La vera parità

Basta guardare quel tavolo degli Stati generali dell’economia a Villa Pamphili per capire quanto il nostro paese sia decisamente fuori allineamento culturale.

Quasi eslusivamente  uomini si sono alternati nelle lunghe e spero non inutili giornate , le poche donne guardate magari per quello che hanno addosso o per la capigliatura , l’Italia è con tutta evidenza un paese fuori sintonia storica.

Ma ho vissuto abbastanza per riuscire a vedere che dal primo luglio e non per  una strana combinazione astrale l’Europa che ha, guarda caso ,un nome femminile vedrà al comando delle sue istituzioni tre donne : la Merkel alla Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione, con la von der Leyen alla presidenza della Commissione europea e la Lagarde alla Banca Centrale.

Per me che sono una una donna che nella sua lunga vita politica ha combattuto sempre riuscendo solo ad andare a sbattere contro quel famoso tetto di cristallo che con molta fatica poche di noi sono riuscite ad infrangere è uno straordinario momento di speranza.

So bene che per arrivare nei posti  veri di comando a noi è stato richiesto sempre di più ed è con amarezza che ripeto una vecchia battuta :  quando una vera imbecille otterrà un posto di primaria importanza solo allora potremmo dire di avere raggiunto la vera parità di genere.

Siamo arrivate molto in alto nelle Ricerca , nelle Università , nelle professioni , nella medicina ma ancora la Finanza , quella cosa grigia e impalpabile dove corre il vero potere nel nostro paese questo è ancora strettamente in mano maschili e non è sicuramente per questo che le cose vadano meglio che altrove.

Succedono cose importanti : per la prima volta con i Recoveryu Fund l’Unione affronta in modo solidale un’emergenza , per la prima volta cadono i vincoli di bilancio  dei parametri di Maastricht , per la prima volta si lancia un progetto di speranza  per un’”altra idea dell’Europa”.

Sarà possibile che con lo spirito pragmatico femminile si possa rimuovere anche nel nostro paese quell’antica incrostazione del pensiero dominante maschile?

Dimentichiamo una volta per tutte le quote rosa , la parità imposta dalle regole della politica ipocrita che ha fatto le donne strumento di antiche logiche maschiliste .

Anche in questo sarebbe ora che l’Italia si dimostrasse veramente all’altezza di essere un grande Stato fondatore della Comunità europea.

Cronache dal Covid

Anche se ci sforziamo di crederlo ancora non siamo tornati alla normalità. Questo strano periodo di vita al “ralenti” ha lasciato più tracce nella psiche di molti di quanto si poteva immaginate durante la lunga quarantena in Italia.

Me ne accorgo dal differente uso della mascherina delle persone che incontro : abito in una zona ormai a bassissimo rischio : attuale ! dicono i pessimisti che sono in attesa della seconda ondata :poi mi spiegano il mistero degli “asintomatici” , parola chiave degli ansiosi e questo spiega le molte difese messe in atto dagli scrupolosi obbedienti alle regole.

Poi ci sono gli indifferenti , per lo più giovani e giovanissimi che ormai la mascherina la portano , se la portano , sporca e stopicciata da rimettere all’occasione, se richiesta .

Non siamo diventati più buoni , basta dover fare la coda in un qualche ufficio per accorgersi che il tasso di litigiosità e irritazione è molto più alto che in passato . Le notizie dal mondo non sono affatto rasssicuranti , come giustamente ci faceva notare una virologa dall’eloquio chiaro che se la “spagnola” ci aveva messo un anno un secolo fa a contagiare il mondo , adesso con il mondo iperconnesso , il virus si è espanto con una velocità inimmaginabile nel secolo scorso.

Una rivoluzione copernicana anche in politica , se si pensa al mondo di fine gennaio e lo si confronta con l’oggi ci si accorge quanto siano cambiate anche le certezze di sviluppo economico e sociale nel mondo . Pare che una specie di spugna gigantesca abbia cancellato le tranquille scale di valori su cui si muoveva l’economia , la finanza e in ultima analisi l’intera politica mondiale.

