Compassione

C’è una parola bellissima che ricorre nel Parsifal : mitdleid ovvero compassione ed è la chiave attraverso la quale gli uomini riescono ad essere partecipi l’uno verso l’altro della pietà necessaria a contribuire alla crescita umana.

La mancanza di com-passione in questo nuovo millennio rischia di essere il vero confine che contraddistingue l’umana solidarietà.

Sarà attraverso la Mitdleid che il Reine Tore , il puro folle camminerà nella ricerca del bene , ed è la Compassione la chiave attraverso la quale si aprirà il grande messaggio del perdono e della ricerca della comune pietà che potrà salvare gli uomini.

L’ultima opera di Wagner , che tanto deluse Nietzche, è quel messaggio necessario ,oggi più che mai potrà riscattare gli esseri umani dalla perdizione che altro non è che una forma crudele di indifferenza all’orrore e al male assoluto.

 Ritornavo a questo pensiero leggendo un bellissimo articolo di Pietro Bianchi , Priore della comunità di Bose da lui scritto riflettendo sulla barbarie umana che sta alla base del fatto di Latina ,il povero bracciante abbandonato sull’uscio di casa , con il braccio tagliato dalla macchina gettato in una cesta da frutta .

Patire- con in definitiva è il vero senso della parola e di questa parola c’è molto bisogno .

La dovrebbero reinsegnare i giovani genitori distratti a quei poveri adolescenti che vedo camminare in gruppi sbandati nelle nostre città d’estate.

Non hanno neanche più la scuola che in qualche modo li costringeva , perlomeno superficialmente , ad una convivenza apparentemente civile.

Mi fanno un po’ paura nella loro visione del mondo che passa dai loro telefonini sempre in mano e sempre accesi su infami visioni iperreali.Forse oggi sono partita da troppo lontano , ma è di questo che mi sento di parlare con i miei sempre meno lettori, perché siamo davvero sempre meno quelli che cercano la pietà e la compassione

Sondaggio europeo

Se una persona dice che non si interessa di politica vuol dire che vota a destra.

Se una persona dice che non è né ne di destra né di sinistra vuol dire che vota a destra.

Se una persona dice : tanto sono tutti uguali  vuol dire che è di destra,

Se una persona dice ( è il caso senza speranza ) è tutto un “magna magna” sicuramente, se va a votare, vota a destra.

L’elettore di sinistra che non vota perché deluso ha un atteggiamento differente , si sente in colpa e comunque accusa il partito che lo ha tradito ,mai che pensi che è colpa sua se astenendosi fa vincere la destra.

L’elettore di sinistra non è mai d’accordo con l’altro partito di sinistra che diverge “ leggermente” dalla sua visione del mondo , spacca il pensiero in quattro e poi pensa che ormai sia tutto inutile tanto  “ è tutto un magna magna”.

Metà degli elettori ormai non va più a votare , poco male se questo è il segno delle democrazie mature , le maggioranze di votanti bulgare spesso si hanno in paesi poveri e tendenzialmente governati da democrature  se non direttamente da dittature.

Sono molto pochi coloro che si documentano davvero sui programmi dei partiti prima di andare a votare , funziona meglio il richiamo dell’identificazione con il politico di turno che ispira la fiducia che spesso dura il tempo di una tornata elettorale : non esiste più la fidelizzazione al pensiero e al simbolo.

Semmai qualche dubbio sulla comprensione dell’importanza del voto mi viene quando penso alle migliaia di persone che hanno fatto la fila per vedere il film C’è ancora domani se abbiano davvero capito cosa significa avere la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero.

.

Si legge troppo poco , non si studia la storia che implacabile si ripete , i giovani non hanno le basi necessarie per  documentarsi e neppure gli esempi a cui richiamarsi.

Poi arriva il risultato europeo e forse qualcosa si risveglia nelle coscienze ma penso che ormai sia troppo tardi per invertire la tendenza; sarà interessante vedere la serie di risultati elettorali che ancora ci riserba questo anno così affollato di elezioni.

