La casa Europa

Qualche perplessità e anche molte polemiche ha suscitato la denominazione del nuovo commisario nella Commissione Europea delegato “ alla protezione dello stile di vita europeo”.

Probabilmente questa definizione verrà rivista anche perché ognuno si può domandare quale sarebbe questo stile di vita ?

Quello di una grande citta del Nord Europa o quello di un piccolo paese del Sud della Francia ( o dell’Italia ) ?

L’Europa intesa come un pensiero unico esisteva solo nell’idea dei Padri fondatori a Ventotene , in realtà la verità è che uno stile vita europeo non esiste , esistono una pluralità di storie spesso contrapposte , una storia fatta di guerre , di lacerazioni storiche importanti che adesso , nel momento della globalizzazione tendono a fondersi in qualcosa che va ben oltre il semplice riconoscersi in uno stile comune.

Probabilmente nel riassestare le deleghe , con tutte le complicazioni che comportano ,al greco Schinas è capitata questa che rischia di essere una patata bollente , ritengo che in sede di approvazione questa delega cambierà il nome , così tanto per tranquillizzare tutti coloro che l’hanno vista come una concessione alle destre xenofobe, quelle sì molto omologate in tutti i paesi dove hanno un certo peso politico.

E per restare sui discorsi seri trovo quanto meno ipocrita suddividere i rifugiati che arrivano nel nostro continente , sia dal mare che dalla rotta balcanica in rifugiati politici e in rifugiati economici per i quali sarebbe più facile il respingimento  ( ammesso che poi questa sia una strada praticabile nel concreto).

Come si fa pensare che un rifugiato “economico” lo sia perché ha voglia semplicemente di cambiare il proprio stile di vita?
Questi esseri umani scappano fa fame , carestie , desertificazioni , tutte piaghe che spingono alle migrazioni bibliche intere popolazioni soprattutto in Africa.

Una sottile ipocrisia permette che questa distinzione accontenti per esempio il gradimento elettorale di Macron e ammetto che il problema riguarda soprattutto il nostro paese, zattera protesa sul Mediterraneo.

Non è attraverso i nominalismi che riusciremo ad arginare questo fenomeno migratorio , ci aspettano anni di lotte e di esasperati nazionalismi.

Quando riusciremo a iniziare a vedere il bicchiere mezzo pieno ?

La vecchia Europa , anche se non ha uno stile di vita da proteggere , ha sicuramente bisogno di iniziare a ripensarsi anche culturalmente .

Leggevo oggi un articolo di archeologia : pare provato che gli abitanti di Roma inizialmente fossero di pelle nera …..rassegnamoci.

L’estate sta finendo

Forse era anche il verso di una canzone .

La percepisco dai social che mi raccontano ancora viaggi degli amici.

Il mare dalla finestra lo vedo piattissimo, ieri è ricominciata la scuola , per me è sempre stato una specie di inizio di anno.

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 Il mio capodanno ha sempre coinciso con il ritorno sui banchi , forse perché in famiglia da generazioni , le donne di casa mia sono sempre state insegnanti..

Notizie dal mondo della lirica non tutte eccellenti : Pavol Breslik malato , Ludovic Tezier  idem…..del resto non so..

Chissà perché quando ci si ferma per qualche motivo contingente ci si accorge di più di quante cose inutili facciamo ogni giorno.

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Rileggo un libro che credo di avere anche recensito sul blog qualche anno fa , racconta la saga di una famiglia viennese

che spazia dalla fine dell’Ottocento attraverso il Novecento : mi sembra di ascoltare la musica di Mahler , il viaggio 

programmato da tempo oggi mi sembra lontano e improbabile , ma forse è la nebbiolina autunnale che sale attraverso questo tramonto

ancora bellisimo.

La collina con la mia casa vista dal cielo : un regalo in prospettiva . Un papà amorevole ha fatto un regalo al figlio piccolo e questo 

è l’omaggio per nonna.

Ci sarebbe tanto da dire sul perché certi giorni la solitudine , da me tanto apprezzata , diventa un pò meno “apprezzabile”.

