Kammeroper alla Mole 3

Credo che nessuno avrebbe scommesso un pienone ad Ancona nel cortile della Mole Vanvitelliana per una cantata barocca del 1725.

Invece è successo , a dimostrazione che se al pubblico si danno occasioni di alto livello culturale anche una disattenta città di provincia reagisce con entusiamo – 
L’occasione era comunque ghiotta : Marc’Antonio e Cleopatra , serenata a due voci , musica di Johann Adolf Hasse , detto il Sassone , composta a Napoli in onore del genetliaco della Kaiserina Elisabeth Christine di Braunschweigen-Wollfenbüttel , la quale se ne stava a Vienna , ma nel vicereato asburgico di Napoli era comunque prassi festeggiare con canti , rinfreschi e fuochi a mare.

Il tema ,sviluppato a due voci affronta il “che fare?” dei due amanti sconfitti dopo la battaglia di Azio . Onore e gloria, finale tragico con coda trionfale in omaggio alla Kaiserina lontana , come d’uso al tempo.

Musica barocchissima , impreziosita dalla raffinata esecuzione su strumenti d’epoca eseguita dall’Accademia Bizantina con  la mirabile direzione di Ottavio Dantone al clavicembalo , la mise en espace dell’infaticabile Vincenzo De Vivo , luci, costumi  e minima scenografia di Lucio Diana.

Risultato elegantemente perfetto.

Le due voci di altissimo livello ; due giovanissime francesi : Sophie Rennet , Cleopatra e Delphine Galou , Marc’Antonio .

A suo tempo per la delizia e il divertimento dell’oggi dovremmo ricordare che Cleopatra fu lo strepitoso Carlo Broschi detto Farinelli e Marc’Antonio un contralto fiorentino Vittoria Tesi detta la Moretta , figlia di un lacchè africano del Granduca di Toscana .

Qust’intreccio “gender” : lei nella parte di lui , lui nella parte di lei era prassi normale all’epoca e oggi per ritrovarne la vocalità abbiamo bisogno delle voci educate al barocco che abbondano specialmente nei paesi d’Oltralpe.

E’ finita , con successo questa piccolissima stagione musicale anconitana , in tempo di Civid è stato già un miracolo.

Il prossimo anno dovremmo ricominciare con la cosiddetta stagione lirica, magrissima di titoli per i soliti annosi problemi economici quando non  è riconosciuti neppure come teatro di tradizione, ma sarà comunque un miracolo realizzarla.

Resta comunque l’indicazione che uno spazio prezioso come il cortile con il Tempietto vanvitelliano della Mole è uno spazio alternativo anche per incursioni in ambito culturale di alto livello.

Selige Stunde

Si ha la sensazione di sedersi su quelle poltroncine dell’Bayerischstaatsoper allineate intorno al Bösendorfer di Kaufmann , in quella sala da musica casalinga che abbiamo imparato a conoscere in questi lunghi mesi di astinenza musicale .

Il suono ovattato del pianoforte  tanto diverso dallo Steinway su cui Deutch suona normalmente fa si che questa registazione così familiare e intima sia davvero dedicata a tutti coloro che riconoscono tutti gli zugabe dei tanti concerti a cui abbiamo partecipato.

L’ordine casuale dei pezzi , la dolcezza che comunque accompagna le scelte più note insieme  alle scoperte preziose di brani che non avevamo mai sentiti ci porta verso un mondo di ricordi personali del duo maestro -allievo così accentuato in questa registrazione che risente decisamente di un tono intimo e che ad un orecchio abituato alle perfezioni di altre registrazioni in studio suona in certi momenti addirittura strana.

Siamo dietro la porta a origliare e diventa divertente sapere in che modo si è arrivati a questa selezione così personale e così diversa da tutto quello a cui ci aveva abituato Kaufmann nella preziosità delle sue registrazioni.

Un disco minore ? forse si ma non per questo  sarà meno amato da tutti coloro che la voce del tenore così diversa da ogni altra ( piaccia o no la sua personalissima emisione vocale ) fa sì che appena la si sente ,  magari in una trasmissione radio colta di notte,  si abbia come un tuffo al cuore.

