Shtisel

Ci si può domandare se ha senso fare una distinzione tra cultura alta e bassa , tra la letteratura e una serie tv? 

Me lo sono chiesta quando sono entrata completamente conquistata da una serie televisiva di cui aveva già tanto letto ma che è visibile solo su una famosa piattaforma streaming.

Mi riferisco a Shtisel , storia di una famiglia ebrea haridi (ebrei ultra –ortodossi) che vive in un quartiere di Gerusalemme che si chiama Geula.

Seguendo nel tempo la storia di questa famiglia , tra le gioie e i dolori , le scelte condizionate dalle regole e il tempo che passa mi sono ritrovata dalle parti della Famiglia Moskat di Isaac Bashevis Singer , un libro che mi aveva appassionato tanti anni fa e più recentemente dalla lettura del Signor Mani , un capolavoro di Abhram Yeoshua. Nel caso dei due bellissimi libri citati sicuramente siamo dalle parti della “ cultura alta” ma in qualche modo anche la bellissima serie tv è cultura , se per cultura pensiamo a qualcosa che ci arricchisce , che ci coinvolge umanamente e ci avvicina a sensibilità diverse , a mondi che potremmo pensare lontani.

Recitata benissimo da un gruppo di attori ignoti a noi , ma che ci diventano familiari via via che la storia si allarga in altre micro-storie che ruotano intorno a due figure centrali : padre e figlio .

Il padre rabbino custode di una antica sapienza piena di quell’humor ebraico che passando per le generazioni arriva a noi attraverso tutta una serie , se vogliamo , anche di luoghi comuni e la storia più complessa del figlio difficile in cui l’urgenza della sua vocazione artistica di pittore contrasta con la rigida norma religiosa che vieta la rappresentazione del vero .

Si sorride molto , ci si commuove e non si piange quasi mai nel lento evolvere della storia familiare: niente colpi di scena drammatici , tutto un sottotono soft, ma si pensa molto e si finisce per riconoscersi in un mondo decisamente lontano e probabilmente lontano anche dai cittadini israeliani che per primi hanno visto , negli anni , questa serie tv.

Consiglio a tutti di cercarla , in un modo o in altro la rete offre molte soluzioni.

Penso che qualche lettore che non la conosce già mi sarà grato del consiglio.

Riprendiamo il discorso

Ho ripreso a scrivere dopo giorni di silenzio e trovo con sorpresa molti commenti al mio post. Non era mia intenzione suscitare  tanto interesse per una mia banale crisi che ho messo in rete forse per giustificare un silenzio prolungato .

Ho analizzato con cura i post , molti semplicemente affettuosi e amichevoli , ma tutti , proprio tutti avevano un secondo livello di lettura , quasi un sottotesto.

Me lo ha chiarito un amico teatrante che evidentemente mi legge da tanto tempo ,ma che questa volta è venuto all’aperto e mi ha aiutato a capire : senza volere avevo captato un pensiero comune di smarrimento che magari non veniva fuori dai post “ufficiali” ,ma che stava dentro ,come un disagio nascosto .

Molti hanno scritto a me per scrivere di sé, l’invito a non mollare era una dichiarazione d’intenti molto più diffusa di quanto si creda.

E’ strano pensare che un social possa essere anche una specie di banchetto di Lucy . “Doctor is in” ed ecco a voi la compagna di Snoopy che viene involontariamente in soccorso degli amici.

Il pretesto e la giustificazione banale per molte defezioni viennesi è una prima superficiale lettura , dietro c’è il peso esistenziale di tutti , ma proprio di tutti noi , vittime della pandemia , anche se non abbiamo preso letteralmente il virus.

Un solo commento  che forse voleva solo essere una battuta non è in linea : per una volta che hai rinunciato ..ce ne saranno tante altre” , no , cara amica , non era questo il senso : le tante altre saranno appunto “altre “ e c’è un detto popolare che recita “ogni lasciata è persa” e questo è il senso vero di perdita che proviamo tutti nel rinunciare ad una piccola fetta di vita che un tempo era il nostro nutrimento primario.