Una sola cosa è certa : siamo orfani di cultura , di musica , di opera , di teatro.

Sembra che l’unico assembramento veramente pericoloso sia quello che riguarda la cerimonia antichissima dello stare insieme a teatro .

Il pubblico , elemento indispensabile per partecipare alla celebrazione del rito ancora non è ammesso e se è ammesso lo è in misura talmente ridotta da generare solo uno stato di frustrazione alla vista di quelle sale semivuote o riempite a scacchiera , a distanze di sicurezza da lazzaretto medioevale.

I teatri si arrangiano e in attesa di tempi migliori si inventano soluzioni diverse per far capire al pubblico di esistere ancora e di essere pronti a ritornare in attività.

Tra questi , mirabile è la presenza del BSO di Monaco , i suoi concerti in streaming del lunedì sono stati come piccoli sassi preziosi che ci hanno aiutato ad attraversare lo stagno del silenzio.

Anche le conversazioni  di Sir Tony Pappano dalla ROH sono state preziose , con il suo stile semplice ci ha regalato pagine interessanti sulla lettura di piccoli pezzi arricchiti dal suo eloquio cordiale.

Ma l’Oscar lo darei al bellissimo piccolo video di Monaco , quello col teatro vuoto : la piccola “Enciclpedia dell’incredibile” fatto con pochi mezzi ma con una tensione pazzesca.

Le maschere del teatro , molte viste dal vero tante volte , la signora del guardaroba, la visitarice silenziosa e solitaria e quel Lied finale di Mahler sono stai più eloquenti di tanti discorsi mancati sulla necessità del vivere il teatro come  forse i nostri governanti non hanno capito quanto sia davvero importante.

Traduzione e tradimento

Sicuramente ci sono problemi più gravi intorno ai quali riflettere in questi strani momenti esistenziali , ma mi è capitato qualcosa recentemente che mi ha portato a fare una riflessione un po’ più approfondita sul problema della traduzione dei testi.

Da qualche anno tengo un mio blog al quale sono molto affezionata e che  ho deciso di scrivere sempre e solo in italiano . Un po’ perchè è la mia lingua materna e un pò nel convincimento che nonostante non sia divulgata universalmente , l’italiano sia una lingua bellissima.

Conosco abbastanza bene il francese , parlo un basic english che mi permette di girare tranquillamente il mondo e per mia passione “musicale” ho pure cominciato ,ahimè, in tarda età a studiare il tedesco .

Ultimamente però , colpa o merito dell’infernale traduttore automatico Google un mio pezzo che ho avuto il torto di condividere anche su un gruppo musicale , largamente letto anche da tedesche, ha provocato ira e contumelie nei miei confronti e nei confronti di quello che avevo scritto.

Devo dire che ho avuto anche delle meravigliose “difese d’ufficio” da parte di amiche lontane ma il risultato positivo di avere fatto schizzare in alto i miei lettori non compensa il disagio e mi ha messo addosso il dubbio che non sia più il caso di condividere senza preoccupazione  tutti i miei post quando riguardano il primo dedicatario delle mie fatiche letterarie.

Non sono una romantica conservatrice , so che ormai l’inglese è diventato una vera lingua universale e non mi preoccuppo dei tanti anglicismi che ormai hanno invaso anche il nostro eloquio quotidiano .

Contrariamente ai difensori ad oltranza della conservazione linguistica so che in Italia i ragazzi ancora sono molto indietro nella conoscenza delle lingue e ricordo con stupore quando per la prima volta in metropolitana a Monaco di Baviera chiesi una piccola informazione ad un adolescente che mi sedeva di fronte il quale con un fluently e perfetto inglese mi rispose dandomi tutte le esatte indicazioni sulla mia destinazione.

E sempre da quelle parti chiedendo in inglese informazioni per un   cambio di treno ebbi i complimenti dall’addetto alle informazioni che si complimentò con me dicendomi tranquillamente che ero una rara specia di italiana che sapesse esprimersi anche altrimenti che non nella sua lingua.

Torno però al nocciolo della questione : tradurre vuol dire tradire  sempre e comunque ?

