La domanda più lacerante che fu mai posta : perché Signore i bambini muoiono ?
La rivolge il principe Mishkin , l’Idiota ,a un Dio che non da risposte e ogni volta che un bambino muore me lo domando con cuore lacerato anche perché conosco bene quel silenzio di Dio.
C’è nell’assurdo della domanda tutta la disperazione dell’uomo che non accetta , che non può accettare questo disegno del destino degli umani.
Dio tace e il suo silenzio è pesante come un macigno e chi crede fatica anche di più ad accettare l’assurdo .
Io me lo domando tanto spesso , parte della mia vita l’ho passata a pormi questa domanda senza risposte e oggi di nuovo le foto dei diciannove bambini in Texas ci sorridono dalle pagine dei giornali.
Sono l’ultima catena della lunga collana di creature che ci lasciano prima di essere grandi , prima di conoscere la crudeltà estrema di vivere la vita .
Ci lasciano in mare, sotto le bombe in Ukraina , in tanti letti di ospedale che cerchiamo di non vedere e per assurdo penso che a loro è risparmiata la vita di noi adulti che per destino la dobbiamo attraversare tutta la sofferenza quotidiana.
Caro agli dei …così lo cantavano i greci , ma loro pensavano alla morte giovane , non alla morte infantile .
Per quella c’è solo il silenzio di Dio e la nostra umana incapacità di comprendere e accettare.
Un banale episodio in cronaca : docente stigmatizza una studentessa per il suo abbigliamento. Prese di posizione e ribellione dei comitati studenteschi , una bagarre politica per lesa dignità studentesca.
Forse sarebbe il caso di analizzare il banale episodio partendo da abitudini che vengono da molto lontano.
Ho sempre pensato che il grembiule scolastico fosse un segno di eguaglianza : magari potremmo discutere sul bianco e sul nero , sul quadrettino rosa e celeste ma vedere i bambini tutti uguali non mi è mai sembrato un’offesa alle loro personalità.
Per eliminare il colore “ di genere” c’è la bella soluzione della divisa scolastica all’inglese , segna un’appartenenza di gruppo , una spesa modesta per la famiglia e un senso di orgoglio per chi la indossa.
So benissimo di essere molto antica nella mia posizione , ma non ricordo di avere mai visto mio marito andare in Tribunale senza cravatta e segno di grande rispetto era il suo vestirsi correttamente anche nei momenti di grande dolore , la forma che diventava sostanza.
Oggi siamo al carnevale anche in chiesa : ho visto minigonne e pance scoperte a funerali e matrimoni , anzi a questi addirittura abiti che un tempo si sarebbero definiti costumi di scena.
Il mondo cambia velocemente e non saranno certamente i richiami all’ordine di persone antiquate come me a fermarne la rapida metamorfosi , ma un indice sempre valido ( provate a contestarmelo se ci riuscite) è quello del buon gusto contrapposto alla volgarità.
Non si raggiunge la libertà mandando i bambini a scuola pieni di felpe griffate ( quelle sì che accentuano le differenze sociali) , né permettendo agli adolescenti pantaloni strappati che più sono stracciati e più costano , certe volte l’eleganza e la semplicità costano molto meno di tanto spreco carnevalesco in cui guadagnano solo i venditori di stracci griffati.
L’eleganza , parola desueta che trascende dal prezzo e dalle mode dovrebbe essere la chiave di volta per fermare l’orribile cattivo gusto imperante , da zero a novant’anni.
Il rispetto per l’ambiente nel quale ci si raduna per studiare trascende l’esigenza del bermuda se fa caldo o le braccia scoperte per lo stesso motivo .I docenti non dovrebbero stigmatizzare , gli studenti ricordare il rispetto per i luoghi che frequentano.
Ma questa è tutta fatica inutile , l’omologazione è generale e credo sia impossibile tornare indietro anche se la libertà non la si misura con i centimetri di pelle esposta .
Fino a qualche hanno fa la lettura mattutina dei giornali era un rito ed era utile per capire le cose del mondo , oggi al massimo i giornali li scorro per qualche approfondimento, le notizie erano già state diffuse , spesso anche documentate efficacemente con immagini “ dal campo” attraverso i media e la televisione.
