Doctor is in

Da un po’ di tempo ricevo strane telefonate : persone care perse un po’ di vista , amici carissimi che probabilmente avevano altro da fare , conoscenti occasionali.

Tutti cominciano domandandomi come sto , ma io so che è l’alibi iniziale . In realtà vogliono parlare , semplicemente parlare per sentire una voce , per non essere soli , per essere tranquilllizzati .

Certamente io non ho qualità terapeutiche abilitate a dare risposte giuste , mi barcameno tra banalità e ottimismo , anche laddove l’ottimismo in questo tempo proprio non mi appartiene e la banalità in generale e adesso in particolare mi ripugna .

In testa la frase di Andrea Chénier : da tempo mi pervengono strane lettere , ….no , non c’è nessuna Maddalena di Coigny che mi scrive , le lettere sono stare sostitute da un pezzo dai mezzi social , quella è la grande piazza della comunicazione globale ,  ma evidentemente non basta più.

E allora “doctor is in” eccomi qua a infondere pillole di coraggio a chi proprio crede non averne più da parte di una che con una certa dose di fatalità ereditata da qualche ancestrale filone familiare cerca ancora di seminare ottimismo perché ho capito che le telefonate servivano proprio a questo , a cercare rassicurazione , a non sentirsi meno soli.

Novella Lucy ho aperto il mio chioschino virtuale nella speranza che comunque possa servire a rallentare la morsa di paura che molti poi alla fine ammettono di avere .

La paura ce l’ha anche” la dottoressa” , ma il dovere mi impone di non farla trasparire nella voce . 

Quando l’altroieri ho postato la mia foto con la scritta che essendo domenica io mi vestivo ( e non avevo neanche pensato di darmi una truccatina necessaria) mi sono arrivate talmente tante risposte che ho pensato tutto sommato di avere mandato un messaggio giusto : eppure di cose sbagliate intorno ne vedo tante , qualcuna la scrivo nel blog ma molte me le tengo dentro , non vorrei aggiungere ansia o livore nella piccola platea di seguaci che mi frequenta.

Non so se il mio piccolo contibuto virtuale serva a qualcosa , comunque telefonatemi se vi serve : doctor is in.

Un Premier per caso

Sicuramente ambizioso , professore universitario probabilmente con qualche santo in paradiso , si muoveva in cerca di spazio politico : amico della Boschi , di Renzi , poi arruolato dai Cinque stelle in cerca di persone decenti da candidare .

Si è trovato così , saltando da un governo all’altro con indifferenza a rappresentarci in maniera sicuramente più degna di tanti professionisti della politica tra quelli di cui dispone il parterre dei nostri big allo stato attuale.

Una disgrazia ce l’ha avuta di sicuro , un portavoce molto sui generis , probabilmente colpevole di qualche scivolata d’ala linguistica per  uno che proprio non aveva studiato da premier.

Però adesso , con la tegola della pandemia sul capo si sta comportando con ragionevole equilibrio , sfido chiunque altro a comportarsi diversamente in un momento storico del genere tipo “guerra planetaria.”

Ha agito troppo tardi , ha agito troppo presto , ha parlato troppo , ha parlato poco.Gliele dicono di tutti i colori , tanto si sa che non è mai possibile accontentare tutti in una volta sola.

Sicuramente non è imputabile a lui il disastro di tante diverse interpretazioni relative alle diverse Sanità regionali .

Magari in seguito ci sarà da ripensare quanto sia stato saggio delegare alle regioni un tema così difficile come la Sanità , un po’ come la scuola , tanto per intenderci ,quella che i governatori del Nord volevano avocare a sé con il federalismo spinto alla sovranista , quello votato da quei poveri cristi del sud estremo che ne hanno fatto  della Lega il primo partito in Italia .

Poi si vede come in Calabria si abbia il senso dello Stato quando all’ospedale di Crotone ci sono 300 ( trecento !) imboscati mentre rispondono all’appello della Protezione civile ben ottomila medici in Italia.

