Un Barbiere di qualità !

Ho riscoperto un capolavoro ascoltato in mille versioni , è la prima opera con la quale si spera di coinvolgere i bambini ( ma non sempre ci riusciamo) , è l’opera tra le più gettonate tra quelle dei cartelloni classici , è l’opera che per molti resta legata alla bellissima regia “ cinematografica “ di Ponnelle, è l’opera nella quale , in una modesta riciclata edizione a Monaco un Juan Diego Forez ebbe l’ardire di far dire a Don Alonso la battutaccia sul chi siete: Riccardo Muti .. e giù i bavaresi a ridere .

Per dire in ultima analisi che il Barbiere di Siviglia è un’opera di cui non si butta via niente , ma che ormai credevo , a torto , consumata nei suoi effetti e nella sua musica.

Invece no , il capolavoro rossiniano mi è rimbalzato davanti in tutto il suo splendore in questi giorni di costrizione davanti ai teleschermi e credo che la messinscena del Teatro dell’Opera di Roma resterà nella storia del melodramma come i grandi classici Flauto magico di Ingmar Bergmann e il Don Giovanni di Losey.

Questa opera splendida riportata nel teatro , non a caso c’è pure scritta “ in presa diretta” è un capolavoro nel capolavoro , scintillante di trovate , brillantissima nella conduzione musicale , infarcita di trovate una più sfavillante dell’altra .

Niente di più tradizionale e al tempo di più legata al contingente  e sono contenta che la si  possa vedere su Raiplay per i prossimi sei mesi.

A tutti comunque ne consiglio la visione per passare una vigilia di Capodanno veramente straordinaria la sera del 31 dicembre su RAI 5.

I colpi di teatro inventati da Mario Martone sono così tanti e non vorrei elencarli tutti per non levare la gioia della scoperta ai futuri spettatori ,ma l’idea di far arrivare Figaro in scooter a teatro seduto dietro a un Daniele Gatti  guidatore col casco e con le code del frack che sventolano sotto il giubbotto è già un inizio travolgente .

Quel Gatti sornione che gioca con un Rossini sfavillante , ma che si gira col taser in mano a misurare la febbre a Don Basilio mentre tutti si allontanano impauriti e indossano le mascherine.

Tra i giovanissimi cantanti brillano come perle i due “arcinoti “ Don Bartolo di Alessandro Corbelli e il Don Basilio di Alex Esposito , spesso la regia si ferma su di loro e giustamente , siamo all’empireo dell’interpretazione.

Bravi i giovani Figaro di Andzrej Filònczck, Almaviva di  Rizul Gatin e una vivacissima Rosina Vasilisa Berzhanskaya , credo che molte “scoperte” le dobbiamo ad Alessio Vlad , attento e curioso direttore artistico che  non sbaglia mai le sue scelte.

Vanno citati anche Roberto Lorenzi come Fiorello e Patrizia Miccichè, Berta.

Bellissimi i costumi eleganti e d’epoca , il coinvolgimento di tutto il teatro  (verrebbe da dire Bravo! anche alle poltrone rosse), tutto è rigorosamente anti-Covid e tutto sfruttato ai fini musicali.

Il colpo di genio è la ragnatela che coinvolge tutto : la casa di Rosina e noi che restiamo legati nelle spire di questa pandemia dalla quale vorremmo uscire con quei liberatori colpi di cesoie finali .

Un proverbio toscano dice : il bisognino fa trottar la vecchia” , all’Opera di Roma hanno realizzato un massimo capolavoro nella costrizione più dura :

a dimostrazione che quando c’è la volontà e la cultura necessaria non c’è impedimento che tenga , penso che il Sovrintendente Fuortes debba essere molto orgoglioso del suo teatro e delle sue maestranze tutte.

SottoScala per tutti

E’ necessario partire da una premessa : questa non-Prima della Scala è un prodotto televisivo  RAI destinato al primo canale della Tv di stato , quello per intenderci che una volta si chiamava la rete ammiraglia.

Deve arrivare ovunque e catturare anche i non addetti alla lirica .

Mi domando :l’obbiettivo è stato raggiunto ? direi proprio di no perché questa specie di polpettone di arie legato a siparietti “ colti” e inframmezzato da balletti ( Bolle a parte) decisamente all’antica non ha coinvolto nessuno che non fosse già amante della lirica e in questo modo ha fallito il suo scopo primario.

