Regata del Conero

Una giornata di  metà settembre , le barche in mare per la regata del Conero.

Incredibilmente , fa freddo e ne dovrei essere contenta dopo un’estate tutta da bollino rosso.

Ma l’animo umano è strano e poi per  me il settembre è sempre un mese difficile da attraversare perché anche se faccio tutti gli esercizi per distrarmi quando arriva quest’aria trasparente così piena di annunci mi riporta troppo indietro in un tempo difficile da cancellare.

Seguo la regata sul tablet , so che ci sono due figli in mare e la foto ricordo della prima edizione ha avuto successo , la famiglia è sempre presente sul campo di regata .

Il commentatore del tablet è bravo , non fa errori sulla terminologia marinara ,  perché soffro quando ogni tanto mi tocca sentire aberrazioni tipo : il bialbero o il babordo … roba da pirati nei Caraibi.

Nelle mie molte vite eccentriche fui anche istruttore di vela e oggi che il mio instabile piede marinaro è un ricordo fra i tanti, anche se di mare ai miei tempi ne avevo visto tanto  , c’è chi comincia a chiedermi  che dovrei cominciare a raccontare le mie avventure.

Tentazione di chiudere il blog e mettersi a scrivere davvero , ma poi penso che non sarebbero in molti ad interessarsi dei fatti lontani di una vita di una donna senza qualità.

Avrei anche già programmato una specie di scaletta : avventure di mare , di montagna , di politica , di teatro , di scuola.

Per oggi chiudo così , nella speranza che il misterioso stop sul pc che ogni tanto decide per me si sia risolto semplicemente con molti accidenti e una passeggiata per resettarmi.

Su Jannik Sinner

Lo so che ne parlano tutti e so che piace anche alle nonne quel giovane tennista che ha fatto fare le ore piccole a tutta l’Italia e ora che ha vinto anche a New York se lo stanno scoprendo anche loro e non solo perché ha vinto lo Slam a Flushing Meadows.

Ne parlo perché quel ragazzo speciale è diventato speciale anche per me quando con parole pudiche ha dedicato la vittoria alla zia “ che non sta tanto bene”.

Ho vissuto tantissimi anni gli inverni di neve in una valle neanche tanto lontana dalla Pusteria e conosco i silenzi e i sacrifici di quella gente che vive le cose che contano senza tante esternazioni.

Anche nella casa dove abitavo io c’era un ragazzino che faceva le gare di sci ( sarebbe anche diventato un campione più tardi nella vita) , ma mi colpivano le alzatacce nel buio e col freddo che si faceva la mamma ( e anche la zia ) per portare i ragazzi sui campi di gara.

Perché dietro la gloria c’era sempre una parte di fatica e il senso di responsabilità è così forte nella gente della montagna che quelle trasferte così pesanti e faticose in nome dello sport venivano fatte senza lamentarsi mai.

Jannik Sinner quei sacrifici della zia ( perché la mamma doveva lavorare col padre ) sono rimasti nel cuore e così , forse senza neanche pensarci tanto le ha dedicato il trofeo importante “ perché non so quanto tempo lei resterà ancora tra noi”.

Aggiungendo anche che le cose che contano davvero nella vita sono tante e quello che conta soprattutto è la salute.

Di tennis non capisco nulla e a fatica , a forza di spiegarmelo , ho capito che è uno sport fatto di mille cose ed è anche uno sport basato su valori di carattere che poco hanno a che vedere solo con la prestanza atletica.

Ma quella dedica ha colpito il mio cuore in un modo particolare , mi ha riportato alle giornante di freddo delle donne di casa che portavano i ragazzini sui campi di gare , su o giù per le valli alzandosi col buio e ritornando , magari intirizzite con in mano la coppa grande ,quando andava bene , come un portauovo.