Facccio un esempio molto semplice : è quasi impossibile tradurre la poesia senza tradirla e solo la mia modestissima conoscenza del tedesco mi permette di cogliere a malapena la ricchezza e la profondità dei testi dei miei amati Lieder .

Infatti i compagni di corso , quando ancora lo frequentavo , restavano stupiti dalla conoscenza delle parole “ difficili” che conoscevo.

Concluderei dicendo che una parola che adoro “Sehnsucht” la si può tradurre solo approssimativamente con il “ desiderio di desiderare”.

Questo è il modesto risultato al quale aspiro quando scrivo , magari chi si rivolge al traduttore automatico ci metta un piccolo sforzo di fantasia per avvicinarsi meglio al contenuto reale anche quando nel mio bell’idioma musicale racconto anche di amati personaggi “barbuti e spettinati.”

Conversazioni on line

Perdurando la scarsità di eventi importanti nel mondo della lirica accettiamo con gioia la chiacchierata Pappano- Kaufmann da ieri in rete .

Pappano al piano, allo stesso  posto dal quale ci intrattiene con la solita capacità affabulatoria , Kaufmann da casa sua nell’ambiente che abbiamo imparato a conoscere dai suoi ultimi interventi nei gala online : delle sue prestazioni io preferisco quello di Vienna , ma anche quella del Met non è male.

La conversazione verte sul ricordo delle stupende collaborazioni tra i due presso la ROH , ogni tanto un inserto prezioso , a ricordarci , se ce ne fosse bisogno , quanto sono state di altissimo livello le collaborazioni.

Pappano introduce e Kaufmann , molto arruffato e barbuto non si fa pregare a rispondere : sono amici e hanno tante cose in comune da ricordare .

L’incontro dura mezz’ora e purtroppo non ci dice niente di nuovo : forse la cosa più carina è lo strillo fuori campo del piccolo Kaufmann che deve essere stato recuperato perché non disturbasse.

Ovviamente mancano altri successi di Kaufmann a Londra , non c’è l’Adriana Lecouvrer ( non l’aveva diretta Pappano) come pure la Bohème e Jonas sfiora il ricordo della sua performance nella  Rondine di Puccini , troppo lontana nel tempo per suscitare ricordi discografici interessanti.

Come pure manca quello che forse fu il primo importante incontro fra i due  quella Damnation de Faust del Theatre de la Monnaie del 2002 , uno spettacolo davvero interessante di cui abbiamo su YouTube  , oltre la messinscena anche alcuni stralci di prove , preziosi per gli aficionados dei due.

Mezz’ora e la citazione lampo della prossima uscita del CD registrato un anno fa a Santa Cecila di Otello : doverosa insersione pubblicitaria che giustifica il tempo dedicato dai due al pubblico che li ama.

Se proprio vogliamo ritagliarci qualche cosa interessante una è la notizia, peraltro ampliamente prevedibile che Kaufmann approfitta del tempo vuoto per prepararsi alla scalata del ruolo di Tristan , siamo tutti in attesa e incrociamo le dita per arrivarci senza tanti vincoli post-Covid.

Per il resto bisogna aspettare che passi questa tragica vicenda che ci ha levato il piacere di vivere insieme agli altri quello che è stato per molti di noi il gusto della vita.

L’America in ginocchio

Sono cresciuta col mito americano da quando ragazzina avevo i poster degli USA nella mia camera, mito  che poi piano piano nella vita si è affievolito

Credo che in gran parte  di questo amore nascesse dal cinema e dalla musica , l’America come simbolo di libertà e anche se negli anni  crescendo e maturando questo pensiero primigenio si sia  via via un po’ spento ho sempre pensato che dall’altra parte dell’Oceano , con tutte le violenze e le contraddizioni che andavo scoprendo , mi restava sempre l’idea della libertà come segno importante delle scelte di vita e  della possibilità di potersi esprimere sempre e comunque per la realizzazione di sé al meglio.

