Balcanica

I Balcani mi hanno sempre affascinato , nella storia e nella letteratura c’è sempre qualcosa di nuovo da approfondire e anche da scoprire.

Recentemente , per temporanea invalidità, trovo  molto più tempo per leggere o meglio ,in questo caso ,per rileggere.

Riprendo in mano il Ponte sulla Drina di Ivo Andriç, nel 1961 l’autore ebbe il premio Nobel e ricordo che a suo tempo il libro mi piacque moltissimo.

Prima strana scoperta , l’azione si svolge nella citta di Visegrad , il nome mi riporta al patto dei paesi dell’Est ; quel patto di chiusura verso i diversi , gli immigrati e mi viene da sorridere perché il libro racconta di una città interetnica , tollerante e non divisiva.

Poi ci studio sopra e quella Visegrad della Bosnia non è quella del patto , quella sta in Ungheria ed evidentemente il nome della città non è così esclusivo ,ce ne sono almeno due ; come del resto ci sono almeno due Galizie e questo in tempi lontani mi aveva procurato qualche confusione.

Riprendo la lettura e trovo una leggenda relativa alla costruzione del ponte nelle cui arcate sarebbe stata murata una donna disperata a cui però avevano lasciati liberi i seni per seguitare ad allattare i figli che le avevano sottratto .

Grande mio stupore , la stessa storia della donna murata che seguita ad allattare l’ho trovata nel Ponte a tre archi di Ismajl Kadaré , in quel caso la storia è albanese.

Non credo che due grandi scrittori : uno scrive in serbo e l’altro in francese si siano copiati e poi chi ha copiato chi ?

La verità è che i Balcani sono pieni di storie intrecciate , diversissime e simili che riconducono tutte alla dominazione turca prima e poi al dominio austro-ungarico.

Una somma di culture : cristiana, ortodossa , mussulmana che ha prodotto il massimo di tolleranza e di ricchezza culturale straordinaria.

Poi il morivo del ponte che ritorna sempre : ponti che uniscono , ponti difficili da costruire , ponti complicati da attraversare .

Gli uomini hanno sempre cercato di costruire ponti , solo l’ignoranza più grezza può anteporre a questa precisa volontà umana l’idea specularmente idiota di chiudere i porti , braccia aperte sul mare che accolgono senza discriminare nessuno .

Messaggio in bottiglia del giorno : rileggere sempre e riflettere : studiate e imparare , non c’è mai fine alla conoscenza umana.

OKSANA

Nell’estate del 2015 al Festival di Monaco ho incontrato una piccola magica donna che dirigeva con piglio molto sicuro l’orchestra.

Minutissima , ma con un gesto ampio e armonico mi aveva colpito in modo particolare .

Nel backstage il mio amico Pavol Breslik mi aveva detto che la minutissima Oksana Lyvin era una collaboratrice di Petrenko e sua sostituta in alcune riprese estive.

Le avevo riconosciuto una somiglianza particolare del gesto , mi aveva impressionato la sua forza e la sua precisione.

Sono abituata a vedere donne sul podio , specialmente in Germania , ma questa mi aveva colpito in modo particolare.

Leggo oggi che è direttore all’Opera di Graz e della Filarmonica della stessa città.

Nata a Brody in Ukraina oggi dirige anche il Festival MozArt a Leopoli , con un’ orchestra giovanile che ha contribuito a fondare e nel quale sarà suonata la tredicesima sinfonia di Shostakovic , scritta per ricordare il massacro di Babij Jar nel quale furono uccisi nel settembre del 1941 più di  trentamila ebrei ucraini cittadini di Kiev.

Parla di pace la piccola direttrice d’orchestra che ha solo quarant’anni e si dichiara impegnata perché siano risolti i tanti problemi che la sua patria , l’Ucraina, si trova costretta a gestire .

Da poco avvenute le elezioni che hanno riconfermato un comico televisivo alla presidenza ( ma quanto è piccolo il mondo e quante cose impensabili un tempo avvengono ai nostri giorni!) lei spera che il colosso russo lasci in pace la sua terra divisa anche se non nega che i venti di guerra sono sempre in agguato , ovunque.

Oggi scrivo di lei sul mio piccolo blog che comunque ha abbastanza seguito anche nel mio paese  per cui  spero che qualche direttore artistico un pò meno attento solo alle indicazioni delle agenzie la contatti e la porti sul podio anche da noi.

Potrebbe essere una vera sorpresa per tutti , ve lo garantisco da vera orecchiante ..competente.

