Idee di regia ., ovvero il pelo nell‘uovo.(2)


Ho letto da qualche parte che Warlikovski non avrebbe diretto abbastanza i cantanti . Non è vero , le sue idee registiche semmai sono anche troppe , alcune forse pleonastiche , molte bellissime e vorrei soffermarmi su ambedue gli aspetti senza cercare di raccontare la trama , come hanno fatto in troppi.
Comincio da quelle eccellenti: la vestizione di Isolde da parte di Tristano , usata come una frustrazione nei confronti dell‘eroe .
La sublime idea di fare dell‘accendi / spegni della luce da parte della medesima , la dimostrazione pratica della sua voglia del buio e il gesto di rimprovero di Brangäne altrettanto ironicamente sublime .
Il lento inabissarsi nella poltrona di Tristano quasi in posizione fetale durante il doloroso rimprovero dello zio e la sua uscita carponi verso la onnipresente poltrona , rifugio ultimo della sua desolazione.
Il suicidio mancato , quando era già tutto deciso e il gettarsi di Tristano sulla spada di Melot con il disperato appello a Isolde : vieni a raggiungermi nella mia terra , dove la land non è certamente di questo mondo.
Tutto il terzo atto è un lavoro di regia raffinatissimo, il delirio da coma giustifica ogni azione e anche il bicchiere d’acqua offerto da Kurnewald è intelligente e serve a spezzare il lungo monologo di Tristano riarso dalla sete.

Ovviamente c‘é tutto lo splendido lavoro di regia dei filmati , ne ho già parlato , ma sicuramente il trasformarsi e ingigantirsi del motivo fiorito ad accentuare il diffondersi del filtro d‘amore è strepitoso , come il mare che sommerge i corpi degli amanti suicidi che riemergono informi e statuari , come in un catafalco regale per poi ritornare realisticamene vivi nel placato sorriso finale.

Alcuni piccoli nei o meglio inutili spiegazioni : la simbolica coppia moderna iniziale , gli orfanelli calvi che ricordano troppo bambini malati e soggetti a chemioterapia , alcune figure di contorno , come il bendato e incoronato Morold , figure di contorno con poca utilità narrativa .

Una volta tanti bellissimi i costumi della solita collaboratrice del regista , funzionale la scena anche se le teste di cervo su una nave lasciano perlomeni perplessi ad una prima visione gli spettatori più attenti.

Tristan ( prime impressioni)

Non vorrei essere troppo enfatica ma credo di avere vissuto una di quelle serate magiche che capitano di rado e non avrei potuto riprendere in modo migliore la mia vita di spettatrice di quanto ho vissuto ieri sera a Monaco.
Cercherò di essere obbiettiva e di analizzare i tanti perché di questa particolare e splendida messa in scena del Tristan und Isolde , in assoluto la migliore della mia vita.

Molti fattori hanno contribuito al risultato : la meraviglia delle voci , la direzione dî Kiril Petrenko e anche la idea registica di Warlikovski che ha seguito una sua scelta che si trasforma in una pietra miliare che combacia perfettamente con il pensiero wagneriano.

Dal momento del preludio in cui si alzano in volo due albatros sul mare che vediamo dall’oblô del lungo corridoio mentale in cui cammina una sperduta Isolde si entra in una dimensione rarefatta in cui il realismo della storia e la precisione di un pensiero si fondono nel risultato eccezionale.

Una Isolde furiosa , un Tristan che di muove angosciato sullo sfondo , la tensione che comincia a salire fino al splendido scioglimento del suggestivo effetto del fitro.

Il secondo atto che comincia con il gioco frenetico di Isolde che spegne e riaccende la luce , con Brangäne che la scruta trepida e il lungo duetto , premessa della scena proiettata sullo schermo : un film realista in bianco e nero , l’annunciato siucidio di una coppia che ricorda una canzone di Aznavur : ..io lavoro al bar di un albergo a ore ….
Il nascondersi di Tristano fino a camminare carponi durante la splendida dolorosa confessione allo zio . Il suicidio interrotto . Io vado in una terra lontana , se vorrai seguirmi Isolde io la ti aspetto….