 Se ci penso bene , ancora nel 2008 durante un viaggio a NewYork un’amica mi aveva regalato una spilla con la faccia di Obama e la scritta Witness history e quella spilla sta ancora attaccata dietro le mie spalle , sulla mia libreria.

C’erano state le pagine buie , la guerra del Vietnam ma c’era ancora Hair e Aquarius da cantare , c’erano stati i figli dei fiori e i pugni alzati del Black power , ma c’era anche il coraggio di raccontarsi e di criticarsi del cinema e della letteratura che mi spingevano a considerare sempre “l’America is a wonderful dream” , come sta scritto su un buffo disegno di un caro amico , anche quello ben visibile  nella mia stanza- studio.

Poi l’America si è fatta davvero opaca , questa presidenza orribile mi ha fatto capire che ormai nel nostro terzo millennio ben poco resta dei valori fondanti di un grande paese se è possibile che un pazzo miliardario con la capigliatura ridicola e la faccia da porco possa governare senza provocare una procedura di Impeachment .

Per questo la foto dei delegati democratici in ginocchio mi è sembrata più che un omaggio al povero afroamericano ucciso dal poliziotto un atto di resa totale all’ineluttabilità della storia.

La scomparsa della fantascienza

Guardando certe manifestazioni violente di grupppi di estrema destra che circolano in rete mi è venuto in mente un racconto di fantascienza intitolato The seventh victim che poi diede origine ad un film di Elio Petri La decima vittima in cui si raccontava di un mondo dove non essendoci più le guerre era dato agli uomini di sfogare il loro naturale istinto omicida in una gara individuale durante la quale era legittimo trovarsi un avversario da uccidere .

Anche se nel nostro mondo attuale di violenza e di guerre ce ne sono ancora tante , ma  sono per lo più lontane dalla parte di mondo che consideriamo più civilizzata  , vedi l’Europa e  gli USA, si risveglia nell’uomo quell’istinto belluino che lo spinge a cercare la lotta e la ferocia nei confronti dell’altro da sé , magari cercando una identità di branco o una uniforme dietro la quale celare la sopita primordiale ferocia.

Intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso fu tutto un fiorire di strane profezie in forma di racconto che poi chiamammo “fantascienza” , quegli autori ci raccontarono di un futuro fantastico ed erano perlopiù uan sorta di predicatori visionari.

Tra i miei libri ce n’era una raccolta bellissima che non mi ritrovo più , probabile prestito senza ritorno , che cominciava col classicissimo La sentinella nel quale in poche righe si rovesciava la prospettiva tra gli umani e gli alieni , un capolavoro assoluto .

Adesso la fantascienza non c’è più , la viviamo se pensiamo al nostro girare mascherati e uniformati in ogni angolo del pianeta e ci pare naturale come ci pare naturale vedere quegli strani esseri in strane tute simili a scafandri rappresentare le lotta del Bene contro il Male che è così nascosto da nascondersi in un virus infinitesimale .

Strano che nessuno abbia pensato alle profezie del secolo scorso durante la lunga notte del Lockdown , bisogna essere abbastanza vecchi per ricordare che certe cose gli scrittori ce le avevano già raccontate , anche se spesso per non spaventare troppo i lettori i loro racconti finivano bene , non ce la facevano con la fantasia a raccontare del tutto il futuro ovvero la realtà dell’oggi.

La nostalgia del silenzio

In Italia riprende piano piano la vita normale , più o meno quello che avviene in tutta Europa anche se non contemporaneamente e insieme alla vita riprendono tutte le contraddizioni , gli errori del nostro modo di vivere che erano sembrati cancellati durante la quarantena.

Le città vuote , l’aria che tornava respirabile , le acque più pulite ci stavano dimostrando che si sarebbe potuto tornare ad un mondo più a misura d’uomo.

Mentre volavano gli elicotteri e gli unici rumori erano quelli angosciosi delle sirene delle ambulanze , mentre uomini e donne senza volto lottavano per salvare intere città colpite dal virus contemporaneamente ci si accorgeva quanto di sbagliato ci fosse nella nostra vita frenetica di questo nuovo millennio.

