Cronache di mezz’agosto

Chi aveva detto che saremo diventati più buoni dopo l’esperienza della quarantena?

Era una inutile speranza , anzi mi accorgo che le reazioni della gente sono generalmente molto più esasperate.

Nel cuore della notte mi ha svegliato un violento litigio tra quelli che ho ritenuto fossero ragazzi riuniti , in barba alle regole sugli assembramenti , per festeggiare qualche cosa .

Urla , oggetti che volavano , strilla di donne che cercavano ,peggiorando le cose, di richiamare all’ordine .

Sono rimasta mez’ora sul terrazzo a guardare le stelle d’agosto , quelle sì ancora tranquille nel cielo pieno di luci di questa estate calda , a rimpiangere le notti silenziose della primavera che abbiamo passato prigionieri ,ma arricchiti dal silenzio e dal tempo vuoto che ci è stato dato di godere.

Adesso solo gli scappamenti degli scooter infrangono la notte e le ruote delle macchine che sgommano verso la strada del monte.

Ho la nostalgia di quando avevo riscoperto il canto degli uccelli notturni , lo stormire le foglie e l’arrivo della bora quando arrivava improvvisa dal Nord e la coglievo ancora prima che arrivasse.

Al supermercato , la mattina alle otto, si è alzata la saracinesca e sono entrata :mi piace fare la spesa presto ,è l’eredità dei giorni in cui si doveva stare in coda fuori e avevo scoperto che arrivare per primi la coda era decisamente più corta .Entrando e prima di prendere il carrello ho preso dalla borsa la mascherina e mentre stavo per indossarla sono stata aggredita verbalmente e con una certa rabbia nella voce da un uomo che avevo dietro di me : non entri senza mascherina ! mi ha fiatato sul collo e io che che ero in procinto di mettermela l’ho guardato stupita : era livido e decisamente il suo  era uno sguardo cattivo .

Avevo sicuramente commesso la piccola infrazione di non averla messa “ prima “ di entrare , ma ho sorriso facendo notare al solertissimo guardiano della salute che stavo letteralmente facendo il mio dovere , ma evidementemente non gli è bastato il mio sorriso di scuse e mi ha seguito con lo sguardo torvo durante tutto il percorso in cui ho fatto la spesa .

E’ tornata la paura , specialmente negli anziani e questo però non impedirà ai medesimi di essere ad un tempo feroci guardiani della salute altrui e contemporaneamente lamentosi nostalgici  per le libertà perdute e per l’economia che non riprende .

Vedo con preoccupazione la ripresa della scuola nel mese di settembre , quando inoltre sarà più evidente la zampata della crisi con le saracinesche di negozi che non riapriranno , di ristoranti e pizzerie inesorabilmente chiusi per sempre.

Intanto il virus ha ripreso la sua corsa tra i vacanzieri di ritorno , purtoppo non abbiamo finito di penare.

La bella mugnaia

Sono tornata a rileggermi il blog del 21 luglio 2015 :lo avrei voluto intitolare : il bacio della vespa groupie…e mi riferivo al fatto che Kaufmann era entrato in scena con un po’ di ritardo perché , avendo bevuto prima di entrare in scena non si era accorto che sul collo della bottiglia c’era una vespa che lo aveva punto sul labbro .

Gonfio e dolorante aveva comunque attaccato a cantare : Die schöne Mullerin, e il boato finale , di quelli che arrivano dopo un silenzio da brivido credo lo avesse ricompensato dello sforzo fatto. 

Conoscevo già a memoria il ciclo inciso sei anni prima e forse la voce si era già leggermente incupita , ma quell’ora  era volata in una specie di incantesimo.

L’avevo raggiunto dopo lo spettacolo ( non mi ricordo bene quale strattagemma avessi studiato ) e nel chiedergli i titoli dei quattro stupendi bis mi aveva risposto che erano tutti di Schubert ,uno da Goethe e non si ricordava i titoli…uno parlava di Louise…

Curiosamente sono gli stessi bis che ha fatto a Grafenegg domenica scorsa , ho avuto la possibilità di seguire l’intero concerto sia dal vivo , grazie alle solite piattaforme a pagamento e poi di risentirlo con calma grazie alla generosità di una preziosa collaboratrice più informatizzata di me che lo ha addirittura condiviso.

