I Bronzi di Riace

Sono passati cinquanta anni da quando il mare della Calabria ci ha restituito i due strani guerrieri , bellissimi e pieni di mistero.

Ora loro sono nel museo di Reggio Calabria ,ma la mia storia e il mio rapporto personale con loro cominciò qualche anno dopo , a Firenze.

Era il1976 , nasceva il mio primo nipote e io arrivai da mia sorella per il lieto evento .

L’altra mia sorella ,il sensibile architetto che non c’è più mi disse : qua di fronte ci sono in una sala del museo Archeologico due strane bellissime statue , è aperto e non ci va nessuno, valli a vedere.

Così io entrai nella sala aperta per l’occasione dove erano esposti dopo il restauro i due alti guerrieri.

Emanavano uno strano fascino , il loro silenzio era pieno  di echi di quel mare che li aveva nascosti per tanti secoli. Io li guardavo nel silenzio della sala vuota  . Sembravano trasmettermi uno strano richiamo e infatti  ci tornai a trovarli tutti i giorni che stetti a Firenze.

Esercitavano su di me uno strano influsso che poi ricercai invano quando tornando un mese dopo ( era esplosa la scoperta mediatica del restauro ) e li vidi , dall’inguine in su tra una folla decisamente più rumorosa di quando ci eravamo parlati da soli le prime volte.

Non feci la fila per andarli a vedere a Roma e ho evitato con cura di rivederli durante la gita che mi portava in Sicilia con i ragazzi del teatro.

Avevo avuto la fortuna di godermeli da sola , nel silenzio riflessivo di una sala dove erano stati portati perché la gente ammirasse i metodi di restauro , c’erano infatti anche le foto del lavoro fatto per liberarli dalle incrostazioni del mare , ma loro erano lì bellissimi ed enigmatici nelle loro ieratiche pose e io ci giravo intorno incantata non sapendo quale dei due mi parlasse di più.

Fu un dialogo incantato ,come un amore improvviso e poi perduto tra le cose del mondo.

Erano riemersi per me , un dono personale che serbo nell’animo.

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Un colpo di vento

Niente da scrivere , un giorno di pioggia al mattino , poi nel pomeriggio il vento ha portato via le nuvole.

Suona il campanello , non aspetto nessuno , ma potrebbe essere qualcuno di casa , scendo le scale , addosso solo una Tshirt lunga ( stavo pigramente guardando i campionati di nuoto alla tv ,) e mi affaccio a metà sulla porta  .

Faccio appena in tempo a dire :cosa vuole ? a un operaio della Tim non chiamato da me che –Bang! – la porta alle spalle mi si chiude di colpo.

Sono praticamente in camicia da notte , senza chiavi di casa , ovviamente senza telefono , l’operaio non doveva venire da me e io sono praticamente in strada .

Non ricordo NESSUNO dei tanti numeri di telefono dei figli , nuore , nipoti e neppure i fissi ( ammesso che ce li abbiano ancora! )

L’operaio mosso a pietà chiama i carabinieri i quali dirottano la chiamata ai Pompieri , io sono tra lo scemo e l’incavolato , forse anche un po’ tremante.

Passa una buona mezz’ora poi arrivano gli angeli  con  ben due mezzi : un enorme camion rosso e uno più piccolo con tante scale , praticamente una intera squadra di Vigili del Fuoco .

Ma gli angeli in pochi minuti dopo avere rassicurato la vecchietta scema (che sarei io ) mi aprono la porta da perfetti scassinatori.

Si fermano a chiacchierare , forse anche per rassicurarsi che non tremi ancora e mi salutano augurandomi Buon Ferragosto !

Una situazione così assurda e quasi tragica , ero pure scalza e il vento si era fatto anche un po’ più forte , non l’avevo mai vissuta .

Un tempo avrei avuto in testa i numeri di telefono di tutti , oggi senza il telefono in mano sono una povera grulla.

Si dice che siamo sempre connessi , enorme balla ! siamo tutti rincitrulliti ed è perfettamente inutile che io sappia a memoria le poesie imparate un secolo fa a scuola.