Ma non ne vale la pena.

Uno sfraglio e via…

La lettura del Corriere di stamani e un bel pezzo di Beppe Severgnini mi hanno riportato alla memoria un racconto di Renato Fucini dalle Veglie di Neri.

Un importante personaggio della Lega se ne era uscito con l’affermazione che tra le professioni che vanno scomparendo ci sarà anche quella del medico di base , quello che una volta era il medico di famiglia.

Non serve più ha detto l’importante uomo politico perché ormai per ogni male c’é il suo specialista e questo renderà inutile quella figura obsoleta prova di specializzazione che un tempo fu il pilastro della medicina .

Severgnini non ci sta e forse proprio perché ha vivo il ricordo del nonno dottore che girava per trovare i suoi malati in bicicletta e poi dello zio che proseguendo la stessa vocazione i suoi pazienti li andava a visitare in Vespa sostiene che invece di auspicare la scomparsa di questo prezioso primo filtro della Sanità sarebbe invece importante rivalorizzarne il ruolo che permetterebbe , attraverso il filtro della conoscenza ravvicinata dei propri pazienti, tante visite specialistiche inutili e soprattutto tanti intasamenti nelle strutture pubbliche di base.

Anche io pensavo a questo quando una mia nipote , la prima e unica della famiglia , lei è ancora liceale , alla mia domanda su cosa pensa di fare nella vita mi ha detto : il dottore.

Stupita e interessata le ho chiesto di più e la sua risposta assomigliava davvero a quell’idea di vicinanza con chi ha bisogno di sentirsi protetto e seguito da vicino , come facevano i vecchi dottori di una volta che i pazienti se li andavano a visitare a casa quando erano malati.

Il mondo cambia , è vero , e forse mia nipote avrà tempo di cambiare tante volte idea circa il suo futuro professionale , però a ripensarci bene mi convinco che recuperare dignità e vocazione a questa figura professionale potrebbe essere anche un modo per risparmiare su tante dispendiose ricerche , non tutte necessarie , che oggi vengono prescritte con grande abbondanza .

Sono andata a ricercare il vecchio libro : il racconto Dolci ricordi racconta del figlio di un medico che avendo sperperato il suo mensile è tornato a casa a testa bassa e chiede al padre un aiuto per rimediare alla sua leggerezza.

E quel padre che sta partendo a cavallo nella neve per andare per la Maremma a visitare i suoi malati il suo aiuto glielo da ed è mirabilmente  plastica la figura che si allontana nell’alba gelida nella neve : una spronata ,uno sfaglio e via…..

Da rileggere , è consentito il nodo alla gola.

Dal pianeta Sanità 2

Come un mantra : la destra , la destra.

Dal percorso in camera fino alla sala operatoria l’avrò ripetuto venti volte .Ho finito per tenerci vistosamente la mano sulla parte da operare , terrorizzata dal fatto che la prima bella infermiera che riempiva frettolosamente i moduli , mi aveva detto : la sinistra ,vero?

Se ne sentono tante , sembra che solo l’errore faccia titolo e sicuramente ogni tanto le cose non funzionano bene . 

Anche io avrei tanto da raccontare in proposito, purtroppo nella vita succedono tante cose , non tutte belle , che accadono a noi e ai nostri cari .

Ma leggendo la recensione di un libro scritto dal Vanzina in memoria del fratello scomparso c’è una frase da lui riportata che riguarda  ciò che gli disse un grande professore a New York : ormai i protocolli di cura sono uguali in tutto il mondo , non fa molta differenza dove fai le cure , la differenza è che qui la cura vi costerebbe qualche migliaio di dollari ed in Italia la fate gratis.

Voi avete il miglior sistema sanitaro del mondo .