Ebbene , ormai la voce calda è diventata un velluto scuro ,ma il racconto si è fatto più realistico , sembra che Kaumann invecchiando ( si fa per dire) acquisti in introspezione e coinvolgimento ogni anno di più .

Ormai non canta , racconta accompagnato dal quel miracolo al pianoforte che corrisponde al nome di Helmut Deutch , sono totalmente complementari , difficile a questo punto raccontare di uno senza pensare anche all’altro.

Ricordo che l’incisione l’aveva fatta un po’ prima di compiere quarant’anni e aveva detto che dopo sarebbe stato troppo tardi , io che quel ciclo lo conosco a memoria perchè lo avevo tenuto in macchina per mesi sì che me lo sentivo ogni volta che accendevo il motore , posso dire che ogni volta arrivando alla Ninnananna del ruscello ho sempre come un nodo alla gola eppure , nel tempo , l’ho anche sentito dal vivo più di una volta .

Ci sono persone benedette dalla grazia che regalano a noi poveri mortali momenti di perfezione e di questo non finirò mai di ringraziare abbastanza il maestro e l’allievo : un grazie ormai lungo decenni.

Pandemica tre

La mascherina la portano i vecchi  impauriti , quelli di mezza età se la mettono sottogola , con qualche variazione fantastica sul braccio a mo’ di bracciale.

I ragazzi non se la mettono proprio e se uscendo di casa qualche madre fastidiosa urla : la mascherina ! rispondono annoiati e fanno vedere una cosa informe e stropicciata che esce dalla tasca.

Poi questi ragazzi sono andati in vacanza e allora “liberi tutti “ tanto ormai la pandemia è finita!

Ma non è finita per niente , anzi come un serpente subdolo e strisciante si riaffaccia a colpire proprio i giovani , quelli che “ma va .. “quanto siete noiosi voi vecchi.

Non è una bella premessa per la ripresa scolastica , anche se i bambini e gli adolescenti sono molto più osservanti dei loro fratelli maggiori : l’ho verificato in famiglia , la risposta anarchica e assolutamente politicamente scorretta è in quella età in cui si dovrebbe diventare adulti e invece si crede di affermare la propria indipendenza con la disobbedienza civile e infatti lo si riscontra anche nell’orientamenro politico: comunque è una osservazione generica , non riguarda i miei nipoti che potrebbero offendersi perché questo discorso non li riguarda proprio!

 Ma un bello studio sociologico potrebbe aiutare anche gli spindoctor che influenzano le scelte elettorali; la butto là, potrebbe essere utile.

Una serata bellissima in un posto particolare e incantato ; tradizionalmente i proprietari della Torre di Portonovo riuniscono gli amici per Ferragosto , una tradizione consolidata e lieta , anche con le alterne vicende della vita che fanno la conta con le assenze e i ricordi.

Siamo in tanti , all’aperto : Io ostentatamente non mi levo la maschera , forse costringo qualcuno ad imitarmi per convenienza , pazienza .

Una vecchia amica , anche se è il Sindaco di Ancona non ce l’ha quando la fotografo , ma sta in un angolo , lontana dal cosiddetto assembramento .

E’ venuta una bella foto , i colori del tramonto sulla baia sono caravaggeschi , lo sperone del Trave sullo sfondo meritava l’inquadratura .

Domani i giornali non escono, anche il blog si prende una pausa.

Pandemica due

Ferragosto con studio approfondito sui social.

Vincono i riesumatori : tutti coloro e sono tanti che raccontano a se stessi e al mondo dove erano due , cinque o anche dieci anni prima.

E’ un modo consolatorio per riempire le proprie bacheche , sono ad un tempo nostalgici e ottimisti .

In fondo sperano solo che l’incubo finisca e si possa ritornare a vivere come un tempo.

Ci sono poi i viaggiatori che hanno ripiegato sulla vacanza  paesaggistica ; mai come quest’anno abbiamo visto una tale abbondanza di tramonti marini , montani , silvestri in generale .

Pare che il frequentarore abituale dei social si sia trasformato in un  talentuoso fotografo della natura.

Ultima categoria : i vacanzieri intelligenti ; ma sono pochi anche se le mostre e i musei sono aperti , ma si racconta di complicate prenotazioni che scoraggiano , onore al merito comunque per il loro testardo coraggio.