Con felice intuito Enrico Mentana cuce ogni giorno uno speciale dall’Ukraina più avvincente di qualsiasi cronaca scritta , i suoi inviati ci raccontano con efficacia il giorno per giorno di questa guerra feroce , non sempre si ha tempo di seguire ogni passaggio ma certamente quando la mattina dopo si leggono i giornali ogni notizia appare già consumata dalle immagini che l’hanno preceduta.
Resiste la carta stampata dei libri , quelli sono ancora per molti un modo più completo per avvicinarsi al pensiero , ma i giornali ahimè hanno davvero le ore contate.
Si legge per studiare , si legge per ricordare , si legge per approfondire , ma il profumo della notizia ormai non appartene più alla carta stampata.
L’editoria si sta evolvendo anche se certamente il gusto delle lettura dell’articolo “dal nostro inviato speciale” si sta impallidendo fino alla scomparsa prossima futura . Resta il rito meccanico di sfogliare il giornale al bar , sorseggiando il caffè del mattino , resta la gioia dell’articolo di fondo con la bella firma , restano alcune rubriche fisse affidate alle firme prestigiose , ma la notizia , quella importante la conosciamo già e le cinquanta e passa pagine di un quotidiano sono piene di tante pagine inutili e soprattutto di tanta pubblicità ; unico modo che consenta loro di sopravvivere ancora per un po’.
Non che le News televisive siano senza inserti pubblicitari , anzi!
Ho persino l’impressione che gli intermezzi siano addirittura aumentati e poi sadicamente , tutti i canali si interrompono negli stessi minuti per cui non si sfugge al martellamento indotto.
In questi casi però un sistema c’è: spegnere a tempo e riprendere la lettura di quel bel libro che stavamo rileggendo.
Un lungo post di un uomo colto in cui riflette sull’ostracismo di cui sono vittime gli intellettuali russi nei nostri contesti culturali occidentali mi stimola a proseguire la riflessione.
In Europa ci siamo formati culturalmente anche attraverso la grande letteratura russa , nei nostri teatri e nelle nostre sale da concerto da sempre ascoltiamo musica russa , abbiamo ascoltato grandi interpreti ambasciatori in tutto un mondo della loro grande .
cultura .
Oggi addirittura scopriamo , qualche volta anche con stupore che la sottile differenza tra russi e ucraini non era nelle nostre teste e nelle nostre conoscenza.
Il grande rimestio della Storia ha mischiato in un solo denominatore tante anime slave e le abbiamo amate incondizionatamente senza porci problemi di frontiere politiche che pensavamo non avrebbero mai segnato la nostra conoscenza
Eppure oggi il problema si pone perché il grande paese in gran parte europeo oggi vive sotto una pesante dittatura e , attenzione , non si tratta di neo-comunismo, ma di post-zarismo e non è esattamente la stessa cosa , anche se alcune belle menti dalle nostre parti in vena di nostalgia tendono a non soffremarsi sulla basilare differenza.
Allora se questo distinguo lo teniamo bene in mente diventa facile trarne delle conclusioni : tutti coloro che appoggiano o che semplicemente tacciono anche se impauriti sono complici e colpevoli agli occhi dell’Occidente.
Sappiamo quanto possa essere importante la forza del pensiero anche se tristemente dobbiamo dire che non è facile stare all’opposizione in un paese schiacciato da un regime in cui solo dei cartelli bianchi esibiti sulla piazza posono portare all’arresto di chi li ostenta.
Ma se tutto un grande popolo tace è dovere di chi di questo popolo dovrebbe essere la massima espressione culturale fare sentire la propria voce di dissenzo.
Il passo è breve , nel silenzio si diventa complici di Putin e allora è bene cancellarli dai nostri cartelloni e dalle nostre manifestazioni culturali.
Le mie classifiche si impennano e arrivano anche tanti commenti quando ogni tanto le esibizioni dell’amato tenore mi danno l’occasione di parlarne , anche se purtoppo , soltanto attraverso gli echi dei successi lontani.
Anche stavolta molte amiche gentili che , bontà loro, mi hanno gratificata con lusinhieri commenti .
Ma , c’è sempre un ma , tra tanti osanna c’è stato un acido commento ( di area ispanica , penso ) che ha addirittura messo in dubbio la mia esistenza .