Non abbiamo molto da rallegrarci nel nostro “bel paese” ma la conquista di una sanità pubblica garanzia per tutti la si verifica al momento del bisogno: lo stesso intervento fatto in struttura privata costa cifre da capogiro. Qui sicuramente ci sono le procedure che ingolfano ,le liste d’attesa  e anche quel famoso divario tra le regioni virtuose e quelle ancora lontane dagli standard medi europei e questo infatti provoca anche transumanze evidenti verso il nord di tanti pazienti meridionali bisognosi di cure .

Aggiungo anche che facendo la fila davanti ad un ambulatorio nell’Ospedale regionale mi è capitato di leggere un cartello scritto in tantissime lingue , compresi i caratteri cirillici e quelli cinesi. 

Unico inconveniente , mi racconta un figlio con a sua volta figli ancora piccoli , non andare al Pronto soccorso sperando di fare presto , ci trova sempre una fila di cingalesi , indiani e filippini che hanno il pupo con la febbre .

Infatti il calo delle nascite lo compensano ampiamente gli immigrati che qui hanno famiglia ;

 quelli che non amano il melting-pot si rassegnino, la vita un pò più diversamente colorata è già una realtà palpabile.

Comunque a me hanno operato la gamba giusta.

Dal pianeta Sanità

Il mondo non si è fermato , i social hanno seguitato a riempire la ma bacheca , ma il blog è scomparso .

Non  se n’è accorto nessuno , probabilmente , in effetti ogni tanto qualcuno andava a cercare negli archivi vecchie pagine e recensioni .

In realtà la dimensione del reale cambia di prospettiva quando si entra in un pianeta diverso, nel mondo della malattia.

Un intervento da tempo programmato , giorni tutto sommato pochi ma abbastanza bui, scanditi da orari improbabili , da notti bianche in attesa della luce che lentamente rientrava nella mia camera .

Ora sono di nuovo nel mio letto , ed è già una prima conquista .

Cosa dire di questa prima vera esperienza di vecchia signora allettata? Che ho visto con gioia tutti i figli , tutti i nipoti al mio capezzale e mi sono sentita abbastanza gratificata , non ci avrei scommesso prima di ricoverarmi.

Mi sono abbastanza divagata a discorrere  con i tanti giovanissimi infermieri che si succedevano al mio capezzale . Ho scoperto un mondo di giovani molto preparati e anche motivati nella scelta della loro professione.

Non ho visto una brutta Italia : tutti laureati in infermieristica , tutti con conoscenze linguistiche , tutti però ahimè pagati a contratto con agevolazioni per la loro giovane età.

Uno in particolare che si tratteneva volentieri a parlare con me che avevo sempre acceso il televisore sulla crisi di governo , mi ha raccontato del suo Erasmus e delle offerte di lavoro che gli vengono dai paesi del nord Europa.

Probabilmente se ne andrà dall’Italia e gli dispiace . Mi ha salutato con garbo: grazie signora per la compagnia e guardando il teleschermo ha aggiunto : riusciremo a cambiarlo questo nostro paese ?

Al Sud quando fanno i concorsi ci sono meno partecipanti che al Nord perché sanno già chi li vincerà !

Questa disillusione in un giovane di ventitré anni è una colpa che ci dobbiamo sentire addosso tutti noi che non abbiamo saputo dare risposte alle nuove , anzi nuovissime generazioni che premono per il loro giusto posto nella vita.

Per oggi mi fermo qui , dal pianeta Sanità ,passo e chiudo.

Spazio amplissimo nelle news televisive agli acquisti e agli scambi dei calciatori nelle squadre italiane.

Generalmente cambio canale , oppure chiudo tutto per riprendere la lettura , sempre accanto a me , di un libro di leggere o rileggere.

Però , anche se sono quella che alla petulante promoter che mi offre di ampliare con i canali sportivi la mia offerta a pagamento rispondo soave : sa , io sono quella che segue quasi soltanto Sky Classica ! 

silenzio dall’altra parte , poi con un “mi scusi” la allettante offerta viene ritirata , mi sono comunque accorta che generalmente non sento nomi italiani che accompagnano questa giostra milardaria.

A questo punto mi sono chiesta se in Italia non esistano più ragazzini che scendano in cortile per dare calci al pallone .

