico dei classici in questo spazio così fortemente identitario.

Personalmente , pur essendo stata varie volte a Verona avevo evitato l’Aida , mi pareva troppo banale.

Invece i classici vanno  considerati per quello che sono e se dovessi consigliare in futuro dei giovani un metodo per avvicinarsi alla lirica oggi direi di andare a Verona a “vedere” L’Aida .

Una storia inglese

Una nobile fanciulla , alta come una pertica , il naso un po’ così ma  due splendidi occhi azzurri.

Sposa , dopo averlo incontrato solo quattro volte, il  principe delle fiabe e si veste come una meringa il giorno delle nozze .

Conciata malissimo prosegue le sua vita , colletti larghi come bavaglioli , gonne a mezz’asta e abiti da sera inguardabili , il marito le mette platealmente le corna con la sua adorata amante di sempre e forse solo allora lei si sveglia .

Mai un cambiamento fu più repentino : la fiaba la racconta il look che cambia decisamente in meglio , la moda ci dice tutto quello che ancora lei si tiene dentro ,ma comincia a fare cose aborrite a Corte : visita i poveri e i malati , stringe la mano ai malati di Aids, corre da suor Teresa di Calcutta e combatte contro le mine antiuomo.

Madre amorevole dei due adorati ragazzi osa portarli via da corte durante una battuta di caccia.

Poi si guarda intorno e trova anche un primo accompagnatore che fa inorridire la suocera regale :addirittura di origine pakistana .

Inevitabile il divorzio , dopodichè si mette addirittura con un miliardario egiziano.

Come può finire la storia lo sceneggiatore folle che ha pensato questa trama? Aveva due strade , un grigio happy end in una tenuta , magari uno chateau in Francia o buttarla sul tragico.

Ha scelto la seconda via : a trentasei anni , sotto il tunnel dell’Alma lei muore in un tragico incidente d’auto , contornata da paparazzi folli e con un sospetto di congiura di palazzo mai provata. 

Diventa così l’icona pop più famosa del suo tempo , al solito la vita vera è più vera dei romanzi e degli sceneggiati tv.

Così in questa fine d’estate abbiamo commemorato i venticinque anni della scomparsa di Lady Diana, col sottofondo di Candle in the Wind , ovviamente cantata da Elton John.

Riforme e trasparenza

Due parole che sembrarono cambiare gli equilibri del mondo : glasnot e pérestroïka Apparvero come una ventata di speranza nel mondo fino allora diviso da quella Cortina di ferro che faceva ancora paura con i suoi misteri , le sue spie , la sua potenza segreta.
Questo lo dovemmo ad un uomo colto e coraggioso che tentò il grande cambiamento del suo paese ma distruggendo quell’URSS poverissimo anche se molto potente.-

Lo fece cercando di aprirlo al mercato e alla democrazia, difficilissima impresa per tutti , ma in modo particolare in quell’immenso paese che sembra inghiottire i suoi figli nelle immense distese delle sue terre lontane.

Mikhail Gorbaciov non riuscì nella sua impresa , si autodistrusse la Federazione e si disintegrarono le varie repubbliche che la univano nel pensiero unico rivoluzionario .

Nasceva la Russia , o meglio risorgeva dalle sue ceneri quella potenza che fu il grande Impero , con le sue corruzioni , le sue contraddizioni, i suoi tradimenti.

Forse quella volta l’Europa sbagliò a non cogliere l’attimo di libertà che una immensa nazione ancora unita gli si offriva , restammo legati al Patto Atlantico , scegliemmo l’America e forse non approfittammo  della Storia e della cultura che avrebbero dovuto farci sentire la Russia parte integrante del nostro continente , anche politicamente.

Gorbacov perse , perduta anche la sua adorata Raissa , lentamente scomparve nella memoria collettiva e adesso il nuovo terribile Zar Putin non gli concede neanche i funerali di Stato.

Del mio lontano e suggestivo viaggio in Russia ricordo i cieli immensi e le nuvole che ci correvano veloci , ricordo i campanili a cipolla e le itsbe di legno disseminate nei campi di girasoli :

non ricordo niente della politica , sulla Piazza Rossa c’era ancora il Mausoleo di Lenin e nei magazzini Gum non  si trovava niente da comprare.

E’ sempre il solito giro : ogni cambiamento provoca un ritorno feroce al passato e non ci basta studiare la Storia per ricordarcelo.