Non era bastata Greta Tumberg , il codiv19 aveva fatto nella sua tragica evidenza molto di più nella coscienza civica della pubblica opinione tanto   da  fare cambiare la prospettiva di una diversa qualità della vita.

Anche la morale sembrava riscattata dall’esempio virtuoso di pochi , ce la faremo , andratuttobene , sembrava che al momento di rialzare la testa avremmo trovato un  altro mondo possibile.

Poi la curva dell’infezione ha cominciato lentamente a scendere , si sono cominciate a svuotare le terapie intensive : “chi è morto tace e chi vive si da pace “ dice un vecchio detto popolare e così svelti a tirare giù la mascherina , a metterla sottogola o come una bandana sulla fronte , magari tricolore come a ribadire le differenze politche così questo gesto potrà diventare utile al momento di andare a votare .

Il fermo immagine è un bel ricordo , concediamo ai ragazzi il diritto all’aperitivo così che possano ritornare a schiantarsi in moto o in automobile nelle notti dopo lo sballo , concediamo a tutti di piangersi addosso , di dire male dei politici che ci hanno governato in questi tragici momenti , facciamo tutti i distinguo per farci riconoscere diversi e più bravi degli altri a proporre tutto e il contrario di tutto .

Non è che poi fuori dell’Europa le cose vadano meglio : mentre si continua a morire come le mosche in America latina e in Africa ad  Hong Kong sono riprese le violente manifestazioni contro il potere di Pechino dove un potere comunista mascherato da capitalismo di stato soffoca le libertà ormai indelebili della popolazione della ex colonia britannica  e negli USA mezza nazione si mobilita per l’efferato omicidio di un afro americano per mano di un poliziotto violento in Minnesota . 

Ma l’immagine triste e emblematica mi è arrivata stamani quando ho visto una rete per quanto leggera e quasi invisibile dividere Gorizia da Nova Goriza ,siamo stai capaci di ricreare un muro anche dove l’aria seguita a circolare tranquillamente tra la  rete assurda tra l’Italia e la Slovenia .

Ho pensato a Quirino Principe , mio coetaneo , certo che nella vita ci tocca di vederne di cose assurde e questa è una di quelle , forse non finiremo mai di addoloraci e stupirci della pochezza dell’animo umano.

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3 giugno

Da oggi si può andare ovunque in Italia , cadute le regole che ci confinavano nella regione in cui viviamo , sembra che questa trovata libertà di circolazione sia l’ultimo segno di ritorno alla normalità.

Ovviamente la fidanzata di un mio nipote potrà finalmente riabbracciare il suo ragazzo , un altro mio nipote potrà prendersi un po’ di ferie e tornare a casa da Milano , si aprono prospettive di viaggi culturali rimandati per tutte questi mesi , lentamente riaprono i musei e le mostre ma , con un certo mio stupore, scopro di non avere quella spinta alla valigia pronta che mi aveva caratterizzato negli ultimi anni .

Probabile effetto ritardato della chiusura obbligata ora mi sembra faticoso anche solo pensare a una ripartenza : avevo pensato Firenze , Venezia , Roma un po’ meno invase dal turismo di massa devono essere bellissime ma una specie di pigrizia mentale mi blocca anche solo il pensiero di affrontare davvero un viaggio.Segno evidente che davvero il lockdown ha inciso nella psiche più di quanto si sarebbe potuto supporre mentre lo vivevamo.

Ieri ho seguito con commozione la  cerimonia della festa della Repubblica , sempre di più mi scopro sensibile alla sobrietà alla quale ci ha costretto la pandemia, mi sembra che l’asciutta semplicità ci regali , attraverso il rigore , quella serietà istituzionale che mancava all’Italietta delle fanfare che oggi mi sembrano sparite , spero per sempre.

Purtroppo le cialtronaggini ci sono ancora e le manifestazioni volgari non ci sono state risparmiate e se queste rappresentano metà del paese sarà molto importante impegnarsi per riportare l’etica e la cultura ai giusti valori perduti in tanti anni di disvalori nati dalla televisione commerciale e dai miti perversi che l’hanno generata.