Ma , sempre nel lungo post dell’amico teatrante c’è un invito bellissimo ad essere ancora non più solo spettatrice passiva .

Può sembrare un caso ma proprio pochi giorni fa mi hanno proposto la ripresa di un reading di cui avevo curato la regia e proprio ieri mi ha richiamato una rara creatura con grande senso e amore per il teatro.

Mi viene incontro tutto un tempo di ricordi e di lavoro che ho cercato di trasmettere a intere generazioni di giovani, la depressione momentanea la si combatte in tanti modi , anche riprendendo in mano un copione.

Una rinuncia

Mi nascondo dietro la scusa che andare a Vienna adesso , con tutte le complicazioni derivanti dai diversi tamponi da fare , con un viaggio comunque lungo e non semplice  ( mi servono comunque due voli) sia una ragionevole rinuncia .

Ma non è vero : avevo il biglietto per il Peter Grimes , avevo un bell’albergo prenotato , avevo amici carissimi che mi aspettavano , ci rimetto abbastanza rinunciando ma la verità è che a questo punto mi è caduta addosso tutta l’età , tutta la stanchezza accumulata in questi due anni di pandemia.

Per questo il mio blog si è fermato : non scrivo più da giorni , mi sembra di essere in un’anticamera di rassegnazione , per questo sto zitta , credo che sia la prima volta in un decennio in cui non mi ha fermato niente  a essere riuscita a recuperare  tutta la saggezza di cui peraltro generalmente non sono proprio dotata.

Anche la speranza di vedere l’opera in streaming è caduta , ascoltarla in audio con un cantante come Kaufmann non è proprio la stessa cosa anche se ci accontenteremo.

L’opera la conosco bene  ( ne avevo anche parlato recentemente) e non occorre che mi ripeta dicendo che ero molto curiosa di questa messinscena viennese.

Poche sere fa al teatro della mia città per un concerto , (avevo bisogno di musica dal vivo!)  una signora non giovanissima mi ha detto : proprio adesso che avrei potuto andare in giro, curato i figli , fatto il dovere di nonna  con  la libertà dei pensionati a portata di mano non possiamo più girare tranquillamente !

Così ho capito che oltre la rabbia degli studenti costretti a studiare poco e male , la rabbia dei giovani per gli anni di vita perduti , la rabbia dei vecchi che si vedono sottrarre le ultime chances di vita , c’è anche la rabbia di chi ancora non tanto vecchio accusa il colpo e si sente comunque defraudato di un tempo della vita perduto.

Nascosti dietro la FFP2 non abbiamo neanche il diritto di piangere ,

in fondo siamo ancora vivi e dobbiamo comunque considerare  il lato positivo. 

Sgarbi pubblicitari

“E’ scherzo o è follia “ho pensato vedendo le scritte pubblicitarie luminose sul Ponte Vecchio e sullo Spedale degli Innnocenti a Firenze.

Soprattutto la facciata dello Spedale che ho visto per tanti anni dalla finestra della casa di mia sorella a cui piaceva raccontarmi anche il cambio di colore dei “tondi” robbiani che ne decorano la facciata :

 sai , cambiano di azzurro con il colore del cielo , mi diceva ogni volta, vederli così inframmezzati da pubblicità blu come fossero francobolli , mi ha fatto davvero sobbalzare.

Poi , nel lungo articolo del giornale  si cercava di spiegare che gli sponsors sostengono l’arte e qui il paragone con i Medici , ricchi mecenati delle arti, saltava fuori a mò di esempio giustificatore .

Sarà anche vero ed è vero che ormai manco talmente da tanto tempo dalla mia città che potrei fare anche a meno di lamentarmi , in definitiva la pubblicità durerà pochi giorni e non altererà in futuro la bellezza di quel loggiato.

Resta però il problema di fondo e l’inutile ricerca delle responsabità di chi ha autorizzato l’operazione commerciale non mi restituisce il senso di offesa che mi ha dato questo barbaro imbrattamento dei famosi monumenti.