Per fortuna ci sono gli angelici Vigili del fuoco a cui va il mio grato e imperituro grazie!

Follia estiva

Se me lo avessero detto fino all’altro ieri che sarei andata all’Arena di Verona per vedere l’Aida di Zeffirelli ci avrei fatto una risata sopra e invece ….”l’assidua penitenza ,le veglie , l’astinenza “ ho ceduto proprio come Alvaro nell’Innominabile .

la notizia arrivata in un pomeriggio noioso mi ha fatto sobbalzare e anzi adesso che ho già prenotato mi viene solo da ridere pensando a Jonas vestito da Radames con lo sfondo piramide ferrero-roché.

Adesso però comincerò a fare le macumbe perché alla fine di agosto può succedere di tutto e ancora mi ricordo le lunghe attese tra un temporale e un altro in un Ballo in maschera durato fino alle tre con un figlio mio bambino che dondolava mezzo addormentato in piedi.

Sarà felice la Gasdia che l‘anno scorso mi diceva : però deve fare un’opera intera , non solo un concerto !

Brava perché ci è riuscita abbastanza presto , tenace la ragazza.

In  quanto a me mi sono ripetuta mentalmente un classico “Mai dire mai “  e ora disabituata come sono ormai anche a un banale viaggio in treno mi comincio a preoccupare di tutto e mi consolo pensando che in fondo un regalino di fine estate me lo sono proprio meritato. 

Domenica d’agosto

Una certa serenità , forse sono utili un paio di gradi di meno di caldo , nessuna invidia per chi ha ancora voglia di correre per festival vari .

Sarà forse l’età o come ha scritto uno che capisce : “ormai ho visto quasi tutto” ma le visioni dei concerti fotocopia usa e getta o le roboanti bruttezze di Bayereuth nonché la bella pensata di cambiare l’ordine dei fattori al Trittico di Salisburgo non mi attirano più come una volta.

Qualche cosa di bello l’ho persa di sicuro , certo una Liederabend a Monaco  e uno spettacolo in Sicilia, ma non ho molti rimpianti.

Il lieviare pazzesco dei costi di alberghi e voli mi ha spento le ultime voglie , inoltre ( ma questo è un dato negativo che andrebbe combattuto) mi serpeggia dentro uno strano senso di godimento , quello che in tedesco si chiama Schadenfreude per le solenni bufale che si trovano in giro.

Durante il periodo duro della pandemia , andata in soffitta la possibilità di buttare via soldi in imprese costose e non remunerative c’era stato come un vento di rinnovamento col poco che si poteva fare , cosicchè certe “catene” in rete , certi tentativi senza spettatori avevano un loro fascino ma quando i teatri e le orchestre sono rientrati nel pieno di attività senza le odiose maschere mi è sembrato che si riaccendesse una sorta di Carnevale un po’ sfrenato.

Aspettiamo la pioggia , tanto prima o poi arriverà ! intanto leggo i resoconti più o meno veritieri dei forzati della gloria festivaliera.

Truffe in rete

L’ultima in ordine di tempo è stata una allettante offerta della ROH, con tanto di invito personale mi regalavano uno spettacolo , una cena e anche una bottiglia di buon vino : tutto però purchè il aderissi ad un sito eccetera ..eccetera.

Precedentemente me ne era arrivata una raffinatissima nel logo ( quello vero di Jonas Kaufmann) che conosco e so riconoscere da quelli falsi , ma nel quale dandomi un appuntamento personale in quanto io sono una fedele  (u.z.w) seguace e il tutto faceva riferimento all’acquisto delle borse regalate in occasione del tour attuale in Germania e Austria,

.Mi sono allora ricordata dell’accorato appello di Jonas quando è venuto ad Ancona nel quale ci ha detto di stare attenti e di bloccare tutte le truffe che vengono tentate in suo nome.

Avevo addirittura pensato che esagerasse un po’ , ma quando mi è arrivato questo strano “personale invito” ho potuto avvisare l’interessato e poi ho bloccato la fonte che ovviamente poi è scomparsa dal mio computer.