Oppure che questa sorta di gioco nel gioco riguardi solo i ragazzi dei paesi poveri , che vedono nella carriere di calciatore un riscatto alla loro povertà di origine?

Per quel poco che mi interessi e quell’altrettanto poco che ricordo ci fu un tempo in cui l’Italia del pallone vinceva , o mi ricordo male?

Certo che se i club , ormai anche loro nelle mani di personaggi che con lo sport non hanno più niente a che fare, seguitano a riempire le squadre di nomi ostici da pronunciare forse avrebbe un senso smettere di chiamare italiano anche il campionato di calcio.

Seguitando ad avventurarmi in un terreno per me misterioso mi pare che invece ci siano in giro allenatori italiani apprezzati nel mondo.

Un po’ come con i direttori d’orchestra , sembra un miracolo , vista la poca importanza che nel nostro paese viene data all’educazione musicale , ma i giovani direttori ci sono e ci fanno fare ancora una gran bella figura in giro per il mondo.

Un’ultima similitudine azzardata riguarda la giostra dei direttori artisti dei teatri in giro per l’Europa , assomiglia notevolmente alla altrettanto frenetica corsa al cambio delle panchine calcistiche.

I nomi sono spesso gli stessi , una giostra che sposta pedine , un calcio-mercato musicale che ha solo il pregio di incuriosire i melomani .

I miei lettori sono autorizzati a ridere di queste mie considerazioni off-record, ma nel silenzio di giornate abbastanza vuote mi sono permessa di uscire dal seminato delle mie cosiddette competenze.

Gli argoritmi immaginari

Lo ammetto , ci sono cascata anch’io . 

Corsi e ricorsi su Facebook , appare con ciclica frequenza l’appello relativo ad una restrizione delle nostre “amicizie” per colpa di un selezionatore a PaloAlto che ci condiziona a ricevere i circa 25 amici ..più gettonati.

Non è vero , perlomerno non lo è per me che di amici ne ho molti di più, ma questo avviene , credo , per la mia adesione a tanti gruppi diversi  per cui in realtà sono sempre più dei fatidici 25 lettori manzoniani quelli con i quali ho spesso rapporto.

Ma tant’è, la noia di giornate lente in attesa di qualcosa che devo fare , e così stamattina ho fatto il mio bravo Copia e Incolla e quello che mi ha colpito che persone amiche mi hanno pure copiato a mia volta!

Però all’altro ciclico appello non dò seguito : è quello , altrettanto ricorrente che mette in guardia di non dare l’amicizia a… ( segue per solito nome e cognome molto di fantasia) perché si tratta di un pericoloso hacker.

Ora qui devo confessare che non corro rischi . Ogni giorno mi trovo il fatidico “ persone che potresti conoscere “ sulla mia bacheca e con monotona regolarità cancello e rifiuto tanti strani inviti .

Ho circa seicento amici , che potrei dire di conoscere anche fisicamente , se non tutti , molta parte sicuramente e mi diverte seguire quello che fanno , i loro viaggi , le loro recensioni musicali e perdono loro anche le foto di quello che mettono nel piatto!

Amo i loro giardini , i gatti e i cani e le foto dei quadri che vedono alle mostre.

Prima di dare o chiedere una nuova amicizia faccio accertamenti polizieschi :le bacheche e i profili raccontano molto più di quanto uno crede di metterci.

Quindi se per straordinari incroci un haker entrerà un giorno anche nel mio privato mondo fesbucchiano ci troverà solo quello che che penso e che spesso sbandiero anche nella mia idea di condivisione del pensiero.

Il grande fratello non mi fa paura.

Pillole

I tempi cambiano , trolley e zainetto , deputato perfetto.

Chi lo avrebbe mai immaginato solo una generazione fa vedere tutti questi politici giovani che arrivano e vanno dai luoghi del potere con quelle dotazioni veloci e praticamente disinvolte .

Difficile anche solo immaginare i politici d’antan così attrezzati .

Era il tempo in cui si arrivava alla stazione e : facchino! era il modo per richiamarne l’attenzione.