E poi la fine annunciata da sempre : l’amore impossibile che ha una bella sola soluzione , nel sorriso dei disperati amanti finalmente pacificati .
Si può piangere per una storia che si conosce da una vita?

Capisco che Kaufmann desiderasse da sempre cantare il suo Tristano : ci è riuscito perfettamente, coadiuvato da una incredibile Ania Harteros e da quel mago dei suoni che è Kiril Petrenko . Come ho scritto ad un amico : due voci non wagneriane che cantano Wagner come credo Wagner avrebbe desiderato, da questa messinscena senza ritorno si parte da Monaco per rileggere un’opera magica che proprio da qui prese il volo la prima volta.

Un mare di musica

Più leggo e più studio intorno alla leggenda di Tristano e Isotta e più mi convinco che ci sia un elemento importante nella storia: il mare e tutto quello che nel mare naviga . Dalla barca di Tristano ferito raccolto da Isolde sulle rive del mare d’Irlanda alla nave con l’ isolato Tristano a prua ,  volte le spalle alla irata Isolde , la conduce in Cornovaglia all’infausto incontro con il futuro sposo Re Marke fino alla nave che riporta la trepida adultera a Kareol verso il suo morente amore per sciogliere con lui il destino che li unisce per sempre .

Sempre il mare   , presente anche nella musica , presente nei canti marinari del primo atto fino al canto del ragazzo che spia l’orizzonte nel terzo atto.

Allora mi domando cosa c’entrano quei muri di legno scuro , quella specie di scatola che ricorda tanto quella del Don Carlos di Parigi ?

So benissimo che esistono solo spettacolo belli e spettacoli brutti ..a prescindere dalle idee registiche ma vorrei entrare per un attimo nella testa di Warlikowski per tentare di capire il perché delle sue scelte.

In un bellissimo programma di sala del Maggio fiorentino del 1989 , duecento pagine di saggi di altissimo livello , ci ho trovato anche il testo della trama che Wagner mandò alla sua amata ( in quel momento ) Mathilde Wesendonck.

C’è già la musica dentro , ci sono già tutti i pensieri arruffati e confusi dell’uomo dalle molte , troppe letture e c’è tanto mare , luminoso nel balenare delle onde che seguono l’ondeggiare sensuale del desiderio .

Magari in Baviera si paragona la fatica del canto alla salita all’Everest , nel mio cuore invece la sento come una tremenda e meravigliosa traversata oceanica. 

Urtristan

Questo scriveva Wagner a Liszt…”poiché in vita mia non ho mai gustato la vera felicità dell’amore, voglio erigere al più bello dei miei sogni un monumento , un concetto musicale della massima semplicità, ma sangue  puro nel quale dal principio alla fine  sfogherò appieno questo amore “ e poi .. ho abbozzato nella mia testa Tristan und Isolde ;un concetto musicale della massima semplicità, ma sangue puro …..

Cosa conobbe Wagner del ciclo bretone , qunto attinse alla leggenda che passava dai tempi più antichi su quel Tristan  passato dalla Francia alla Germania per arrivare fino alla Norvegia ?

C’è una stele in Cornovaglia  del VI secolo che reca inciso Drustanus ,già allora Tristano era l’emblema  dell’oscuro riflesso della melanconia  ..” così il bambino fu chiamato Tristano , da triste fu nome Tristano” ,

Tutto questo pensavo guardando le prime foto dell’allestimento di Monaco e ripercorrevo nella mia memoria le tante volte che vedendo il Tristano a teatro ho pensato alla difficoltà di attualizzarne la storia .

Ne ho visti tanti di allestimenti , fino ai più irritanti e recenti e mi sta montando una strana nostalgia , credo che mettere in scena quest’opera sia pericoloso e questo lo dice bene tra le righe Kaufmann in una intervista già molto commentata “ prima della prima”.

“Nur in der Sehnsucht findet wir die Ruhe “  e Isolde cerca  nella notte la sua consacrazione , partendo dal primo preludio arriviamo all’Isolden Liebestod ,quasi un poema sinfonico .