Forse quando questo piccolo mostro infinitesimale : un granellino di sabbia morbido ( come lo ha descritto Ilaria Capua) , avrà smesso di passare con la sua falce nera sul nostro paese sarà il caso di ringraziare i santi e le madonne che ci hanno levato la voglia di ascoltare il Felpa e la Borgatara , sempre pronti a cannibalizzare la nostra malandata patria con la loro sciagurata poltica populista e sovranista.

E ringraziamo il Caso se a capo del Governo ci sta uno che piano piano sta pure imparando a fare il premier di un paese disgraziato , ma civile , come ce lo dimostrano le file ordinate del supermercato di Prato , terra toscana nella quale i cinesi si sono comportati bene , nascondendosi nel momento buio nelle montagne pistoiesi e scesi adesso a dare una mano con l’esempio e gli aiuti concreti .

Una giornata speciale

Ho acceso e spento il computer due o tre volte oggi. 

Volevo che la giornata di ieri non restasse chiusa nel mio cuore e non volevo che in questi giorni bui il non condividere un momento di gioia restasse egoisticamente solo dentro di me, ma non riuscivo a raccontarla.

Era cominciata strana  : 19 marzo , la festa del papà , per me un ricordo personale  duro e doloroso .

Il quindicesimo anniversario della morte improvvisa del compagno della mia vita .

Sono sempre andata a messa in quel giorno , sono sempre andata al cimitero , ho sempre portato i fiori , annaffiato le piante .

Quest’anno ,ragionevolmente, niente di tutto questo .

La solitudine rende i gesti quotidiani sempre più vuoti e al tempo più solenni : colazione , lettura dei giornali online , poca televisione , il libro che lentamente rileggo sulla vita di Mahler , non mi sono vestita .

Ma era anche il giorno , casualmente , in cui mia nipote si sarebbe laureata via Skype , da casa sua , con la mamma , il papà , il fratello e la nonna che vive accanto a loro .

Io ragionevolmente a casa ad aspettare il risultato . Poi , verso le cinque un messaggio : dai nonna , vieni su!

Un attimo , mi sono vestita di corsa e sono uscita correndo : a metà strada ( in tutto sono tre minuti ) mi sono accorta di avere scordato la mascherina d’ordinanza : conversione alla rotatoria , rientrata  in casa , preso mascherina , ripartita .

Ho trovato mia nipote elegantemente vestita di tutto punto , truccata e serena davanti al suo 15 pollici aperto.

Appartengono davvero ad un mondo nuovo questi ragazzi : i professori in chat , ognuno a casa sua e il laureando che se ne sta davanti al monitor e parla a quattro professori di cui vede solo i volti .

Noi poveri parenti rigosamente mascherati , dietro la porta a origliare : lei doveva essere sola davanti alla commisssione per regolamento.

Tutto virtuale , anche la valutazione della commissione in una ulteriore chat a parte e infine la proclamazione dei risultati.

La bella corona rinascimentale in testa  fatta dalla mamma con le foglie del giardino, la nonna social addetta alle foto , ogni volta dovevo levarmi la mascherina perché ho un telefono col riconoscimento facciale , brindisi e abbracci da lontano.

Una cerimonia totalmente assurda e virtuale , ma con un  concretissimo, bellissimo risultato .Non me la potevo tenere per me ; in tanta angoscia e tristezza che ci circonda una piccola isola di felicità e il segno che , prima o poi , una nuova vita professionale stia cominciando.

Un paio d’ore dopo davanti alla televisione : la conta dei morti si allunga , il picco sembra allontanarsi , la casa silenziosa e vuota .

Chiudo le persiane e rientro nella mia prigione solitaria , la vita si accorcia . Ammesso ancora di averne qualche rimasuglio davanti a me.