Arrivava con il suo carrello e il signore , o la signora si avviava svelto/a leggera verso la stazione di taxi che non era ll’odierno assalto alla diligenza.

Ho il dubbio che Pasolini abbia sbagliato , non solo le lucciole sono scomparse , insieme sono scomparsi anche personaggi e mestieri sostituiti dalle rotelline che rendono tutti autosufficenti.

In questi giorni si vedono in televisione molti telecronisti tutti zainetto-dotati , telecroniste mooolto arruffate e ansanti dietro ogni carneade , un tempo avrei detto peones al quale estorcere il terzo segreto di Fatima sul governo in fieri.

Vanno e vengono le delegazioni , rigorosamente maschili , rigorosamente tipo “man in black” . Ogni tanto qualche sporadica donna arrranca su scomodi tacchi sullo scomodissimo pavè del cortile del Quirinale .

Meno male che si sono trasferiti a Montecitorio , l’assenza femminile resterà un po’ più nell’ombra dei palazzi. 

La verità è che le donne , per loro natura , non sono capi-corrente , non hanno le truppe cammellate da accontentare e allora si aggrappano alle regole della “garanzia di genere” , oscuro modo per dire che per salvare la faccia qualcuna bisognerà pur mettercela per la foto di gruppo finale.

Ma il mio è un blog musicale , se faccio qualche divagazione è per focalizzare i costumi che cambiano , non altro.

Comunque una piccola nota a margine la metto : la Rai ha trasmesso il Gala Rolex della Scala del giugno scorso, lo spettacolo era già penoso del suo , ci aggiungerei la voce fuori campo che ci spiegava il niente necessario a far scatenare tutta la solita serie di commenti idioti sul blog della Barcaccia.

Pubblico in sala molto di bocca buona , il Rolex al polso garantisce status quo, un po’ meno competenza musicale.

La pianista che si esibisce “solo “ in un tempo della sinfonia, Domingo direttore per caso  ( e ancora non gli erano scoppiati i guai vetero-sexual) , Flores che tira fuori la chitarra  , la povera Yunceva col pancione senza fiato e Kaufmann reduce dalle cinque buche parigine e in prospettiva di altre buche a casa sua che ci ha regalato un paio di momenti che , se non giustificavano il prezzo del biglietto perlomeno ci ha fatto capire come si può ancora cantare , anche in frack , un’aria cos’ drammatca come quella dalla Jouive di Halevy.

E Grüss mein Wien , speriamo bene.

Un piccolissimo libro

Un  carissimo vecchio amico , vecchio di amicizia e di ricordi comuni, mi manda il suo prezioso ultimo libro di aforismi. 

Elegante nella forma con deliziosi piccoli disegni di Saul Steinberg lo è molto di più nella sostanza.

Per antico garbo mondano Giacomo Vettori  si è sempre divertito con i suoi calambour a rallegrare serate tra amici improntate ad una eleganza che non ha più patria in questo secolo e più di una volta ha dato alle stampe queste sue giostre di parole.

Ho sicuramente nella confusione dei miei troppi libri nascosti anche altri suoi piccoli gioielli.

Questo però è leggermente diverso , già nel titolo.

In dubio…..negli anni gli è subentrata una certa amarezza , uno scetticismo feroce , anche se fondamentalmente non ha perso lo smalto intelligente del paradosso.

Alcune frasi sembrano buttate li per caso ;nell’insieme sono il ritratto disperato di un uomo disiilluso che comunque non rinuncia a credere  che l’eleganza del pensiero sia ancora l’ancora di salvezza per dare un senso alla vita.

Traggo dalle sue perle alcune che ho amato di più :” Dietro una allusione si nasconde il pudore della verità”oppure il suo lapidario “ sogno o son mesto?”

Poi ci rivela il suo sguardo attento verso chi “ aveva lo sguardo opaco di chi non ha mai visto l’alba da una finestra sul  mare “.