Questo mio piccolo diario oggi spero serva di avviso a tutte i seguaci del tenore e non solo , certe trappole si stanno moltiplicando e molte di queste arrivano dall’Est.

Le  truffe sono divertenti se non ci cadiamo vittime , cerchiamo di vigilare , l’imbroglio è sempre dietro l’angolo.

Edipo a Siracusa

La visione dello splendido spettacolo dal Teatro Greco di Siracusa , un Edipo Re di Sofocle di raro impatto emotivo mi ha confermato una mia veccchia idea : che esiste un forte collegamento tra la tragedia classica e l’opera lirica e Robert Carsen lo ha dimostrato ampliamente.

Il grande regista canadese per la prima volta alle prese con la tragedia classica ci ha regalato un Edipo iconico e purissimo nella sua rigorosa rappresentazione.

Da anni lavorando con tanti ragazzi di un Liceo avevo capito che la disponibilità di un grande numero di voci avrebbe avuto un grande impatto nella composizione del Coro , infatti Carsen ha voluto un coro vero di ben ottanta elementi.

La linearità della scenografia , la purissima gradinata , simbolo  di ascesa al potere riporta all’essenziale lo sfruttamento del grande spazio antico nel quale l’orchestra ( perché il luogo dell’azione si chiama proprio così ) ci rende chiaro fin dal primo apparire del popolo di Tebe con le vesti dei morti tra le braccia il gesto di supplica verso l’alto cosicchè l’apparizione di Edipo ci colpisce immediatamente : l’elegante figura si muove scandendo i suoi versi enfatizzando il suo scendere ritmicamente verso il popolo.

Tutto cosi’ diventa semplice e chiaro e l’arrivo di Creonte è già nelle parole di uno splendido Capocoro che non ha niente di retorico e artificioso.

Spettacolo semplice e magico che ci mette di fronte alla tragedia della necessità della verità e della comprensione.

La nudità totale ci viene sbattuta in faccia , una visione che si  sublima nella via dell’espiazione in  quel cammino ribattuto verso il nulla attraverso il pubblico coinvolto totalmente quasi a condividere “oggi” la necessità della conoscenza. 

Molti anni fa avevo messo in scena uno spettacolo ibrido che intitolammo Da Tebe a Colono unificando le due tragedie di Sofocle in un unicum , licenza che ci veniva concesso dal festival dei teatro classico dei giovani che si svolge sotto l’egida dell’INDA in un piccolo magico teatro a Palazzolo Acreide .

Le due metà dello spettacolo ( tutto nero nella prima parte diventava tutto bianco nella seconda) e gli spettatori neanche si accorgevano del cambiamento a vista delle vesti dei giovani interpreti .

Partivamo dal groviglio nero dell’Edipo Re per arrivare ad un candore necessario nella seconda parte , a Colono.

Due ragazzi erano Edipo nel cammino ( abbondanza di interpreti !) e la bellezza assoluta dei versi sofoclei ci aveva molto aiutato.

Ripensavo al mio lavoro , all’anno scolastico in cui i giovani sacrificavano un tempo curriculare per capire sicuramente di più di quello che la scuola offriva loro.

Non avevamo l’aspirazione a una scuola di teatro , sicuramente avevamo plasmato degli spettatori consapevoli , spero che molti di loro leggendomi recuperino lo spettacolo siracusano in rete , ne apprezzeranno la bellezza e ne leggeranno con facilità la messinscena perfetta.

Andamento lento

Siamo arrivati ad agosto , ancora caldissimo , ancora con le rose che non riescono ad aprirsi  e che giacciono già col capo abbassato rima di alzarsi sullo stelo.

Leggo con stupore che un nuovo bellissimo ponte inaugurato in Croazia accelererà i tempi di arrivo a Dubrovnik saltando la penisola di Peljesac (che in italiano si chiamava Sabbioncello  nelle vecchie carte nautiche di mio marito.)

La cosa mi incuriosisce molto perché io a Dubrovnik ci sono sempre arrivata senza problemi e senza code  perché arrivavo dal mare e il mare, si sa, unisce i popoli , non li divide .

Che ci fossero dieci chilometri di Bosnia a dividere la città dal resto del paese non lo avevo mai saputo .