Comunque , per me Gorbaciov rappresentò una speranza e per questo voglio ricordarlo nel giorno della sua scomparsa.

Aida con Jonas -2

foto di Valeria Blarzino

L’opera sta per cominciare e sul palcoscenico si aggira Kaufmann a controllare tutto , insieme al direttore di scena lo scrupoloso “bricoleur” guarda tutti i particolari.

Poi esce dal retro con Valentin in braccio , chissà se gli racconta la storia della schiava etiope….
Nel frattempo io contatto la Presidente della Fondazione perché ho un prezioso ( a mio avviso ) ricordo fotografico della giornata di Ancona .
Accordo preso , so la strada che alla fine mi porterà da Radames.
Mi siedo e penso a quanto si stia divertendo il “terrone tedesco” ( parole sue) a cantare in questo mitico posto che piace tanto ai tedeschi arrivati in massa per questa rappresentazione straordinaria di Aida.
Credo che gli piaccia tutto , gli applausi quando fanno il suo nome nel cast, l’arena gremita , i costumi « veri « e non minimalisti delle rappresentazioni di moda oggi.
Ci sono cari amici italiani presenti , ma tutto sommato mancano molte presenze abituali degli ammiratori / ammiratrici di sempre.
L’annuncio un po’ improvviso dell’evento ha spiazzato molti , l’estate sta finendo e molti avevano già chiuso i programmi.
Comunque ci sono fedeli seguaci , anche un gentile signore svizzero che lo segue dai tempi di Zurigo.
Ho già scritto dell’ovazione finale , poi dietro le quinte ci saranno le interviste , il saluto del Sindaco e la promessa di rivederci tra un mese a Monaco.
Fuori Christiane aspetta col bambino addormentato sul passeggino, le faccio compagnia fino a quando la segretaria della Fondazione le viene a dire che Jonas é stato fatto uscire da un’uscita secondaria!
Anche la nostra piccola compagnia si allontana , la serata è finita , alla prossima !
Come ultimo atto cambierò il selfie del mio profilo Fb.

Aida con Jonas

Qualcuno potrebbe dire che Jonas Kaufmann non ha una voce da Arena , e questo potrebbe qnche essere vero nei primi due atti dell’Aida , ma in quel caso ci pensa Zeffirelli con la sua splendida messinscena e con l’abbondanza della massa areniane .
Ma come sanno i melomani Aida si divide distintamente in due parti e il terzo e quarto atto sono una preziosa serie di arie in cui rifulge tutta la maestria del grandissimo tenore , i suoi filati , i mezzitoni in crescendo , la sua perfetta dizione e non ultimo la sua enorme presenza scenica in cui il grande liederista mette un nuovo tassello alla sua ormai infinita serie di trionfi.

Galvanizzata da lui la Siri è una partner eccellente e non ha fatto assolutamente rimpiangere la Monastryska annunciata in cartellone.

Daniel Oren é un direttore che si immerge totalmente nella musica che dirige e ha fatto il solito miracolo con l’orchestra dell’Arena , forse anche un po’ usurata alla fine di una stagione davvero impegnativa,’
Dal mio posto centralissimo dietro il direttore lo sentivo cantare insieme ai cantanti !
Grande successo personale della Presidente Cecilia Gasdia che , magari tra qualche stupido migugno , ha centrato il miracolo di portare Jonas , quasi un fuori-sacco , a cantare una opera intera in questa stagione .

Il Nuovo Sindaco , giustamente apprezzata la sua presenza, ha dato una sorta di imprimatur allo sforzo organizzativo di tutta la grande macchina areniana.
Alla mia domanda : ma quanti erano in scena? Mi è stato risposto con orgoglio : quattrocentocinquanta !
E tutti perfettamente vestiti e truccati .

Anche il cielo è stato clemente , anzi ha aggiunto effetti speciali di lampi a squarci nel cielo con nuvole veloci nel quale occhieggiava qualche timida stella .
Solo un fastidioso elicottero ogni tanto volteggiava rumoroso sopra le nostre teste , per fortuna disturbando più noi che i cantanti in palcoscenico.