Ho voluto resistere fino alla fine , ho sperato in un guizzo geniale ( visto mai che anche Livermore abbia una qualche idea nuova?) e invece niente , a parte il trionfalistico parlarsi addosso di chi crede che ancora la Scala sia quel faro culturale che un tempo fu…

Quasi tre ore , un bello spreco di voci , alcune preziose  ( Abdazakov , Tezier , Oropesa , Rebeka,e soprattutti Bernheim ) altri meno coinvolti emotivamente , qualche bella stecca preziosa di big , riscoprire Domingo tenore , ma vista l’età ormai si scorda che deve cantare da baritono e l’effetto è davvero straniante.

Velo pietoso sulle location , ripescaggi scenografici misteriosi ( Don Carlo ha preso il treno per la Russia?) , molto acqua su cui galleggiano cantanti imbarazzati dal poco spazio a disposizione , toilettes di lusso alle signore , pettinature un po’ meno . Lì forse hanno risparmiato parrucchiere.

Misteriosamente ci hanno privato di Wagner che però c’era per chi ascoltava in radio , forse hanno avuto paura che qualche vecchietto pensasse ancora al nazismo ? E’ da escludere perché quelli sono già morti quasi tutti nelle preziose Rsa nostrane.

Ma la Tv de noaltri aveva i suoi tempi televisivo , alle otto c’è il telegiornale e allora si tagli quello che piace di meno al melomane  medio italiano.

Non c’è gara ,nessun paragone impietoso , la cultura non è fatta per arrivare primi alla meta , questo sport non ci dovrebbe appartenere , ma un pensiero maligno in testa lo possiamo anche avere  : che Napoli e Roma abbiano fatto cose decisamente più egregie in questo momento difficile salta all’occhio , impietosamente.

Si rivaluta anche l’Otello di Firenze ed è tutto dire.

L’Opera , comunque

Che vocalmente la Cavalleria di Napoli sarebbe stata perfetta lo sapevamo tutti : grandi voci , la magia di un teatro bellissimo , ottimo direttore e coro , quello che non ci aspettavamo anche se lo temevo vista la strana formula di appoggiarsi a Facebook era il disastro della ripresa in low-motion , le scuse , la ripresa a rampazzo ….anche se gli stranieri  non lo capivano perché era un “live” alla napoletana  e le cose andassero così alla fratelli Marx.

Altri livelli di streaming ci vengono offerti da piattaforme molto più tecnologicamente collaudate ( vedi BSO ) , ma pazienza , speriamo che piano piano anche in Italia comincino a imparare come si fa .

Detto questo bisogna dire che ci sono diversi livelli e soprattutto diversissimi risultati.

Velo pietoso sull’Otello fiorentino : Binasco non ha un’dea al mondo di quello che sia un’opera lirica (eppure lo stimo come attore e regista teatrale) , non è colpa di Sartori se è così improbabile in presenza video ( può benissimo cantare a teatro , magari in forma di concerto e forse in ruoli meno fetish…).

Si salva la grande maestria di Metha , anche se il grande vecchio è stanco e il suo  Verdi lo si sente velato dalla melanconia e dalla fatica .

Comunque i teatri italiani ci hanno provato e questo è comunque un gran merito , se si pensa che in Francia è tutto fermo e in Inghilterra pure.

Mentre pesa sui nostri cuori , il mio poi è tanto vecchio da sentirmi ogni giorno miracolata se sono ancora qui, leggere come una ecatombe il numero di quelli che ci stanno lasciando ogni giorno: sono numeri biblici davvero.

Però una cosa mi sento di dirla ai nostri governanti ignoranti ( nel senso letterale che ignorano) perché con tutte le precauzioni e gli orari ridotti si possa entrare nei luoghi di culto ( sono una che va a Messa!) e non si considerino ugualmente luoghi di culto le sale di concerto e i teatri d’opera.

Esiste una cultura laica seria , la musica è una medicina per l’anima   e niente conforta di più che il sedersi in silenzio , ben distanziati e attenti  ad ascoltare un Corale di Bach o una sinfonia di Mozart.

Ma è chiaro che sto parlando una lingua ignota ai più e allora ringraziamo gli sforzi di chi comunque da lavoro ai pochi  musicisti chiamati , rischiando, a rasserenarci  mentre tristemente li sentiamo attraverso  schermo dei nostri pc.