Domani i primi spettatori vedranno e commenteranno , l’attesa è grandissima .

Ne parleremo ancora , per chi ci va e chi spera nello streaming , nel mio piccolo anche io farò la mia cronaca .

Claudio Orazi, marchigiano

Guardo stancamente la tv , in attesa di un’0pera molto amata : il Simon Boccanegra che non guarderò perché , oltre che modesto è addirittura non in sincrono tra immagine e suono.

Nel mezzo una intervista ed ecco il volto noto di un caro vecchio amico : Claudio Orazi ,oggi Sovrintendente a Genova , conosciuto tantissimi anni fa quando era un ragazzino di Macerata che faceva parte del direttivo dell’AMAT (associazione marchigiana attività teatrali ) e di lui sapevo che l’avevano designato perché faceva parte di una compagnia teatrale ed era innamorato dell’Opera allo Sferisterio . Credo facesse anche il figurante per amore dell’arte.

Più piccolo di me diventammo amici e piano piano , seguendolo nella sua carriera l’ho apprezzato quando dette una grande svolta al Macerata Opera , fu lui che andò a cercare Svoboda e così nacque la famosa Traviata degli specchi che ancora merita di essere vista .

Da Macerata ad Ancona e poi , ma ormai aveva preso il volo , non so in che ordine è stato a Cagliari e a Verona , sempre più esperto e sempre riconoscibile con quella mitezza che ha accompagnato la sua scalata fatta di educata competenza e di paziente fiducia nella forza della cultura.

Ieri sera era intervistato  nel suo ruolo genovese e io ascoltandolo ero in qualche modo orgogliosa di essere stata ,in anni tanto lontani , sua amica e sua estimatrice.

Ricordo che una volta mi chiese anche di collaborare con Macerata per le pubbliche relazioni , ma io avevo un compagno della mia vita molto “ geloso “ delle sue estati in barca e sorridendo dovetti declinare il lusinghiero invito.

 Ho solo una foto in cui siamo insieme, nei camerini di Macerata con una Carmen strepitosa ( Anna Caterina Antonacci) e mio marito , la condividerei  volentieri a confermare un bellissimo ricordo  ma non riesco a trovarla ….

San Giovanni

a parte il fatto che ho un figlio che si chiama Giovanni , un nipote con lo stesso nome , il compleanno di un’altra nipote ,che San Giovanni è il santo protettore della mia città: Firenze , nel mio “bel San Giovanni “ il Battistero di Firenze tanti anni fa ci fui battezzata , quando il monumento illustre era ancora usato per battezzare i bambini in una Firenze non ancora stravolta dal consumismo.

Nei miei lontani ricordi c’è una notte di San Giovanni a Numana , abitavo in una casa torre , presa in affitto per l’estate e la mattina molto presto mi svegliarono le voci dei giovani che mettevano le barche in mare : andavano incontro al sole che sorgeva , un rito antico e beneaugurante .

Joannistag …si canta nei miei amatissimi Meistersinger , un altro paese , altre credenze , ma anche Wagner fa cantare il festoso giorno al suo garzone che scopre cantando il nome del suo maestro Hans Sachs , che  altro non  è che un altro Giovanni!

San Giovanni e la notte dei fuochi e delle streghe , San Giovanni con l’acqua da cogliere prima del tramonto , San Giovanni , pedalando in bicicletta in salita col mio babbo verso Fiesole per andare a vedere i fuochi dall’alto della collina.

Rito pagano antichissimo intrecciato al  rito solare , questo giorno luminoso è il vero passaggio all’estate ,

Caldissimo , come da tradizione , la mia natura di strega non si lamenta della calura , è il tempo suo.

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Un viaggio

Si viaggia in tanti modi . In questo solstizio d’estate ho fatto un viaggio strano , soprattutto nella memoria.

Una motivazione lieta , forse anche inutile , la vita ormai aveva già sancito una unione che aveva già solide basi , soprattutto nel cammino

degli anni

Ed ecco l’effetto parallelo che sovrasta l’evento in sé, tornare sui proprio passi , fare un salto nella vita di ieri  : un tempo ero molto felice …non ora  (parafrasando il poeta) .