Se poi dovessi dire quello che ho amato di più è stata la scoperta di quel Beethoven a me sconosciuto di Adelaìda con quello strano sposamento di accento in tedesco che rende anche più ottocentesco l’italiano Adelàide.

Si va avanti e  indietro nel tempo in questo ascolto basato sui gusti personali nato durante uno strano periodo di silenzio dei teatri nel quale sembra addirittura prevalere il risorgere delle memorie.

Un tempo staccato , un tempo fermato . Di questo CD ci rimarrà una strana impressione , quella del mondo sospeso nel quale abbiamo vissuto tutti  che ancora tarda a ritornare come era  . 

Sembra  così lontano tanto che le romantiche musiche ottocentesche diventano stranamente ancora più vicine alle nostre tristi sensazioni di oggi.

Kammeroper alla Mole -2

Con la seconda serata si fa un salto musicale , anzi se ne fanno due perché l’operetta Pepito di Hoffenbach , originariamente ambientata nel tempo in cui fu scritta con una capriola ed è spostata negli anni venti del secolo scorso quando un’epidemia , la spagnola appunto ,dilagava in tutto il mondo.

L’elegante spiegazione viene enunciata da un grande mattatore che  interpreta il ruolo di Vertigo ,  tuttofare paesano che nell’intepretazione di un abilissimo baritono e ecletticco uomo di teatro  :Alfonso Antoniozzi riempie lo spettacolo della sua mimica e della sua verve.

La storiellina  , curiosamente il Pepito del titolo  non sarà mai in scena , ricalca quel tipico sgambetto dell’operetta classica nello spirito parigino della metà del diciannovesimo secolo .

La esile vicenda che ricalca un vaudeville di Eugène Scribe è ambientata in un paesino della Navarra  secondo  il gusto spagnoleggiante del tempo e vede in scena tre personaggi : Manuelita , innamorata di Pepito soldato assente e padrona di una locanda dall’ovvio nome di Speranza , Vertigo anziano padrone della locanda concorrente  Al coccodrillo e innamorato.. senza speranza della locandiera diirimpettaia.

Al duo si aggiunge Miguel , anche lui soldato di ritorno al paesello e subito innamorato della antica compagna di giochi.

Et volia , les jeux sont fates con finale a sorpresa : Pepito il protagonista assente scrive all’amico Miguel di avere trovato il vero amore e di essersi addirittura nel frattempo sposato.

Delusione momentanea di Manuelita che troverà però subito consolazione tra le bracccia del nuovo amore Miguel e sberleffo finale per il povero Vertigo che aveva sperato in un lieto fine a suo favore.

Allietato dalle arie di un Hoffenbach , grande maestro dell’operetta che sapeva incantare con le sue arie orecchiabili il pubblico parigino ,la esile storiella corre veloce , anche se la preziosa versione ritmica italiana a cura dell’eccelso De Vivo forse leva qualcosa al ritmo musicale tipicamente francese della musica.

Bravissimi e perfetti i due giovani nei rispettivi ruoli ,Maria Sarayan  già altrimenti apprezzata sul palcoscenico delle Muse e Pierluigi D’Aloia .

Del grande Antoniozzi ho già detto , curiosamente molti anni fa nel Cantiere d’Arte di Montepulciano aveva giovanissimo già intepretato lo stesso ruolo nella stessa versione italiana , sicuramente già con la stessa verve qui dimostrata.

Ottima l’orchestra sinfonica Rossini alle prese con chitarra e nacchere diretta con slancio e garbo dal maestro Marco Guidarini.

Kammeroper alla Mole- 1

Nello stupendo cortile della Mole Vanvitelliana, in una freddissima serata di inizio settembre si è inaugurato un piccolo festival , gioiello dovuto alla fervida fantasia di un colto e raffinato Direttore artistico : Vincenzo De Vivo.

Quello che il geniale uomo ha pensato e che è riuscito a realizzare è un percorso scandito attraverso tre momenti musicali cameristici  molto diversi fra loro.

La prima sera abbiamo avuto la gioia , perchè è vera gioia ascoltare un grande cantante quale è Alessandro Corbelli esibirsi in una cantata buffa di Domenico Cimarosa dal curioso titolo Il Maestro di Cappella .