A questi punto devo ammettere che mi affascinano di più i murales che decorano i muri quando lentamente si entra a Roma in treno alla stazione Tiburtina.

Bruttissimi graffiti fatti con le bombolette spry mi raccontano il vero lento spegnersi del bello nel nostro tempo.

La storia dell’arte ha sempre vissuto cicli alterni : dal figurativo all’astratto, fino all’odierno orribile.

 Qui siamo al sovrapposto pubblicitario che sfrutta la bellezza antica , cerchiamo di prenderla come una barzelletta raccontata male , anche se il pubblicitario che l’ha pensata sarà contento anche della mia scandalizzata reazione .Il suo risultato l’ha raggiunto. 

Per David Sassoli

Quando stamani aprendo il giornale ho letto la notizia della morte di David Sassoli ho avuto davvero un gesto di dolore , non mi era piaciuto leggere di quel suo ricovero in Italia per una misteriosa e fumosa diagnosi ma non avrei mai pensato di leggere della sua morte a soli 65 anni.

Un volto pulito , mi piaceva dai tempi del Tg quel ragazzo che non sbagliava gli accenti , che pacatamente e rispettando i congiuntivi ci portava le notizie della sera.

Fui anche contenta quando fu eletto al Parlamento Europeo e anche di più quando ne prese la Presidenza, che avrebbe lasciato tranquillamente non ricorrendo i giochi di palazzo e agli equilibri complessi della politica coniugata al politichese.

Davvero ci viene da domandarci perché se ne vanno le persone perbene , che ci onorano fra tanti quaquqraquà che riempiono gli scanni delle nostre istituzioni.

Un signore nei modi , un garbato rappresentante convinto dei valori fondanti della nostra Europa , uno dei pochi dei quali ci si sente orgogliosi di essere italiani arrivato a rappresentarci a così alti livelli.

Oggi ci saranno fiumi di parole per ricordarlo alle quali si accoda anche il mio piccolo blog: non era un uomo per tutte le stagioni , qualità rara ai giorni nostri .

Il suo bel volto pulito di antico fiorentino intelligente mi mancherà davvero.

Una volta tanto le frasi di circostanza non saranno mai così vere come il vero. il suo saluto composto con il ringraziamento ai medici , ai cittadini , alle istituzioni resterà un esempio e un punto molto alto da prendere ad esempio per tutti i giovani che vorranno ripercorrere le tappe professionali e politiche della sua vita spesa per dare dignità al senso dello Stato e delle Istituzioni che era orgoglioso di rappresentare a così alti livelli.

Principesse

Guardo la foto ufficiale della duchezza di Cambridge , un tempo chiamata semplicemente  Kate Middleton e penso che studiare da regina sia  veramente un impegno molto serio al giorno d’oggi.

Un tempo ( assai lunge non ora) le regine si succedevano tra un parto e l’altro e se  sopravvivevano ad avvelenamenti e congiure e il loro ruolo era quello di finire in un bel quadro ad olio in un museo più o meno importante a seconda dell’autore che le aveva immortalate .

Salvo poi con la fine del secolo scorso apparire al mondo il favoloso ritratto della povera Sissi che dette un vero scossone all’immagine regale e anche la potentissima regina Vittoria , nonostante il lunghissimo regno e le alte qualità che addirittura arrivarono a crearle intorno l’aggettivo “vittoriano”  dovette cedere il passo alla leggiadra infelice moglie dell’imperatore di Kacania.

Era nato il mito dell’immagine regale e più le genti diventavano repubblicane più si diffondeva il mito ; era la realizzazione della fiaba che accomunava le sartine e le dame , decisamente molto più affascinanti delle attrici cinematografiche , anche di quelle massimamente mitiche  del secolo scorso.

Si arrivò così alla   immensamente amata Lady Diana , lei veramente il massimo di ogni  immagine  regalmente triste, :Candle in the wind , ci si mise pure Elton John a cantarne la memoria .