Quel ragazzo italiano di confine ha tutti i pregi di quella gente che conosco bene perché ci ho vissuto insieme per tanti anni , forse quello stare ai bordi di un paese tutto bellissimo offre la possibilità di prenderne il lato migliore , come se l’aria di montagna alleggerisse i pensieri , lasciandone  come l’aria fina anche più inalterati i valori.

Videochiamarsi

La videochiamata mi trova decisamente impreparata e in qualche modo rappresenta una invasione nella privacy alla quale non avevo finora pensato.

Vero è che posso non rispondere , cioè a dire che non dando l’okay di risposta si evita la visione , ma questo avviene un attimo più tardi quando ormai ho aperto la comunicazione.

Magari sono sudata e affranta , spiaccicata sul divano e arriva la chiamata .

E’ tardi per darsi una pettinata , ricomporre l’abbigliamento , insomma rendersi presentabili.

Così rispondo e mi trovo nell’angolino in basso nello sfacelo della mia condizione impresentabile e per fortuna perlomeno ho un cencio di abbigliamento addosso!

Generalmente le mie videochiamate  sono graditissime sul piano affettivo e non me ne lamento ,però ho cominciato a rifletterci sopra e sono arrivata alla conclusione quanto di invasione del  mio privato possano rappresentare.

infatti mi sono ricordata di una volta , quando feci la proposta di videochiamarmi con una cara amica lontana che non vedevo da tanto tempo ed ebbi una terrorizzata risposta con un noooo clamoroso  “non sono neanche andata dal parrucchiere!”

In qualche modo la video chiamata assomiglia alla persona che senza avvisare suona alla porta e viene a farti visita.

In tempi lontani ci si faceva precedere da un biglietto portato da un cameriere in polpe, forse oggi mi accontenterei di un : ti posso telechiamare?

Pubblicità ignorante

Anche se nel momento della pubblicità cambio canale o levo l’audio è inevitabile che qualche spot finisca per vederlo.

Mi hanno decisamente colpita in negativo due di questi altamente diseducativi che fanno leva sull’ignoranza e che indicano il livello bassissimo che sta raggiungendo anche la pubblicità.

Nel primo due ragazzine si lamentano perché nel lungo viaggio  (specificato 3 ore) che dovranno affrontare si annoieranno mortalmente ! Non che venga loro in mente che esiste la possibilità di leggere , l’avvincente proposta è che si mettano a fare un giochino scemo sul web.. che verificato in loco  è veramente scemo!

La seconda per me anche più grave invita una ragazza a buttare via i classici (!) , tanto letti una volta che te ne fai ? , così li mette in una scatole e con i soldi ricavati magari ci compra una cosa.. più divertente!

Ora se in qualche modo la pubblicità rileva la sensibilità generale o meglio va incontro al desiderio degli utenti trovo decisamente allarmante la deriva che spinge all’ignoranza , addirittura esaltandola.

Mi ricordo un tormentone al tempo della tv intelligente di Arbore quando un esimio professore diceva : “è il livello che è basso “ indicando con la mano il tappeto.

Ebbene , a giudicare dalla pubblicità corrente direi che il livello non è al tappeto ,ma decisamente è sceso anche sotto il medesimo e la  colpa è anche della scuola o almeno di una certa scuola che nonostante gli sforzi di alcuno eroici / eroiche insegnanti riduce l’attività al minimo sindacale tanto più che frustrati e malpagati 

non vedono più il loro mestiere come una missione , ma appunto sindacalmente lo esercitano col minimo impegno.

Uno Chènier in DVD

In tempi di magra si ritorna sui passi perduti ed è di ieri il primo interessante capitolo di una lunga analisi sul Kaufmann liederistico .

Anche io ho qualche osservazione su un capitolo poco scandagliato della filmografia operistica del grande tenore .

Ebbene , come molti , ho la mia videoteca composta negli anni grazie alla conservazione delle opere in streaming che generosamente il BSO metteva in rete e ormai quasi non le guardo quasi più perché le so praticamente a memoria.