Ci aspetta il concertone della Scala , privato del Nessun dorma di Jonas che ha dato forfait e  speriamo sia solo una costipazione invernale, grazie al satellite ci sono vari appuntamenti con lui , che resti in Germania che è meglio!

Chiudo sulla Cavalleria : in forma di concerto si apprezza la stringatezza e la genialità musicale di Mascagni , poi se il cast è davvero stellare c’è poco da dire di più, la risentiremo per questi giorni nei quali resta on line , sperando senza i disagi della simil-premiere.

MIMI!

Sul grido disperato di Rodolfo si è  chiuso , mentre piangevamo in tanti sparsi per il mondo l’ennesimo dono che il teatro di Stato della Baviera ha regalato a tutti noi chiuso nelle nostre tristi stanze prigionieri del Covid.

Con una strana non –regia di impatto straordinario è apparso come un nero sipario il cartellone dello streaming futuro lasciandoci defraudati di quel momento catartico che segue la fine di un’opera tanto conosciuta ed altrettanto amata  : non c’è stato sipario e applausi , siamo rimasti tutti fermi per un attimo con il nostro groppo alla gola  .

Poi ci siamo riversati sui social con l’emozione in cuore e fiumi di foto rubate allo schermo che avevamo davanti agli occhi .

Le foto rubate più belle mi sono arrivate da Vienna , le ho condivise più che potevo.

Una messinscena straordinariamente povera e fedele , con quel vuoto di folla al Caffè Momus che in qualche modo impreziosiva la prestazione dei protagonisti della storia.

Solo il cameriere muto con la mascherina ci ricordava la nostra condizione , le folle e i ragazzini li sentivamo dietro , nel buio che ci circonda tutti.

Ne ho viste tante di Bohème nella mia vita , molte frasi del libretto fanno parte del mio lessico e il “tutti qui sorridenti a Mimì” capita ogni volta che ci si sente contornati dagli affetti familiari.

Quando è che si comincia a piangere ? personalmente al terzo atto . a quella “stagion dei fiori” così straziante e così ricca di tristi presagi.

Un cast di tutto rispetto , come sempre capita a Monaco , certo che questo Rodolfo , poeta affamato e sconfitto dalla vita è l’ennesima grande prova del più grande tenore oggi sulla scena internazionale.

Canta Puccini senza fare del puccinismo , la voce sempre più sicura corre fluida sulle note , ma lui in realtà le parole le dice in maniera semplice , colloquiale , come se fosse naturale esprimersi, così ,semplicemente .

Incredibili le controscene : dopo la sua impeccabile “Gelida manina “ i primi piani rubati alla seppur bravissima Sorensen ce lo facevano vedere prima seduttore fintamente attento poi lentamente preso e alla fine emotivamente coinvolto . Da rivedere e da studiare , non è da tutti riuscire a tanto in pochi minuti. Poi un crescendo fino al tenerissimo finale accanto al letto di Mimi morente . Lo conosci Puccini , ti fa lo sgambetto più crudele e non bisogna neppure resistere , tanto si piange lo stesso.

Poi se ti trovi un Rodolfo così non c’è difesa , riesce a far sanguinare i cuori di chi ormai la scena la  sa a memoria tanto che appena avevo letto di questo prezioso programma aggiunto mi ero affrettata a comprami il biglietto , sapevo che sarebbe stato straordinario.

Poi le cose sono precipitate ma devo ammettere che questo prezioso streaming , che volendo si può anche rivedere tra un paio di giorni a pagamento resterà negli annali per la sua semplicità e per il suo forte impatto emotivo , a prescindere .

Mi pare doveroso citare tutti i cantanti : dalla già citata Mimi della Sorensen , bella e sicura nella voce e dolce nell’interpretazione , unico difetto :appartiene al gruppo delle cantanti giganti  ( mi è concesso di rimpiangere Maria Agresta , la mia Mimì preferita?) .

Ottimo Marcello Andeli Zhilikhowsky, come pure Shaunard di Sean Michel Plum e un encomio a Tarik Nazmi , il suo Colline è di tutto rispetto.

Musetta , con il valzer più straziante e più ironico scritto dal Nostro  è Miriam Mesak anche lei bravissima.