Ancora oggi se si vuole fare audience basta un banale programma tv sulla infelice sorte della bella Lady D. per avere successo.

Neppure  la povera cognata americana Megan ,che pure  di chances sulla carta ne aveva parecchie ,è riuscita a intaccare l’intoccabile stile della aspirante regina Kate.

Basta fare il confronto dell’uscita dall’ospedale dopo il parto : per tre volte la duchessa è uscita sulla porta sottile come un giunco mentre la moglie di Harry era umanamente ancora appesantita come succede a tutte le donne normali.

Infatti non le è rimasto che riparare nelle lontane Americhe mentre la splendida Kate suonava l’organo nella Abbazia di Westminster e non sbagliava un cappottino o un sorriso vicina alla vecchia immensa Regina e a  quella inutile Camilla con la quale addirittura non c’è gara.

Oggi sui giornali c’è la sua foto leggiadra e felicemente flou che ci racconta i bellissimi quarant’anni della perfetta principessa.

Non si è negata niente , neppure il bravissimo fotografo italiano : si direbbe proprio che non ne sbagli una.

Giordania

Una gran botta di nostalgia : oggi sfogliando i giornali ho trovato un bell’articolo pubblicitario sulla Giordania.

Ci sono stata tanti anni fa , quando il mondo era tutto a portata di mano e non ce ne rendevamo conto ,

Petra era stato per me un sogno da realizzare e una sera al tramonto siamo arrivati ( viaggiavamo da soli e senza problemi mio marito ed io ) ed abbiamo alloggiato in un albergo  anonimo fuori dall’entrata  del famoso corridoio che ci avrebbe aperto la mitica città dei Nabatei .
Il mio primo e unico problema fu l’essere costretta a montare a cavallo , si andava in fila  al passo , ma io ero abbastanza intimorita tanto che il ragazzino giordano che teneva il cavallo per la cavezza rideva della mia paura .

Poi la meraviglia quando uscimmo dal buio e vedemmo il grande tempio , quello famoso delle guide turistiche . Primo scatto della macchina fotografica poi fine della storia , non avevo più pellicola  perché era stata vana e inutile la ricerca di trovare un qualunque tipo di negozio che le vendesse .

 Il resto della bellissima giornata è rimasto tutto nei miei occhi che comunque  funzionano meglio di qualunque foto ricordo.

Il momento magico fu quello in cui sentii scendere dalle rovine il suono di un flauto : c’era un pastorello che si faceva compagnia guardando il suo gregge. Non ce l’aveva messo l’ente per il turismo perché non esisteva nessuna promozione a quei tempi  se non l’avere visto Indiana Jones , ovvero Harrison Ford  correre tra quelle pareti ! 

Ripartendo il giorno dopo avevo preso da un vaso fuori della porta dell’albergo un rametto di una bellissima pianta grassa fiorita , all’aeroporto il tollerantissimo doganiere vedendola  mi aveva detto :romantic woman!: Trapiantata a casa ha seguitato a fiorire per qualche anno ma non ho mai saputo dire come si chiamasse. Aveva piccoli bellissimi fiori rossi.

Befana 2022

Questa Befanina ormai vecchia e stanca ha svolazzato per una ventina d’anni sul camino della casa di montagna , anni belli e pieni di gioia , di stanchezze sane dopo giornate di sci , di risvegli faticosi dopo capodanni pieni di neve e di “botti” , poi trasmigrò alla fine di quell’era lontana e non sapendo proprio dove posarsi trovò rifugio sotto la lampada del mio studio , proprio dietro il computer .Ormai se ne sta lì tutto l’anno e di anni ne sono già passati quasi altrettanti da quando aveva cominciato a volare sulla mia calza a righe , quella calza che nessuno riempie più perché alle vecchie befane i regali non li fa più nessuno.

E’ una vecchi amica impolverata e stasera però mi è venuta voglia di dedicarle una storia , anche se io le storie non sono proprio capace di farle.

Ho scoperto che è molto restia a farsi fotografare , ci ho perso una buona mezz’ora per renderla al meglio si sé e non sono sicura di essere riuscita a fotografarla degnamente.