Allargando lo sguardo si sconfina nei cosiddetti leoni da tastiera ; quelli che non si fermano neanche col caldo umido e afoso di questa giornate che sarebbero vuote se non ci fossero loro : quelli che si buttano su qualunque argomento politico e sociale per sputare sentenze , promettere apocalissi e condannare sempre o comunque chi magari faticosamente cerca ( io non li  invidio di sicuro ) di tenere la barra dritta anche in questo caos di vita in cui siamo precipitati tutti.

Per complicare le cose poi in realtà le cifre relative ai contagi stanno risalendo : in Italia un po’ meno che nei paesi intorno a noi , ma il problema dei rientri dalle vacanze dei giovanissimi che comunque non si sono fermati fa sì che lo spettro di un nuovo stop a tante attività faticosamente riprese si ripresenti in tutta la drammatica possibilità di una brutta ricaduta autunnale.

Creano problemi anche le badanti tornanti dall’Est europeo e fanno salire le cifre dei contagi i migranti rinchiusi nei centri di accoglienza .

Oggi mi fermo qui , sulla mascherina “ alla sans façon “ ci torno domani , tanto non abbiamo molto altro da commentare .

Pandemica uno

Settimana di Ferragosto , effetto secondario della pandemia . 

Gli italiani non sono andati  in giro per il mondo , gli stranieri non sono venuti al mare dalle nostre parti e in quella che , pur essendo una perla naturale è la poco conosciuta riviera del Conero,  quest’anno è vicina al collasso per la presenza massiccia di turisti.

Sono italiani , sento soprattutto accenti del Nord Italia , rari , rarissimi gli stranieri , specialmente tedeschi che invece erano tradizionalmente presenti in queste Marche sconosciute ai più e che erano bellissime , nella loro bellezza appartata.

Sembra di stare in un vecchio film intitolato “l’ingorgo” . La strada provinciale del Conero è completamente intasata .

Per percorrere i dieci chilometri che separano casa mia dalla baia di Portonovo ci impiego più di mezz’ora quando normalmente ci metto dieci  minuti.

I ristoranti della baia  adesso lavorano a pieno ritmo e questo è positivo , anche se vi si è messo pure il maltempo e non è che la stagione sia stata totalmente  affollata , perlomeno fino alla fine di giugno.

Chi arriva da fuori è in costume , ma indossa la mascherina e fa un certo effetto osservare questi “ foresti” vederli timidamente avanzare sui duri sassi della baia con zaini e ombrelloni arrotolati sulla spalla in  cerca di spazi liberi , perché qui i posti sono pochi e gli indigeni , che poi saremmo noi , hanno tutti l’abbonamento da decenni e ben pocho spazio resta sulle bellissime e inospitali spiaggie alle pendici del Monte Conero per quei tantissimi che arrivano in cerca di pochi metri liberi su cui stendere i loro ascuigamani e appoggiare i loro borsoni da mare.

Sembra e in qualche modo lo è ,un segnale di ripresa ma credo che durerà poco , alla fine del Ferragosto tutto tornerà nella quiete di sempre e torneranno anche le lamentazioni per questa strana stagione balneare accorcita , dimezzata negli spazi , penalizzata dalle regole anti-Covid.

Intanto però ci arriva anche una nuova preoccupazione : al porto arrivano i traghetti che riportano a casa i ragazzi che comunque erano andati in Croazia e in Grecia , sciamano dalle navi , ahimè con pochi controlli allo sbarco e già sappiamo che alcuni di loro faranno risalire le statistiche dei positivi al virus .

L’incubo non è finito , le immagini della TV mostrano un mondo mascherato , come nella più banale filmografia catastrofico- avveniristica .

Infatti poi la notte si dorme poco e i sogni sono strani , assomigliano abbastanza alle immagini reali e non se ne sfugge.

Elektra

Dal festival di Salisburgo online : Elektra di Strauss Hofmannsthal.

La seguo volentieri perché è un’opera che amo molto e che conosco molto bene anche perché l’ho pure messa in scena in una versione ibrida mischiandola con dei versi di Sofocle insieme  ai ragazzi del  Centro Teatrale  che ormai non è più scolastico , ma quasi una compagnia amatoriale.