Pensieri al femminile

La  portarono dal mare , in un viaggio inverso da quello che fanno oggi quelli che fuggono dalla miseria : da Trapani partì una statua della Madonna , neanche molto bella , l’originale restò a Trapani e da tanto tempo la Madonna della Goulette , una piccola Sicilia alla periferia di Tunisi, fu portata in processione , nel giorno di festa della Madonna dell’Assunta.

Poi i tempi cambiarono e anche nella pur laicissima Tunisia , laddove cristiani, mussulmani , ebrei e africani tutti festeggiavano  in processione la Bedda Matri (la bella madre) oggi quella processione non la fanno più.

Motivazioni di opportunità politiche ha valutato il Vescovo , che alla Madonna venerata fa fare solo un giretto di pochi metri sul sagrato.

Il paese del Magreb più tollerante e più laico ha dato statisticamente più affiliati all’Isis di tutto il Nord Africa , non   sembra il caso di festeggiare un’immagine venerata da tutti indistintamente e così la povera Madonna di Trapani   fa un giro piccolissimo , tanto per prendere aria, anche nel giorno a lei dedicato : così va il mondo , anche quando tutto sembra più grande , ai tempi del web.

Si parla tanto di Greta Tumberg che per andare in America si prende un passaggio in barca in transatlantica .

Mi sarebbe piaciuto farlo anche a me un bel viaggio di quel genere : non avevo trovato però una così nobile motivazione e nessun Casiraghi di passaggio che mi offrisse l’occasione.

La motivazione è nobile , i cattivissimi aerei inquinano tantissimo e in futuro proporrei addirittura zattere modello Kontiki, ci si mette ancora di più ma vuoi mettere le belle foto e che bei servizi fotografici.

Una cosa però mi sento di puntualizzare  alla nobilissima portatrice  di istanze ecologiste : oltre al tanto fotografato secchio esistono anche i water chimici, di ben modesta portata inquinante date le vastità marine e soprattutto si può andare a prua , sotto il fiocco , dove ammetto che è più facile per i maschietti dotati di protesi naturale fare pipì. Lasciatemi però ridere della retorica del secchio. 

Ultima osservazione in un giorno di festeggiamenti al femminile : guarda caso la signora Stephanie Frappart è capace di arbitrare una partita di calcio di Supercoppa!

 Il suo arbitraggio equilibrato , competente , sicuro si prende i titoli sui giornali . Tremate , tremate “ le streghe son tornate” . Dopo che le donne si sono anche impossessate del pallone resta ben poco margine di superiorità al maschio dominante, d’altra parte siamo partiti millenni fa da una società matriarcale .

Non mi pare che gli uomini abbiano fatto meglio nei millenni successivi , ve ne dovete fare una ragione.

Ferragosto

Normalmente nei climi mediterranei è un periodo di calma , appunto di ferie , un tempo si fermava veramente tutto , adesso un po’ meno, molti hanno imparato a scaglionare le ferie , da una piccola indagine casalinga ho la conferma che tutto si ferma veramente poco : motivazioni economiche soprattutto.

Ma quel mattacchione del ministro della Paura ha pensato bene di tenere desto l’interesse degli italiani buttando alle ortiche un governo strano che doveva durante tantissimo e che invece si è sciolto , o meglio sta per sciogliersi ,molto velocemente.

Intanto nel Mediterraneo si aggirano navi cariche di disperati che qui non possono atttraccare e per fortuna c’è Richard Gere che porta un po’ di viveri a bordo! Ora si aggiunge anche Antonio Banderas , chissà che l’Europa , nelle aule grigie e climatizzate di Bruxelles cominci a pensare un po’ anche ai dannati della terra che seguitano a partire dall’Africa senza avere una benchè minima idea di cosa sia il mare.

Sui social orde di politologi da spiaggia ci e si spiegano cosa dobbiamo fare : amleticamente riassumendo “ votare o non votare “  questo è il problema.

Dato che un amico aveva postato una frase dal Giulio Cesare : “la ,colpa caro Bruto ,non è nelle nostre stelle ma in noi stessi…” sono andata a prendermi le tragedie di Shakespeare dalla libreria e ho passato una tranquilla giornata di riflessione rileggendomi uno stupendo classico : il Giulio Cesare , appunto.

Lettura interessante e come spesso succede si trovano tanti spunti , analogie , pensieri validi ancora oggi.

L’uccisione del tiranno la conosciamo tutti , anche l’orazione di Marcantonio ci risuona nelle orecchie facilmente ( anche un po’ per colpa di Marlon Brando).

Ma quello che giganteggia nella tragedia è proprio Bruto e la necessità della sua scelta .

Non è mai semplice affrontare la realtà storica , oggi più che mai che il livello culturale della classe politica è mediamente molto basso , si studia poco , ci si contenta del contingente . Sono lontani i tempi dei politici che guardavano aldilà del proprio orticello elettorale.