In questo senso ho apprezzato il gesto di Mattia Santori e del movimento delle sardine che aveva riportato all’attenzione di molti la necessità di riprendersi civilmente spazi lasciati alla demagogia di farsi momentaneamente da parte : ci sarà bisogno di loro , del loro collante di razionale confronto privo di volgarità quando i cittadini saranno di nuovo chiamati ad esprimere attraverso l’espressione democratica del voto il loro pensiero libero da condizionamenti viscerali.

Un ultimo pensiero : ho trovato straordinari quei post neri , vuoti di tutto e in un primo momento ho pensato ad un errore . Poi ho capito che davanti alll’orrore e alla violenza di un singolo su un singolo che più degli incendi , le barricate , le rivolte quel vuoto d’immagine renda meglio il senso che ha impedito il respiro all’uomo schiacciato dalla violenza in un gesto assurdo . Quel gesto di inginocchiarsi nel perdono che oggi vedo su tutte le pagine dei giornali sia per l’umanità il segno di quella pietà necessaria che rende gli umani , ovunque nel mondo , capaci di sentirsi fratelli e non quelle bestie che si nascondono da sempre nell’animo di molti.

Che facciamo quest’estate?

Come tutti coloro che si sono trovati orfani dei loro progetti musicali per i prossimi mesi e soprattutto con poche prospettive di rientrare normalmente a breve in un teatro o in auditorium a godere in compagnia di altri appassionati  la gioia dell’ascolto dal vivo ho passato questo lungo periodo di vuoto nutrendomi di streaming più o meno recenti che generosamente i teatri  e le fondazioni hanno generosamente messo gratuitamente in rete .

Adesso però , di fronte ad alcune nette posizioni che alcuni grandi Enti hanno preso tirando un grosso rigo di stop per molti mesi o addirittuta per l’intero anno 2020 si assiste a una sorta di rincorsa a riaprire in qualche modo plausibile l’attività musicale approfittando dell’estate in arrivo  e della possibilità di usufruire di luoghi all’aperto che possano garantire , pur nelle regole del distanziamento , la possibilità di fare teatro sia di prosa che musicale.

E’ come una rincorsa ad inventarsi qualche cosa di plausibile e di probabile che comunque lascia perplessi sulle modalità che potranno essere seguite.

Come per altri settori cosidetti minori manca , specialmente nel nostro paese un indirizzo univoco su quello che concretamente si potrà fare durante la prossima , ormai imminente estate .

Sembra un po’ di assistere a chi la la spara più grossa e si legge sottotraccia la paura che con la scusa della pandemia vengano a cadere le poche sovvenzioni sicure per  i teatri minori e per le iniziative meno titolate.

La speranza comune a tutte le masse artistiche e tecniche di recuperare un po’ di giornate lavorative si unisce alla speranza di noi spettatori , ma la domanda è anche questa : quanti saranno i coraggiosi che vorranno tornare a radunarsi  con tutti i distanziamenti canonici in nome dell’arte in tutte le sue forme teatrali?

Mi pare di capire che esista una linea guida che prevede nel numero di mille spettatori il massimo di persone da riunire per ogni tipo di spettacolo e allora il discorso si fa anche economico . Cosa si potrà proporre senza alzare i prezzi dei biglietti che offra anche una garanzia qualitativamente passabile? 

Come diceva la canzone : lo sapremo solo vivendo …ormai mancano pochi giorni al vedere concretamente i programmi sicuri e non futuribili che molti teatri hanno già messo in rete .

Estate libera , senza progettazioni costose e forse velleitarie e comunque sempre nella speranza che il mostro pandemico confermi la sua fase anche se solo temporaneamente discendente .

Occhio ai programmi , liberi tutti . comunque abbiamo sempre la nostra preziosa scorta di DVD per nutrire la nostra fame teatrale , come durante la guerra  ( chi è vecchio se lo ricorda perlomeno per sentito dire ) al posto del caffè si era bevuta anche la cicoria.