Ambientazione abbastanza confusa all’inizio e noto subito il tocco di Warlikowsky , regista che decisamente mi crea qualche problema ,

certe volte mi piace , ma più spesso anche no.

I costumi , decisamente e volutamente brutti sono della stessa collaboratrice del regista di cui avevo notato la cura per rendere sgraziate le donne  in scena e penso a Sonya Yoncheva infagottata nei vestiti del Don Carlos di Parigi.

Si chiama Malgorzata Szczèsniak e anche qui non scherza . La povera Clitemnestra ha un vestito talmente brutto che verrebbe voglia di levarglielo per protesta .

Elektra col vestitino buono da brava bambina di organza corredato di golfino rosso fa quasi altrettanto schifo , ma poi arriva Crisotemide e addosso a Asmik Grigorian qualunque cosa diventa perfetta .

Perché  è lei che è perfetta e infatti ruba letteralmente la scena alla povera protagonista che sgrana tanto gli occhi nei primi piani televisivi ma non mi trasmette per niente quel brivido che risuona in quel famoso Agamennon che si ripete angoscioso nel cuore degli spettatori.

Nostalgia di Evelin Herlitzius e di Patrik Chereau, tutta un’altra storia , ahimè.

Ovviamente il povero Oreste ha il golfino finto maglione da sci , variazione sul tema del golf da tennis di Don Carlos, si salvano il fantasma di Agamennone , il cappotto con bavero rialzato è un must inossidabile e le figure di contorno variamemte mascherate e  finale tocco di classe Egisto in simlblazer.

So benissimo che non si giudica uno spettacolo con il metro che ho fin qui adottato e so che dovrei parlare di Weltzer Möst , dellì’orchestra , del coro e delle scene .

Ma dato che non viaggio , dato che mi devo accontentare di quello che mi regala ARTE mi permetto queste divagazioni sul tema , tanto che nessuno leggerà il mio blog pensando ad una critica musicale.

Questa volta per la sono presa con la costumista.

Libano

Regardez les jolies poitrines ci diceva sorridendo il nostro anfitrione , un armatore libanese , mentre ci mostrava le Bluebell vestite di piume del Casino du Liban in una Beiruth così lontana nei miei ricordi da sembrare un sogno .

Poi Il grande albergo Saint Giorge che sembrava il set di un film di spie anni trenta ; lo rividi poi davvero in un film , quale “quartiergenerale” della stampa durante una delle tante pellicole girate in quel paese bellissimo e martoriato da tante guerre .

Poi ancora la gita ai Cedri e la magica Balbek, questo era il Libano che ricordavo .

Poi fu il paese di uno stupendo film Walzer con Bashir che raccontava , visto da un soldato israeliano, l’assasinio di un capo di Stato : Bashir Gemayel ,in  uno strano film di animazione che però finiva con le atroci immagini documentaristiche della strage di Sabra e Shatila.

Una di terra piena di storia , in cui si contavano abitanti di sei religioni , in cui si parlava francese e arabo , ma un arabo-libanese molto particolare , quasi a ribadire la loro lontana discendenza diversa .

Loro erano i Fenici , quelli che per primi traversavano il Mediterraneo trafficando con le merci  delle varie civiltà che li circondavano.

Ripensavo tutto questo guardando le immagini di distruzione del porto di quella che fu una affascinante città mediorentale, prima che l’OLP e gli Hezbollah ne facessero un  teatro di guerra e prima che anche Israele ne facesse preda  con quella operazione chiamata  “pace in Galilea” che di pace aveva veramente poco.

Sono sempre atroci le immagini di devastazione che sconvolgono le città , ma mi hanno fatto tenerezza i ragazzi che già il giorno dopo della strage avevano in mano le scope per spazzare via i detriti dalle strade violentate .

Il presidente Macron è coso per primo , per forza , il Libano è stato un protettorato francese storico , ma credo che da questo massacro finale forse il paese corrotto e sfinito da una classe politica indegna , possa alzare la testa liberandosi dalle troppe ingerenze che lo hanno devastato .

C’è tanta storia in quella striscia di terra da meritare un minimo di riscatto.

Vuoto programmatico

Classico contraccolpo dopo la due giorni di Napoli , con la differenza che non ho prospettive di viaggio per un paio di mesi, perlomeno.