Inviterei tutti a rileggersi un po’ di classici , vista l’aria che tira , magari tra un po’ di tempo ci saranno molti che avranno molto meno da fare ….

Una intervista

 Una intervista dagli antipodi , forse la lontananza “fisica” dall’Europa fa si che Jonas Kaufmann dica con più chiarezza cose evidenti per chi , come la sottoscritta , lo segue con affetto e ammirazione senza peraltro rivestirlo di mitiche qualità sovrannaturali.

Un artista completo , unico nel panorama della lirica di questo secolo che ha affascinato e incantato le folle di tutto il mondo oggi finalmente dice che anche la sua stupenda parabola artistica potrà avere una fine .

Non ne definisce una data precisa , però dice molto chiaramente che vede innanzi a se un termine non infinito per quanto riguarda la sua carriera di cantante . Una sensibile ammiratrice francese chiude il suo commento dicendo che , forse , il meglio lo abbiamo avuto anche se non esclude che il meraviglioso tenore possa ancora stupirci tutti con qualcosa che neppure lui oggi sa con precisione cosa potrebbe essere.

Dotato di una preparazione musicale di altissimo livello ,di una intelligenza e una curiosità notevole , nonché di una memoria che ha del prodigioso ( me lo confermava anche il suo press-agent Thomas Vogt ) , capacità che si esplica anche nella sua facilità a passare con disinvoltura nel repertorio attraverso tre lingue Jonas Kaufmann ha divorato con curiosità quello italiano , quello francese , avvicinandosi con attenzione anche al repertorio tedesco e soprattutto regalandoci attraverso la sua grandissima tecnica una serie di Lieder che sono diventati suoi come mai di nessun altro.

Ha fatto suoi alcuni personaggi che non avranno vita senza un confronto con la sua interpretazione : è lungo l’elenco come è stata lunghissima la sua voglia di sfidarsi in interpretazioni rischiose , come quando volle cimentarsi nella F.d.D regalandoci quell’Alvaro meticcio tragicamente irripetibile..

Capace anche di immedesimarsi nella lamentazione dell’iIngerisco del Requiem verdiano: lo riguardavo stamani :quanto riesce ad interpretare anche una pagina virtuosistica vocalmente e che generalmente è cantata in funzione soltanto delle note da emettere !

Ebbene , io ero presente quel giorno in Michaelkirche a Monaco e forse non avevo visto quanto di vero strazio ci fosse in quella preghiera , eppure ero davvero nelle prime file!

Oggi , ma non è qualcosa di imprevedibile ,girandosi appena indietro questo artista straordinario si guarda il suo passato : i suoi ormai lunghissimi anni di carriera hanno spento un pò della straordinaria bellezza classica del suo volto , più bello nei suoi quaranta che non nei suoi trenta , come spesso succede ai belli davvero. 

Una paternità tardiva molto amata gli ha fatto anche capire quanto forse si era perso negli anni furiosi della intensa carriera della gioia di vedere nella crescita gli altri tre figli ormai grandi.

Di questo piccolo quarto bambino  probabilmente non si vuole perdere più tanto e lo si capisce da come se lo custodisca e se lo porti dietro in tutte le occasioni.  

Sicuramente avremo ancora dei regali dalle sue interpretazioni e non mi basta avere i suoi moltissimi DVD.

Mi manca il suo straordinario Walter von Stolzig , anche se lo avevo visto nelle sue tre serate nelle quali ogni volta , oltre a riuscire raccontarci un ragazzo che aveva la metà dei suoi anni , ogni sera ci aggiungeva qualche trovata : come il clamoroso gesto dell’ombrello la sera della prima , uscendo furioso al termine del primo  atto.

Non lo aveva  ripetuto più . Si vede che qualcuno in teatro gli doveva avere detto che era veramente un pò troppo clamoroso.

Perché non deve essere affatto facile stargli vicino , freddo e disincantato riesce a calarsi in maniera totale attraverso la sua voce in altri “ da sé” appena sale sul palcoscenico .

Sembra dimagrire a comando , appena entra in scena anche se non canta , riempie tutto lo spazio di attenzione del teatro e  abbiamo avuto la fortuna di goderne per tanti anni .

Quello  che avverrà per lui , e per noi con lui , non è un lento declino . E’ la chiusa gloriosa di una carriera ineguagliabile.

Scalinate

Una vaga repulsione circa la lettura dei giornali : non sono belle le notizie dal mondo e ancora meno dal nostro paese.

Mi incuriosisce però un’ordinanza del Comune di Roma che vieta ai cittadini di sedersi sulla scalinata di Trinità dei Monti.