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Una cara amica bavarese che mi onora della sua attenzione leggendo i miei post mi scrive sconsolata di non riconoscere più la bella Italia che lei ha molto amato e ne ricorda la generosità e l’accoglienza .

Ha ragione , ma non è solo l’Italia che è cambiata . Soffia un pericoloso vento di una destra pericolosa in tutta la vecchia Europa che avevamo sperato fosse uscita purificata dal tanto dolore della Shoa.

Purtroppo riaffiorano temi pericolosi che riecheggiano addirittura i richiami alla “razza” nei proclami  dei partiti xenofobi che si ispirano a Orban in Ungheria e che trovano echi nei Vox spagnoli , nell’Alternative für Deutchland, nella Lega e nei Fratelli d’Italia di Salvini e Meloni in Italia.

Le nazioni uscite indebolite dalla pandemia , dopo i primi momenti di solidarietà e obbedienza alle restrizioni necessarie adesso si ritrovano impoverite e riemergono più forti tutti i conflitti sociali repressi.

Gli obblighi vaccinali e i Greenpass erano diventati spauracchio  e soffiando sul fuoco delle discriminazioni i portavoce delle menti più deboli alimentano le paure ancestrali contro i diversi , i “negri” che in massa  bussano alle porte di questa nostra esausta e vecchia terra europea.

Dovremmo accoglierli come nuova linfa e ne facciamo i nemici da eliminare , anche singolarmente.

Intanto la guerra in Ukraina è passata dalle prime pagine a quelle più interne dei servizi tv anche se ogni giorno si piangono vittime dalle parti del Mar Nero.

Per fortuna pare che oggi sia partita la prima nave carica di grano ucraino verso i paesi affamati dell’Africa .

Ci sono riusciti grazie alla mediazione di Erdogan “politique d’abord” !

Non dobbiamo tacere

A Sud del promontorio del Conero si stende una costa piatta , tagliata come una ferita dalle ferrovia che attraversa i borghi marinari mentre in altro sulle colline svettano bellissimi gli antichi borghi storici pieni di glorie e cultura .

Uno di questi borghi , una volta modesti e incolori è Civitanova Marche , oggi un paesone reso opulento dalle tante attività calzaturirere della zona .

Un Corso Umberto pieno di negozi , uno attaccato all’altro  , un passeggio annoiato dove la gente cammina guardando la tanta merce in vetrina.

In questo contesto , verso le due del pomeriggio di un venerdì’ qualsiasi di una qualsiasi  fine luglio la gente annoiata ha avuto un diversivo.

Ha potuto filmare un efferato delitto commesso con violenta ferocia , la vittima un nigeriano che reggendosi ad una stampella  vendeva fazzoletti e accendini e che ha “disturbato” un uomo forse con un po’ di insistenza .

Ma “se questo è un uomo” ha preso la stampella su cui si reggeva il nigeriano   innocente e dopo averlo atterrato lo ha ucciso stringendogli le mani intorno al collo fino a togliergli il respiro . Unica voce nella folla : basta , così lo ammazzi ! ma nessuno , dico nessuno ha fatto di più e così è morto un mite uomo di colore colpevole solo di trovarsi tra una gente “zotica e vile”  , che vive in una regione un tempo tranquilla e umile.

“Marchigiano formica d’Italia” recitava una vecchia poesia di cui spesso , senza citarne l’autore si definiva questa gente .

Ma da queste parti stava anche Traini , quello che aveva preso una pistola per sparare ai negri per strada , da queste parti si vota a destra perché il nero infastidisce , da queste parti racconta un sacerdote che opera nella Comunità di Capodarco la gente gli chiede dopo avere assistito alla Messa celebrata da un sacerdote di colore  se la Messa è buona.

Bisogna chiedere a chi governa questa regione se perlomeno una buona metà degli onesti cittadini , brava gente operosa ,non siano dei razzisti repressi , delle anime nere nascoste dietro un’indifferenza di facciata.

I bellissimi paesi in alto sulle colline guardano alle opulente e brutte propagini marinare dove certo non alberga la cultura del bello .