Questo ..maestro , coadiuvato da una orchestra veramente notevole ci ha raccontato questa satira relativa ai capricci del direttore “ maldestro e ignorante , autoreferenziale e capriccioso” come ci raccontano le gustose note di accompagnamento al programma.             .

Le interessanti note ci spiegano inoltre che il genere era in  gran voga alla fine del Settecento e che addirittura aveva avuto una enorme diffusione anche oltre i confini delle Alpi , tanto è vero che ne esiste una specie di versione addirittura firmata da Goethe rappresentata a Weimar nel 1971 dal titolo Die Theatralischen Abetheuer  , in cui si ritrova un’aria che corrisponde a “Questo è il passo dei violini” della cantata cimarosiana.

La serata , suddivisa in due parti , per il godimento del rado pubblico a scacchiera , distanziato per le norme anti-Covid , si è completata di una seconda parte con arie di Rossini e Donizetti nelle quali il maestro Corbelli ha dato sfoggio di tutta la sua arte .

Lo ha accompagnato una straordinaria orchestra di  eccellenze musicali riunite per l’occasione sotto la bacchetta di un giovane e sicuro Sebastiano Rolli .

L’orchestra si chiama OFI , Orchestra Filarmonica Italiana ed è da tenere d’occhio . Ensamble di questo livello sono scoperte preziose.

Ancora sulle donne

lo vogliamo solo considerare un caso se sette paesi nel mondo in cui a capo del governo è una donna siano anche quelli in cui il  Covid ha colpito con meno virulenza?

Non è una idea mia , ma di una importante ricerca  scientifica che elenca questa classifica piuttosto interessante .

Mi si può obbiettare che molti di questi paesi sono nel Nord Europa , paese nei quali notoriamente la pandemia ha colpito di meno , ma in questo caso come spiegare la Nuova Zelanda e Taiwan?

Diverso ed emblematico è anche il caso della Germania , dove una ben ramificata sanità pubblica di base ha fatto sì che anche a fronte ai molti contagi  poi le vittime siano state proporzionalmente poche .

Ma lo sappiamo, la signora Merkel , quella che disse anche “faremo tutto il possibile” quando aprì le porte a circa 800mila profughi nel 2015 , sa rischiare e pagare anche per le sue scelte e poi alla fine è lei che vince tenendo sempre ben fermo il timone con la barra al centro.

 La verità è che il pragmatismo femminile porta le donne a fare scelte coraggiose , se vogliamo anche impopolari e per quanto si possa pensare che la buona politica non abbia sesso sicuramente nel pensiero delle donne si trova spesso quella scintilla di coraggio  civico di cui non sono sempre dotati i politici in generale.

In Italia , anche se non ho i dati di  una precisa ricerca accademica , succede spesso che le donne siano facilmente elette alla carica di Sindaco nelle piccole comunità , laddove è facile riconoscere nel loro operato la pragmaticità di cui facevo riferiemento iniziando il mio discorso.

Ovviamente non è tutto oro questa mia posizione di plauso verso le donne anche perché può capitare che l’essere donna sia solo una variabile dipendente del maschio in politica .

Resta però il fatto che dove sia possibile una gestione coraggiosamente semplificata il fatto di ragionare da donna può diventare quello che definirei un valore aggiunto.

Il ricordo di un Maestro

Il Millennio iniziava con una bellissima novità : si riapriva  finalmente il Teatro delle Muse in una città che  era rimasta orfana del suo teatro per un tempo assurdamente lungo .

Ricordo che eravamo riusciti a battere in negativo anche la riapertura del Carlo Felice di Genova però questo arrivare davvero ultimi ci aveva permesso di avere un bene prezioso che ce lo rendeva anche più caro : il sipario tagliafuoco di Valeriano Trubbiani , un’opera scultorea di una preziosità che superava addirittura l’evento primario della riapertura del teatro.

Il FAI ne volle fare un evento eccezionale e in quanto delegata- tuttofare fui incaricata di organizzare la manifestazione e di collaborare con l’artista ombroso che ne era l’autore tanto eccezionale quanto schivo nella conversazione .

Forse diventammo amici , certo che quando ebbi accesso al suo incredibile museo casalingo fui folgorata da quel mondo di creature fantastiche , da quelle sue sculture visionarie di cui conoscevo già le più famose , ma starci in mezzo era come entrare in un mondo parallelo.