Mi viene da ridere, in un primo momento : con tutti i problemi che ci sono nella città cosiddetta “eterna” l’idea di intervenite su una quasi frivolezza mi pare una esagerazione.

Poi vedo una foto della scalinata interamente coperta da umani sbracati e ammuchiati come in un recinto di pecore :
allora capisco e mi metto a riflettere sulla differenza che c’è tra il posarsi garbatamente per  un attimo di ristoro mentre si sale al monte e quello stravaccamento generale , al limite dell’indecenza di chi ormai non ha nessuna remora ad usare anche una preziosa scalinata del Settecento come una qualsiasi gradinata da stadio ( ma forse lì ci stanno più composti anche perché generalmente si paga per entrarci ).

Ho negli occhi la scala dello Staatsoper di Monaco : ci mettono dei divertenti cuscini sacco gialli qua e la e la gente si siede , si riposa e se ne va , dando magari ad altri l’occasione di un momento di riposo.

Quando ho fatto vedere la foto ai responsabili del Teatro delle Muse di Ancona dicendo che magari , forse , l’idea si poteva copiare ovviamente in misura ridotta perché la scala davanti al teatro di Ancona è molto più piccola mi è stato risposto molto qualunquisticamente : figurati ! qui li ruberebbero subito , ma come ti viene in mente..

Ebbene , allora se anche in un caso così piccolo si pensa sempre e soltanto non a educare le persone a sedersi in maniera composta per usufruire di un bene comune , ma si parte dal principio che qui tutto è inutile, davvero è la fine di ogni forma benchè minima di educazione.

Serebbe bastato mettere garbatamente qualcuno a sorvegliare inizialmente l’abuso dei sedili , sarebbe bastato un cartello che ne indicasse la funzione e magari anche lo sponsor della piccola iniziativa ( sono convinta che si sarebbe trovato) .

Si è preferito invece seguire l’italico andazzo della diseducazione al bello ed il risultato è quello che in definitiva ci meritiamo.

Ritornare

a casa . Una vacanza piccola rispetto ad altre fatte in anni passati .

E’ stato tutto perfetto :la mia amata Monaco con le raffinatezze dei suoi spettacoli , la “speciale “ esperienza a Bayereuth , con tutto il contorno di quello che comunque quel posto rappresenta per i melomani wagneriani.

Un piccolo intermezzo in Sud Tyrol , quasi un preludio al ritorno vero e proprio nelle italiche terre.

E qui ci aspetta un ritorno duro : l’orrore del Papeete Beach a Milano Marittima , non a caso terra di Romagna un tempo mussoliniana.

E’difficile ripiombare nella nostra realtà attuale senza provare un senso quasi di vergogna , leggere poi che questa specie di incubo seguita ad avere il più alto gradimento popolare comincia davvero a fare paura.

Pare che anche gli stranieri si adeguino alla nostra pesante volgarità diffusa : licenza di urlare , di ubriacarsi , di girare in orribili mutande e canotta ; cose che si guarderebbe bene da fare a casa loro qui sembra siano atteggiamenti concessi con più larghezza di vedute.

Non è che il turista con le Birkenstock e il calzino sia una novità , oggi però si aggiunge al folclore anche il permesso di sballo , come se le nostre belle città d’arte siano piegate alla violenza e all’offesa di quelli che un tempo erano considerati luoghi da visitare con devozione.

Ripenso al silenzio ordinato delle stradine della Franconia , ai locali pubblici senza la musica a rompere i timpani ( anche se la cattiva abitudine comincia a prendere piega anche là) al rispetto quasi ridicolo di certe regole che fanno un po’ ridere : guai a rientrare in sala da Recht quando dovresti rientrare da Linke…anche se si è perfettamente in mezzo sia di qua che di là , però non ne rido più perché in realtà si comincia trasgredendo cose infinitesimali e poi ci si ritrova con i ministri a dorso nudo a tavola.

Spero comunque che in questa che fu un tempo la patria del diritto si rispettino le vite di chi , come i ragazzi di Corinaldo ,sono morti per la delinquenza di hooligan e la mancanza di regole che disciplinino le regole dei locali pubblici . Spero che un povero carabiniere venga onorato se perde la vita per il suo lavoro e che i ragazzi americani non se la cavino troppo facilmente , tanto a casa loro le stragi sono all’ordine del giorno.

Spero ancora , in questa tranquilla giornata marchigiana  ,dove tutto mi sembra ancora bello e intriso di quiete leopardiana.

Devo cominciare a disfare la valigia.

TRISTANO

Seconda e ultima giornata a Bayereuth.