Poi è accaduto che Classica HD trasmettesse lo Chénier di Monaco e per abitudine ne ho salvato la registrazione , che poi non avevo mai vista.

Durante la lunga calda estate una sera , non avendo proprio niente da fare ,mi sono messa a guardarla e , stranamente , mi sembrava molto più brutta della mia registrazione in streaming, fatta direttamente Oper für alle.

Quella passata su Classica era sicuramente una ripresa tardiva , cambiato il direttore d’orchestra , cambiato il baritono , cambiati quasi tutti i ruoli minori con notevole duro accento , oserei dire anche cambiata la qualità orchestrale.

Ebbene , davvero un altro spettacolo e anche Kaufmann si muoveva con minore eleganza , cosa inusuale per lui.

Colori molto accesi , primi piani impietosi , sono andata a controllare la mia registrazione che davvero era un’altra cosa.

La firma , un tempo prestigiosa del regista televisivo mi aveva tratto in inganno, si tratta di un prodotto decisamente molto meno raffinato di quello che fu la registrazione di quando vidi l’opera ben due volte anche dal vivo in primavera e durante la ripresa estiva.

Un prodotto commerciale che non fa onore al teatro dell’opera che lo ha prodotto , una strana differenza tra due riprese che fanno capire quanto ci può essere di diverso anche tra una ripresa televisiva e un’altra.

Genitori e figli

E’ difficile anche soltanto leggere di terribile fatti di cronaca che sconvolgono il nostro mondo di gente “normale” , ma quando la televisione ci sbatte in faccia una storia terribile e assurda come quella di quel ragazzo che ha sterminato la sua famiglia ci sembra proprio impossibile accettarle la realtà.

Mi è venuto incontro un bell’articolo di Ammanniti , un illustre psichiatra  che ci riporta ad un pensiero diffuso nell’adolescenza , la sparizione del padre e della madre come rimozione totale della vita nel momento di trapasso dalla difficile età della crescita  al momento in cui si deve diventare adulti.

Nel suo bell’articolo lo psichiatra invita i genitori a cogliere i segnali nascosti del disagio , i pensieri indicibili che comunque vagano nel pensiero del difficile trapasso esistenziale.

Allora mi sono soffermata sui miei ricordi di madre , ormai i mei figli sono a loro volta genitori di figli più o meno grandi e ho cercato nella memoria lontana se avessi mai colto forti disagi e contrasti nei figli .

Ebbene , me ne sono ricordati molti ; uno in  particolare quando un figlio mi accusò di un grave atteggiamento : tu e papà andate troppo d’accordo!

Spesso ancora adesso , quando gli ex figli piccoli ci raccontano il loro film della vita familiare spesso mi sono chiesta se abbiamo visto lo stesso film , si imprime nei figli una vita che è la nostra ma nella quale spesso i ricordi non coincidono .

Il difficile mestiere di genitore forse un tempo è stato più facile , ma il pericoloso atteggiamento di farsi amici dei figli , diffuso nelle generazioni più recenti contiene in nuce tutte le trappole esistenziali che rendono più difficile quel rapporto di deferenza e rispetto che una volta si chiedeva ai padri.

Più ci penso e più mi intreccio nel pensiero : forse bisogna proprio ritornare ai classici , in Grecia avevano già capito tutto.

In conclusione del mio sconclusionato pensiero c’è un sola certezza : è comunque difficilissimo fare il genitore ed è matematicamente certo che comunque si sbaglia sempre qualcosa.

Settembre

Avevo un poeta per amico , fu lui che mi dette il coraggio di uscire dal mio guscio e mi spinse a pubblicare quelle poesie che tanto mi servirono in un momento della vita in cui la parola da sola non bastava per esprimere il vuoto .

Un bancario anomalo , stava alla scrivania con diligenza ma la sua mente era sempre un passo più in la, in un mondo raffinato di pensieri eleganti .