Amai da subito quel suo “ mare in scatola” e Tubbiani sorridendo mi disse :

mandami i tuoi figli a comprarlo.

Fu un mezzo regalo e anche la metà regalata dai figli fu preziosa perché arrivarono a casa con aria furba dicendomi : ti abbiamo portato i piombi della barca ….e ancora mi ricordo la grande emozione provata.

Per molti anni seguitai ad andare a trovare Valeriano nella sua bottega anconitana sulla strada che porta al Duomo .

Mi ero innamorata di alcune sue  immagini di Ancona , trattate in un modo composito , tra l’incisione e il colore : non ebbi mai l’ardire di comprarne una e poi un giorno non trovai più aperta la sua bottega 

 Per tanti lunghi anni sono passata lì davanti sperando un giorno di ritrovare la porta  aperta con l’artista lì dentro , giusto per fare due chiacchiere, anche se sapevo che ormai Il grande artista non sarebbe più tornato tra le sue opere in quel triangolo di casa che rimase chiuso per sempre.

Adesso che Trubbiani non c’è più mi rimane la nostalgia delle nostre chiacchierate preziose e il rimpianto di non avere avuto il coraggio di chiedergli una delle sue meravigliose immagini delle fantastica Ancona che fortunatamente posso ammirare in un prezioso libro che mi aveva regalato in uno degli ultimi preziosissimi nostri intimi incontri.

Parliamo di donne

E’ strano , avevo un blog nato per parlare di spettacoli musicali , per raccontare esperienze di viaggi e solo saltuariamente di argomenti diversi , diciamo così : notazioni di costume.

Oggi ,ultimo giorno di agosto 2020 guardo indietro i numeri di accesso al mio blog e mi accorgo di quante meno persone lo leggano , di quante meno storie sia oggi in grado di raccontare .

E’ finito tutto un mio mondo di riferimento , ultimamente mi sono trovata a commentare spettacoli visti sul piccolo schermo del computer , raccatto briciole di vita musicale , al contrario i numeri della pandemia crescono di nuovo nei paesi di quell’Europa che fu terra felix dei miei vagabondaggi.

Quello che è peggio è che mi sto abituando a questa sedentarietà, a questa prospettiva in cui il mare è lontano  in fondo al mio giardino e le navi che partivano numerose per la Grecia e la Croazia sono diventate rare , come sono rari gli aerei che volano sulla mia testa.

Per un caso della vita però mi è stato chiesto di partecipare tra qualche giorno ad un dibattito pubblico sul tema della parità dei diritti civili .

Sono una vecchia militante femminista storica e ho accettato , anche se i miei capelli bianchi forse non attireranno l’attenzione degli ascoltatori. 

Però un’idea già ce l’ho e mi riferisco ad una sorta di indagine provocatoria fatta da un partito sovranista in cui si richiede di indicare il “peggior ministro “ che mai abbiamo avuto e guarda caso le foto dei cosiddetti candidati sono tutte di donne : evidentemente anche in forma incoscia è al solito la metà femminile che è più facile colpire , siamo ancora quella metà del cielo su cui è facile fare ironia , su cui sferrare ogno tipo di attacco anche solo metaforico.

Mi fermo qui , l’argomento merita molta più considerazione di quanta ne meriti un banale spot provocatorio  e considerato che grandissima parte dei miei lettori è donna è molto probabile che sull’argomento ci ritorni ancora e non solo per riempire il mio blog a secco di argomenti musicali. 

Si accettano contributi.

Consigli banali

Ci sono certo strani momenti in cui sembra che la fantasia superi la realtà: in questi giorni i saggi esperti  chiamati a risolvere i mille problemi che la riapertura della scuola in tempo di Covid potrà generare si cimentano in strane teorie che assomigliano più a quelle enunciate dai medici invitati dalla Fata al capezzale di Pinocchio che non a veri scienziati.

Sicuramente non esiste genitore che alla vista di un ragazzino con tosse , accaldato e sudato non pensi che possa avere a febbre e tutto farà , soprattutto in questo momento particolare e non lo manderà a scuola .

Diverso è il discorso di un genitore affannato che sta per andare a lavorare e magari getta un occhio distratto al figlio/a nella speranza che non gli crei problemi e disinvoltamente lo mandi a scuola , magari tastandogli velocemente la fronte un attimo prima di uscire.