Si contano i presenti e chi non c’è più e si contano anche tutte le insegne cambiate , le rotatorie , i prati verdissimi , abbastanza offensivi per chi quel paesaggio l’ha sempre rivestito di neve.

Poi invece le sicurezze . Niente cambia anche se tutto cambia , inevitabile però il senso di straniamento : rifare molti passi indietro , forse è il rischio di chi campa troppo e la conta non è sempre facile .

Ma ci sono tanti , purtroppo non tutti , i nipoti ed è una vera gioia vivere con loro un tempo un po’ più lungo di quello dei pranzi di Natale e dintorni e questo è un bell’effetto positivo.

In più a complicare la tenuta psicologica c’è il  fatto che il solstizio è l’inizio di  un ciclo , impercettibilmente le giornate cominciano ad accorciarsi anche se non se ne accorge nessuno al di fuori di chi un certo retaggio di magia se lo porta dentro nell’inconscio.

Infine  , se proprio c’è il rischio di buttarla sul depresso ci salva uno spritz   e la serata riprende quota , aiutati che il ciel ti aiuta.

La foto di copertina ha un titolo importante : foto di Panda rossa d’epoca con Dolomiti.

Ps. Ricordarsi semmai mi capitasse in futuro un altro evento estivo montano : ricordarsi di portare una felpa , da viaggiatrice consumata un simile errore è un segno di decadenza 

Visioni cinematografiche

Una volta per vedere un film si andava al cinema .

Ormai nella mia piccola città non è più possibile , i cinema sono tutti chiusi e allora i film si vedono sulla tv anche se non è proprio la stessa cosa .

C’è una offerta infinita di cinema in rete , basta inserirsi in una di quelle piattaforme dai nomi noti e si aprono orizzonti infiniti per il cinefilo d’antan.

Il problema allora riguarda la scelta : diciamo che esistono varie correnti di pensiero .

Per mia indole scelgo sempre i film segnalati o premiati nei vari festival , ma certe volte mi prendo delle “mattonate” pazzesche vuoi da quello che una volta si chiamava l’Estremo oriente o da quello più vicino ,una volta definito l’Est europeo.

Sono spesso storie strazianti e qualche volta anche interessanti , raramente si tratta di capolavori.

Poi ci sarebbero le commedie italiane : vista una le hai viste tutte.

Le commedie francesi in generale sono più carine , si mangia sempre e si beve buon vino , mettono sete.

Raro e interessante il solito cinema inglese “ d’arredamento” , loro sono bravi nelle ricostruzioni storiche , possono però essere un po’ noiosi salvo le brillantissime e rare storie piene di humor , quello vero ,inglese.

La verità è che spesso , come per la lettura, finisco per “rivedere “ il già visto e collaudato.

Si scoprono così i film che una volta erano capolavori e che non reggono alla distanza  e quello che una volta erano considerati commerciali e che invece reggono benissimo . Il mestiere paga sempre.

La verità è che in fondo si riguardano i film di cui si sanno a memoria le battute : dal classicissimo Casablanca al mitico Frankestein Junior.

E poi se la giornata butta al pessimismo c’è sempre Pretty Woman o Il diavolo veste Prada : evviva!

Letture estive

cerco disperatamente libri non solo da rileggere e premesso che una certa narrativa italiana attuale non mi piace proprio vado cercando tra gli scaffali qualcosa che mi piaccia e che mi permetta di estraniarmi dalle chiacchiere da spiaggia , anche se andando al mare prestissimo e venendo via quando arriva “ la gente” di chiacchiere ne sento davvero poche.

Così ho preso in mano un Sandor Marai ( la bella narrativa ungherese tra le due guerre!) e mi immergo nella lettura .

Ma la cosa buffa è che mentre leggo mi sembra di sentire la musica di Arabella , ormai sono così condizionata dall’atmosfera straussiana che non riesco a leggere senza un sottofondo.