 Mattinata fresca , aria dolce , andiamo all’Eremitage , uno Schloss classico da queste parti , con le grotte , i laghetti e le ninfee nei giardini ordinati all’italiana. Tutto pulito , silenzio e gentili signori che quando sentono che parliamo italiano ci salutano garbatamente.Io rispondo con il mio tedesco maccheronico , ci amiamo molto , evviva l’Europa unita e guai chi me la tocca!

Festpielhaus:

Ci sarebbe da fare soprattutto un pezzo di costume per la varia e in certi momenti incredibile umanità che ci si incontra.

Si va dal giapponese in kimono, allo scozzese in kilt alle pazze ottantenni in nude look.

Abbondano le tedesche in quelle che a casa nostra considereremo camicie da notte  , magari a fiori, qui sono ostentate come abiti da sera.

C’è pure la signora con le piume in testa e una specie di Carmen Miranda con banane sul ciuffo.

Ma c’è soprattutto la più bella , amatissima opera di Wagner : quel Tristan und Isolde che me lo fece amare da quando ero una ragazzina, purtroppo massacrato da una regia demenziale della Katharina Wagner che se seguita a imperversare difficilmente mi rivedrà da queste parti.

Dirige Tielemann, non è tra i miei favoriti , ma il suo Tristano simil Karayan devo dire obiettivamente che non è male.

Scopro il mistero della fossa : ho un biglietto in prima fila ( fantastico!) e faccio la foto vietatissima. Non è proprio che la buca sia letteralmente sotto , è solo un pò nascosta al pubblico e così gli orchestrali suonano in maglietta e bermuda.

Stasera era la prima di una ripresa: leggerò in seguito cosa ne pensano i critici di mestiere .Pre me stonano un pò tutti , cantano con grande potenza vocale , ma la presa di voce non è perfetta sia di Stephen Gould , Tristano un pò balena spiaggiata in pigiama che di Isolde di Petra Lang che obiettivamente per il mio gusto stona un pò troppo.

Validissima Brangàne di Christa Mayer e il Re Marke di Georg Zepperfeld. Riconosco il piccolo Tansel Akzeybek sentito come Arlecchino anni fa a Salisburgo nei Pagliacci.Non ha fatto carriera e mi dispiace. Ottimi anche Kurnevald :Greer Grimsley e Melot di Armin Kolarczyk, sfido a ricordarmi in nome in seguito!

Bruttissimi costumi , inutili , come sono inutili le brutte scene. 

Per me la regista ha il problema dell’horror vacui..evidentissimo nel terzo atto quando infila tutta una serie di triangoli massonici con simil-Isolde a riempimento dei quarantacinque minuti di delirio di Tristano che fra l’altro non ha neanche una benda a giustificare una qualche ferita..

E poi Marke si porta via Isolde che non muore , così impara a mettergli le corna!

Scendiamo dalla collina comunque soddisfatti , veramente con la musica nel cuore.

Bayereuth

Per la prima volta nella mitica terra wagnerina : qui la statuina di Wagner direttore d’orchestra , una specie di “ottavo nano” dorato occhieggia da tutte le parti.

Oggi saliremo la sacra collina ( niente di più che un monticello) per ascoltare i Meistersinger nella versione di Barrie Kosky.

Non è una produzione nuova , ma penso sia interessante metterla a confronto di quella monacense , vista tre giorni fa. Bayereuth è una tranquilla , sonnacchiosa ,ordinata e pulita cittadina della Franconia , appena arrivati ceniamo  al ristorante dove tutti i piatti hanno nomi wagneriani , pare sia buonissimo l’arrosto con salsa acida intestato al borgomastro dei Meistersinger ma io avevo voglia di una schnizel.

La mattina successiva passa con visita nello splendido restaurato teatro della Margravia Guglielmina.Il vero trionfo del barocco.

Un’ora di tedesco elargito da dotta guida 🙁 ho fatto praticamente una lezione orale , comprensione 60%!)

L’esame l’ho passato , Il teatro lascia veramente a bocca aperta , Solita tristezza di fondo perché la teutonica aveva chiamato per farlo il solito architetto italiano Galli Bibiena e i i lavori li ha seguiti il di lui figlio.

Ovviamente si rappresentavano opere italiane ….quando eravamo bravi ad esportare conoscenze e la bellezza assoluta!

Finalmente la Festipielhaus! 