Mi succede sempre , dopo che ho avuto delle belle emozioni mi sento un po’ svuotata anche se  in passato mi consolavo pensando ai programmi futuri.

Purtoppo con questa pandemia ancora così presente in giro per il mondo non vedo molte occasioni  sicure per prenotarmi spettacoli e soprattutto per viaggiare con la disinvoltuta di un tempo.

Invidio quei pochi e rari amici di cui leggo con sottile invidia i loro progetti . 

Personalmente , anche perchè con la diminuzione dei posti è sempre più caro e più difficile trovare biglietti ( ammesso che ne valga la pena ) mi reimmergo nelle benemerite tv, quelle serie come ARTE, che trasmettono  le opere  da Salisburgo , il resto vale poco .

La tv italiana  e anche SKY quando trasmettono opere e concerti  spesso si tratta di repliche di cose già viste , ascoltate , metabolizzate e anche rifiutate  se si tratta di archeologia televisiva.

Se poi nel lamentarmi penso allo sguardo triste dei musicisti che ho incontrato , tutti sospesi in attesa di una ripresa che non è sicuro sia a breve , tutti con interrogativo sul proprio futuro , se si escludono pochi , pochissimi big che comunque se la caveranno il resto è veramente incerto e problematico per molti  cantanti, mi vergogno quasi per le mie lamentazioni . Per loro i problemi sono davvero molto più seri.

Aggiungiamo anche , come ha detto sorridendo JK in una intervista , che il pubblico operistico ha pure mediamente ..una certa età, non mi pare che ci saranno rosee prospettive in futuro.

Dobbiamo per forza sperare nella scienza , cioè in questo fantomatico vaccino , ammesso che che sia davvero possibile averlo prima che per molti sia troppo tardi. 

ça vas sans dire ..io mi vaccinerò di sicuro!

Cronache napoletane , due

“Già i sacerdotoi adunasi “ comincia a cantare Luisa a colazione e io le faccio eco tutto il giorno,anche davanti alla bellissima mozzarella di bufala campana che mi concedo quando  la mia amica si regala la sua classicissima pizza Margherita in famosa pizzeria nella quale , in tempi normali devi avere una forte raccomandazione per entrare.

E i sacerdoti seguitano ad adunarsi quando con grande piacere e attraversando i pochi metri che ci separano da Piazza Plebiscito facciamo scorta ad una meravigliosa Maria come due zie orgogliose , anche perché abitiamo nello stesso residence.

Lei stasera è spettatrice , ma Lissner quando la vede non se la lascia sfuggire e le dà pure un grande abbraccio con bacio a favore di foto .

Parterre des Roi , in piazza –teatro c’è il pienone , c’è anche l’attesa dei grandi eventi , anche se molti si sono già goduti la prima di questa Aida stratosferica .

Che dire ? comincerò dalla musica e da Giuseppe Verdi che questo must lo scrisse nel fulgore della carriera e che rimase appiccicato all’Egitto e al Canale di Suez , perlomeno per me che arrivando tanti anni fa per la prima volta a Tebe mi venne da esclamare :effetto Aida.

Invece Aida è una grande musica di un grande dramma intimo , ma per capirlo ci vuole un grande direttore e questo lo avevo capito poi già tanti anni dopo.

Michele Mariotti la dirige alla grande e diventano preziose sotto la sua bacchetta anche le danze e le pagine più trionfali ; ha un gesto molto elegante come molto preziosa diventa tutta la sua direzione.

Aida è Anna Pirozzi e mi fa tenerezza il suo : ce la metterò tutta , quando l’ho salutata in piazza prima dell’entrata in scena .

Ce la mette tutta davvero , con la sua stupenda grande voce che si dispiega sicura , niente affatto intimidita da cotanto senno che la circonda.

L’Amneris di Anita ha una potenza di fuoco da sbalordire , bellissima e davvero regale nella sua bianca veste è quella principessa offesa del suo intimo , una belva ferita e una dolente creatura sconfitta nella sua invocazione finale.