Un encomio particolare a Christian Rieger , un generico prezioso della BSO, qui Benoit : nel guardarlo me lo ricordavo ufficiale pontificio scendere la mano a indicare la fucilazione di Cavaradossi . Tanta opera gli è scorsa sotto i piedi!

Sicuro e attento anche Ashel Fish , un direttore di casa a Monaco , gli dobbiamo spesso direzioni attente e rispettose dei cantanti.

Per la cronaca : l’ultima volta che Kaufmann ha cantato Rodolfo fu a Salisburgo , un 4 agosto del 2012( lo ricordo perché è il mio compleanno) da dietro le quinte . Arrivato di corsa in soccorso di Bekzala afono dell’ultima ora : lui era corso da casa sua in macchina chiamato da Pereira , la Netrebko lo ebbe partner in voce mentre la sala vedeva il povero muto cantare da “pesce” in scena.

L’opera “streaminzita”

Un tempo , molti anni fa quando veniva annunciata la ripresa video di un evento musicale ne eravamo felici perché in qualche modo restava memoria di quello che avevamo apprezzato a teatro .

Era un po’ come fare le fotografie durante un viaggio , restavano nella memoria le cose che avevamo viste davvero.

Poi il mondo si è fermato , siamo tutti prigionieri di un microscopico male  che ha provocato lutti e dolore nel mondo intero .

Per noi che amiamo e vivevamo anche di musica e di teatro il mondo si è fermato in un fermo immagine ulteriore e difficilmente compreso da chi non avendo mai frequentati i teatri e le sale da concerto non può rendersi conto di quanto sia grande questo vuoto esistenziale per gli orfani dello spettacolo dal vivo.

In un primo momento la generosità e la politica promozionale dei teatri è servita a riempire questo buco doloroso , ma ormai l’autentica valanga di proposte on line è tale che ne provo quasi repulsione o per meglio dire una forma di nausea da indigestione di immagini.

Questo non vuol dire che ne rifugga , ovviamente c’è proposta e proposta e  non è che la visione di reperti lontani sia da rigettare , solo che spesso servono ad aumentare quel senso di tristezza e lontananza come  tutte le cose datate che ne provocano la memoria.

Però i prossimi giorni si preannunciano con qualche regalo , perlomeno per me : conto alla rovescia e finalmente vedrò qualcosa di speciale , anche se mi fa male pensare che avevo il biglietto , l’albergo e il volo …per Monaco . Ma il destino cinico e baro ha fatto sì che addirittura non ci siano più voli Lufthansa dall’aeroporto di Falconara e a pensarci bene non potrei arrivare neppure fin lì perché, guarda caso, il suddetto è addirittura in un comune limitrofo ma diverso dal mio .

Forse questa Bohème mi riconcilierà con gli streaming….

It’s Christmas!

Mi sono tolta la soddisfazione e con meno di venti euro mi sono levata la curiosità di giudicare personalmente il nuovo CD natalizio che tanto fa dibattere nei siti dedicati al troppo preso sul serio in questa occasione Jonas Kaufmann.

Partendo dall’assodato presupposto che si tratta di un disco commerciale , natalizio , forbescanente distribuito adesso in questo triste mondo dilaniato dalla pandemia del Covid oserei dire che a parziale discolpa del peccato originale bisogna convenire che il progetto era partito già prima del dramma attuale e che è fatto davvero nei ritagli di tempo . A questo proposito mi meraviglio che addirittura sia andato a Salisburgo a inciderne una parte , mentre cantava ( e come cantava !) Die toten Staadt a Monaco.

Poi un pezzo qua , un pezzo là , quest’estate era finito e con un paio di cartoline con la neve più finta che neanche a Hollywood negli anni cinquanta ecco il pacco dono in vendita .

Pare che vada benissimo nelle vendite e ancora il Natale deve arrivare , Chapeau.

Io me lo sono ascoltato con calma , un giorno di vento , bella raniccchiata sotto le coperte e stupore massimo  mi pace ! Soprattutto mi piace quel primo CD tutto tradizione tedesca , un profumo di freddo e di neve e di ricordi di montagna quando nei beati anni passati andavo la matttina presto a Messa nella piccola chiesa di Zuel.