La cosa graziosa è che dalla Francia , alla Germania , alle Americhe fino alla lontana Lituania è stato tutto un coro di amiche insorte in mia difesa . La cosa mi ha fatto veramente molto piacere e soprattutto ha dimostrato alla dubitosa ispanica che io esistevo davvero.
Così alla fine è finito tutto “ a tarallucci e vini” spiegazione per gli stranieri – proverbio pugliese per dire che è finita in un banchetto pacificatore anche se , scuse a parte , la battagliera “amica di..” ci ha tenuto a dire che restava del suo parere .
Mi si accavallano i temi da trattare , chiudo l’episodo dimostratosi alla fine divertente, da domani riprenderò a trattare argomenti meno affascinanti . Purtroppo il mondo che ci circonda non è affatto sereno , gli avvenimanti tragici si susseguono , l’Ukraina è sempre in guerra , la lettura dei giornali faticosa .
Forse di tutto questo Lohengrin , trasferta australiana di Jonas Kaufmann ,resterà soprattutto la visione del cappotto grigio chiaro che è tanto piaciuta alle affezionate seguaci di tutto il mondo.
Ho resistito finchè ho potuto limitandomi a farci sopra una battuta spiritosa (e l’hanno capita solo quelle che parlano italiano), poi alla fine il mio ésprit florentin ha avuto il sopravvento e l’ode al cappotto ha preso forma anche perché ho cominciato a leggere commenti veramente incredibili tipo quelli che riguardano la possibilità di chiedere alla sartoria del teatro se sarebbe stato possibile sapere taglia e prezzo del prezioso indumento indossato dal Nostro che in questo caso avrà pensato che era pratico anche perché funzionale a nascondere qualche piccolo aumento di peso .
Nella immaginifica messinscena di Olivier Py , la si può vedere su YouTube nella ripresa de La Monnaie a Bruxelles , si colgono strani riferimenti politici che riportano al periodo nazista ( Ortund si presta ad ogni forma di perversione) ed è noto che il presunto figlio del puro folle piacesse anche al Fürer.
Il duello che diventa una partita a scacchi ci può anche stare ,’d’altronde Py è riuscito a mettere in scena il più brutto Trovatore della mia vita , nonostante Jonas, tanto che a Monaco non l’hanno neppure più ripresa.
L’Australia è lontana , ma non abbastanza per non capire che il raddoppio dei prezzi dei biglietti per la straordinaria occasione abbia impressionato anche il grande tenore,incolpevole causa di tanto eccesso.
Si fa presto a dire che un biglietto d’opera dovrebbe costare come un biglietto di cinema , poi bisogna vedere coma fare per riempire le voragini economiche che si aprirebbero davanti ai costi effettivi degli spettacoli. Notata da pochi l’intonazione grigia , in tono con barba e capelli , forse un po’ meno con la storia del cavaliere del cigno , non per caso a Vienna il Parsifal era stato sdoppiato in due : un giovinetto magrissimo e un uomo maturo che cantava mirabilmente le sue note dolenti.
Mi era piaciuto molto , anche se sapevo quanto era stato doloroso cantare nel teatro vuoto .
E ora nella terra tanto lontana richeggiano le amate note : mein liebe Swann…pare che il direttore abbia garbatamente abbassato il volume dell’orchestra per far godere ai fortunati ascoltatori i celebri pianissimo di cui il caro Jonas è il sicuro e unico interprete.
Il gentiluomo rilegge , facile a dirsi , in realtà si dovrebbe aggiungere : prima ritrovare !
A parte il particolare di “genere “ , ammesso che io mi possa definire gentildonna , il problema di fondo è questo: troppi libri , mai catalogati a dovere , salvo ancuni tentativi mal riusciti e per di più in anni lontani , io non riesco mai a ritrovare “ quel libro lì , sicuro che ce l’ho, mi pare addirittura di averlo ricomprato !
In questi casi mi aggiro con l’occhio vitreo tra lo studio di sotto , la mia tana , il salottino e tutte le altre stanze dove , in un momento di frenesia cercai di fare ordine : il libri di mare qua , i libri d’arte (troppi e inutili ) di sopra e poi un altrettanto inutile tentativo di razionalizzare una divisione per nazione : gli inglesi , i francesi , i russi , la poesia , i gialli …Ma poi se i gialli sono francesi , se la poesia è russa , se gli Adelphi stanno bene tutti vicini?