O Capitano , mio capitano

E’ tornato a casa Gennaro Arma da Meta di Sorrento , il paese dei capitani di mare , il paese dal quale partono per tutto il mondo quei marinai , la cui scelta di vita risale alle antiche tradizioni della marineria italiana e che poi solcano tutti gli oceani.

Ne ho conosciuti diversi , ai tempi delle crociere e ne incontro ancora , quando viene varata una nave nei nostri cantieri.

Non avevo dubitato neanche un momento quando si scriveva sui giornali che tutti i membri italiani delll’equipaggio della Diamond Princess , la nave infestata dal Covid -19 ormeggiata al largo di Yokohama sarebbero sbarcati e  portati in salvo  , tutti meno uno : lo sapevo da sempre che la regola del mare impone un dovere al Comandante perché lui deve essere proprio l’ultimo ad abbandonare la nave.

Fa parte anche della retorica di casa , anche noi , nel nostro piccolo abbiamo avuto un Capitano , la nostra piccola nave in realtà era  una barca a vela ma mio marito aveva del capitano tutti i pregi e ovviamente anche qualche difetto.

Mai mettere bocca durante un ormaggio (!), i miei figli sono venuti su così , hanno tutti e tre dentro di sé una scala di valori riconducibile a quello che da sempre papà ha insegnato e devo dire ha dato loro un Imprinting di cui sono particolamente orgogliosa.

Il capitano Arma , notevole anche nel “ fisique du role” , non ha tradito il suo ruolo , come invece purtroppo aveva fatto un suo conterraneo in tempi bui , facendosi richiamare da un comandante della Capitaneria con il famoso “ torni a bordo ****! che poi fece la fortuna politica di chi aveva pronunciato la fatidica frase.

E’ tornato senza tanto clamore, anche se a riconoscimento del suo comportamento è stato fatto Commendatore .

Magari in America , paese pieno di retorica , penserebbero di farci sopra un film , io penso che il capitano Arma abbia risollevato la tradizione gloriosa della nostra marineria e di questo dobbiamo essergliene grati ,non abbiamo bisogno di eroi : il nostro è un paese che ha , mai come adesso, bisogno di ritrovare l’etica del proprio ruolo , un paese in cui fare il proprio dovere non sia scritto nella  guida del comportamento da tenere , ma di comportarsi come  ha semplicemente fatto quel bel marittimo di Meta di Sorrento. 

Solenne , in quest’ora

non volevo cedere alla retorica , guardavo la mia bandiera arrotolata , la tiro fuori nelle solenni festività laiche e in questo momento tragico per il mio paese ma dovrei dire per l’umanità tutta ,mi sembrava un gesto infantile , banale.

Poi ho capito che questo gesto lo stavano facendo in tanti , che era un modo per sentirsi vicini , per esorcizare la paura che la notte ci assalta alla gola ,il senso di non finitezza del destino comune è qualcosa che va aldilà di un piccolo pensiero individuale-

Nella testa mi suonava   l’inizio del duetto tra don Alvaro e Carlo , sempre Verdi , sempre lui a “soffrire per tutti “, sempre lui a cantare le nostre gioie e i nostri dolori , da quella opera  Innominabile che mi piace tanto , ovviamente e rigorosamente nella mitica versione della BSO, ( Come la pasta di un noto pastificio , tanto  per sdrammatizzare).

Allora ho preso la bandiera , l’ho solennemente srotolata e sono andata in terrazzo a piantarla sul palo d’angolo , coma al solito.

Da lì la vede tantissima gente , sono tante le finestre che si affacciano sulla collina che guarda il mare.

Sentendomi per un attimo meno sola , ho detto a tutti quelli che l’avrebbero vista che anche io c’ero , che solo stando tutti insieme nelle nostre pesanti solitudini , forse , con molta pazienza ce la potremo fare.

Ieri c’era un bel vento teso e la bandiera ha cominciato a garrire festosa , garrire : si dice proprio così nel mio italiano un po’ antico e sicuramente ignoto alle generazioni più recenti.