C’è molto sacralità popolare nei canti che volutamente ho voluto ascoltare prima di leggere sia le note intelligenti del cantante e soprattutto  l‘origine e gli autori dei canti .Senza volerlo ogni tanto mi veniva in mente di pensare a Martin Lutero , a Hendel e anche a Bach , poi ho scoperto che , aldlà di alcuni arrangiamenti discutibili in realtà ci avevo azzeccato davvero.

Mi piacciono i pochi inserti con i cori infantili , mi piace la reiterazione dei versi , mi piace il fatto che si sgranano come il ricordo di una religiosità perduta .

Poi sono passata al secondo CD che mi piace molto meno e non perché ogni tanto si sbaglia gli accenti ( mica è Supermann! ) , mi piace meno perché tradisce la voglia di accontentare fette di mercato importanti , soprattutto quello americano dando  per scontato  che non è bravo come Bing Crosby  cosa che a me me importa davvero poco.

Ci sono brani notissimi che cantiamo anche dalle mie parti con banali traduzioni , alcune orribili come Astro del ciel  o Adeste fideles  massacrato all’arrangiamento .

Da italiana mi dispiace che ci sia solo una canzone ( chissà dove l’hanno pescata ) e ci manchi il solo canto di Natale che anche nel nostro paese del bel canto dove in realtà quasi nessuno canta in chiesa contrariamente a quanto avviene in tutti i paesi del Nord una carola antica ci sarebbe stata bene :si tratta di quel Tu vieni dalle stelle che invece stranamente riescono a   cantare tutti.

Non lo metterò in macchina dove resta saldamente inserito il magico Selige Stunde, questo è un gioco che non mi servirà a preparare biscotti né a creare atmosfera nelle cene minimaliste che dovrò replicare per riuscire a incontrare tutti i familiari , magari me lo risentirò nei lunghi giorni festivi , quando contro ogni buona volontà familiare finirò lo stesso per restare sola .

In fondo con la modica spesa che ho affrontato mi considero appagata e confermo che ne valeva la pena .

PS: se le note se le è scritte da solo conferma che evidentemente quel bambino che aveva vinto un  premio a otto anni una certa dote letteraria ce l’aveva già nelle sue corde.

Facciamo festa!

Mai amati i mercatini di Natale , anzi ho sempre cercato di evitarli e da quando anche in Italia sono cominciate a fiorire queste fiere importate dal Nord li ho trovati fastidiosamente inutili .

Ricordo i giri più lunghi che facevo a Monaco per evitare l’odore di salsiccia e il fastidio delle folle che sciamavano in Marienplatz , tra cui anche molti italiani arrivati in massa per l’occasione.

Poi quest’anno orrobile mi è successa una cosa strana : sono entrata in un negozio per un regalo di compleanno , un pensierino come si usa dire e ho visto la vetrina già addobbata con i carillon natalizi.

I pattinatori sul ghiaccio  , credo stiano lì da anni (e invenduti perché oggetto carissimo ), l’albero di Natale mignon rotante , anche un presepe carillon e  ad un tratto  mi sono sentita piena di allegria .

In cotanta miseria ….(cit ) mi è venuta una strana voglia di regali natalizi , forse una reazione naturale al grigiore che ci aspetta .

Sicuramente proprio per il gioco dei meccanismi contrari della mente mai come adesso mi è venuta voglia di fare regali , magari piccoli piccoli ,sicuramente inutili ,ma segnali di speranza e di gioia visto che di gioie ne avremo ben poche intorno alle nostre tavole rigorosamente ristrette.

Intanto mi sono regalata anche le arie natalizie del buon Jonas che con anticipo aveva ben pensato di inciderle addirittura lo scorso anno ( il..mercante che è in lui nel nome o più semplicemente la Sony cha fa indagini di mercato?) , certo è che per combattere quelle orribili sfere con spille , il logo Covid che tanto ci condiziona ,una piccola buona risposta potrà essere anche la ottimistica invasione di palle di Natale che di rottura di palle ne abbiamo già abbastanza comprese di angoscie , insonnie e problemi materiali diffusi con abbondanza .

Quindi contravvenendo ad ogni snobistico atteggiamento finora avuto nei confronti delle feste natalizie intese come fastidiosa routine da baypassare quest’anno con gioia mi attingerò a partire dall’otto dicembre a decorare la casa e a spendere qualche soldino per gli aborriti pacchettini inutili  evitati negli anni passati dando anche un minimo di ossigeno ai nostri commercianti disperati. 