Le Marche è una regione divisa in tanti modi e non solo da undici fiumi che ne generano le valli.

Cerchiamo di tenere ben presente questa realtà e vorrei cominciare a sentire le voci di chi ci governa esecrare l’accaduto .

Per ora sento solo il silenzio  assordante di chi si sente disturbato all’inizio della campagna elettorale.

L’opera difficile

Quante volte nella mia ormai lunga vita di melomane ho visto un Tristano e Isotta in scena ?

Ne ricordo tante , a Firenze perlomeno un paio , poi in giro per il mondo , a Milano con la mitica Isolde di Waltraude Mayer infine anche a Bayereuth , ma quella è stata forse la più io brutta della mia vita : se poi aggiungo anche le tante viste in video , che sappiamo bene non essere la stessa cosa , ma quando una musica così amata la si può ascoltare anche in streaming credo la possa considerare “ quasi “ vista”, ero arrivata alla conclusione che fosse un’opera meravigliosa ma forse irrappresentabile finchè non ho vista quella dello scorso anno di Monaco.

Non credo sia stato il fascino diabolico di Kaufmann che certamente ci ha messo del suo ,ma l’allestimento di Warlikovsky( regista di cui non ho certamente amato altre sue messinscene ) questo Tristano ha invece toccato le mie corde più intime tanto che in questi giorni me lo sto rivedendo piano, piano ; un atto al giorno per goderne meglio tutte le sottigliezze e i passaggi raffinati.

Forse in questo caso il fatto sia averlo visto dal vivo aiuta perché la ripresa non riesce a rendere tutta l’emozione dei vari passaggi e dei livelli di lettura.

Ci pensavo quando ieri sera non ho resistito alla visione della Traviata di Verona , non è più possibile oggi pensare che ci sarà un futuro della lirica nel nostro paese se pensiamo che quel modo “nazional-popolare” di proporla sia quello giusto.

Capisco anche che i turisti stranieri vadano all’Arena  per una sorta di  omaggio al colore locale e che in certi casi si battano le mani …a prescindere.

Ma se un futuro lo spettacolo più completo e più bello del mondo ( e anche il più costoso) lo potrà avere è inseguendo strade più ardue e raffinate magari educando gradatamente un pubblico spesso digiuno al nuovo modo di mettere in scena le opere , magari senza stravolgerne il senso della storia e senza le inutili provocazioni che spesso sono oltretutto incomprensibili.

Rito propiziatorio

Vi è mai capitato di comprare un ombrello o un impermeabile durante una stagione piovosa e dal quel giorno non piove più perlomeno per sei mesi?

A me è successo con i costumi da bagno : ne avevo di così vecchi ( tanto non mi guarda più nessuno ) e accorgermi che erano talmente slabbrati che me  li perdevo,letteralmente, facendo il bagno.

In una giornata di caldo afoso e con il cielo coperto , tipo oriente in un film di spie, ho fatto una allucinante prova costume per  provarne una diecina praticamente in apnea  e mezza collassata.

Alla fine ,sfinita e contenta mi sono rinnovata “ il guardaroba balneare” comprandone addirittura due.

Stamani il cielo è coperto , ancora non si respira , ma sono quasi certa che per calcolo delle probabilità finalmente arriverà la pioggia tanto desiderata.

Non basterà a levare dal terreno del mio giardinetto quelle crepe tipo Cretto di Gibellina che lo fanno simile al sael ,ma mi leveranno la soddisfazione di andare in spiaggia col costume nuovo verde brillante.

Però a ripendarci bene e per evitare tanti danni di questa feroce siccità se ci pensavo prima avrei in parte risolto il problema dell’abbassamento dei laghi , dei ritiro dei ghiacciai , della fruttta andata a male .

Niente riti della pioggia o processioni votive , bastava comprarsi due costumi nuovi!

PS, il temporale è durato dieci minuti

una occasione mancata

Credo fosse passato un nanosecondo dalla fine del Concerto di Monaco di sabato 23 luglio che sul mio telefono è apparso il video della standing ovation forse arrivata direttamente dalla Bayeriche statsoper.