Rappresenta , a pensarci bene , qualcosa di  irripetibile e lontano , un pezzo di memoria che fa fatica a trovarsi bene in questo giorno di Epifania nel quale ho già riposto tutti gli orpelli natalizi anche perché non mi pare che stiamo vivendo giorni molti festosi.

Qualcuno ha detto che questa quarta ondata di pandemia ci ha messo definitivamente in ginocchio , in effetti siamo davvero tutti stanchi e impauriti .

Non avrei mai pensato di arrivare a respirare con la FFP2 incollata sulla faccia ogni volta che metto il naso fuori di casa.

Sta meglio la Befanina al sicuro sotto la lampada , lei perlomeno continua a svolazzare libera da impedimenti.

Controreplica

Turbata dalla mia favola nera “quirinalizia” una lettrice del blog mi scrive su un social : era meglio quando parlava di JK!

E l’accontento subito perché è di ieri la notizia di una Tosca napoletana che non era nel calendario del grande tenore e che sembra non coincidere con quanto precedentemente programmato  per quel periodo.

Evidentemente il Covid stravolge i programmi di tutti , anche il mio che ho ancora in tasca un biglietto per il Peter  Grimes di Vienna e  francamente non so se ci potrò andare , sia per problemi personali che per l’avanzare di questa strisciante e dilagante variante Omicron.

Ma il  motivo per cui anche oggi mi accingo a scrivere risiede nel commento moralistico della lettrice milanese.

Penso di avere capito quanto a lei piacerebbe una fine diversa della favola nera che ci ossessiona, evidentemente l’idea del vecchio che vorrebbe farsi re non la spaventa , in fondo lo hanno votato per tanti anni in tanti e non solo a Milano!

Quello che mi ha fatto sorridere , e poi francamente anche irritare è il tono saccente della controrisposta che tenacemente ribatte la seguace del matto : evidentemente lei considera gentili solo le persone che la pensano come lei.

Dal caso personale all’episodio di costume . Nel mio piccolo e personale orticello scelgo di dire quello che penso e se il nostro caro tenore tace durante le vacanze di Natale , non per questo tace il blog.

Con buona pace di chi vorrebbe “solo” notizie frivole e indolori.

Una storia italiana

In Italia c’è un vecchio pazzo che vuole farsi re ; corrotto e corruttore ha governato questo paese con largo consenso delle plebi , connivenza con i vassalli , complicità con la malavita.

Per molti anni il paese , una volta civile , è arretrato culturalmente perché il re possedeva un mezzo magico che emanava da una magica incantata scatola luminosa storie volgari , banali e seducenti.

Ritirati nelle loro nicchie di superbia i sapienti , gli illuminati,  lasciarono correre i decenni finchè , come la storia ci insegna, anche quel regno corrotto finì, non nel sangue o attraverso un bagno rivoluzionario , solo con un lento risveglio dal letargo delle genti che però non erano più abituate al  pensiero libero.

Naquero dei mostri ribelli , gruppi strani di potere ,ma con l’incapacità di comprendere il presente  attraverso la storia in realtà nessuno fu capace di dare veramente un calcio a quel furbo sporcaccione che fu lasciato a vivere nelle sue dorate dimore contornato da odalischette attirate come mosche dal potere emanato dal re di denari.

Cosicchè oggi assistiamo al tragico risveglio del corruttore attorniato ancora una volta da vassalli svergognati che attraverso quella scatola luminosa che fu la fonte del potere del suo impero seguitano a proporre l’ascesa del vecchio mummificato ai massimi fasti senza provare neppure l’imbarazzo che dovrebbe generare solo la oscena proposta.

Questa follia di potere non ha la tragicità scespiriana di un re Lear , sembra piuttosto uscita da una farsa plautina , mi domando e vi domando : saremo capaci di respingere democraticamente questa ennesima onta ?

C’è ancora un paese civile capace di dimostrarsi all’altezza dei suoi giorni migliori ?