Con i potenti mezzi che oggi abbiamo tutti a disposizione l’ho fotografata e postata di getto.

Quello che non avrei mai immaginato è che hanno cominciato ad arrivarmi immediatamente tanti Like  e cuoricini che nemmeno quando ci metto la foto di Kaufmann sono così abbondanti e immediati.

La cosa bella è che i gesti di condivisione mi sono arrivati anche da amiche lontane : dalla Francia , dal Canada , dalla Germania ….

A questo punto spero di non dovere presto condividere altre bandiere , anche se purtroppo penso che realisticamente possa avvenire anche più presto di quanto si immagini.

All’apparir del vero

Un verso di Leopardi : mi risuona in testa come un eco lontana e me lo provocano gli appelli , gli inviti che piovono da tutte le parti : “alle 18 mettetevi alla finestra a cantare” , oppure : “oggi è il giorno dell’abbraccio” , fate girare .

Mi provocano un senso di disagio , non riesco a seguirli , a coglierne il lato positivo , io certamente non risponderò a questi appelli e poi piano piano comincio a capire il perché di questa mia insofferenza e provo a darmi una possibile risposta .

Chi ha al massimo cinquanta anni  anni non conosce davvero la paura : hanno un vuoto dentro fatto di tante cose inutili con le quali sono stati abituati a gestirsi la vita poco agra che hanno avuto la sorte di vivere : cercano di riempire il vuoto di valori  con rituali scaramantici che assomigliano a cerimonie tribali , non c’è nessuna sacralità nel modo di affrontare qualcosa di duro e di nuovo che li trova impreparati .

Seguo sui social e noto che solo  quelli che hanno superato quella linea d’ombra che  fa così vulnerabili riescono a trovare altre vie del pensiero : chi sta oltre quella linea legge , ascolta musica , pensa , scrive , riflette nel silenzio.

Contrariamanente a quanto si potrebbe pensare sono crollate le vendite  on-line di libri , il tempo che si è fermato spaventa , ma non al punto di fermarsi davvero a pensare , totalmente inesistente qualsiasi forma di pensiero religioso , una specie di fermo immagine che non promette niente di buono . se e quando passerà la paura lascerè solo macerie , questo tempo vuoto non verrà riempito da nessun valore recuperato.

Il silenzio straziato di non potere seguire chi ci lascia verso l’ultima dimora sembra essere meno importante di non avere la palestra aperta , il bar per l’aperitivo , il tempo per la cenetta o il wekend in campagna .

La pubblicità ci ha martellato per decenni e ironicamente seguita a martellarci di immagini festose di una vita futile fatta di rituali falsamente sereni.

E appunto “ all’apparir del vero” resta come un pugno di mosche in mano .

Beati quelli ,pochi , che riusciranno a crescere dentro veramente alla fine di questa pestilenza medioevale che comunque la si percepisca di fatto è la “livella” di cui parlava il grande Toto’.

Cronache quaresimali

La stretta continua , il cerchio si chiude.

E cresce la paura , specie quando si è entrati baldanzosamente nella fascia di età di maggiore rischio e ci si sente ad un tratto tanto più vulnerabili .

Fino a pochi giorni fa , mi sembra un secolo , rientravo serena da un piccolo viaggio , uno di quello che faccio solitamente per andare in giro in Europa a sentire la musica , sullo scaffale dietro di me ci sono le cartelline ordinate dei presunti viaggi futuri .

Adesso guardo con angoscia quelle che avrebbero dovuto essere le prossime tappe “ inseguendo in giro per il mondo un famoso tenore “ come recita il sottotitolo del mio ultimo libro di cui ormai ho pochissime copie e del quale pensavo di fare una seconda edizione con tante altre foto a documentare il proseguimento del mio girovagare musicale.

Sola ed emarginata : per amore e riguardo nei miei confronti da figli e nipoti: mi rendo conto che questa solitudine necessaria , per quanto tempo possa ancora durare e con quali risultati possa essermi utile non mi è dato sapere ,comunque mi ruba una parte degli ultimi anni di vita .