Ho sorriso al suo “ In aumento gli avvocati esperti in diritto venale”, ma soprattutto ho amato , per motivi ovviamente di… affinità elettive il suo “ ho messo a tacere l’ansia sovrapponendole l’Adagetto della quinta di Mahler”. 

Un piccolo libro elegante , pensieri rivelatori più di quanto vogliano svelare ,un modo di raccontarsi dietro le piccole cose .

Grazie Giacomo per questo tuo apparentemente leggiadro dono.

Il sorriso di Petrenko

La visione della Nona di Beehtoven diretta da Kiril Petrenko davanti alla Porta di Brandemburgo la sera del 24  agosto credo sia stata ascoltata , oltre che dai trentamila accorsi sulla Via 17 Giugno  dai tantissimi che ne hanno goduto lo spettacolo in diretta o streaming  della RBB.

Ovviamente anche tanti commenti : dai coltissimi che si sono accorti di qualche imprecisione sugli attacchi ,a quelli che entusiasticamente hanno apprezzato tutto , a quelli che hanno analizzato la bellissima ripresa video fatta con la straordinaria maestria della tv tedesca.

Io sono tra questi e l’ho già scritto nei commenti sulla mia bacheca .

Ovviamente l’arrivo di Petrenko alla testa dei Berliner suscita curiosità , per chi non lo conosce ancora, magari si va a cercare il pelo nell’uovo ma la cosa che mi ha veramente stupito è la critica di chi dice che Petrenko sorride sempre.

Io che ho avuto la fortuna , questa sì davvero la considero una fortuna , di averlo potuto seguire per anni durante i quali l’ho ascoltato dirigere di tutto a Monaco di Baviera  non avevo fatto caso a quel bellissimo atteggiamento quasi ieratico con il quale Petrenko si avvicina alla partitura.

Spesso di profilo , stando in platea lo si coglie bene , mi sono accorta sempre della sua straordinaria maestria nel dirigere i cantanti , nella precisione degli attacchi che sembrano magicamente uscire dal suo gesto minimale e sicuro ma non avevo considerato negativamente la sua espressione nel far scaturire musica dal suo gesto.

Petrenko non inventa nulla , lui legge le note e le ritrasmette con la fedeltà senza sottintesi dei grandissimi.

E quando sorride è perché è davvero contento di questa magia che nasce da lui e che ritorna a tutti noi come il compositore l’ha scritta.

Non è ieratico , non è in cerca di sottintesi , Petrenko sorride felice di condividere con l’orchestra e con il pubblico quello che magari sta semplicemente nelle note , non nel cervello di qualche critico un po’ troppo aristocraticamente sospettoso della popolarità mediatica di questo magico nano siberiano sceso a condividere con noi la sua gioia di fare musica.

L’aria che tira

Si può guardare una crisi di governo in tanti modi , aldilà dei risultati finali , è comunque interessante notare alcune costanti che le immagini formali delle delegazioni che entrano ed escono dai colloqui col Presidente della Repubblica ci raccontano molto più di quanto le loro parole dicano.

Intanto è palpabile vedere che gli italiani sono mediamente più alti , più ben vestiti e più piattamente livellati ad un format  funzionario-europeo più di quanto alcuni di loro lo siano allineati a parole.

Predominano i blu ministeriali , giacche a un bottone , cravatte in tinta unita che salvo alcune eccezioni non sembrano più bandiere atte a qualificarli immediatamente .

Scarseggiano , e di molto , le donne : le si vede ancelle solerti scortare i notabili , funzionarie funzionanti ed efficenti.

Poi quando si arriva al raccontino finale i maggiori partiti restano “uomini soli al comando” , salvo una molto angolata vicesegretaria di sinistra , come dire che le quote rosa sono state rimesse nel cassetto da molto tempo.

Eccezione lo fa il veccho leader decotto , lui si contorna ancora di donne , tanto sa che che fino a che campa poi alla fine conta solo lui.