Ottimo l’Amonasro di Claudio Sgura , l’unico che non dà neppure uno sguardo allo spartito davanti ,l’opera è data in forma di concerto , ma senza i palmizi e i negretti saltellanti si riescono a sentite meglio anche tutte le tensioni umane che la grande musica verdiana regala ai suoi personaggi rendendoli più reali del reale.

Lascio volutamente per ultimo il divo per eccellenza , per cui sono qui le schiere di adoranti ancelle , anche quelle indigene che se lo mangiano con gli occhi.

Il suo Radames rovescia tutte le impostazioni scontate del guerriero senza spessore  . E’ un uomo innamorato e sprovveduto che si riscatta con la dignità che il ruolo di comandante richiede e che il destino gli aveva concesso.

Il solito eroe sconfitto , è la sua cifra stilistica più vera e che lui  interpreta con  suo stile inconfondibile calandosi nel ruolo .

Stasera ha rinunciato alla giacca e ha fatto bene , probabilmente si è anche accordato con Sgura , ma i due uomini non hanno bisogno di altro che la voce per essere quello che i loro personaggi richiedono.

Tra le due rivali che se lo contendono quest’uomo indifeso riesce pure a dimostrarsi in tutta la gamma espressiva che il ruolo richiede : è fiero , innamorato , orgoglioso , ribelle fino al gesto uscendo di scena nel duettone con Amneris.

Infine è l’uomo sconfitto ( e tanto tanto sudato! ) quando la fatal pietra sopra lui si chiude , portandosi dietro la sua  adorata schiava Aida e non riescono neppure i mortaretti napoletani infernali a distrarci e a distrarlo nella stupenda scena finale con coro e Amneris invocante pietà.

Dopo spettcolo avevo una mission : aiutata da Maria cerco di avvicinarmi a Jonas e ci riesco : ho da dargli una foto con dedica , fatta a Londra alla fine del Fidelio il fatale 3 marzo, quando per me e poi dopo anche per lui calammo tutti nel baratro del Covid 19.

Avrei voluto che ci facesse sopra una delle sue classiche risate ma non avevo fatto il conto con le vestali che lo attorniavano gelose e soprattutto non avevo pensato che ben difficilmente avrei catturato una sua classica risata a trentadue denti  con indosso  la mascherina.

Alllora ho ripiegato sul programma di riserva e rifendendo la folla gli ho chiesto di farci il serfie d’ordinanza : quello gentilissimo me l’ha fatto , così io potrò dare seguito al mio ultimo piccolo libro con una seconda edizione riveduta e corretta.

Prima di andare via dal retropalco gremito la futura sposa che pare avesse anche trovato le scarpe per le nozze mi ha regalato i suoi confetti, auguri Roberta , spero proprio di ritrovarti presto a Napoli , magari anche con la borsa cocomero di Annuska!

La cenetta a tre in camera con Maria e Luisa dopo la spasmodica ricerca di un qualunque locale aperto a quell’ora e poi trovato a pochi metri dal nostro Hotel gestito da due gentilissimi giovani che stavano per chiudere , un take away perfetto, ha coronato la stupenda giornata .

Maria in pigiamino è ancora più bella e più ragazzina , ci facciamo quattro chiacchiere notturne e il cibo si è rivelato pure buono.

Per tutto il resto , come direbbe la pubblicità , c’è mastercard.

Cronache napoletane . primo giorno

Arriviamo in una pentola bollente , già fuori della stazione sembra di stare in una capsula arroventata.

Il taxi propone una scelta fra due  tariffe : molto fantasioso , scegliamo quella che ci sembra più tranquilla.

Motorini che schizzano da tutte le parti , confusione , vita.

Dopo mesi di atmosfera ridotta (ancora dalle mie parti si fa la fila uno per volta per entrare nei negozi) qui sembra che il Covid sia una delle tante ipotesi da interpretare , se non fosse che qualcuno porta la mascherina e che molti negozi , soprattutto le pizzerie e i ristoranti sono molto “ chiusi per ferie”.

Mancano vistosamente i turisti stranieri ,ma Napoli ha tutti i suoi colori , i suoi rumori , il suo caos festoso.

Delizioso residence in un antico palazzo nel centro storico , gestito con garbo da giovani ragazze premurose e gentili.

La prima gioia : il caffè scecherato al Gambrinus , inimitabile.