Ebbene , a questo punto mi pare evidente che sia la scuola che deve esercitare il controllo.

Per farlo deve essere dotata di termoscanner all’entrata , non credo che questi termometri costino così tanto che una scuola non possa permetterselo.

Io l’ho trovato dal commercialista , in libreria , per non dire ovviamente in aeroporto.

E’ una rilevazione semplice , credo la possa fare anche la bidella.

Mi pare ben strano che questo atteggiamento a scaricabarile che gli esperti stanno tentando di rigettare sulla famiglia  abbia trovato tanto spazio nelle ancora non definite linee guida del Ministero.

Se poi ancora non saranno arrivati i tanto reclamizzzati milioni di banchi singoli ( con rotelle ,ma meglio senza ) , vorrà dire che momentaneamente i ragazzi staranno soli nei banchi  fatti per due , del resto succede anche nei banchi in chiesa dove ci si siede distanziati.

Inoltre  mi si deve spiegare perché , se fino a ieri si chiudevano le scuole per mancanza di allievi ( e una ministra geniale aveva anche aumentato i numeri per classe quando poi le classi erano in realtè spesso formate con difficoltà fino alle venti unità) ora queste scuole abbandonate non le possiamo recuperare , visto che non è che tutto a un tratto ci siamo trovati davanti ad una inspiegabile nuova crescita demografica?

Distanziamo gli orari di entrata , questo sì , e poi prepariamoci comunque a convivere anche con questo virus, potrebbe essere la volta buona che si ricominci ad insegnare un po’ di educazione comportamentale ai nostri ragazzi : l’educazione civica fatta bene  potrebbe essere un bel recupero per questi scolari molto spesso lasciati allo stato brado a gestire  troppo presto le loro giovani esistenze.

Parliamo di scuola

Vorrei cominciare a parlare di scuola , non però di questa scuola che dovrebbe ripartire a metà settembre bensì di una scuola lontana nel tempo , una scuola in bianco e nero ,di quando ero bambina io. 

Ebbene in quella scuola lontana , con i banchi neri e il calamaio incorporato, ebbene quella scuola un giorno si chiuse perché c’era una guerra ed era tanto vicina per cui  pure le scuole venivano bombardate .

Restammo a casa , qualcuno più fortunato con la mamma maestra seguitò a fare i compiti .

Fu il caso mio per cui frequentai la prima elementare e poi mi ritrovai cataputata in quinta , perché praticamente le classi intermedie , diciamo per cause belliche , non le avevo proprio frequentate .

Non ne restai traumatizzata più di tanto , frequentai lo stesso gli altri bambini e non mi mancarono più di tanto i ritmi scolastici tradizionali.

Quando tornai a scuola ci andai col panierino della merenda portato da casa , la ginnastica non si faceva e quindi problemi di assembramenti non si verificavano.

E veniamo a oggi : i giornali ci riempiono di diagrammi e figurine per come si dovranno comportare i bambini al rientro a scuola . 

Percorsi condizionati da freccie , regole e indicazioni spesso contraddittori.

I genitori odierni drammaticamente all’oscuro  di tutto quello che nella vita può succedere sono sul piede di guerra :

dato che statisticamente d’inverno i bambini si ammalano : raffreddori , tossi , bronchiti e tutte le affezioni che generalmente dimezzano le classi nei mesi freddi cosa facciamo ? 

Una volta a scuola veniva anche il dottore , anche al tempo dei miei figli esisteva ancora un ambulatorio mobile e serviva , eccome , specie per quei bambini meno fortunati che magari non avevano il pediatra di famiglia che li seguiva . Meritoria figura poi scomparsa perché da qualche parte si doveva risparmiare e dato poi che generalmente i pediatri non sono convenzionati con SSN siamo arrivati a intasare tutti i Pronto Soccorso ospedalieri anche per due linee di febbre.

Ovviamente oggi , ma ci sono i genitori imbecilli antivax  , renderei rigorosamente obbligatoria ogni tipo di vaccinazione antiinluenzale e non solo ,considerei molto probabile una scuola un po’ alternata a periodi di didattica a distanza , i ragazzini sono molto più svelti dei loro genitori e nonni , vorrà dire che invece di passare ore e ore sui tablet si faranno qualche ora di utile apprendimento a distanza.