Qualche siparietto divertente ce lo offre la “delegatia” delle autonomie . Qui brilla una signora dal duro accento altoatesino che ( ed è l’unica invero) a cui piace il Conte disarcionato azzimato ed educato , aggiunge a mo’ di Biancaneve , al disopra delle parti (!) .

Brillano invece le donne reporter, parlano , parlano anche del nulla con grande professionalità e brillano anche le donne giornaliste commentatrici .

Difficile che dicano castronerie e difficile anche che esordiscano con il “ come giustamente ha detto chi mi ha preceduto”.

Hanno le loro idee e le professano con quell’occhio più pratico di cui questa metà del cielo è mediamente più dotata del lambiccante pensiero filosofico che resta prerogativa del maschio politico pensante.

Resta da dire che questa è la vera arma vincente della televisione , oggi le statistiche ci dicono che molti italiani hanno preferito seguire le vicende del proprio paese invece di rifugiarsi nei programmi d’intrattenimento o nelle notizie sportive.

Non è un brutto segnale , comunque la si pensi.

Resterebbe da parlare del ruolo determinante dello zainetto e del trolley, per questo rimando   alla prossima puntata , tanto la telenovela continua.

Vengo da Sacramento

Un giochino d’estate. Per solito non mi lascio incantare da queste trappole che nascondono un sistema di sfruttamento pubblicitario anche perché le risposte sono buone e belle per ogni tipo di risposta.

Si è sempre generosi , altruisti , comprensivi col prossimo, spesso anche dotati di notevole intelligenza e cultura .

Qualche volta , all’inizio ci avevo provato a rispondere , per la verità mai condividendo gli splendidi risultati raggiunti anche perché cambiando l’ordine delle risposte il prodotto non cambiava mai!

Ma questa volta , in fondo è Ferragosto e giocare si più , alla domanda quale personaggio d’opera avreste voluto essere ho risposto di getto , senza riflettere un minuto: Minnie, forever e l’ho pure condiviso .

Credendomi originalissima ho controllato altri risultati e allora : sorpresa ! ho scoperto che contrariamente a quanto pensavo La fancuilla è decisamente molto gettonata nelle risposte.

So bene di chi è la colpa , escludendo Belasco prima e Puccini poi la colpa è del solito Kaufmann che ben due volte si è divertito a fare il cowboy con risultati tutto sommato abbastanza credibili.

Quando ragazzina a Firenze avevo visto l’opera col tenore che invece faceva solo il tenore non avrei mai risposto con tanta sollecitudine alla stupida  domanda.

Dal magrissimo Dick Johson in pantaloni attillati di pelle di Vienna al più attempato bandito del Met ci sono vari anni e qualche chilo in più , ma lo sguardo assassino con cui seduce la povera Minnie è lo stesso ed è bastato il cappottone drammatico a nascondere qualche chilo di troppo preso nel frattempo.

Poi a pensarci bene la ragazza della Frontiera , un po’ “Anna get your gun” fa parte del nostro immmaginario di divoratrici cinematografiche di western , quando i western erano una cosa seria.

L’opera , caso straordinario , ha pure un happy end, se per happy end ci basta sapere che la ragazza neanche tanto più giovane si accolla uno sbandato che “ non sa bene neanche lui chi è”, un banditello per tradizione familiare  trovato una volta sola su quel “sentiero che porta a Monterey” e per il quale lascia la sua florida locanda per un incerto avvenire ..addio mia California , monti della Sierra….

Di getto , comunque l’avevo scelta come mia eroina operistica e questo credo che comunque avrebbe fatto piacere al sor  Giacomo che la considerava la sua opera più amata anche se non aveva goduto del favore del pubblico come le sue Mimì ,le sue  Tosche e Butterly.

Un’opera musicalmente moderna , nella cui orchestrazione si sentono echi della scuola di Vienna e perché no , anche qualche sentore francese.

Ma questo non c’entra col giochino estivo : Minnie è la mia eroina preferita perché soddisfa tutta la mia fantasia di ex-ragazzina avventurosa , quella che in fondo all’anima mi piace ancora immaginare di essere quando il dio generoso del sonno mi permette ancora di sognare.