Ovviamente sappiamo già tutto : che il teatro è piuttosto brutto , che il miracolo è la musica che spande con effetto straordinario per la fossa nascosta , che nell’intervallo lunghissimo saremmo richiamati dalle trombe sul balcone, che l’abbondanza di signori in smoking è ancora rilevante , che le signore invece ..mi fanno pensare a quanti vecchi abiti da sera potrei riciclare in future occasioni; quello che invece si scopre vivendo è che le sedie sono scomodissime: troppo strette per persone mediamente abbondanti , che lo schienale ti taglia sadicamente la schiena e che il caldo ( pure in una giornata freschina ) provoca malori e collassi fra il pubblico . Infatti una signora due file avanti crolla con grande botto e viene portata via da frettolose ragazze di servizio alle porte , ovviamente chiuse simultaneamente all’inizio di ogni atto , ma questo lo fanno anche a Monaco.

Una cosa buffa , mai vista prima , all’ingresso dopo avere esibito il biglietto mi chiedono il passaporto! Non ce l’ho e per fortuna ho altri documenti nel portafoglio così passo il severo controllo doppio.

I Meistersinger  con la regia i Barrie Kosky sono il motivo della scelta nel programma personale :
la messinscena è collaudata , ne avevo letto piuttosto bene. Bellissima la trovata iniziale di ambientare l’ouverture in casa Whanfield : tutti mascherati come se fosse veramente il salotto di Wagner , con ospiti replicanti ; Cosima ovviamente in nero e un favoloso Groisbrock nelle vesti di Listz.

Ogni tanto entrano “ le maschere di Norimberga “ per i cori , ma la trovata si esaurisce rapidamente.

Nel finale fermo immagine la cornice con il suo quadro d’ambiente di allontana lasciando la scena nuda sulla quale cala la sala del processo di Norimberga , con le bandiere dell’occupazione alleata, Wagner resta solo nel banco dei testimoni .

Il secondo atto , il più debole registicamente , è ormai tutto in costume , abbastanza tradizionale , salvo un brutto pallone alla fine che gonfiandosi rivela la faccia dell’ebreo ghignante delle illustrazioni più bieche contro la razza. Uno sconsolato Beckmesser siede tristemente ai piedi della testona.

Atto terzo , siamo proprio nella sala del Processo di Norimberga , con bandiere e Policeman:  ma poi tutto resta ugualmente nella Norimberga del Cinquecento , per me a Kosky il fatto di metterci tanti simboli gli è un pò sfuggito di mano e neanche la trovata finale sulla perorazione di Hans Sachs – Wagner sui valori germanici con doppia orchestra in scena a significare la vittoria dei valori culturali mi pare una trovata di genio.

Non ho voluto rileggere la critica paludata quando lo spettacolo è apparso la prima volta , certo che se per caso il solito neofita fosse passato di lì avrebbe faticato a capire la storia che comunque è ovviamente fedele al testo e nella musica.

La direzione di Philippe Jordan mi è sembrata prudente con qualche raro momento prezioso , i paragoni sono sempre odiosi ma avevo nelle orecchie la direzione di Petrenko ..

La compagnia di canto a cominciare da Michael Volle è eccellente ( lo avevo già sentito nel ruolo a Salisburgo ) Emilly Magee sostituisce la Nylund malata ,qualche fatica gliela senti nella voce , strepitoso Klaus Florian Vogt: bello e vittorioso ( a chi piace)  e bene , benissimo tutti gli altri , nonché il fantastico coro.

Si esce sudatissimi e soddisfatti , domani ci aspetta Tristano:

IN PINACOTECA

Chiudo la mia tre giorni a Monaco con una bellissima serata : in un giorno in cui c’erano L’elisr allo Staadsoper e una Liederabend di un famoso baritono al Prinzgententheater pochi fortuna eletti si sono incamminati verso la Alte Pinakotehek per un evento discreto e prezioso: un  concerto di musica barocca.

Un pubblico direi domestico , poco turistico ,le voci basse ,signore più o meno giovani in tailleur, uomini con la giacca , senza quella eleganza sfacciata che ci si potrebbe aspettare.

Il programma è intitolato : il Mondo di Bach :suonano in quartetto quattro donne e un uomo al decoratissimo cembalo nero e oro.Due violini , una viola , una viola da gamba antica.

Le sedie sono messe in poche file ordinate che s’irradiano anche ai lati del piccolo complesso musicale.

Alle pareti i personaggi di Remband e i Rubens sembrano ascoltarci compiaciuti.

Difficile spiegare quanto sia piena la mia felicità : da anni ormai cerco di fare coincidere il mio programma a Monaco con questa serata particolare . Della prima volta che per caso mi capitò di andarci ( era un sera che sembrava vuota e diventò un evento bellissimo) io so che devo prenotare molto per tempo.

Le sedie sono poche , non sono numerate e chi arriva per tempo si mette seduto in posizione migliore. Io stavo benissimo in quarta fila , con alle spalle una elegante coppia di Rembrand, ne faccio la foto copertina.