C’è poi la libreria girevole in camera , rifugium di tutti gli acquisti più recenti , ce ne stanno una quantità inimmaginabile , erano bravi nell’Ottocento a inventare questi mobiletti molto funzionali!
Scopro così di avere due o tre Idioti di Dostoiewski , un paio di Dopppio sogno e tanta paccottiglia inutile comprata sull’onda di una recenzione benevola , spesso neanche catalogabile a dovere.
Se si aggiunge che avevo un compagno della vita curioso e prodigo di acquisti i cui gusti spesso non collimavano con i miei negli anni perduti della giovinezza si capisce che alla fine per rileggermi proprio quel libro lì mi conviene andare in libreria e ricomprarmelo , ammesso che non sia definitivanente fuori catalogo .
Più di una volta avevo tentato di sedurre qualche nipote con regalie : tu che sei bravo/a con il computer fammi una bella catalogazione , ma loro erano sempre sotto esami o poco interessati a ricevere donativi che promettevo a iosa e poi alla fine uno a uno se ne sono andati per le loro vie e io resto nella mia insalata libraria.
Però ieri uno su due l’ho ritrovato ! Per Le veglie di Neri ho deciso di tornare da Feltrinelli.
Arriva da Helsinki la più bella Salome che abbia mai avuto il piacere di ascoltare e di vedere.
Un regalo di Arte , segnalazione preziosa di un raffinato signore che ormai credo di conoscere anche materialmente , anche se non ho mai avuto l’onore di incontrarlo davvero.
Questa stupenda ,infedele e provocatoria Salome stravolge molti luoghi comuni ma restituisce intatta tutta la sensualità e la provocazione di un capolavoro al quale siano state tolte tutte le incrostazioni accumulate negli anni da centinaia di rappresentazioni.
Letteralmente spogliato il testo , come di una nudità disarmante e castissima è il Jochannaan nel suo irrompere disarmato e possente in scena, un perfetto Andew Foster-William.
Una sala elegante , due sole porte e una poltrona di pelle consumata. In mezzo un enorme sasso , forse un avanzo di meteorite .
Tutto giocato in elegante bianco e nero , smoking per tutti , anche per la straordinaria Salome di Vida Mikneviciute ( con una strana somiglianza che ricorda i personaggi tormentati di Isabelle Hupper),
Stravolti i canoni , infatti Herode è giovane e intraprendente nella sua paurosa lussuria ; disarmante l’innamorato Nobarrah , l’unico che morirà in scena e che resterà ingombrante testimone di una probabile , futura resurrezione dai morti che tanto spaventa il Tetrarca.
Tutti in scena si muovono con la partecipazione totale al ruolo , ho voluto vedere lo spettacolo due volte di seguito per apprezzare la maestria con cui ogni singolo personaggio si muove in corenza col canto , tanto da far sembrare il tutto quasi un effetto di colonna sonora che accompagna ogni piccolo particolare.
Mai vista una danza più sconvolgente nella sua assenza di questa originalissima esecuzione e quel finale , fedelissimno al testo , in cui il tormento del profeta , sconvolto dalla pietà amorosa si rivolge alla giovinetta in cerca disperata di amore e di speranza.
Rovosciando ogni effetto grandguignolesco la regia di Christof Loy con felice intuizione ci restituisce tutto il fascino e l’attualità di un grande capolavoro del Novecento.
Una grande orchestra , diretta mirabilmente da Hanno Liutu ,permette un ascolto raffinato e prezioso , non sono sicura di scrivere bene i nomi ,, quasi tutti per me sconosciuti e tutti meritevoli di citazione , ricordo solo Nikolai Schukoff , Erode, l’unico che conoscevo da prima.
Non rotola nessuna testa , non c’è sangue ( salvo il suicidio del povero innamorato ignorato dalla Princessin ) , Herodiade è giustamente cialtrona , gli Ebrei noiosi rompiballe persi nella disputa teologica e lei la fanciulla inconsapevolmente erede di tutta la lussuria che la circonda trionfa nel bacio disarmante del profeta vinto dalla infausta purezza di Salome.