Mi vedo Mandrika da tutte le parti , i Grand Hotel di un tempo , i vestiti alla Jean Harlow, insomma Grand Hotel Budapest di Wes Anderson con il colore e l’odore perduto di un mondo talmente lontano che leggere Jane Austin diventa molto più attuale .

Anzi , proprio  rileggendo uno dei suoi straordinari ritratti di donna , le storie dei suoi intricati amori che profumano di lavanda avevo già passato una buona metà di questo mese.

In fondo sono un po’ come Minnie quando Dick Johnson le chiede : vi piace leggere ? e lei risponde sognante : si , mi piacciono le storie d’amore.

Poi in realtà non è proprio vero che mi piacciono solo le storie d’amore , c’è tutta una saggistica che adoro e sono sempre alla ricerca di una buona biografia di Giuseppe Verdi , sull’argomento accetto ancora suggerimenti.

Ho consumato letteralmente tutti i libri di Quirino Principe e quelli di Mario Bortolotto : su Mahler , Strauss e la liederistica potrei passare tranquillamente un esame.

La prossima volta vi parlo di cinema.

Un souvenir

Un gran ciuffo di capelli , un viso affilato , due occhi  magici e una voce bellissima ; questo era Gerard Philipe , un ragazzo fragile e dinoccolato , il grande amore delle adolescenti della mia era e di molte altre ancora.

Ricordo perfettamente come nacque l’amore : in Italia la censura aveva vietato Le diable au corp , un film di Autant Lara tratto dall’omonimo piccolo scandaloso romanzo di Raymomd Radiguet .

Un libro magico per la bellissima storia d’amore che raccontava e per il fatto che rimase l’opera unica di un giovane scrittore che morì durante la Prima guerra mondiale.

Il libro , ovviamente letto in francese , il film ( visto perché a quel tempo lo si poteva vedere solo in un Cineclub)  e l’attore che impersonava il giovane innamorato furono una somma di emozioni che mi portarono ad amare il giovane attore che era  soprattutto un attore vero : rimase famosa la sua intrepretazione del Cid di Corneille con il TNP di Jean Vilar.

Esisteva anche un disco nel quale leggeva con la sua bellissima voce Le petit prince , insommma praticamente andai a Parigi solo per comprare un poster del suo volto che rimase appeso nella mia stanza per tanti , tantissimi anni.

Morì giovanissimo , credo avesse 37 anni , di un male crudele e veloce mentre stava girando un film .

Il suo mito rimase nel cuore di molte ragazze d’allora e anche adesso , specialmente in Francia , ancora oggi gli occhi delle signore non più giovani si inumidiscono al ricordo di quel mito di gioventù romanticamente scomparso quando il suo fascino ara ancora intatto.

Interpretò il bandito in Fanfan La tulipe  e poi fu protagonista del film tratto dalla Certosa di Parma , insomma era l’eroe romantico per eccellenza.

Fu sepolto nel cimitero di un piccolo paese in Provenza ,con  indosso  il costume del Cid . la sua intepretazione più famosa.

Per molti anni tutti gli attori e i registi che andavano al Festival di Cannes  facevano una piccola tappa , quasi un pellegrinaggio sulla tomba del mitico attore .

Sua moglie gli aveva dedicato un libro : “Breve come un sospiro “, la somma della sua breve vita.

Monte Rinaldo , un ricordo

Mentre guardo la Mostra Tota Italia alle Scuderie del Quirinale ad un certo punto mi sono messa davanti ad un pannello con la lunga descrizione del sito archeologico : Monte Rinaldo ( vicino a Fermo) e lentamente sono cominciate ad emergere dalla memoria le immagini di uno spettacolo che ho montato in quello spazio così suggestivo .
Comincio a ricordare e ne parlo con la gentile hostess delle sala : io qui ci ho fatto uno spettacolo.

Lei incuriosita , io che cercavo di levare la polvere della memoria sulle immagini che mi ritornavano lentamente insieme al titolo : Il canto di Penelope.