A breve , molto a breve l’ardua sentenza.

Evviva le donne.

Non mi interessa l’appello delle donne che sperano di vedere una donna presidente della repubblica , non solo non mi vedrete mettere la firma su quel genere di richiesta , ma l’idea banale che si risolva un problema politico mettendoci una specie di tappabuchi in quanto donna mi mette solo una grande tristezza.

Eppure ce ne sono state di donne degne di quel ruolo nella storia breve della nostra repubblica e l’elenco non ha appartenenze politiche o partitiche .

Dalla cattolica partigiana Tina Anselmi , alla barricadera radicale Emma Bonino senza dimenticare la comunista Nilde Iotti  di donne in grado di rappresentarci più che onorevolemente il paese ne ha avute tante e tutte in grado di assumere il ruolo primario  lasciando alle spalle la loro provenienza

Ho vissuto troppi anni per non sapere che quando sono arrivata a rappresentare il mio partito è successo solo perché sul mio nome innoquo si trovarono d’accordo le opposte fazioni e quando , il danno ormai era fatto e si accorsero che tanto innoqua e pilotabile non ero, non videro l’ira di rimandarmi nell’orticello “culturale “ dal quale ero venuta. 

Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi e , aggiungo io , beati quelli che non ricorrono a mascherate aperture di “genere” .

Nel nord Europa sono anni che le donne hanno assunto ruoli primari e non mi pare che quei paesi siano finiti in disastri economici o dittatoriali.

Per cui non tiferò per una donna al Quirinale finchè quella donna non sia davvero l’espressione più alta della nostra capacità di rappresentarci tutti.

A prescindere dalla taglia , dal colore dei capelli e dalla inutile metamorfosi della donna in carriera.

Mi piacerebbe anche che fosse frivola e piena di fiorellini nella veste , se quello è  il suo stile .

La capacità di comandare , di decidere , di intermediare , in ultima sintesi la capacità di gestire con equilibrio un popolo sta nella testa e nel cuore : sintesi che non sempre trovo nell’altra metà del cielo. 

La radio

Tarda mattinata del giorno di Capodanno. Percorro in silenzio in macchina la strada che mi porta verso Chiaravalle , a casa di mio figlio .

Nebbia fitta , il mare alla mia destra neanche si vede , guido in silenzio poi  ad un tratto obbedisco ad un impulso  :

 accendo la radio  e improvvisamente la mia Pandina è inondata di musica felice , compatta , fantastica : il ritmo terziario del valzer mi inonda : sono nella Goldensaal dei Musikverein , tra gli stucchi dorati di quella magica scatola e sorrido al ricordo , sono veramente a Vienna e mi sento felice.

I Wiener nel loro splendore , sento la pienezza della fantastica orchestra , so che li dirige Daniel Baremboim , io guido sorridendo e non c’è più nebbia intorno a me e nel mio cuore.

Poi ad un tratto , un attimo di silenzio e sale piano piano un coro quasi sottovoce , penso addirittura ad un salto di canale , poi realizzo , sono i Wiener che cantano , dolcemente e in maniera fantastica :

del coro capisco poche parole  ma sembra una riflessione molto intima , parlano fra loro gli straordinari musicisti , come se fossero davanti al fuoco in una baita di montagna .

Poi la musica riprende , l’attimo di vera emozione lo vedrò poi in differita mentre sono a tavola con  la famiglia .

Io giro le spalle alla tv ma vedo con la coda dell’occhio il direttore molto stanco e dimagrito e anche  il gesto non mi pare proprio il suo.

Ed ecco cosa cantavano gli straordinari musicisti nel coro :

amico mio cosa ne pensi?

ci avviamo verso casa o restiamo qui ancora un po?

Che ne pensi ?

Finché non appare il sole , poi rientreremo a casa a dormire

Andremo a casa a dormire.

Nachtschwarmer Walzer di Carl M: Ziecher.. 

Non lo avevo mai sentito , i Wiener in un momento magico in macchina mi hanno regalato la felicità.