Chiarimento

A questo punto occorre una mia precisazione : non è stato per un fatto personale che ho scritto quel pensierino che ha scatenato , e li ringrazio tutti , le reazioni indignate di tanti miei lettori e amici.

Il fatto è che mi ero stufata di leggere che ogni volta che capitava qualcosa ad una donna più o meno della mia età ( ma anche molto meno ) il pennivendolo di turno usava la deliziosa definizione : “nonnina” definizione che se un tempo poteva sembrare affettuosa allo stato attuale non risponde alla realtà della nostra vita .

Questo pensiero fa il paio con il fatto di non essere economicamente necessarie così caro al famigerato Toti e relega le persone ancora attive e utili ( vedo solo nonni a prendere i nipoti alla scuola primaria del quartiere) e ci mette invece in icone di pascoliana memoria : la vecchina con lo scialletto davanti al braciere , tenera e indifesa .

Poi la realtà è molto meno poetica , i vecchi , perché siamo vecchi davvero , ci sbattono nelle residenze per anziani quando diventiamo ingombranti nelle case sempre più piccole , salvo poi piangerci quando ce ne andiamo davvero , insalutati ospiti di una società impietosa e egoista.

Non era per un fatto personale che ho scritto il post , diciamo che era una difesa d’ufficio della categoria!

Già che ci sono approfitto anche per fare rilevare a chi scrive ( male ) gli articoli di cronaca che se una volta tanto qualche dottore si onora di andare ad assistere a domicilio chi ha bisogno non c’è bisogno di definirli “ una gentilissima dottoressa” perchè quella ha fatto semplicemente il suo dovere , visto che la medicina di base è sì penalizzata, ma ha fatto comodo a molti medici di trasformarsi in “ricettifici” via What’s up , dimenticando il loro ruolo primario che una volta era quello del medico condotto , quello che i pazienti li conosceva davvero e che si faceva anche il giro quotidiano per andare a trovare quelli malati che avevano bisogno anche di un conforto fisico , spesso più utile di tante prescrizioni specialistiche che attualmente sono tutti pronti a prescrivere , tanto così si ingolfano meglio le strutture pubbliche già intasate, anche senza la pandemia attuale.

Valeria e Emma Dante

A Jesi , orgogliosa e colta piccola città marchigiana nacque Valeria Moriconi , a Jesi le hanno pure intestato un piccolo teatro e ne  coltivano la memoria attraverso un premio prestigioso che la prima volta fu assegnato addirittura a Isabelle Hupper che venne qui distratta e imbronciata a ritirarlo.

Questa volta lo hanno dato a Emma Dante che agli inizi della sua carriera fu attrice giovane accanto a Valeria .

Il premio le fu consegnato a giugno , non so perché non ci andai , forse l’AMAT non me l’ha detto , certo che ieri , nel giorno del compleanno di Valeria quando hanno postato il lungo video della cerimonia ho avuto un tuffo al cuore .

Presentava Gilberto Santini,si sono avvicendati sul palco gli amici Cecchini e Filosa e io ho ricordato fra le tante occasioni di incontro con Valeria  la mia visita a casa sua , nella sua casa sulle Mura orientali , i tanti abbracci in camerino e una bella lettera che mi scrisse quando ambasciatrice AMAT ricucìvo i rapporti con il teatro stabile delle Marche. Mi disse : finchè ci saranno persone come e me e te il teatro non morirà.

Piansi tanto durante la camera ardente che nel caldo giugno del 2005 fu allestita nel suo Teatro Pergolesi , forse perché ero più fragile del solito per un altro mio personale pesantissimo lutto .

Ieri mentre ascoltavo Emma Dante  e pensavo  chissà se si ricorda di me , quell’appassionata eterna vice-presidente Amat che ne seguiva i suoi esordi strepitosi nei nostri preziosi teatri di tradizione .

Ha parlato con leggerezza anche del suo esordio nella lirica e ha nominato quella Carmen scaligera che mi fece scoprire due voci diventate così importanti nella mia vita : Jonas , già tanto affermato e Anita , la clamorosa rivelazione del duo Lissner- Baremboim.

Il premio Moriconi dato a Emma Dante è quanto di più giusto la città di Jesi poteva fare in questo momento di silenzio e di buio del mondo teatrale .