Nel momento del crollo delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) molte piccole etnie cercarono una loro strada di democrazia , non sempre facile , non sempre riuscita completamente . Tra queste mi aveva incuriosito la Georgia per il semplice fatto che una persona a me cara e della quale mi onoro di avere un’amicizia sui social non solo formale scrive i suoi post in una lingua misterisissima e dai segni grafici eleganti.
Un giorno le ho chiesto il perché di questa strana grafia ( mi sembrava addirittura indiana ) e lei mi ha spiegato con grande orgoglio che la loro è una lingua antica , unica al mondo e che è parlata soltanto dai tre milioni di georgiani che la abitano.I suoi post spesso polemici nei confronti della gestione politica del suo paese mi rivelano quanto sia difficile per un paese povero anche se sicuramente molto orgoglioso e con una propria storia antica da proteggere trovare la strada della vera democrazia.
Dal marzo di quest’anno , sull’onda della tragedia ucraina , anche la piccola Georgia ha fatto il primo atto formale di richiesta per aderire all’Unione Europea.
Così la piccola repubblica si unisce alla lunga lista di chi vuole scegliere il proprio destino democraticamente ; sappiamo che i tempi saranno lunghi , che la lista di chi bussa alla porta dell’Europa è lunga e il percorso complicato , ma la strada intrapresa è quella giusta anche se l’allargamento a Est passerà attraverso una sorta di compromesso che veda un’unione a due velocità, i passaggi sono molti e molto complessi , ma la strada indicata è quella giusta.
Per la cronaca l’amica georgiana che mi onora della sua amicizia si chiama Anita Rachvelisvhili , credo che nessuno più di lei possa essere un ambasciatore perfetto per garantire la piena consapevolezza europea del suo paese.
Dopo il vano tentativo , ormai il mio livello di sopportazione è molto calato , di seguire un talkshow una volta vedibile , mi arrendo.
Il giochino di metà ospiti contro l’altra metà è talmente palese da essere irritante , a prescindere dalle teorie dibattute.
In più mi irrita il fatto che a essere meno disposte al dialogo siano generalmente le donne , incapaci di argomentare se non offendendo e dando una immagine di sé stesse modello streghe medioevali.
Mi rifugio nel solito canale Classica ma stavolta inciampo male : benchè si tratti dell’amato Wagner e della anche più amata Walküre si tratta della ormai datatissima e per me inguardabile edizione della Fura del Baus.
Ricordo a suo tempo quanto fece scalpore e quanto piacque , ma gli anni passano e quel frassino in digitale ha decisamente fatto il suo tempo.
In più i costumi sono orrendi ( ma questi lo erano anche nella mia valutazione iniziale ) e soprattutto i cantanti urlano wagnerianamente , fatico a trovare i temi a me così cari , quei leitimotv che spesso mi trovo a cantare anche dentro di me.
Ahi! quante colpe hai caro Jonas , mi hai regalato il tuo Wagner dal quale non riesco più a scostarmi , eppure avevo già tanto amato un altro tipo di musicalità , infatti i miei Tristan , i miei Lohengrin li rincorrevo nei teatri quando riuscivo ad andarci , ma era soprattutto in generale per ascoltare la musica , spesso a occhi chiusi.
Oggi so che è meglio non andare a Bayereuth per godere davvero la musica sublime che tanto amo.
Ma da quando , ormai tanti anni fa , il Lohengrin prese il volto e la voce di Jonas Kaufmann Wagner è diventato un’altra cosa .
Sono arrivata ad ascoltare il quintetto dei Meistersinger al minuto 2.18 per ritrovare la dolcezza di quel Walther von Stolzing, a risentirmi per ore il Wintersturm della Walkküre ,ma non fatemi sentire quel modo feroce di attaccare le note tipico di un canto che per me ha addirittura falsato lo spirito primigenio del compositore.
Dice semplicemente Kaufmann che si può cantare Wagner come un’opera italiana , rispettando le note e il senso del testo e che non è un tradimento cantare così.
Comunque ieri sera l’opera l’ho sentita tutta , mi è bastato abbassare il cuscino e usare la solita tecnica d’ascolto . Funziona sempre.