Un altro caro amico ( come è bello avere coltivato la difficile arte delle affinità ) ha pubblicato una poesia del comune amico poeta : si intitola Settembre ed è esattamente quello che provo io in questi primi giorni quando al mattina l’alba si fa più timida e il sole tarda ad arrivare .  

Mese del transito e della doppia luce,

estate che in segreto si fa autunno,

 ponte del chiaro giorno e della sera,  

malinconia dei passi e del restare.

La riporto oggi qui sul mio piccolo spazio perché è esattamente quello che provo e che non riuscivo ad esprimere con le mie parole .Grazie Silvano e grazie Francesco : tu che sei ancora qui e l’amico che ci ha già lasciato .

Il bello della vita è anche questo , mandarsi un saluto attraverso quella straordinaria forma del pensiero che chiamiamo poesia. 

Paura in Germania

L’Europa è la mia casa e di questa Europa io sono una cittadina ma da stamani , quando le carte disegnate sui giornali italiani segnano due ferite scure nell’Est della Germania io sono piombata in una angoscia profonda :
la Turingia e la Sassonia con il loro voto ci hanno riportato , tutti noi europei indietro di ottanta anni.

Leggo avidamente i commenti politici e le motivazioni che hanno portato a questo risultato e mi rendo conto che in queste terre dell’ex DDR sono stati commessi errori di sottovalutazione del pericolo : leggo che queste popolazioni , molto più povere rispetto alla più ricca e vicina Baviera vivevano sotto un’ala statalista che in qualche modo ne proteggeva la qualità della vita.

L’arrivo del Marco tedesco , la libertà di andarsene da quelle regioni ha spinto i giovani e generalmente le classi più acculturate ad abbandonare queste terre un tempo ricche di cultura , sono rimasti i piccoli paesi con la loro rabbia e la paura del diverso ed ecco che AfD ha cominciato a crescere fino a diventare in Turingia un partito del 30% e in Sassonia ha retto , ma solo di un soffio la CDU. 

Certo che per ora nessuno vorrà governare con loro , ma c’è anche quella strana creatura ex.linke , oggi putiniana di ferro che con un partito personalistico ( quanti errori si ripetono in Europa ! ) rompe gli equilibri e ne condiziona il governo.

Non sono una politologa e sicuramente non ho in tasca ricette per combattere questa malattia della democrazia .

Vivo già in un paese mal-governato dalla destra e avevo sempre guardato con stima alla Germania .

In Francia , sembra che in qualche modo abbiano retto e stiano cercando di formare un governo centrista , ma tra due anni si vota anche lì , l’argine non si è rotto , occorre disperatamente sperare nelle deboli  istituzioni europee ancora troppo perse in una faragine burocratica e incapace di guidare politicamente il nostro vecchio continente.

Dresda , Lipsia , Erlfurt ; Weimar : nomino questi nomi sinonimi di cultura europea , non è possibile tornare indietro nel tempo in maniera così assurda.

La zona d’interesse

Tre lunghissimi eterni minuti di schermo vuoto e nero aprono il film La zona d’interesse e ci precipitano in una angoscia sottile che si trasforma in immagini iperrealistiche e ferme , dodici camere nascoste filmano le vita reale della famiglia Hösse , il direttore del campo di Aushwitz.

Tutto sembra idilliaco , solo un muro divide il giardino delle delizie della signora Hösse , solo ogni tanto scopriamo una torretta , niente di quello che succede la , “agli ebrei” riguarda la famiglia perfetta che incarna il desiderio di espansione a Est e di purezza evocati dal Fuhrer.

Il fumo nero rompe ogni tanto la limpidezza del cielo e solo una colata di polvere sporca il fiume dove i ragazzini fanno il loro bagno sereno.

Ci vuole molto coraggio per vedere il film , un capolavoro che racconta la Shoa in un modo definitivo , siamo oltre “ la banalità del male” circoscritta a un ieri lontano , questa rappresentazione ci riguarda da vicino  e per questo fa anche più male al cuore.