Nell’intervallo il pubblico gira tra le ricchissime sale del Museo tra custodi impettiti e sorridenti: si sentono guardiani di un tesoro e guardano compiaciuti questo pubblico particolare.

Sulla scalinata all’esterno molti con il biglietto “Suche Karte”avevano aspettato invano speranzosi di qualche defezione che non c’è stata.

Il programma , tutto Bach , nella mia fretta di salire mi ero scordata di prenderlo alla cassa del Museo: un signore gentile alla mia sinistra me lo ha dato da leggere , una signora alla mia destra è venuta in mio soccorso  prestandomi una preziosa sciarpina perché soffiava una specie di tramontana dai bocchettoni del soffitto : per proteggere i quadri , mi ha spiegato ,quasi scusandosi ,uno dei custodi.

Vanamente ricercato sul programma on line so che la seconda parte era tratta dall’Arte della Fuga , di più non so dire , ma  anche se avessi riempito il mio blog di tutti i titoli dei pezzi , non avrei raccontato della serenità che questa musica perfetta provoca nella mia mente.

Bach è tutto questo : sembra che le idee di un’anima stanca si  distendano , tutto è riposo e insieme vigile attenzione .Comunque per la cronaca qualcosa ho ricavato, psicologicamente soddisfatta aspettando vanamente dei taxi all’uscita ( che non arrivavano ) sono rientrata a piedi all’albergo , anche i miei consueti dolori si erano acquietati.

INTERMEZZO , poi AGRIPPINA

I

Domenica mattina . Come un mulo ripercorro la stessa strada ogni volta che mi trovo a Monaco. Cinquanta metri , la scaletta e poi in Alte Peter , la chiesa con le Messe in latino e tanta , tanta musica.

Brillano sempre tutti i Santi nella navata centrale , al solito posto il solito orante sotto il pulpito laterale , la squadra di chierichetti abbondante e ordinata , ogni anno però sempre più scuri , alcuni addirittura neri.

Non ci sono più i chierichetti biondi  d’un tempo , signora mia!

Il latino del sacerdote è anche più oscuro del tedesco, ingolfato di parole gutturali e dure a volontà. Ma io mi sento a casa , questo mio rito nel rito fa parte del piccolo mondo vicino al Virktualenmarkt in cui si trova di tutto. 

Al Panis Angelicum , cantato benissimo da un tenore vero ,penso alle chitarre nostrane e sospiro, povera Italietta.

Prinzregententheater

Quando il cardinale Vincenzo Grimani scrisse il libretto non pensava al grandissimo successo dell’opera che Georg Friedrich Haendel avrebbe musicato per il Carnevale di Venezia  del 1709: messa in scena per 27 repliche consecutive ebbe grande successo di pubblico e di critica .

La storia riguarda la madre di Nerone , personaggio in parte tragico che ben si prestava ad una versione musicale. Haendel fu in Italia per tre anni , poi la sua opera , salvo una ripresa ad Amburgo nel 1718 , le sue opere passarono di moda e bisogna arrivare al 900 per vedere di nuovo Agrippina sulle scene.

Ormai è quasi opera di repertorio  viene considerata il primo capolavoro operistico del grande autore , piena di freschezza e di invenzioni musicali , comunque di difficile classificazione, viene correntemente definita “commedia satirica anti-eroica”.

Vi si narra dei raggiri che Agrippina , madre di Nerone attuò con spregiudicatezza per portare l figlio “problematico” sul trono di Cesare e della altrettanto famosa Poppea che poi in un tempo successivo ne divenne la moglie.

L’allestimento di Monaco si serve della regia di uno straordinario Barry Kosky e la direzione è affidata all‘inappuntabile Ivor Bolton , un maestro del genere e fedele presenza durante le estati bavaresi.

La compagnia di canto ha in Franco Fagioli la sua punta di diamante, il suo tossico-punk Nerone da solo vale la trasferta.

Ottime le due donne :Agrippina Alice Coote e la Poppea di Elsa Benoit, ma tutti sono straordinari cantanti/attori tra i quali brilla , per me ,l’unico italiano: Gianluca Buratto al quale devo inoltre l’avere attraverso di lui comprese  le parole del testo , che sarebbe in italiano , ma che viene ahimè cantato nel barocchese spinto di tutti gli altri.

Sua la bellissima aria di chiusa della prima parte , sulla morte di Claudio e che divide in due lo spettacolo , nato in realtà con la divisione consueta dei tre atti.

Stupendi e divertenti i costumi, la scena con grande parallelepipedo rotante che si apre come  una “boite à musique” a significare il ruolo massimo del potere  ad un tempo e a sfondi di alcova nella divertente scena della seconda parte compreso il colpo di genio di Barry Kosky ( forse per me il momento più esilarante ) quando il campanello di casa Poppea ripete come un jingle il refrain dell’Hallelujah di cotanto autore.