Poi come un fiume , mentre io quasi boccheggiavo nella mia camera nell’ariaferma di questa eccezionale estate torrida mi sono arrivate  tutte le foto delle amiche presenti al concerto , foto tutte uguali ( più o meno ) con quel classico azzurrino del fondale sul  quale si stagliavano Jonas Kaufmann e il suo magico pianista Helmut Deutch.

Allora mi sono sentita proprio tradita nella mia scelta estiva : avevo optato per Londra e poi alla fine sono rimasta a casa , Monaco non l’avevo proprio messa in conto.

Magra consolazione l’avere ascoltato dal vivo perlomeno la metà del programma , certamente però è innegabile dire che un po’ mi sono pentita anche se restando a casa ho vissuto un’esperienza di tipo totalmente diverso ma in qualche modo , credo si sia capito dal mio diario social, altrettanto divertente e gratificante.

Poi il giorno dopo sono arrivate anche le foto più belle e le recensioni , ma la cosa un po’ buffa era il coro di gratificanti esclamazioni : Jonas è tornato !.

Ma quando mai era andato via? aveva solo preso una pausa credo abbastanza giustificata dal punto di vista sanitario , io non avevo dubitato un momento che quando sarebbe tornato in scena lo avrebbe fatto nella solita perfetta forma .

Poi dove non arriva lo salva la sua meravigliosa esperienza e capacità di adattare al suo strumento ogni ostacolo da superare .

Un bel calendario in area austro-germanica lo attende e anche un sforamento svizzero.

Io comincio a fare il mio bagaglio settembrino , sapendo che il volo mi costerà il doppio ma sperando che il clima , perlomeno quello , sia meno inclemente .

Nel frattempo andrò pure a votare per un nuovo Parlamento italiano con la speranza ,anche in questo caso ,che il risultato non sia una tragedia perchè quelle mi piacciono solo a teatro.

Il sangue e la parola

L’ultima giornata dell’Orestea contiene il più alto messaggio di civiltà su cui si basa la democrazia.

Non mi sarei messa davanti alla Tv se non fosse stata coinvolta nel progetto la mia amatissima Maria Agresta ed è stata una sorpresa scoprire la bellezza di una sede prestigiosa tra il Quirinale e il Palazzo della Consulta con le Scuderie a fare da quinta.

Un’idea suggestiva, Nicola Piovani ispirato dal grande messaggio di Atena nel finale delle Eumenidi di Eschilo, ha composto una Cantata dal titolo evocativo.

Un po’ melodico , un po’ Orff, il tutto legato dalla splendida performance di Andrea Pennacchi ( ma dove lo avevamo nascosto un attore così bravo da me scoperto a Propaganda Live?)

Il messaggio raccolto con grande raffinatezza da Giuliano Amato , attuale presidente della Corte Costituzionale  ( non a caso definito dottor Sottile) ha fatto anche un breve accenno alla grave crisi provocata dall’aggressione russa e la conseguente guerra in Ukraina che però non ha trovato riscontro nel finale un po’ populista che ribadisce il non tanto conseguente richiamo all’articolo11 della Costituzione.

C’entra poco con il forte discorso di Atena , la più bella pagina , che grande padronanza professionale il soprano Maria Agresta ha declamato facendola brillare e cantando con padronanza il non facile testo.

Garbata anche l’altra cantante Maria Rita Combattelli nel più breve ruolo della Civetta.

Ottima prova dell’Orchestra e del Coro del teatro dell’Opera di Roma sotto la bacchetta del compositore.

Un po’ inutile la concione finale di Piovani ( mi è venuto in mente , traduco dal lombardo “ pasticcere fa il tuo mestiere ).

Comunque l’elegante collegamento tra le parole di Eschilo e il ruolo della Consulta mi hanno riportato ad un ricordo personale.

A Siracusa , qualche anno fa, quando Atena stava per prendere la parola nell’arena siracusana si è acceso un faro tra il pubblico e le parole definitive sono venute da una voce di donna siciliana nella quale ho riconosciuto Rita Borsellino.

Un grande momento di teatro e un pensiero di fondo : qui nous sauvera des greques et des romains?