La Tosca

Una lettrice del blog mi chiede , con una velata ironia , se ancora non abbia parlato della Tosca scaligera per un sottinteso snobismo . 

Le ho risposto che sulla Tosca avrei parlato dopo i clamori della”primona” e lo faccio senza reticenze , come mia abitudine .

Ebbene ,l‘inaugurazione della stagione milanese è l‘evento per eccellenza della lirica italiana e francamente mi hanno urtato non poco le laudi esagerate e i toni trionfalistici del risultato ottenuto.

Premesso che non ho visto lo spettacolo dal vivo ( con rituale abitudine mi metto doverosamente davanti alla Tv ), nel mio caso ancora col cappotto addosso perché ero appena rientrata da Monaco , giusto in tempo.

Questo mio rientro, con ancora la grande emozione provata assistendo alla Tote Stadt , può essere anche alla base della mia forte delusione , tale era la differenza culturale dell‘approccio alla messinscena da farmi venire una grande tristezza sulle italiche manchevolezze di fondo .

Quante Tosche ho visto nella mia lunga vita di melomane ? Alcune stupende , alcune medie , alcune modeste o addirittura da dimenticare, tante sicuramente.

Ebbene questa inaugurazione scaligera sta molto in una via di mezzo e questo a mio avviso non è il ruolo che simile evento dovrebbe avere, visto anche il grande battage pubblicitario che la circonda.

L‘avere recuperato i momenti tagliati dallo stesso Puccini mi dicono una cosa sola : Puccini era un genio e se aveva tagliato qualche virgola lo aveva fatto sicuramente perché conosceva bene il suo mestiere.

Venendo alla scenografia: nessuna emozione aggiunta sulle “cappelle rotanti ” , una neanche a tempo! 

Tutti i grandi teatro hanno attrezzature di questo tipo e gli effetti ottenuti dovrebbero essere equamente proporzionali ad un perché narrativo . Nel nostro caso l‘unico valido è stato quello di alzare a livello scenico il povero Cavaradossi dopo la tortura .

Costumi orribili , tutti , e non mi si raccontino omaggi “callasiani “offensivi!

Finale ad effetto , con elevazione della Santa Tosca , perché?

Compagnia di canto : qui divento un po‘ cattiva , mi si perdoni l‘ordine di preferenze: in testa ho messo il caro amico Luca Salsi , ormai per me uno dei grandi baritoni a livello mondiale .

Viene poi la Diva Netriebka , dal vivo qualche mese fa mi aveva strappato un „brava!“ a Londra dopo la grande aria di Leonora  nelle Forza ; grande voce , ormai un po‘ abbassata e meno curata negli attacchi , sempre però tutto meno che un‘interprete . Lei è simpatica umanamente , genuina e gentile ,ma il “recitar cantando” le è cosa estranea , forse tutto sommato non le serve neppure .

Il miglior tenore italiano su piazza è sicuramente Francesco Meli , ma lo amavo di più quando era Nemorino . Questa sua crescita in ruoli lirico-spinti lo porta molto avanti nelle quotazioni, spero non lo arretrino presto nelle prestazioni.

Ebbene , ho detto quasi tutto , anzi no : il massimo dei voti al sacrestano -rabbino di Alfonso Antoniozzi e al massimo Spoletta Carlo Bosi . Due nomi , due garanzie di competenza e professionalità italiche.

Alla Scala abbiamo avuto , anche in anni non lontani inaugurazioni di gran lunga più  prestigiose, magari divisive sul piano del consenso , ma in fondo non era questo il bello di poterne discutere dopo , magari accalorandosi e risvegliando partigianerie ?

Goodbye Gran Bretagna

Gli inglesi hanno votato per quella specie di sosia di Donald Trump in salsa british confermando di fatto la volontà di uscire dalla Comunità europea.

Personalmente avevo sempre pensato che ci stessero dentro con un piede solo , non avevano aderito al trattato di Schengen , avevano mantenuto le loro assurde unità di musura , la loro orgogliosa moneta con le sue complicate suddivisioni , guidavano sempre al contrario e “dulcis in fundo” ogni volta che andavo a Londra per i miei viaggi musicali e mi scordavo la presa per la ricarica del telefono ne dovevo comprare una nuova!

Nell’aeroporto Hub di Monaco dal         quale passavo regolarmente per tornare a casa dovevo rifarmi la trafila perché in effetto non ero considerata cittadina europea in transito.