Ieri è morto , non per colpa del virus , un mio carissimo amico e mi sono resa conto con angoscia che anche il piccolo conforto di potere partecipare insieme ai tanti amici che aveva  al suo funerale è un’ennesima crudele regola di questa ulteriore riduzione delle nostre usuali regole di vita.

Comunque un piccolo motivo di ribellione ce l’ho avuto quando uno dei miei figli mi diceva al telefono : sto tornado dai miei poveri figli , poverinI!, costretti a casa senza potere fare sport e andare a scuola .

Al che mi è venuto di dire : pensa come stavamo noi all’età loro quando al suono della sirena si scendeva nei rifugi e il rumore degli aerei significava che potevano cadere le bombe sulla nostra testa !

La mia generazione le ha viste tutte : la guerra , il terremoto , le pandemie ( io me la ricordo bene l’asiatica), solo che adesso  non ho più molte prospettive e soprattutto sono quasi alla fine delle mie connaturate riserve di ottimismo.

Piccola riserva di elemento positivo : Il Fidelio a Londra l’ho sentito con tutto il cast del programma , in prospettiva devo ammettere che è stato una botta ..di fortuna , vista l’aria che tira.

Il settimo sigillo

La Morte gioca a scacchi con il Cavalier Antonius Block di ritorno dalle crociate nel Settimo sigillo , il film di Ingmar Bergmann che ci fece conoscere il volto affilato e intenso di Max von Sydow.

Era il 1957 , poco si sapeva della cinematografia svedese e di questo grande regista teatrale che sarebbe diventato per noi giovani un autore di culto , venerato dalla mia generazione e non solo.

Il suo cinema in bianco e nero , così scarno e intenso , i suoi volti poi tanto amati , i suoi temi cosi’ universali tornano oggi prepotentemente in primo piano.

Max von Sydow ci ha lasciato proprio adesso , nel momento in cui la partita a scacchi con la morte è tanto più vicina alla nostra vita quotidiana , questa dipartita in tempo reale sembra scritta in quella sceneggiatura della vita che ci accompagna nei momenti di massima intensità.

Credo che l’immagine finale del film , con quelle figure che danzano in  fila  controluce sulla collina sia rimasta impressa nell’immaginario collettivo di tutti quelli che la videro tanti anni fa.

Un cinema povero di effetti speciali , pieno però di contenuti culturali tanto diversi dal cinema ridondante dei nostri giorni.

Fu così che imparammo che la Morte in molte lingue nordiche era maschile e il volto affilato del Cavaliere che gioca la sua partita a scacchi non è lontano da ogni persona che nel mondo di oggi gioca col misterioso virus che ci accerchia silenzioso.

Ricordo anche che  il cavaliere aveva uno scudiero ,immagine dello scettico materialismo in contrapposizione col misticismo del cavaliere  ma dovrei rivederlo per rinfrescarmi la memoria sul ruolo del simil-Leporello del film.

Ricordo anche che quel monaco nero non è un giudice severo , piuttosto un messaggero del Fato che sfrutta la paura per terrorizzare i poveri abitanti dei villaggi 

Oggi , in memoria del grande attore scomparso vado a cercare il film sul Tubo  per riguardarlo , visto che non abbiamo tanto da fare in questa nostra quarantena generale. 

Quarantena

Non avrei voluto scrivere questo articolo ma da due giorni mi è scattato  un forte senso di responsabilità nei confronti del mondo che mi circonda.

In effetti , a fronte dei miei figli e nipoti che pensano di proteggermi non venendo da me , sono io che ho cominciato a pensare che sono io che devo difendere loro!

Ho viaggiato con disinvoltura per l’Europa senza problemi nella scorsa settimana , sono andata a teatro a Londra ( per fortuna!) ma adesso ne sento la responsabilità nei confronti del prossimo.