Da citare anche il Continuo Ensemble con arpa , tiorba , violoncello e e cembalo , ma sarebbero da citare tutti , davvero.

La chiusa triste con Agrippina che resta sola , citazione e presagio di quando essa stessa avvisata da un indovino che l’aveva messa in guardia , pensa alla sua triste sorte quando sarà addirittura uccisa dal figlio per il quale avrebbe  detto la famosa frase per cui tutto è lecito pur di arrivare al potere.

Seratona con teatro strapieno e divertito : risate e applausi , ovvero quando il teatro diventa il luogo privilegiato della fantasia e del godimento. 

Anche quest’anno l’evento del Prinzregetentheater,, questo elegante teatro Art Nouveau (risale al 1909 ) si è aperto con il consueto appuntamento  per la gioia degli appassionati barocchiani ( e non solo). 

Meisteringer von München

Quando alle cinque Kiriill Petrenko alza la bacchetta sul rullo di tamburi dell’inizio dei Meistersinger mi avvio lieta nel mondo di Wagner che più amo.

Questa opera felice, scritta nel tempo di mezzo ,in attesa di completare il Tristano è uno splendido affresco umano corale.

Il protagonista Hans Sachs , spesso intrepretato come alter-ego di Wagner , in realtà è uno stupendo personaggio ,la cui tristezza sulla fine della giovinezza si scontra con la vitalità del “nuovo” Walter von Stolzing ( ma forse allora Wagner sarebbe lui ?) , intorno a cui si muovono vivacissimi personaggi di questa felice commedia e per tutti c’è una specie di tenerezza da parte dell’autore .

A cominciare dal delizioso Davidino , il scolaro , che si accorge con stupore che il Johannistag è ..anche la festa del suo amatissimo Maestro, alla saggia Lena , alla forse un pò troppo velleitaria e civettuola Eva.

Che dire poi del povere Beckmesser in cui Wagner ha infilato tutta una serie di vendette personale contro la classe dei suoi detrattori , a cominciare dal perfido Hanslick?

Tutti si muovono intorno al grande tema della musica nuova e del rigore passatista dei Meistersinger , convinti depositari della tradizione e della fedeltà alla medesima.

Questa ripresa , ohne  Kaufmann , si avvale di un bravo sostituto , collaudato nel ruolo . Quando attacca il suo Preislied ce la metto tutta per non avere nostalgie , ma in quel momento preferisco concentrarmi su Petrenko, lo vedo da vicino e mi incanta il suo modo di dirigere i cantanti.

Poi come giustamente ha osservato una fedelissima del grande cantante : se tre anni fa era riuscito magicamente a interpretare il ruolo dimostrando la metà dei suoi anni , forse adesso il discorso avrebbe potuto essere in qualche modo diverso.

L’allestimento , collaudato e del quale avevo tanto parlato tre anni fa è lo stesso , la compagnia di canto modificata è comunque all’altezza della tradizione del BSO.

Pochi piccoli ritocchi alla regia, Eva e Lena solo le stesse : Sara Jakubiak e Okkaa von der Damerau, ma chi giganteggia è proprio Sachs, uno splendido Wolfgang Koch in ottima forma.

E’ cambiato il tenore che interpreta David : un bravo Kevin Conners , Beckmesser lo stesso Martin Gantner delle repliche di tre anni fa. I Maestri sono in parte gli stessi della collaudata squadra del BSO e in parte nuovi , ma sempre tutti bravissimi e integrati con la festosa messinscena.

Su Daniel Kirch che dire ? Il suo Walter veste la maglietta , che gli sta troppo grande , del suo ineguagliabile predecessore, è decisamente ingrato fare paragoni e il pubblico generosamente lo premia ,se non altro per il coraggio di essere lì, in quella parte difficilissima e dalle arie incantate.

Ovviamente si esce in fretta , non ci sono i chilometrici rientri alla ribalta , lo spettacolo è bellissimo,ma anche lunghissimo per la resistenza dei mediamente non giovanissimi spettatori.

Triste era stato vedere sulla scalinata del teatro tantissimi biglietti in vendita , anche a prezzo scontato; invece dei “suche Karte” molte offerte per lo più ignorate .

In definitiva si andava a sentire comunque la musica di Wagner , in un bel teatro , con un grande direttore e un bellissimo allestimento felice.

Per me e per molti altri l’appagamento completo quando sull’attacco di Eva parte l’avvio del Quintetto , una delle pagine più belle , a mio avviso , che siano mai state scritte nell’Ottocento e non solo.