A prescindere

A prescindere dal valore politico che ogni immagine volente o nolente porta in sé basta guardare le due facce a confronto : una specie di Jolly Joker impazzito e un lemure spento  nell’espressione e questi sono i due potenti che si contendono i destini di quella che una volta era la più grande democrazia del mondo.

Varchiamo l’Oceano ; qua due giovanissimi “finti quanto si può essere dall’esser veri “:lustrati e pettinati e perlomeno Attal ha qualcosa di umano , Bardella sembra proprio un manichino da vetrina , a questi due si demanda il destino della Francia e non solo perché l’intera Europa guarda con preoccupazione al proprio futuro.

Poi c’è l’immagine della Meloni , una  volta tanto dice una cosa giusta , anche se nel suo fiorito linguaggio popolare ma  è costretta a comandare : Ragà arzateve! a quei due finti vice che obbedienti come scolari riluttanti si alzano a comando.

Ultima immagine che per me le riassume tutte : l’abbigliamento scelto dalla nostra presidente del consiglio per andare in battaglia a Bruxelles: una specie di scialletto lilla , un incrocio tra la “piccola fiammiferaia “ cit.Renzi “e Mimi all’ultimo atto.

Io non so se abbia mai avuto un consigliere politico , direi di no , perché dalle sue parti lei è sicuramente una spanna sopra a tutti i suoi accoliti e camerati vari , ma un suggeritore per l’abbigliamento da qualche parte , magari anche senza la tessera se lo poteva trovare!

Se c’è un campione da seguire c’è solo l’imbarazzo della scelta : si scelga un look tra i meno impietosi con la sua figura e lo ripeta all’infinito in tutte le varianti di colore possibile , ne farà quella specie di uniforme che comunque serve a chi esercita una funzione pubblica.

Come vedete non parlo di politica , mi sono prefissa di non annoiare i miei lettori con argomenti che esulano dal mio piccolo angolo di osservazione.

Ma non ce la facevo a non commentare oggi quello che mi passano le immagini della tv e della stampa

Non siamo messi bene.

Amare Mahler

La copertina è stropicciata , molte pagine segnate con leggeri segni a matita è il libro sul quale riapro il mio amore per Gustav Mahler , scritto da Quirino Principe e sul quale ritorno spesso  perché rileggo volentieri questo straordinario compendio di biografia e saggio su una delle figure più affascinanti della musica .

Stavo per scrivere del Novecento ,ma Mahler nasce a metà dell’Ottocento e muore all’inizi del secolo successivo . 

Eppure non riesco a valutare la sua musica circoscrivendola in un tempo esatto .

Ripercorro le sue prime quattro sinfonie , quelle con i testi accompagnati dai Lieder , poi il terzetto delle tre sinfonie di mezzo  i(n realtà si possono ascoltare quasi come un unicum ) poi i tre ultimi straordinari lavori .

Ma poi dove lo metto Das lied von der Erde?

La musica di Mahler è tutto un fluire che comprende anche i Lieder : dai Fahrenden gesellen ;  (bellissima la traduzione “uno che passa”) . al ciclo dei Wunderhorn , fino ai Rückert , gli ultimi miracolosi canti di un piccolo uomo “straniero sempre “, come la sua celebre definizione . 

Leggo e rileggo , ripasso le mie sottolineature e ne aggiungo di nuove , l’ultima è di pochi giorni fa : un sottile richiamo tra il secondo Lied ( il solitario in autunno ) e il secondo dei quattro Lieder di Strauss dei Vier Letzen.

Mondi che si intrecciano e mi fanno anche riflettere , per esempio non avevo mai pensato che in  un raggio di non molti chilometri in Boemia erano nati a poca distanza di tempo Dvorak, Janacek e Mahler, tre autori diversi tra loro , ma uniti dall’essere tutti e tre sudditi della stessa Kakania  il che mi riporta anche a Karl Krauss.

Ascoltare Mahler significa pensare a Klimt , a Schiele , a tutto lo Jugendstil ,all’infelice Hugo Wolf , insomma a tutto il mondo che amo e che mi piacerebbe  in un immaginario viaggio nel tempo tornare per respirarne quell’aria di decadente fine di un’epoca che

come poche altre ha segnato , nel bene e nel male , la fine di un mondo che abbiamo perduto.