Il mio lato snob é stato annullato dalla magnificenza della rappresentazione e mi sono trovata a formulare un grato ricordo al mio illustre concittadino Franco Zeffirelli che con la sua immaginazione raffinata seguita regalarci le raffinate immagini del suo mondo musicale

Il corpo delle donne

Si assiste qua e la nel  mondo ad un rigurgito di tematiche reazionarie in relazione alla libertà delle donne di essere padrone del proprio corpo :

mi riferisco alla libertà di scegliere se e quando essere madri e di conseguenza ad avere il diritto di abortire quando questa libertà possa esserre negata.

Negli USA c’è una vera rivolta in tema di libertà e la sentenza della Corte Suprema ( a maggiorana repubblicana , cioè conservatrice ) sta di nuovo portando in piazza le donne a difesa di un loro diritto primario di scelta.

Vivo in un paese nel quale una vicenda ormai lontana nel tempo dovrebbe insegnare alla classe politica che le donne , a qualsiasi partito politico appartengano , hanno come senso primario la libertà del proprio corpo.

Nel lontano 1978 l’Italia si dette una buona legge , non perfetta ma perfettibile come tutte le leggi e ci fu chi pensò che quella legge dovesse essere abrogata con un referendum che si svolse nel 1981 e che contariamente a chi aveva mal fatto i conti  in chiave politica respinse l’abrogazione col 68 % delle risposte  negative.

In questi giorni e nella mia regione in particolare , governata dalla destra è abbastanza difficile interrompere una gravidanza non desiderata vuoi perché molti sono i medici obbiettori , vuoi perché non è autorizzata la vendita della pillola abortiva.

Penso che l’avvicinarsi delle elezioni politiche di nuovo tenda a radicalizzare il problema , ma quando si tratta di diritti civili e soprattutto della libera scelta sul proprio corpo le donne possono stupire per i risultati che riescono ad ottenere .

La vicenda del referendum del 1981 dovrebbe servire a rinfrescare la memoria di molti.

Ancora un vuoto

Qualche anno fa avevo scritto in un post a proposito de Das Lied von der Erde che Bruno Walter avesso detto ( o scritto ) a Mahler che l’intero ciclo avrebbe potuto essere eseguito da due voci maschili :
avevo trovato la nota in un libro di  Quirino Principe e l’avevo portata a Kaufmann a Parigi quando ero andata a sentire la sua magica esecuzione dell’intero ciclo con la sua voce in ambedue le vocalità.

Un’attenta e colta amica : Anne Guernut , mi aveva chiesto dove avrei potuto trovare quel riferimento .

Cominciò così tra noi due un contatto , spesso molto più approfondito da parte di lei perché era  era una persona molto preparata e curiosa .

Quando ho letto della sua scomparsa attraverso le parole sempre puntuali e affettuose di Christine Chatillon , ho provato un vero senso di vuoto e di perdita , mi veniva a mancare una vera amica. 

Una volta Kaufmann , con pragmatismo , durante la pandemia ,disse in una intervista che quel tempo perduto avrebbe assottigliato inevitabilmente le sue seguaci.

Aveva ragione , il pubblico della musica “ seria” è sicuramente composto per lo più da capelli bianchi e non solo quello che segue il nostro amato tenore.

Ogni tanto qualcuno ci lascia , è la naturale legge della vita , ma mi fa più male quando a lasciarci è qualcuno legato tra noi da quelle Affinità elettive che ho tanto amato e che è , per caso , pure il nome della casa editrice per la quale ho pubblicato i miei piccoli libri.

La fatal pietra

In principio fu Pappano. Quando  sir Tony mi fece finalmente ascoltare l’Aida a Roma in forma di concerto capìi finalmente quanta splendida musica Verdi avesse messo in quel suo capolavoro  :

non che non avesso mai visto l’Aida prima , vista non sentita bene molte volte e non riuscivo ad apprezzarne la potenza e le grandi pagine soprattutto del terzo e quarto atto. 

Certo che a tutto questo contribuiva anche il cast e mi comprai subito il CD ascoltato mille volte.

Poi andai a Monaco per “vedere” un’Aida un po’ ridicola anche se c’era Kaufmann e idem un’assurda Aida con i burattini a Parigi e quella volta odiai veramente la regia cervellotica.

Poi il miracolo in forma di concerto si ripeté a Napoli in Piazza Plebiscito e anche in quel caso la direzione significava molto .

La preziosità della partitura era esaltata dalla bacchetta di un raffinato Michele Mariotti, i cantanti ; tutti , fecero il resto.