Il primo incontro è con Anita che si mangia un bel gelato , oggi non canta e ci propone di raggiungerla dopo il concerto , ma noi abbiamo già altri impegni.

Al mio complimento per il bellissimo vestito bianco che ha già indossato anche ad Atene mi dice che è stato Otari a pensarlo , evidentemente il ragazzo ha davvero tante doti , anche quella di essere uno stilista per caso.

Piazza Plebiscito si rivela una sede stupenda scenograficamente , l’emozione di rivivivere la musica dal vivo , i saluti con amici venuti da lontano , come sembra irreale quello che in realtà stiamo ancora vivendo.

Passano ben cinque aerei sulle nostre teste , siamo evidentemente proprio in rotta aeroportuale  ma lo li ho contati solo per la cronaca , in realtà Beethoven li batte e noi ascoltiamo la nostra musica ignorandoli bellamente .

Quando ill tramonto scolora nella notte il Maestro Jurai Valchuha alza la bacchetta e le note della Nona si diffondono nei nostri cuori,.

Arrivano i solisti : Maria bellissima come sempre con strepitoso nuovo abito azzurro , la sinfonia è come sempre troppo breve , i cantanti sono tutti italiani, bella scelta : oltre a Maria Agresta, Daniela Barcellona , Antonio Poli e  Roberto Tagliavini.

Cantano ovviamente l’Ode alla gioia di Schiller , raro non avere tedeschi a cantare.

Lo dico a Lissner e mi complimento con lui , ha privilegiato l’italiano anche nella bella conferenza stampa di presentazione dell’evento sul palcoscenico del San Carlo e non è una scelta casuale .

Me lo conferma sorridendo. La sua avventura napoletana nasce con una ben precisa impostazione culturale , a vedere l’inizio la considero una bella scelta vincente.

Il dopo teatro ci porta in una bellissima casa in un palazzo con vista sul golfo, siamo in alto e dal quinto piano la visione della luna sul “mare che luccica” vale la foto della mia fida compagna che poi ho condiviso sul mio diario.

La padrona di casa , gentilissima cura le relazioni stampa per Lissner è attenta e fa bene il suo lavoro  passando fra gli ospiti del buffet elegante sul terrazzo .

Incontro la cordiale signora proprietaria di un famoso albergo di Sorrento che mi invita a tornarci, oltre alla suite Caruso adesso c’è anche la suite Dalla.

Maria che aveva detto di volerci stare poco,poco , sorridente si arrende sul divano ( c’è chi ne ha contati sette nel salone!) .

Persone affabili , funzionarie del teatro tra cui una futura presto sposa che ha il solo cruccio di non avere ancora trovato le scarpe per la cerimonia.

Ce ne andiamo a malincuore , in piazza Trieste e Trento passeggia accaldato Michele Mariotti con amici , si era fatto la Nona in punta di sedia , lo avevo visto attento in maniera commovente.

Io crollo rientrando suggestivamente nel cortile storico dalla piccola porticina che si apre nel grande portone .

Alzando gli occhi su una targa all’angolo della strada avevo letto che alle fine del 700 in quel palazzo ci aveva abitato l’ambasciatore russo a Napoli , non si è capitali per caso.

La mattina poi ,passeggiando in Via Partenope ,avevo visto per terra ( ce ne sono diversi sparsi sui marciapiedi ) dei riquadri di vernice che recitano Apettami qui . Napoli è tutta un programma.

Siamo tutti europei

Oggi fa molto caldo , sono i giorni classici del segno del Leone , che sarebbe poi in realtà anche il mio segno , se non fosse che invecchiando sarebbe più saggio rifugiarsi in collina in certe giornate di calura.

Il caldo però non mi impedisce di pensare  e anche di riflettere su alcuni atteggiamenti diversi che ancora mi colpiscono nei diversi comportamenti di quelli che tutti insieme dovremmo definirci europei .

Per questo mi ha colpito una pubblicità su un giornale tedesco che reclamizza l’apprendimento veloce dell’italiano .

Non ci avrei mai creduto  e invece quell’amore per il paese dove gohetianamente “ fioriscono i limoni” fa sì che si possa leggere una pubblicità del genere su un giornale a tiratura popolare in Baviera .

Mi sono allora ricordata la frase “ I tedeschi ci amano ,ma non ci stimano mentre noi stimiamo i tedeschi ma non li amiamo.”