Una piccola nota a piè di pagina riporta che Bruno Walhter avrebbe voluto due voci maschili per Das Lied von der Erde , in effetti rileggendo l’ultimo Lied : der Abschied sembra proprio impossibile che possa cantarlo una voce femminile .

Lo portai all’uscita del Theatre Des Camps Elisèe a Jonas Kaufmann , fu incuriosito e forse anche rassicurato sulla sua scelta di cantare l’intero ciclo con una sola voce maschile.

Chissà se poi se lo sia ricordato ?

Penso di si perché qualche anno dopo mi fece una dedica particolare sul Cd di quello straordinario concerto.

Lentamente

Sarà un caso , ma non riesco a trovare il prezioso libriccino della Costituzione nella bella confusione delle mie troppe librerie casalinghe.

L’avrò dato a qualche nipote , di sicuro ne avevo anche più di una copia e poi me la ricordo abbastanza bene anche senza rileggerla.

Il segno però resta , tangibilmente . Sono ormai fuori dai giochi , alla mia età non ho neanche la speranza di vedere come andrà a finire questo mio paese allo sbando.

Statisticamente penso che me ne andrò prima e ieri ho letto una frase che mi ha molto colpito : “non è che hai paura di andartene è che poi ci sarà qualcuno che prenderà il tuo posto e tutto seguiterà ad andare avanti anche senza di te.”

Ho passato due terzi della mia vita impegnandomi attraverso mille impegni ad interessarmi della cosa comune : la politica , la cultura , lo sport.

Adesso che il mio impegno non serve più a nessuno mi restano la biblioteca e il giardino e il secondo mi da molte più soddisfazioni di quanto pensassi.

Ieri sera guardavo una rosa rossa illuminata dal sole al tramonto e dietro in lontananza un mare azzurrissimo  e mi sono detta mentalmente la frase che mi disse il mio babbo mentre scendevamo in macchina da Fiesole verso Firenze guardando la città :-come è bella , mi dispiace di morire .

E’ il solstizio d’estate , le giornate ricominceranno ad accorciarsi impercettibilmente , il giro della vita continua.

Ora soave 2

Dopo lo Chénier di Londra sul canale Classica HD questa settimana hanno recuperato la messinscena di Monaco .

Era il 2017 e io andai ben due volte al BSO , in primavera per la prima e poi in estate per la ripresa durante il Festival estivo.

In quel cast c’era Luca Salsi nel ruolo di Gerard e in quell’occasione ebbi anche modo di intervistarlo.

La trasmissione streaming che passa in questi giorni vede invece George Petean nel ruolo e quindi evidentemente deve essere una ulteriore ripresa.

La ripresa televisiva è affidata a Brian Large , un vero maestro nel settore e infatti ci sono alcune differenze rispetto alla ripresa fatta dal teatro “Oper für Alle” che ho nella mia memoria .

Manca per esempio la scena che scivola sul racconto della “mamma morta” quando si vedeva la morte della vecchia contessa , il regista televisivo ha preferito lasciare la telecamera fissa sul volto di Anja Harteros , il che non è male devo dire a mio avviso la migliore Maddalena in sintonia callasiana.

Anche precedentemente , durante l’aria di Gerard “ Nemico della Patria” non viene quasi mai inquadrato lo Chénier torturato nei sotterranei del Luxebourg, con il risultato che il povero Salsi non lo guardava nessuno e a teatro e tutti seguivamo la controscena kaufmaniana di sotto.

Piccoli passaggi del libretto che Pappano ha tagliato a Londra qui si colgono in pieno , ma manca la scena del salvataggio/scambio della Legré e soprattutto manca la testa mozza del poeta che nella prima versione primaverile aveva fatto inorridire le spettatrici deboli di cuore.

Nell’insieme mi viene da pensare che regga meglio , anche nella ripresa , la versione londinese  perché  quel poeta un po’ imbranato e goffo che magari diverte molto di più , poco corrisponde alla raffinatezza del periodo storico.