Se mi ammalo io ( cosa che può ancora accadere ) potrei sottrarre un letto d’ospedale a qualcuno più giovane di me , a qualcuno che ne ha più diritto e molto a malincuore mi sono ritirata in quarantena.

Di fronte ai problemi veri che devono affrontare i giovani che lavorano ( in ogni famiglia ci sono situazioni con tanti problemi da affrontare ) i figli piccoli a casa , i nipoti  che lavorano nelle zone a rischio , i miei stessi figli che hanno lavori che li portano comunque a contattare altre persone , tutti quelli che sono intorno a me sono capitoli di una storia che potrebbe servire da canovaccio emblematico di una sceneggiatura da film di genere apocalittico americano.

Solo che dentro quel film di un genere che non mi è  mai piaciuto ci siamo noi , comparse senza scelta di una storia infinita nei suoi sviluppi  e della quale non conosciamo il finale.

Cercare di trovare qualche sprazzo di positività è molto difficile : inizialmentre avevo pensato che sarebbe stato bello correre a godersi dei nostri meravigliosi musei svuotati dalle masse turistiche infestanti , ma adesso non è più possibile neppure quello, girare nella città vuota è angosciante , i teatri chiusi , tutto si è fermato.

Capitolo a parte gli idioti che scappano dal Nord per portare il virus al Sud , con grandissime responsabilità di chi ha fatto circolare nella regione  Lombardia la bozza del decreto “ ferma- tutto” prima che fosse addirittura emanato.

In questo momento si capisce che vivere in un paese democratico significa esserne consapevoli ed essere all’altezza degli oneri che ne conseguono .

Cercando di analizzare questi gesti sconsiderati si capisce che sono la cartina di tornasole di certe forze politiche che hanno ancora largo consenso,  che questo senso di responsabilità non lo hanno dimostrato in passato e seguitano a non dimostrarlo con i loro atteggiamenti anche in questo momento.

Ci sarebbe da sperare nella televisione . Sicuramente tutti i canali : pubblici e privati hanno nelle loro teche tanti programmi culturali che generalmente vengono relegati negli orari impossibili di bassa audience notturna.

Sarebbe una buona occasione per tirarli fuori e smettere così di allietarci con continui servizi apocalittici riguardanti il numero degli infettati e dei decessi quotidiani.

Per queste “ buone nuove” bastano un paio di dirette al giorno , per il resto inondateci di cultura . Potrebbe essere l’unico effetto positivo di cotanta tragica situazione.

Perché amo il Fidelio ?

Me lo sono chiesta tante volte il perché di questa passione giovanile per quest’unica strana opera di Beethoven e forse dopo quest’ultimo Fidelio londinese forse ho trovata la risposta .

Non è , come potrebbero insinuare i maligni per colpa , o per merito , di quel ragazzo che lo cantava già magnificamente a Zurigo nel lontano 2004 , anche se quel disperato Florestan , bellissimo e bravissimo , mi colpì talmente tanto da essermelo rivisto migliaia di volte prima di avere finalmente l’occasione di sentirlo dal vivo.

No , la passione precede quell’incontro fatale su You Tube , nasce nei miei verdi anni fiorentini , ma è tutta nei cori meravigliosi che contiene .

Il primo , il coro dei prigionieri alla fine del primo atto : quel respirare l’aria pura come segno di libertà , quell’anelito verso la natura , quei volti rivolti verso la luce mi avevano sedotto.

Una volta , ero alla Scala e dirigeva Sinopoli , le scene di Enzo Frigerio : i prigionieri uscivano dalle feritoie del tetto , mi sembra di vederlo ancora e ricordo quanto mi ero emozionata .

Poi che Jaquino fosse uno che avrei tanto amato in seguito non lo sapevo proprio e in quel momento era adddirittura ininfluente.

Il secondo momento  magico è nel finale . Il governatore che dice :ogni  fratello cerca i fratelli ( Es sucht der Bruder seine Brüder ) con quell’Heil Heil festoso dei prigionieri liberati e cantato con le loro spose è una di quelle espressioni di gioia in musica che riesco a malapena a trattenere .