Alcuni momenti di incredibile freddezza come quando arrivano in visita i rappresentanti della ditta che offre un modello più perfetto di forno crematorio , o quando la riunione dei responsabili dei Lager sono riuniti come statue indifferenti intorno al tavolo dove si discute la “risoluzione ungherese.”

Solo ogni tanto quel brusio di fondo che accompagna il cinguettio degli uccelli del giardino sale a turbare , ma solo momentaneamente , l’inconscio di alcuni degli abitanti della casa.

Un fiore che si tinge di rosso e allarga lo schermo fino a fissare tutto l’orrore lontano e mai rivelato e le bellissime immagini sovraesposte della bambina che raccoglie le mele e le nasconde nella cenere , citazione di tutta la novellistica germanica aprono momenti di intensa partecipazione.

Tutto è non detto , ma il rumore di fondo cresce e le immagini glaciali del museo doverosamente pulito e col vetrine lucidate a dovere ci ricorda che non basta conservare il ricordo , il male resta in noi e nelle solerti efficienti persone addette al ricordo.

Il buio di nuovo chiude in altri lunghissimi minuti di vuoto ma questa volta il rumore di fondo diventa assordante : grida , urla , spari e anche una melodia Klesmer si intreccia al terribile silenzio che chiude il film.

Una riflessione amara che riguarda tutti noi e tutti gli orrori che abbiamo vissuto e che non sembra avere abbandonato questo mondo.

Coraggiosamente , da non perdere.

A proposito di A.I.

Una cosa l’ho capita : l’intelligenza artificiale è utile se ti servono informazioni nuove su qualcosa che comunque già sai .

Sopra tutto nel mondo del lavoro , di qualsiasi lavoro , velocizza le informazioni , accelera i risultati di ricerca , risponde con precisione .Incuriosita da una semplice dimostrazione di un nipote su cosa fosse questa IA  che mi ha detto fammi una domanda a caso: e io : la Decima di Mahler :mi risponde in pochi secondi su tutto quello che sapevo e quando ho detto :ma di Alma non parla! È venuta fuori anche lei , con i tradimenti e le dediche.

Praticamente ti analizza velocemente i dati e ti risolve un problema di progettazione , esamina le lastre di un radiologo e vede velocemente tutte le macchie strane , le chiedi di progettare un ponte e te lo progetta , ad un avvocato scrive una comparsa conclusionale facendo tutte le ricerche e a un poeta scrive pure una poesia .

Traduce velocemente un testo da una lingua ad un’altra , riconosce la musica e da informazioni su tante cose che però a me servono molto relativamente, ma forse perché io non lavoro.
Sono andata su Google e ho postato IA ; viene fuori ChatGPT  , ce n’è pure una  gratis , deve essere una forma semplificata perché non costa niente.

Certo che da Hal9000 di Odissea nello spazio al mio Iphone di acqua ne è passata sotto il ponte dell’informatica , se non altro per la dimensione dell’oggetto necessario a dare risposte , ma resta sempre in me la sensazione che stiamo ancora parlando di macchine che dipendono dall’uomo e non credo che un giorno la macchina diventerà più potente dell’uomo che l’ha creata anche se l’apocalittica immagine attira e spaventa per la sua forza.

Certo che il mondo del lavoro ne risentirà , quando più ci sarà bisogno di un essere umano per tenere un bilancio aziendale , per fare una ricerca del personale , per controllare i calcoli di una progettazione? 

Ma sarà sempre necessario metterci le informazioni giuste se poi vorrai ottenere i risultati giusti , altrimenti vale il vecchio detto :if you put shit you will get shit.

Siamo già tutti schedati e controllati , siamo praticamente un PIN che cammina ma intanto facciamo le guerre , moriamo di malattie , incidenti stradali , usura del tempo ( non la chiamiamo più vecchiaia per pudore ) , mi pare però che di sicuro siamo ancora bene ancorati nella nostra eterna “ condizione umana”.