Soprattutto divertono le mille diverse espressioni del solito nostro bien aimé, qui veramente un vero tombeur de femmes.

Ora soave

Nove anni fa a Londra fu un colpo di fulmine : Andrea Chénier era tornato ai fasti operistici del primo Novecento grazie a Sir Tony Pappano e al meraviglioso interprete Jonas Kaufmann che seppe incarnare la triste vicenda dello sfortunato poeta vissuto realmente al tempo della Rivoluzione francese.

Ebbene dopo nove anni il miracolo si è rinnovato : più maturo e forse meno romantico ma lo Chénier di Kaufmann è tornato  trionfalmente  sul palcoscenico della ROH per onorare l’addio al maestro che lascia dopo un ventennio di successi e riscoperte il prestigioso incarico.

Il bellissimo allestimento di McVicar regge benissimo , come reggono i costumi coadiuvanti il leggero cambio fisico del protagonista , ma la cosa strabiliante è che adesso il pericoloso passaggio dell’attacco dell’”Ora soave” sgorga felice e senza sforzo dall’ugola del grande tenore.

Sono cambiati gli altri protagonisti che contribuiscono al rinnovato successo , ma il centro del mio entusiasmo sta tutto nell’avere ritrovato la grande emozione che provai nove anni fa dal vivo.

Grazie alla mia ,mai tanto abbastanza ringraziata amica Valeria, ho potuto godere la visione in streaming che altrimenti non avrei potuto apprezzare per mancanza di sale cinematografiche che ne permettessero la visione nella mia città.

E grazie ancora una volta a Jonas Kaufmann che riesce a riconquistarmi ogni volta che vorrei tradirlo , lui è sempre il solo e unico tenore che seguita ad emozionarmi ogni volta che si impadronisce ed entra con assoluta padronanza in  un personaggio e lo fa suo , per sempre , come canta superbamente nel finale dell’addio del Canto della terra.

L’anagrafe involontaria

Quando in un tempo lontanissimo mi iscrissi a Facebook mi sentii in dovere di dichiarare chiaramente il mio nome e cognome , di mettere la data di nascita e tutti i dati atti a riconoscermi.

Ci misi anche una foto che mi ritraeva in maniera visibile , insomma mi misi in mamo all’algoritmo.

Poi passarono gli anni e mi accorsi che molte persone si trinceravano dietro pseudonimi , mettevano le foto di quando avevano anni e anni meno o peggio le foto tipo tessera , quelle un po’ tenere dei tondini al cimitero.

Ma ormai io mi ero esposta e non avendo niente da temere rimasi ben visibile al web , anzi mi moltiplicai perché avevo anche un altro modo per raggiungermi : il blog Altrodime che mi ha dato tante soddisfazioni e anche qualche amarezza e incomprensione.

Accadde poi , ma sono passati tanti anni ormai che un certo giorno del mio compleanno , nel frattempo le mie “amicizie” erano vertiginosamente aumentate , mi arrivarono un numero spropositato di auguri per il mio compleanno da gente che non avevo mai visto di persona o se ci eravamo incontrate era stato magari una sola volta all’uscita di un teatro.

Passata la prima reazione orgogliosa per il fatto che tanta gente mi facesse gli auguri con frasi fiori e amenità varie provai una specie di fastidio per la innaturale invasione della mia privacy.

Fu così che cancellai la nata di nascita , non potendo cancellare tutto il resto e da quel giorno non ho più avuta la valanga di auguri che mi aveva così tanto lusingato.

Non solo , ma smisi di fare agli altri quello che non avevo gradito era stato fatto a me e non ho fatto più gli auguri a nessuno via Fb.

E’ stato così che qualche giorno fa ho letto con un brivido l’invito a fare gli auguri ad una carissima amica che però era mancata già da un anno!

A me che aveva fatto impressione cancellare il suo numero di telefono dalla mia rubrica sul telefono quel richiamo verso l’aldilà mi ha fatto una strana macabra impressione e mi sono chiesta quale sia la procedura per scomparire se non c’è nessuno che possa farlo per me.