Mi viene (vergognosamente ) da cantarmelo in sordina tra me e me.

Anche a Londra me lo sono canticchiato dentro e festosamente addirittura mentre tornavo in albergo . 

Poi , tornata a casa , ho cercato tra i miei CD il Fidelio che mi ero comprata tanti anni fa , diretto da Bernstein , con un cast notevole e con l’esecuzione dei Wiener.

Come spesso succede , non si ha il tempo di leggere le note al lbretto cosa che invece mi capita ora con il tempo imposto dal vuoto generato dalla strana quarantena in cui viviamo.

Così ho letto un bellissimo saggio in cui si spiega la modernità della musica beethoveniana , il suo ricercare un senso musicale alla parola cantata , una vera anticipazione creativa rispetto alla musica del suo tempo.

Ugualmente illuminante l’intervista che Bernstein rilasciò nella sala del Musikverein, dopo l’esecuzione dell’opera che fu ripresa dal vivo dalla televisione nel 1978 .

Il grande direttore afferma che secondo lui Beethoven è partito dalla fine ,il senso del suo lungo rielaborare la sua unica opera era  “Freihet “, la libertà ed è da quella parola che Beethoven è partito per scrivere la sua unica opera.

Dalla Baviera , curiosamente

Sarebbe interessante ricostruire il percorso europeo del Covid 19 se come è vero che attraverso il New England Journal of Medicine si scopre che un serio medico tedesco aveva individuato e comunicato che  nella bella e ordinata Baviera si era manifestato un caso di infezione trasmesso in azienda da una incolpevole impiegata cinese (ammalatasi al ritorno a casa) su altrettanto incolpevole trentatreenne impiegato bavarese di una ditta nei pressi di Monaco.

Questo sarebbe avvenuto “prima” che una intuitiva dottoressa italiana a Cologno cominciasse a pensare che quel ragazzone sportivo con la febbre alta , pure rimandato a casa una prima volta senza pensarci troppo fosse stato contagiato dal pericoloso virus.

Quindi forse il paziente zero non c’era proprio , inutile cercarlo aldiquà delle Alpi.

Adesso però bisogna spiegarlo anche alla CNN che ci fa sopra le mappe con le freccette , tanto per dare una mano alla nostra economia.

E già che ci siamo dire anche all’inviata italiana di Sky in Inghilterra che tutti quei controlli da lei raccontati non c’erano proprio ieri  quando da Londra sono partita proprio io.

Una ulteriore riflessione mi viene di farla a proposito delle donne medico : devo ad una dottoressa donna , non convinta del ricovero per strano malessere di un mio figlio  nel suo reparto di medicina avesse chiamato una collega di chirurgia ( semplice e con smaccato accento della vallesina ) che non sono riuscita a rintracciare per ringraziarla , la quale col semplice controllo manuale aveva dignosticato una pericolosa appendice perforata in un mio figlio che poi fu operato d’urgenza addirittura nel cuore della notte.

L’intuito delle donne quindi molto utile in medicina , non è sicuramente un caso che fino dai tempi antichi “ le maghe” fossero donne , a loro ricorrevano i malati gravi , quelli che non si capiva di cosa stessero morendo .

Curiosità mista alla passione , attenzione al lato umano . qualità femminili che mi fanno riflettere sul ruolo della donna in medicina . Del resto già nell’allora Unione Sovietica i medici donna erano la maggioranza e il fatto curiosamente mi aveva molto colpito.

Una ultima riflessione : ha un senso fare i tamponi a cadaveri di anzianissimi defunti in questi giorni per aumentare le casistiche legate al coronavirus?

Mi farebbe piacere se qualche virologo serio me lo spiegasse perché a me sembra qualcosa di simile alla caccia all’untore anche post-mortem.