Un paese a metà

Che l’Italia non fosse un paese per vecchi lo sospettavamo , poi il Covid19 ce lo ha confermato con la spietata cronaca di quello che è successo nelle RSA , decimata tutta la scorta di memoria che gli ultra ottantenni ancora potevano dare alle giovani generazioini , perse le testimonianze , i ricordi in alcune regioni del Nord e non solo ,non ci saranno più i vecchi a raccontare la seconda guerra mondiale e la Resistenza.

Ma quello che mi ha colpito personalmente negli ultimi giorni è la consapevolezza che l’Italia non è neanche un paese per bambini vista la totale indifferenza con cui si è trattato il problema del reinserimento sociale dei piccoli  sia nel mondo delle scuole materne che in quello del ciclo delle elementari.

Ancora adesso nelle Regioni che tanto si affannano a emettere protocolli su tutto : distanziamento degli ombrelloni sulle spiaggie , apertura dei parrucchieri e delle palestre , sanificazione dei vestiti da provare e potrei andare avanti per molti altri interessanti argomenti le sudddette Regioni tardano a protocollare i centri estivi tanto si è visto che le famiglie si arrangiano e nonostante i ripetuti inviti a non usare i nonni come babysitter se si va un giorno in quelle piccole porzioni di parchi riaperti che  grazie alla clemenza  la comunità scientifica concede , si vedono soprattutto nonni in giro con i bambini piccoli o qualche volta , se i genitori se lo possono permettere ,brave giovani disoccupate che suppliscono laddove in paesi più civili del nostro ci ha pensato la comunità ad intervenire.

Ho già descrito la ridicola DAD ( la famosa didattica a distanza applicata alla scuola elementare ), vero è che i bambini sono sempre meno nel nostro paese e ho provato tenerezza e stupore nel  vedere giovani famiglie numerose in paesi non lontani dal nostro ed  è certo che non abbiamo mai  serbato molta attenzione nei confronti di quelli che saranno gli uomini e le donne di domani.

Quello che poi si prospetta per il futuro scolastico aggiunge preoccupazione alle carenze attuali : si parla di ore di quaranta minuti , di mascherine obbligatorie si , ma da portarsi da casa e tra le righe leggo l‘eventualità di riportarsi anche la gamellina da casa in sostituzione delle mense scolastiche chiaramente problematiche e sicuramente più costose.

I rigorosi studi delle commissioni scientifiche preposte si salvano l’anima restringendo tutto , tanto i bambini in piazza a protestare non ci vanno e i loro genitori sono troppo impegnati a pensare al lavoro ,  al risvolto economico primario per gettare un occhio anche alla qualità della vita dei loro piccoli eredi.

andrà tuttobene ? Se cominciassimo ad essere davvero più europei anche nel rispetto dell’infanzia ne sarei più convinta , per ora prevale in me la perplessità e se si giudica il coltello dalla parte del manico penso sia ora che qualche manico di cominci a cambiarlo davvero.

Raccontare le opere

Una domanda molto semplice : nonna qual è la tua opera preferita?

Una risposta di getto :il Don Carlo di Verdi .

 Forse se mi fossi messa a pensare ne avrei tirate fuori tante di opere predilette ma la prima risposta è quella che conta e tale è rimasta.

A questo punto tre paia di occhi intelligenti mi hanno chiesto di raccontare la storia .

Io allora sono partita dalla pace di Cateau Cambrésis , da Enrico II e Filippo II passando per Schiller e ho anche detto che l’opera originariamente Verdi l’aveva scritta in francese perché gliela avevano commissionata a Parigi e  qualche anno più tardi ne aveva fatto anche una versione italiana . 
Poi ho cominciato a raccontare la storia , tragica e semplice di un amore , probabilmente inventato fra due personaggi realmente esistiti , della Santa Inquisizione e del ruolo pesante che aveva in Spagna nel XVI secolo , insomma ho raccontato la storia attraverso la storia e con la storia.

I miei interlocutori attentissimi alla fine mi hanno chiesto se magari un giorno gliela faccio pure vedere quest’opera che ha risvegliato tanti interessi a loro occhi.