Le ragazze biancovestite tra le colonne , il campo di grano , la casa colonica dove abbiamo dormito per preparare lo spettacolo.

Ancora non avevo il titolo in testa : erano le ancelle di Penelope sacrificate da Ulisse al ritorno , un testo molto femminista ,inglese .

Ricordo che per chiudere il loro tragico destino avevo pensato ad una grande rete nera da pesca che calava dall’alto .

Pochi mezzi e molte idee, ma ancora non mi veniva in mente altro.

Poi mi ha aiutato l’archivio fotografico del mio telefono : era il 2007 ,luglio e avevamo fatto ben tre repliche .

Con emozione sono ritornata indietro dalla ragazza della sala e mi si è fatto quasi un capannello intorno, curiose signore ne volevano sapere di più, credo che qualche turista in più arriverà al tempio italico di Monte Rinaldo questa estate.

A casa ho ritrovato la cartella con la documentazione del testo da cui una brava attrice : Veronica Barelli aveva tratto la pièce .

Il libro si intitola Il canto di Penelope di Margaret Atwood e lo spettacolo era invece leggermente diverso : La trama di Penelope.

Le ragazze del coro , le mie ragazze del Centro Teatrale Rinaldini , con indosso le vesti bianche che ci erano servite per Baccanti ( riuso teatrale consueto ) ormai sono donne grandi , chissà se qualcuna leggendo il mio blog si ricorderà di quella bellissima calda estate , del campo di grano , di un sindaco giovane e molto contento delle sue iniziative culturali , chissà se qualcuno si ricorda ancora della Trama di Penelope a Monte Rinaldo ?

Primo assaggio di libertà

Come essere uscita da una grotta buia e ritrovarmi accecata dalla luce del sole : ventiquattro ore a Roma .

Un concerto , una cena , una mostra ; dopo otto mesi il primo timido viaggio vero , otto mesi di routine casalinga con tanta tv , molte ri-letture e orizzonti di mare a tutte le ore del giorno , di fiori con nascevano in giardino ,  di ricordarsi la mascherina per uscire .

Con i carissimi amici di sempre , preziosi anche di più ora che questa chiusura lunghissima mi mette davanti in maniera quasi crudele quanto pesano gli anni che mi restano.

Un concerto “ vero” a Santa Cecila : l’emozione incredibile di essere dentro la musica , pochi spettatori sparpagliati qua e la nel grandissimo auditorium , ho persino pensato che visto l’organico imponente per la Seconda di Rachmaninov forse erano più loro di noi.

Un primo brano di Haydn con il grande violoncellista Luigi Piovano ( il suono prezioso di uno strumento raro e antico (!) e poi un direttore giovane con un bellissimo gesto sicuro Kazuki Yamada , ne risentiremo parlare.

Una cena allegra con l’amica carissima romana che ci ha generosamente aspettato nel dopo-concerto : la trattoria romana , quante volte ci sono stata con lei ! Fuori pioveva , ma solo il richiamo al coprifuoco mi ha riportato alla realtà , felicità può essere davvero anche una cena tra amici.

Poi la mattina , con quell’aria azzurra che il cielo di Roma ama puttanescamente regalare , siamo saliti al Colle .

C’era pure il cambio della guardia e dato che era presto siamo scesi fino a Fontana di Trevi , pochi turisti e tanta gioia .

La mostra Tota Italia alle Scuderie del Quirinale , una mostra di quelle che mi piacciono perché fanno pensare , una mostra “ da leggere” sulle origini del nostro paese , quando si parlavano lingue diverse lungo lo stivale e la parola Italia ancora non c’era.

Opere splendide dai vari musei archeologici , una lettura storica rigorosa e tantissimo materiale dal Museo Archeologico Nazionale delle Marche.

Un bel modo per ricominciare a rientrare nella cultura , credo veramente che non avrei potuto desiderare di più.

Rientro veloce verso l’Adriatico , motivi più seri portavano il nostro prezioso driver verso casa .

Io stanchissima e provata dalle emozioni . La casa pulita , il prato falciato , oggi però stanchissima , praticamente ho dormito sempre .