Un mondo parallelo

Ho fatto un viaggio in un mondo parallelo ma me ne sono accorta solo tornando in Italia.

Partita lunedì mattina da Ancona per Londra via Monaco sono arrivata tranquillamente nel pomeriggio in albergo ; ho trovato un po’ meno persone negli aeroprti , qualche posto vuoto negli aerei e nessuna richiesta da dove venissi o altre indagini al mio arrivo.

Il giorno dopo , tutto incentrato sull’unico problema che mi riguardava , cioè se la mia follia poi si fosse riscontrata con la sensazione sgradevolissima  ( già provata anche a Londra ) di non ritrovarmi l’amato Florestan sul palco, si è molto ridimensionata vista la faccia sorridente di  Kaufmann che insieme a Pappano era andato a ritirarsi l’onoreficenza dalle mani del principe Carlo in persona !

Verso le sei , sono una che si muove per tempo, sono andata a teatro dove ho incontrato un caro amico che lavora lì dentro  : avevo un regalino per lui promesso dallo scorso anno e devo dire che lui ha generosamente ricambiato il mio piccolo dono.

Dello spettacolo ho già scritto ieri a caldo , non ho cambiato idea e dal tipo di commenti del blog devo dire di non essere la sola ad avere pensato certe cose sulla regia.

Felice e contenta sono rientrata in albergo con divertente siparietto per avere dato io (!) col mio basic english un aiuto ad una signora che non trovava la strada della metropolitana per tornare a casa.

Ieri strada del ritorno uguale : metro di Londra bella affollata al mattino , aeroporto affollato , la solita confusione , ma tutto in orario .

Monaco calmissima , prendo in tempo la connection per Ancona.

A bordo mi chiedono di riempire un formulario in tedesco che racconti i miei spostamenti , ma quello lo avevo fatto già anche all’andata , però quello era in italiano e i miei connazionali del ritorno erano tutti nel pallone .

Sfoggiando il mio tedesco da scuola serale ho detto che “ich zuruk komme zu haus “ e ne ho riempito solo la metà.

E qui sono entrata in zona di guerra : all’aeroporto di Falconara mi aspettava l’esercito in tenuta mimetica , con maschere , visiera e guanti : mi hanno misurato la temperatura sulla fronte  ( pare sia del tutto inutile) , poi dietro c’erano anche i poliziotti con guanti di lattice che mi hanno guardato di brutto e chiesto cosa contenesse la mia valigia , poi finalmente sono uscita a prendere il bus che mi ha riportato a casa.

Partita da un mondo para-normale sono piombata inn un mondo diverso , dove non si parla d’altro che del virus , dove la conta dei contagiati e dei decessi sembra un bollettino dal fronte , poi nel mondo succedono tante altre cose tragiche , ma qui non si parla d’altro.

Muoiono persone in incidenti d’auto a catena , cadono valanghe in montagna che uccidono sciatori , milioni di disperati provano a scappare dalla Turchia e vengono presi a randellate sui gommoni da parte dell’esercito greco , le Borse crollano per un effetto a catena che arriva dalla crisi cinese ; siamo sicuramente in un momento tragico per gran parte del mondo civilizzato.

Dei paesi poveri si sa molto meno , loro non hanno nemmeno contezza di quello che sta avvenedo e soprattutto non contano i tamponi che non hanno.

Negli USA comunque farne uno costa talmente tanto che si guardano bene da andare a fare certi accertamenti.

Non so se nei prossimi giorni magari anche io finirò a letto , o peggio in ospedale  per questo virus perfidamente contagioso, non sottovaluto niente, posso solo dire che nel nostro paese è mancata una chiara visione politica del guaio che ci è capitato addosso: una politica “stop and go” , ondivaga e frastornata ci ha portato dove siamo : non credo che sarebbe una bella soddisfazione vedere in altri paesi d’Europa situazioni analoghe alle nostre, sono sicura però che le reazioni al vertice sarebbero meno confuse di quelle che stiamo subendo a casa nostra.