Volutamente non ho nominato il Covid 19, non ce n’è bisogno , tutti sappiamo che il virus c’è ancora e non darà pace per il prossimo futuro a tutti noi .

Mascherina , distanziamento , lavarsi le mani , noi vecchi lo facciamo , alcuni anche ossessivamente , impensabile che queste regole banali vengano applicate dai bambini .

Per i ragazzi più grandi servirà invece un po’ di educazione civica in più , a loro si dovrebbe ricordare anche il dovere sociale che riguarda i più deboli , coloro che sono a rischio , ma qui entra in gioco il ruolo della famiglia , ma siamo sicuri che oggi la famiglia sia in grado di insegnare qualcosa ai propri figli?

Cronache di mezz’agosto

Chi aveva detto che saremo diventati più buoni dopo l’esperienza della quarantena?

Era una inutile speranza , anzi mi accorgo che le reazioni della gente sono generalmente molto più esasperate.

Nel cuore della notte mi ha svegliato un violento litigio tra quelli che ho ritenuto fossero ragazzi riuniti , in barba alle regole sugli assembramenti , per festeggiare qualche cosa .

Urla , oggetti che volavano , strilla di donne che cercavano ,peggiorando le cose, di richiamare all’ordine .

Sono rimasta mez’ora sul terrazzo a guardare le stelle d’agosto , quelle sì ancora tranquille nel cielo pieno di luci di questa estate calda , a rimpiangere le notti silenziose della primavera che abbiamo passato prigionieri ,ma arricchiti dal silenzio e dal tempo vuoto che ci è stato dato di godere.

Adesso solo gli scappamenti degli scooter infrangono la notte e le ruote delle macchine che sgommano verso la strada del monte.

Ho la nostalgia di quando avevo riscoperto il canto degli uccelli notturni , lo stormire le foglie e l’arrivo della bora quando arrivava improvvisa dal Nord e la coglievo ancora prima che arrivasse.

Al supermercato , la mattina alle otto, si è alzata la saracinesca e sono entrata :mi piace fare la spesa presto ,è l’eredità dei giorni in cui si doveva stare in coda fuori e avevo scoperto che arrivare per primi la coda era decisamente più corta .Entrando e prima di prendere il carrello ho preso dalla borsa la mascherina e mentre stavo per indossarla sono stata aggredita verbalmente e con una certa rabbia nella voce da un uomo che avevo dietro di me : non entri senza mascherina ! mi ha fiatato sul collo e io che che ero in procinto di mettermela l’ho guardato stupita : era livido e decisamente il suo  era uno sguardo cattivo .

Avevo sicuramente commesso la piccola infrazione di non averla messa “ prima “ di entrare , ma ho sorriso facendo notare al solertissimo guardiano della salute che stavo letteralmente facendo il mio dovere , ma evidementemente non gli è bastato il mio sorriso di scuse e mi ha seguito con lo sguardo torvo durante tutto il percorso in cui ho fatto la spesa .

E’ tornata la paura , specialmente negli anziani e questo però non impedirà ai medesimi di essere ad un tempo feroci guardiani della salute altrui e contemporaneamente lamentosi nostalgici  per le libertà perdute e per l’economia che non riprende .

Vedo con preoccupazione la ripresa della scuola nel mese di settembre , quando inoltre sarà più evidente la zampata della crisi con le saracinesche di negozi che non riapriranno , di ristoranti e pizzerie inesorabilmente chiusi per sempre.

Intanto il virus ha ripreso la sua corsa tra i vacanzieri di ritorno , purtoppo non abbiamo finito di penare.

La bella mugnaia

Sono tornata a rileggermi il blog del 21 luglio 2015 :lo avrei voluto intitolare : il bacio della vespa groupie…e mi riferivo al fatto che Kaufmann era entrato in scena con un po’ di ritardo perché , avendo bevuto prima di entrare in scena non si era accorto che sul collo della bottiglia c’era una vespa che lo aveva punto sul labbro .

Gonfio e dolorante aveva comunque attaccato a cantare : Die schöne Mullerin, e il boato finale , di quelli che arrivano dopo un silenzio da brivido credo lo avesse ricompensato dello sforzo fatto. 