Tutto è spento , tutto tace : prosa e lirica accomunate dalle luci spente ovunque e assolutamante non rimpiazzabili dagli streaming che comincio a odiare : il teatro vive del suo rapporto vivo tra la scena e quel vuoto palpitante che sono gli spettatori .

Un po’ assurdamente a giugno ne parlavano come se il peggio fosse passato .Mettendolo in rete ieri se ne sentiva il peso doloroso , proprio da ieri nelle Marche non si va neppure da un comune all’altro.

di gilet e di sardine

La pandemia sembra avere cancellato tutta una serie di fenomeni politici che avevano caratterizzato il nostro passato recente .

Chi ricorda più dei Gilet Jaunes che scardinavano i fine settimana nelle città della Francia provocando danni clamorosi e paura tra i cittadini?

Chi ricorda le piazze piene del movimento delle Sardine che hanno scandito una rivolta di segno opposto ma ugualmente vistosa sulle piazze italiane lo scorso autunno e inverno?

Sembra che l’ansia e l’angoscia di una ben più grave emergenza abbiano annullato sia le proteste di destra che gli impegni fuori dalla poltica tradizionale nella sinistra.

Sono stati dei fermo-immagine a mio avviso solo rinviati nel momento dell’emergenza o dei fiumi carsici che riprenderanno appena le folle ritorneranno padrone delle piazze svuotate dalla paura del contingente ?

Non me la sento di analizzare con conoscenza approfondita il fenomeno francese che aveva sicuramente nella rabbia popolare un suo fondamento consolidato , mi piace di più parlare di quello che è successo in Italia e che sembra avere esaurito la sua spinta propulsiva , perlomeno a leggere i commenti degli analisti politici  italiani.

Le sardine avevano il loro punto di forza nello stare appunto stretti e compatti cone sardine sulle pubbliche piazze e questo oggi non si può fare , ma avevano , almeno nel loro nucleo centrale , soprattutto a Bologna , un’idea di fondo che non può essere scomparsa con la contingente realtà che vieta gli assembramenti.

C’era in quel movimento qualcosa di profondamente necessario         , difficilmente incanalabile nei binari stretti e obsoleti della sinistra italiana.

Sia a destra che a sinistra le idee camminano sempre attraverso le figure di leaders occasionali intorno ai quali si aggregano i tanti che specialmente adesso , al tempo dei social , trovano una spinta ad uscire dal proprio privato per riconoscersi .

I corsi e ricorsi storici ci dimostrano che a ogni manifestazione di carattere politico ne segue una altrettanto forte e contraria , in questo senso si capiscono anche le alternanze populiste in contrapposizione con le analoghe e forti istanze democratiche .

Una classe poltica intelligente dovrebbe avere la capacità di sintesi e di decodificazione dei segnali che vengono dalla  spinta di base .

Mai come adesso proprio quando si sono  perse le forti ideologie del secolo scorso si dovrebbero cogliere i segnali del pensiero fluido che caratterizza l’ondeggiare del consenso popolare , e questo avviene a ben guardare in tutta l’Europa.

Ne è dimostrazione inequivocabile lo spostamento veloce del voto popolare . Dopo un tempo lunghissimo in cui si misuravano gli spostamenti elettorali sulla base degli zero-virgola in questo nuovo millennio si scompare e si riappare con oscillazioni impensabili solo l‘altro ieri .

Spero che lo spirito primigenio delle sardine non si perda e che dal vasto mare delle promesse non mantenute queste idee e questi quattro bravi ragazzi riemergano per darci di nuovo un filo di speranza.

Un ricordo personale

Se ne è andata una cara amica , succede spesso quando si entra nei pesanti anni anagrafici , ma questa persona merita un ricordo particolare da parte mia.

Egle Gropallo Fazioli è stata la fondatrice del FAI nelle Marche , fu lei che con un piccolo gruppo ristretto di persone amiche raccolse l’invito di Giulia Maria Crespi e dette vita alla nostra delegazione regionale.

Persona garbata e discreta Egle aveva dalla sua una signorile tenacia e un garbo insospettabile dietro una facciata elegante e priva di ostentazione.

Generosamente  dette anche in comodato alla Pinacoteca di Ancona due suoi preziosi piccoli quadri di Alessandro Magnasco , preziose figure di scuola genovese.