Succedono tutte insieme : la vasca del giardino che raccoglie le acque dal terrazzo si è tappata , si è bloccato il mio sito Web e quindi non funziona il blob e ..tocco magico finale : il vecchio amatissimo frigo ha deciso di non funzionare più : tutto praticamente in simultanea.
Breve indagine con fidato vecchio elettricista : buttalo! (ovviamente il frigo), facile soluzione in linea con la filosofia dominante.
Per quanto riguarda il sito preda alla disperazione mando un messaggio al mio fidato tecnico il quale si preoccupa davvero molto ( e io non sono all’altezza delle sue richieste di collaborazione online) e alla fine si scopre che quelli di Aruba hanno cambiato le regole senza avvisare , ma il tocco magico del tecnico amico mi risolve il problema : dobbiamo ricordarci tra un anno le nuove regole che dovranno essere completate in un modo nuovo.
Secondo : non mi fido di quel perentorio invito a buttare il vecchio frigo e ben decisa a buttare via il tempo e il denaro di una visita , magari a vuoto , chiamo un tecnico che ( scusi signora sono arrivato un po’ prima) apre l’enorme vecchio armadio color legno , lo amo tanto, e tutto sommato mi dice : vediamo , forse si può fare qualcosa. E’ un omino piccolo piccolo e sorridente , sembra un vecchietto anche se poi scopro che non lo è ,ma ha il garbo antico e condivide la mia idea che finchè si può e ..miracolo ! era solo il termostato . Venti minuti e di nuovo il ronzio amico del vecchio arnese riempie la cucina e il mio animo . Garanzia per due anni , spero di arrivarci.
Terzo : comincio a smartellare tutta l’incrostazione di decenni che blocca la bocca d’uscita della vasca: ci metto due giorni , ma adesso ( ci vorrà un pezzo di tubo nuovo perché a forza di smartellare il vecchio tubo si è incrinato , ma l’acqua esce di nuovo garrula dalla vasca.
Dopo un sabato di tregenda un lunedì di sole , sono fiorite tutte insieme le prime rose sulla spalliera del terrazzo e io ricomincio a scrivere , anche stavolta ho ripristinato lo status quo ante!
Alla Montessori di Via Podgora ci vado a votare ma non credo che molti oggi ricordino che un tempo in quella scuola c’era davvero una sezione Montessori.
Ci avrei potuto iscrivere uno dei mei figli ,ma in realtà di montessoriano la scuola aveva solo l’aula con i lavandini bassi e i tavolini piccini . Per il resto la dimensione di libertà del bambino così ampliamente teorizzata dalla visionaria fondatrice del metodo si riduceva all’uso abbondante del Pongo (plastilina infernale che si appiccicava alla mani e al grembiule ) nonché a una giustificata notevole mancanza di freni inibitori dei bambini che la frequentavano.
Essendo mio figlio già ben esagitato del suo non ce lo mandai e credo che la sezione in seguito fu soppressa per mancanza di materiale umano disponibile.
Per quanto riguarda Chiaravalle , il paese natale della gloria nazionale di cui ricorrono quest’anno i settanta anni dalla morte , per uno strano destino ci è andato a vivere quel figlio che a suo tempo nella sezione dedicata non ci fu proprio mandato.
La gloria montessoriana servì comunque ad una giovane chiaravallese per scriverne una biografia che le servì per fare carriera politica e fu anche preside della scuola locale , anche se non credo che applicasse minimamente i precetti di libertà e di fantasia raccomandati per la crescita evolutiva raccomandati dalla scienziata che peraltro , come spesso accade , non ebbe in Italia quel successo che invece conobbe in paesi lontani , soprattutto di lingua anglosassone.
La mia mamma maestra che di montessoriano non aveva nulla aveva però le classi messe in circolo e la cattedra non era mai il centro fisso, al muro migliaia di di disegni e in classe si cantava e si giocava spesso.
Penso con tenerezza a quel mondo di gessetti e grembiulini col fiocco , penso alla fatica dell’oggi quando le povere maestre si trovano di fronte dei ragazzini incontenibili , alla loro battaglia per attirare l’attenzione degli scolari , all’abbattimento totale della loro capacità di concentrazione che duri almeno il tempo di un cartoon.
La Montessori battuta ampliamente dal digitale , forse oggi l’illustre visionaria farebbe un passo indietro necessario a riportare un po’ di sano rigore nelle classi.