Conoscevo già a memoria il ciclo inciso sei anni prima e forse la voce si era già leggermente incupita , ma quell’ora  era volata in una specie di incantesimo.

L’avevo raggiunto dopo lo spettacolo ( non mi ricordo bene quale strattagemma avessi studiato ) e nel chiedergli i titoli dei quattro stupendi bis mi aveva risposto che erano tutti di Schubert ,uno da Goethe e non si ricordava i titoli…uno parlava di Louise…

Curiosamente sono gli stessi bis che ha fatto a Grafenegg domenica scorsa , ho avuto la possibilità di seguire l’intero concerto sia dal vivo , grazie alle solite piattaforme a pagamento e poi di risentirlo con calma grazie alla generosità di una preziosa collaboratrice più informatizzata di me che lo ha addirittura condiviso.

Ebbene , ormai la voce calda è diventata un velluto scuro ,ma il racconto si è fatto più realistico , sembra che Kaumann invecchiando ( si fa per dire) acquisti in introspezione e coinvolgimento ogni anno di più .

Ormai non canta , racconta accompagnato dal quel miracolo al pianoforte che corrisponde al nome di Helmut Deutch , sono totalmente complementari , difficile a questo punto raccontare di uno senza pensare anche all’altro.

Ricordo che l’incisione l’aveva fatta un po’ prima di compiere quarant’anni e aveva detto che dopo sarebbe stato troppo tardi , io che quel ciclo lo conosco a memoria perchè lo avevo tenuto in macchina per mesi sì che me lo sentivo ogni volta che accendevo il motore , posso dire che ogni volta arrivando alla Ninnananna del ruscello ho sempre come un nodo alla gola eppure , nel tempo , l’ho anche sentito dal vivo più di una volta .

Ci sono persone benedette dalla grazia che regalano a noi poveri mortali momenti di perfezione e di questo non finirò mai di ringraziare abbastanza il maestro e l’allievo : un grazie ormai lungo decenni.

Pandemica tre

La mascherina la portano i vecchi  impauriti , quelli di mezza età se la mettono sottogola , con qualche variazione fantastica sul braccio a mo’ di bracciale.

I ragazzi non se la mettono proprio e se uscendo di casa qualche madre fastidiosa urla : la mascherina ! rispondono annoiati e fanno vedere una cosa informe e stropicciata che esce dalla tasca.

Poi questi ragazzi sono andati in vacanza e allora “liberi tutti “ tanto ormai la pandemia è finita!

Ma non è finita per niente , anzi come un serpente subdolo e strisciante si riaffaccia a colpire proprio i giovani , quelli che “ma va .. “quanto siete noiosi voi vecchi.

Non è una bella premessa per la ripresa scolastica , anche se i bambini e gli adolescenti sono molto più osservanti dei loro fratelli maggiori : l’ho verificato in famiglia , la risposta anarchica e assolutamente politicamente scorretta è in quella età in cui si dovrebbe diventare adulti e invece si crede di affermare la propria indipendenza con la disobbedienza civile e infatti lo si riscontra anche nell’orientamenro politico: comunque è una osservazione generica , non riguarda i miei nipoti che potrebbero offendersi perché questo discorso non li riguarda proprio!

 Ma un bello studio sociologico potrebbe aiutare anche gli spindoctor che influenzano le scelte elettorali; la butto là, potrebbe essere utile.

Una serata bellissima in un posto particolare e incantato ; tradizionalmente i proprietari della Torre di Portonovo riuniscono gli amici per Ferragosto , una tradizione consolidata e lieta , anche con le alterne vicende della vita che fanno la conta con le assenze e i ricordi.

Siamo in tanti , all’aperto : Io ostentatamente non mi levo la maschera , forse costringo qualcuno ad imitarmi per convenienza , pazienza .

Una vecchia amica , anche se è il Sindaco di Ancona non ce l’ha quando la fotografo , ma sta in un angolo , lontana dal cosiddetto assembramento .

E’ venuta una bella foto , i colori del tramonto sulla baia sono caravaggeschi , lo sperone del Trave sullo sfondo meritava l’inquadratura .

Domani i giornali non escono, anche il blog si prende una pausa.