Nella sua bella casa di Pietralacroce , dietro le vetrate si vedeva lontano il mare e dentro si respirava quell’aria raffinata di chi è abituato alla vita nel bello e nell’arte intese come guida nella vita.

Aveva studiato arte a Firenze e me lo raccontava con passione ricordando la sua gioventù fiorentina , lei che poi sposando il conte Rinaldo Fazioli era poi venuta nelle Marche di cui fu sempre testimone di silenziose raffinate scoperte .

Era un suo cruccio e di tutti noi che il FAI non avesse un suo bene nella nostra regione , ma qui cozzavamo sempre contro il fatto che i beni una volta acquisiti avremmo dovuto anche mantenerli e questa è sempre stata una regione povera di industriali generosi e di sponsor allettati altrove da ben altra risonanza.

Coinvolse nell’’avventura FAI anche mio marito che ne fu valido collaboratore nella sua veste di Capo delegazione della provincia di Ancona .

Eravamo anche un po’ parenti , anche se poi la vita che cambia con le nuove generazioni cambiò anche questa relazione familare .

Non cambiò mai invece l’amicizia e il piacere di vederci , sempre un po’ meno  da quando poi scelse di andare a Roma a chiudere la sua lunga vita.

Oggi , nel mio piccolo spazio in cui spesso racconto quello che succede nel mondo mi piace rientrare nel privato di un ricordo personale e salutare l’amica Egle , una raffinata nobile creatura che mi onorò della sua sincera e affettuosa amicizia.

Ingolato

Forse i miei manzoniani venticinque lettori ogni tanto aspettano le mie notarelle del blog.

Sempre più difficile trovare argomenti sicuri , che non diano adito a polemiche , anche se alla fine quello che mi era venuto voglia di commentare è stato un lapidario “ ingolato” scritto evidentemente da un esperta melomane sotto una recente esibizione di Kaufmann pubblicata da YouTube.

Certo ci sono notizie ben più rilevanti in giro per il mondo : la vittoria del duo Biden-Harris nonostante i balletti del negazionista Trump è di quelle che possono in qualche modo dare una sterzata alle vicende del mondo intero.

Anche più strepitosa l’ipotesi che Pfizer sia davvero vicina all’avere quasi pronto un vaccino , peraltro messo a punto in collaborazione con la società tedesca fondata da due figli di immigrati turchi .

Questo bicchiere mezzo pieno  meriterebbe che gli dedicassi molto più spazio in questo mio piccolo francobollo di pensieri.

Forse però sarà perché sono un’assidua lettrice di quotidiani  (la mia mattinata comincia con loro ) mi rendo conto che le penne prestigiose , i  commentatori illustri già scrivono abbondantemente sulle grandi vicende e che poco spazio resta a chi si diverte con i propri modesti mezzi a tenere vivo un canale che comunque si è stabilito da anni con  tanti  amici sparsi per li web.

Allora torno alla esperta che sulla Barcaccia trancia il suo secco giudizio sul più grande tenore del mondo e sembra aggiungere dopo quell’aggettivo tombale che evidentemente il mondo è pieno di inesperti , ignoranti e incolti ammiratori di un tenore che non merita tanto clamore intorno a se.

Dato per scontato che l’Ingolato non ha certo bisogno della mia difesa mi sono capitate proprio stamani due frammenti lirici che forse possono servire a spiegare il fenomeno sotto altri punti di vista .

Primo esempio : chissà da dove hanno trovato un pezzettino della famosa Traviata del Met del 2006 . L’arrivo di quell’Alfredo impetuoso accusatore della sciagurata che lo ha lasciato è da manuale dell’Actor Studio , qui non si canta soltanto , signora mia , si interpreta ed è davvero tutta un’altra cosa.

Secondo esempio : ascolto un seppur noto tenore cantare un’aria notissima e ci metto un’attimo a riconoscerla . Si tratta delle Fleur della Carmen e non è da me non riconoscere all’istante un’aria così nota.

Poi capisco che il seppur bravo e celebre tenore la canta con tutte le note a posto , ma non ci mette quell’ansia di sconfitta , quell’accettare la perdita di volontà , quel perdersi nel proprio destino che solo un grandissimo riesce a trasmettere con le stesse note .

Al quale si perdonano anche le arie natalizie sperando che prima o poi il BSO tiri fuori quel  DVD della Toten Stadt che sicuramente hanno in archivio , anche perchè ero presente la sera della registrazione.