Codicillo da aggiungere nelle volontà testamentarie.

Seratona all’Arena

Quattro ore di musica su RAI UNO  pure in Eurovisione, un evento incredibile che avrebbe potuto trasformarsi in un polpettone poco digeribile ma che grazie alla grazia dei tre presentatori e ad alcune punte di diamante è risultato tutto sommato guardabile per la gioia di un gongolante ministro che sembrava gonfiarsi sulla sedia di ora in ora.

Il momento magico è stato l’arrivo di Jonas Kaufmann e se ci fosse stato l’Auditel in quei due minuti scarsi di sicuro i dati sarebbero schizzati alle stelle , quelle che solo lui fa luccicare così.

Semplice ,con la sua arte sublime ha cantato la su aria mirabile e come un mago se ne è letteralmente volato via , arrivederci Verona.

Le cose belle : il terzetto di meravigliose soprano italiane che non hanno fatto davvero rimpiangere la Diva : Feola  , Sicilia e la dolcissima Buratto hanno davvero tenuto alto il vessillo delle grandi voci italiane nel mondo.

Tezier , arrivato alla fine con la sua sicurissima arte si è concesso qualche accento di troppo , impari dal suo grande sodale che non c’è bisogno di cantare ..da arena  , oltretutto l’aria è una bellissima riflessione intima e lui la sa fare benissimo.

Le cose così così: il balletto sul DiesIrae, va bene che Bolle può ballare anche l’elenco del telefono , ma di balli operistici ce ne sono tanti , bastava scegliere meglio.

Lo sproloquio di Muti , a ottant’anni può rinunciare al fervorino , tanto ormai lo abbiamo già sentito tante volte tutti.

Flores fuori repertorio , lo sappiamo tutti che è un sublime tenore rossiniano ; come direbbe qualcuno che conosco : stia nel suo.

Meli , una grande voce italiana e il suo attacco è stato da manuale , poi vuole far vedere che è bravissimo e ci mette troppi svolazzi ,

comunque offre  ancora  un piacevolissimo ascolto.

Le cose inguardabili : Salsi con la parrucca di Scarpia e i botti di Capodanno che accompagnano tra i fumi rossastri di un ridicolo finale del primo atto di Tosca.

Il deficiente per antonomasia : Grigolo . Tanto non ce la fa a cantare Nessun dorma , è inutile che arrivi quasi a strozzarsi , ridicolo.

Per finire in bellezza : il vestito celeste e la grazia di Cristina Capotondi , lei davvero una splendida ambasciatrice della raffinatezza italiana nel mondo.

Da Verona è tutto , passo e chiudo.

Una regola antica

La lista delle ragazze trofeo appesa alla porta di una quinta liceo di un istituto romano mi ha riportato alla mente un atteggiamento signorile di chi un tempo lontano aveva un diverso rispetto per le donne.

Un amico  garbato e bellissimo , lo ricordo giovane e elegante  camminare lieve nel suo pareo quando in spiaggia non  lo metteva nessuno ,aveva un motto signorile che lo distingueva anche nel linguaggio.

Era quel che si dice un “tombeur de femme” , ma il suo motto molto understatement era “ caballero non tiene memoria”, che forse non era proprio spagnolo castigliano ma uno stile di vita e di signorilità persa nello scorrere degli anni .

Mentre le donne faticosamente lottano per una dignità paritaria nell’uomo si risvegliano gli istinti peggiori e forse questo avviene proprio per quella perdita di superiorità che nei secoli apparteneva a quello che veniva considerato il sesso forte.

Un senso di possesso declamato e sbandierato fa credere ai poveri ragazzi romani di dimostrare con l’esibizione della conquista la loro superiorità che altro non è che effimera vittoria sulle compagne , magari anche più brave di loro nel risultato scolastico , di valere ancora di più in base a risultati tanto effimeri quanto poi in realtà probabilmente solo frutto di una momentanea concessione femminile al gioco amoroso.