Forse , ma può essere solo una mia personalissima opinione , in questo senso sono sicura che l’essere tutti europei ci ha davvero avvicinati.

Diverso invece il discorso con i cosiddetti cugini d’Oltralpe , forse la strada è ancora lunga se si coglie spesso un certo atteggiamento di larvata superiorità nei nostri confronti , ma forse la colpa è delle regine medicee che li hanno dominati nei secoli passati , forse dei cardinali , forse dei pittori e dei musici che hanno brillato alle loro corti e forse anche un po’ di Napoleone , un corso che aveva il vizio della grandeur e una mamma toscana.

Capita così che a Napoli ci sia ancora un po’ troppa confusione , come se a Marsiglia regnasse una calma nordica, forse direttori d’orchestra italiani che dirigono al Met dove cantano anche cantanti italiane siano meno considerati per i raffinati gusti parigini. 

Pensare che ai miei tempi , davanti alla scelta giovanile dove andare in gita premio io abbia scelto Parigi , era la mia città del sogno e lo è rimasta tuttora , quando oramai i giovani il francese non lo studiano neppure più a scuola e le loro mete agognate sono Berlino e la Spagna ( e anche la perfida Albione che però dall’Europa si è sganciata e già ci piange).

Mia cara Europa , quanta strada dovrai ancora fare per levare la polvere del tempo dalle nostre impolverate incrostazioni!

Riflessione

Chissà perché , ma mentre ero in attesa che il Maestro alzasse la bacchetta in quel di Macerata per ascoltare dopo tanti mesi finalmente un’opera dal vivo mi è venuto in mente dove invece avrei dovuto essere in questi stessi giorni se…

…Monaco : Die tote Stadt, i Meistersinger e poi una bellissima trasferta in Spagna , per la prima volta a Peralada .

Tutto cancellato , ma mi è andata molto bene perlomeno finora : sono a casa mia e tra i miei cari c’è stato un solo lutto , ma era davvero tanto vecchio.

Però non ho potuto partecipare al funerale di un caro amico e so che alcune persone che hanno avuto il Covid ancora non stanno affatto bene.

Ho la fortuna , o direi che è opera del caso, di abitare in una parte d’Italia minimamente toccata dalla pandemia anche se qualcuno di casa è rimasto bloccato a Milano i lunghi mesi del lockdown .

Eppure proprio adesso sembra cadermi addosso tutto quello che ho cercato di evitare fino a ora.

Cerco di ragionare sapendo che la storia dell’umanità è stata attraversata da pestilenze e pandemie ma questa volta mi pare che il segno duro del cambio delle nostre vite sia più violento perché eravamo arrivati alla fine di un ciclo di benessere così grande e al contempo così drammaticamente pericoloso che questa fine in qualche modo ce la stavamo meritando davvero.

I cretini , più o meno negazionisti , non hanno capito  che stavolta non ci sarà possibile tornare indietro , con grande serenità i medici seri ci dicono che ci dobbiamo abituare a convivere con questi valori relativamente minimi di contagi e che quindi dobbiamo dimenticare tante cose sbagliate che facevano parte del nostro quotidiano probabilmente per molti anni a venire.

Mi riguarderà relativamente , penso però alle giovani generazioni : un pianeta avvelenato è quello che lasciamo loro in eredità , un benessere troppo diffuso che non potranno più vivere e per molti la fatica del lavoro sarà di nuovo da scoprire .

Lo faranno in quel meltig-pot che sarà la prospettiva futura della convivenza tra le diverse razze e questo potrà provocare disordini e tragedie , già se ne vedono i segni ovunque nel mondo stia arrivando questa onda di  paura.

Solo nella maggiore conoscenza , in un nuovo ordine culturale si potrà trovare la linea di difesa che porti ad annullare gli effetti nefasti del contingente .

Tutto questo ho pensato nei pochi minuti nei quali aspettavo di riprovare la gioia profonda che mi ha regalato per anni la libertà di correre per il mondo ad ascoltare la buona musica .

Un lampo di pessimismo , poi è arrivato il genio di Mozart  e la mia mente si è abbandonata alla serenità legata ad un passato che comunque resta nella mia memoria e che nessun Covid potrà  mai cancellare.