E adesso alla vigilia dell’Aida areniana veronese so che qualunque sarà l’effetto tecnicolor della storica regia zeffirelliena mi basterà ascoltare per immergermi in quel falso Egitto che in parte mi rovinò l’Egitto vero perché mi sembrava di essere sempre tra le scene dell’Aida.

So che Zeffirelli fece un’Aida piccola piccola al Teatro Verdi di Busseto . un miracolo di raffinatezza per solo trecenti spettatori.

Purtroppo non sono sta ta tra i pochi felici che la videro e me ne dispiace . 

Alla vigilia della piccola trasferta veronese mi canticchio in testa “ la fatal pietra che su noi si chiuse” da un paio di giorni , un piccolo mantra personale con un occhio alle previsioni meteo , sempre importanti in queste occasioni. 

Spigolature sportive

Con occhio distratto guardo in tv gli Europei di atletica : strane creature si arrampicano su improbabili pareti con agganci disposti diabolicamente in modo assurdo , sto per cambiare canale poi mi accorgo di un colonnato deve passano le atlete : lo riconosco ! Siamo in Koenigplatz, tanto sole tra la Glyptoteca e il Museo di fronte , tanti giovani che guardano divertiti gli sforzi delle ginnaste e penso di avere visto spettacoli molto diversi in quella piazza , con nostalgia cambio canale .

Il giorno dopo una gara podistica , corrono verso il traguardo in Odeon Platz, siamo paralleli all’English Garden e lo speaker spiega che quello in fondo è proprio la copia della Loggia dell’Orcagna a Firenze, fa talmente caldo ( a Monaco ! ) che mi stanco io a guardare gli atleti , anche se mi fa tenerezza rivedere luoghi tanto frequentati quando , prima della malefica pandemia passavo gran parte dell’estate da quelle parti , ma per ascoltare musica.

A Roma invece siamo ai campionati europei di nuoto . Facendo un taglio all’enfasi dei commentatori : la piscina del  Foro Italico la più bella nella città più bella …mi piace sentire l’inno nazionale cantato tante volte e soprattutto da tutto il pubblico.

Solo suggerirei di imparare la seconda strofa , non la sa proprio nessuno e quel SI ! trionfalistico e molto pompier in fondo ci assomiglia , siamo bravi con l’effettaccio di ripetere due volte solo la prima strofa , senza levare niente alle glorie nazionali ( ci sono anni di sacrifici veri dietro ogni medaglia conquistata) sappiamo però che mancano i russi e che altre intere squadre hanno disertato questi giochi per essere più pronti per le prossime Olimpiadi.

Un po’ di misura nei commenti sarebbe gradita.

Quello che mi piace davvero è vedere come i nostri atleti hanno nomi e colori della pelle diversi , nello sport la totale integrazione è compiuta.

La politica ancora non l’ha capito.

Ancona

Un disegno appena accennato con tratto leggero : William Turner era passato da Ancona nel suo viaggio in Italia e aveva preso questo appunto : la sua visione dell’Arco di Traiano in  primo piano e del colle Guasco con il duomo di San Ciriaco in alto è praticamente la stessa visione che ne abbiamo ancora oggi.

Un colto amico l’ha postato sul suo profilo e io l’ho salvato perché è un bellissimo documento che non conoscevo di questa città in cui vivo da tanti anni e che ormai considero casa mia.

Ci passarono in tanti nei secoli e non tutti ne parlarono o ne scrissero ; era un porto dagli strani traffici con l’Oriente , a metà di quel Mare Adriatico nel quale faceva sicuramente da padrone la Repubblica di Venezia , c’era partito Traiano , c’era passato Casanova , Leopardi la considerava una stazione di posta , i rari viaggiatori del Settecento ne magnificavano i colori del mare e addirittura Robert Musil ne aveva raccontato qualcosa nelle pagine incomplete dell’Uomo senza qualità.

Una città dal destino vago come quel leggero disegno a matita di Turner.

Eppure a conoscerla bene si capisce che nelle sue strane misconosciute vicende si nasconde un segreto di vita che va ricercato con amore , anche nello strano modo di nominarla . 

Nelle Sorelle Materassi di Palazzeschi le sorelle fiorentine parlavano con tristezza della loro terza sorella persa aldilà degli Appennini , in quello strano luogo che si chiamava Ancona.

Infatti si dice “in Ancona “ invece di dire “ad Ancona “ come mi disse incuriosito un noto uomo politico che incontrai per per caso all’Harri’s bar a Venezia .