Faccio tutta questa premessa per dire che non è è attraverso percorsi ammiccanti , citazioni cinematografiche , battute attualizzanti che si fa un buon servizio per tentare di avvicinare all’opera chi dell’opera ormai non ne sa nulla. 

Invece attualmente illustri menti giovani , affabulatori e registi di fama intrattengono in televisione , comunque in orari fuori-orario quelli che potrebbero essere secondo loro  (e la vulgata recente ) i futuri spettatori di un ‘opera , ammesso che mai in futuro se ne possa rivedere qualcuna .

A mio modestissimo avviso non è con gli ammiccamenti all’attualità che si avvicinano i giovani o comunque tutti coloro che per cambiati gusti musicali del mondo della lirica non sanno più niente. 

Un po’ perché l’opera costa troppo , un po’ perché il mondo comunque gira e non riusciremo a fermarne la fatale mutazione del gusto ma l’opera lirica ha un suo fascino segreto fatto principalmente di musica che deve parlare al cuore , di storie che qualche volta sono così complicate che non bastano decenni per riuscire a raccontarle senza intrecciarsi nella improbabile trama. Raccontare il Trovatore o la Forza o avventurarsi col Boccanegra può essere impresa quasi eroica , poi però se si vuole fare colpo possiamo sempre avere di riserva una Bohème o la Traviata , magari anche una Butterfly che si va sul sicuro.

Perché è la musica che conta , magari con un allestimento intelligente , non troppo antico e non troppo rivisitato : quelli antichi perché proprio gridano vendetta e non si possono più vedere , quelli troppo rivisitati perché  gli sprovveduti pseudo-futuri nuovi spettatori non ci capirebbero niente.

Chiedo la luna ?

Pandemia e sogno

Una recente ricerca scientifica si è prefissa di studiare un particolare aspetto che ha riguardato i sogni durante il lungo periodo della quarantena .

Analizzando i sogni di un gruppo di persone scelte tra le varie età sesso e  livello culturale si è scoperto che in realtà tutti hanno avuto sogni ricorrenti  in generale e a precisa domanda molti hanno ammesso di avere sognato molto di più , addirittura di essersi ricordati più di quanto avessero sognato in relazione a quanto succedeva prima del Covid.

Tra i sogni ricorrenti molti hanno sognato le case : vecchie abitazioni o case desiderate , spesso si trattava di traslochi  e i sogni avevano anche una componente di esasperante precisione di particolari.

Un altro elemento diffuso la presenza dell’acqua in tutte le sue forme : dal semplice navigare , agli tzunami , ai naufragi : acqua come ignoto , acqua come elemento di purificazione e tutte le letture sono risultate valide.

Ma la cosa più strana , aldilà delle seriose indagini più o meno scientifiche è quello che è capitato a me nei giorni bui della noia . 

Capitavano le telefonate di amici o di  persone a me  molto meno vicine nei giorni di vita cosiddetta normale e nel telefonarmi finivano per raccontarmi i loro sogni , come se aprire certe porte segrete che in tempi normali sicuramente non avrebbero avuto voglia di aprire con me  nel silenzio delle giornate tutte uguali finissero per dare maggiore rilievo alla parte di loro stessi tenuta a bada nelle pratiche della vita quotidiana.

Sono sempre stata considerata una specie di Lucy dei Peanuts  e spesso mi sono trovata ad ascoltare le storie degli altri ma mai come in questo strano momento particolare mi è sembrato di essere un surrogato di psicologa pret- a- porter.

Confermo quindi l’indagine seria , durante i giorni neri del lockdown le persone hanno sognato di più , non solo ma hanno anche travasato nel sogno tante delle loro paure ancestrali e  hanno anche cercato di esorcizzarle condividendole con ascoltatori occasionali.

Io mi sono sentita come quel viaggiatore del racconto di Cechov quando in  treno si era trovato ad ascoltare un famoso racconto intitolato come una celebre Sonata.

Ovviamente anche io ho sognato di più , purtroppo però sono abbastanza originale : perlopiù ho sognato teatri , incontri fantastici con cantanti , viaggi a gogo. Insomma ho sognato quello che più  mi è mancato e mi manca tuttora.