Vantarsi di avere “ conquistato” una ragazza è un gioco antico e banale , le donne poi magari se lo ricordano e mettono i loro compagni chiacchieroni in una black-list futura , non si sa mai ci riprovassero.

Un consiglio , per conquistare davvero la regola aurea è non vantarsene mai , se lo ricordino gli sprovveduti cafoni del prestigiosissimo liceo romano!

La musica contemporanea

Quando si crede di non avere più voglia di muoversi per ascoltare musica capita di leggere un post che rimette in discussione tutte le mie pigrizie .

Ho letto il bellissimo racconto che l’amico di web bergamasco ha scritto sulla settimana di musica contemporanea a Vienna.

So di non saperne niente e sono anche dubbiosa del fatto che avrei apprezzato un ascolto così particolare ma quando ho letto che la composizione era ispirata a una poesia che amo tanto e che ho letto tante volte anche pubblicamente in manifestazioni di Giornate della memoria (che pare non vadano neanche più tanto di moda  di questi tempi ),ho avuto un soprassalto di curiosità.

Intanto dirigeva Oksana Livin che scoprii in tempi non sospetti a Monaco , quando era assistente di Petrenko, e questo era già un motivo di interesse.

Poi la Totesfugue di Paul Celan , una poesia tanto amata !

Non avevo mai sentito nominare Eugeni Orkin e probabilmente in questo angolo di terra marchigiana non mi capiterà mai di ascoltare la sua musica ( e poi semmai sarei in grado di capirla?)

Devo però dire di avere provato una sana invidia per quel signore che oltretutto scrive anche bene del suo  e che se ne va a Vienna con la disinvoltura che avevo qualche anno fa, quando le forze erano maggiori e gli aerei costavano davvero meno.

Quei versi  e quel martellante “maestro di Germania” mi sarebbe piaciuto riascoltarli dalla voce del poeta .

Comunque la tanto bistrattata possibilità che offre la rete di avere occasioni di conoscenza non va buttata via , se si è in grado di goderne per aumentare la propria conoscenza del mondo anche il web ha un suo perchè.

Le fasi della vita

Chissà se lo ha detto proprio Cicerone , come ampliamente documentato sulle frasi fatte di Google ,che chi ha una biblioteca e un giardino non ha bisogno di altro nella vita.

Certo che io un giardino , non proprio grande , ma vista mare , ce l’ho e ho anche tanti libri sparsi per ogni stanza di casa tanto he ho anche rinunciato a contarli , sicuro superano qualche migliaio.

Basteranno per fare una biblioteca?

Ci pensavo stamattina quando , come al solito , passavo le prime ore del mattino con le forbici in mano a sperare la nascita di una nuova rosa o a preoccuparmi perché una pianta molto antipatica dopo avermi dato una magnifica rosa giallo-arancio ha deciso di non gettare di nuovo neanche un piccolo cenno di bocciolo..

Il mio giardino ha la pessima esposizione Nord (leggi Bora) con una pessima aggravante verso Ovest, tramonti infuocati se e quando ci saranno in estate, quindi soddisfazioni poche.

Non mi manca nient’altro , direbbe l’illustre pensatore romano ?

L’elenco delle cose che mi mancano sono tutte collegate allo stato di avanzamento degli anni , questo è certo.

Un po’ di solitudine , figli e nipoti ormai se ne sono andati da un pezzo e anche la voglia di viaggiare la sto un po’ perdendo.

Rivedere lo Chenier visto a Londra quando eravamo tutti più giovani ? Se ne può fare a meno perché misurare il proprio invecchiamento sul volto degli altri mi mette tristezza e poi in un allestimento già visto ?

Qualche programma però ce l’ho ancora e soprattutto coltivo la speranza di ascoltare qualcosa di veramente interessante e originale che mi spinga ancora a consultare i programmi futuri dei teatri amati.

Non sono melomane per tutte le stagioni , ormai seleziono con avarizia : sarà stata colpa del Covid ma da quella pausa forzata sono uscita con una tendenza a selezionare spaventosa .

Forse la fase giardino /biblioteca prevale , deve avere ragione Cicerone.