.. sempre a proposito

Leggo le trionfali recensioni del secondo atto del Tristano a Gstaad e a Baden di Kaufmann e mi viene quasi da ridere .

Vero è che il secondo atto è quello più coinvolgete emotivamente  , vero è che , come il primo atto della Walchiria , tocca le corde romantiche delle ascoltatrici , ma è anche vero che quando il nostro eroe affrontò per la prima volta questo frammento lo fece per testarsi sulla tenuta dell’intera partitura che, per l’interprete maschile ,ha la sua punta di diamante nel terzo atto :quarantatré minuti di canto pressoché ininterrotto.

L’abbigliamento anche un po’ troppo volutamente understatement con cui si è presentato non bastano a giustificare il risultato e ancor meno a mandare in estasi le adoranti ammiratrici .

Mi ha fatto ridere la Nylund col suo abito blu a paralume e lui che ,si e no, si era fatto lo shampoo prima di uscire di camera.

Non ho visto di persona lo spettacolo e ho letto che era una lettura semi-scenica predisposta da Christiane, perlomeno ho capito così.

La lontananza con i luoghi delle due serate mi aveva fatto escludere l’ipotesi di mettermi in viaggio , come sempre un po’ me ne dispiace , ma in questo caso per consolarmi mi è bastato rivedere e riascoltate l’intera opera in quella davvero magica occasione di Monaco che credo , ormai , sia irripetibile e che resterà nella memoria di chi c’era come una delle punte più alte della grande arte del nostro amato tenore.

Però sarei più contenta se non si esaltasse fuori misura quello che resta un evento meno eccezionale di quanto viene raccontato sui social.

A proposito di

Per la terza volta mi sono messa all’ascolto di Asmik Grigorian nell’interpretazione dei Vier Lelzen Lieder e per la terza volta ho provato lo stesso sentimento di incompiutezza e di delusione .

La prima volta ( era a Torino ) detti la colpa alla giovane età dell’interprete e all’orrendo saio marrone che mi aveva distratto dalla valutazione , la seconda a Roma con Pappano e adesso su Arte con Dudamel.

Niente da fare , questa interprete che avevo tanto apprezzato dal vivo  nella Turandot di Vienna e nella Dama di picche alla Scala pare proprio che non sia all’altezza di questo prezioso ciclo straussiano , evidentemente non basta avere una voce e una preparazione tecnica che sulla carta sembrano garantire una esecuzione perfetta per rendere la magia di quelle quattro poesie  date al vecchio e stanco compositore ed essere diventate quelle pagine di culto per molti di noi.

Mentre scrivevo mi sono interrotta nella scrittura per leggere la dotta critica di FMC , il quale fa risalire alla mancanza di tradizione gran parte della deludente esecuzione.

Mi permetto di dissentire ( in parte ) perché io il brivido vero durante il canto l’avevo provato con Anja Harteros a Monaco , qualche anno fa , esiste la registrazione su Youtube , si può controllare .

Questa straordinaria interprete , così rapidamente scomparsa dalla scena , mi era molto cara e i suoi Vier Letzen avevano avuto per me quella emozione intima che la Grigorian proprio non riesce a darmi.

Penso che a lei occorra un personaggio in cui entrare per restituirci le emozioni necessarie a trasmettere il senso di quello che canta.

Non può essere solo il fatto di non essere tedesca che non le faccia capire il testo , evidentemente ci sono dei limiti culturali nell’affrontare  un repertorio invece di un altro .

Vero è , purtroppo invece che molti oggi che ascoltano con poco bagaglio culturale , si accontentano del bel vestitino rosa e mettono insieme Lieder e Sinfonia in un accozzaglia di emozioni che poco o niente hanno a che vedere con un vero ascolto realmente meditato.