Invece ogni volta che mi capitava di passare all’Italia all’Austria , oppure dalla Germania alla Repubblica Ceka provavo quel senso di orgoglio e di piacere di chi sta attraversando un grande paese tutto nostro : quest’Europa per la quale abbiamo versato tanto sangue e nel quale adesso siamo tutti fratelli .

Gli inglesi no : gentili , educati , forse anche accoglienti  ( tanto gli facevamo comodo ) ci hanno aperto il loro paese , ma sempre con quella punta di distacco degli isolani diffidenti.

Ora il discorso si fa duro , più per loro che per noi , almeno lo spero.

Cosa farà la Scozia ? e l’Irlanda del Nord?

Si rinforza l’asse con gli Stati Uniti , ovviamente , ma questo avviene ora , nel breve periodo e intanto le grandi banche d’affari fanno fagotto per le più tranquille terre al di qua della Manica.

Non ho la sfera di cristallo per sapere il domani e neppure le competenze economiche . Personalmente mi cambierà poco e niente : ho il mio bel passaporto europeo e se ci dovrò aggiungere anche un visto lo faremo.

Leggo di pianti sui social , gente romantica che non si rassegna al taglio di un pezzo di cultura comune : quella non saranno le nuove leggi a cancellarla.

Per assurdo adesso tutti i popoli per capirsi tra di loro hanno una sola lingua franca : l’inglese , è ben strano che i proprietari di quella lingua ormai universale si ritirino nella loro isoletta che oltre a tutto rischia di diventare addirittura più piccola.

Il personaggio dell’anno

L’anno scorso a settembre una ragazzina con le treccie si era seduta il venerdì , invece di andare a scuola , davanti al Parlamento svedese con in mano un cartello di cartone molto casalingo  su cui aveva scritto nella sua lingua ostica : sciopero per il clima.

Venerdì dopo venerdì qualcuno si è accorto di lei e ieri la mezza streghetta , il troll venuto dal nord profondo è il personaggio dell’anno sulla rivista TIME.

Mi piace ripetere la semplice storia perché magari anche qualche insegnante storce il naso quando un venerdì al mese i ragazzi scendono in piazza invece di  andare a scuola : friday for future , venerdì per il futuro.

Che è il loro futuro , quello delle future generazioni perché è il futuro del nostro pianeta.

Poco sotto la notizia del conferimento della copertina alla stralunata ragazzina dallo sguardo feroce che in ottimo inglese ha spiegato ai grandi della terra , con rabbia ed emozione, perché le hanno rubato il futuro, si vede una fotonotizia : la Marmolada si sta inesorabilmente sciogliendo e fra trent’anni non ci sarà più.

Posso pensare con molto cinismo e anche un po’ di egoismo personale che personalmente poco cambierà la mia vita questa lenta scomparsa del più grande ghiacciao delle Alpi , poi mi sono ricordata l’emozione del ricordo di  quelle nevi scintillanti quando le vidi nel loro splendore durante una gita sugli sci nella mia verde età.

Credo , nella mia ignoranza scientifica che molti pianeti siano scomparsi nel cosmo , che le mutazioni della natura siano un po’ come in tutte le cose , ineluttabili .

Ma nel nostro caso non è il lento muoversi dell’universo a produrre la distruzione , siamo noi , con le nostre colpe di umani egoisti del nostro “oggi” a provocare una fine accelerata e drammatica della Terra.

Giustamente quindi rendiamo onore a Greta Thumberg , personaggio dell’anno.

Perché anche la visione incantata di un ghiacciao che brilla in un lontano mattino luminoso non resti soltanto patrimonio dei vecchi che lo hanno visto davvero brillare sotto l’azzurro cielo delle Dolomiti.

La grande arte di un mattatore

Per chiudere , come nelle recensioni seriose , occorre evidenziare la cura dei particolari della scenografia , niente è lasciato al caso , un iperrealismo voluto che va dal televisore con lo schermo piatto che noi vediamo di spalle , alle suppellettili di cucina ,  fino ai poster di due film , ripettivamente del 1965 e 66 nei quali si parla molto dello straniamento di un personaggio maschile.

Perfetti i costumi , con l’intuizione della duplicazione dei protagonisti e con i bambini – bambole, forse desiderate nell’altra vera vita .

Gli interpreti tutti eccellenti  e voglio cominciare dalle parti cosiddette minori . Quando riusciremo a vedere anche in Italia stupende ragazze dotate di ottime voci capaci di arrampicarsi in lap-dance, senza essere il solito baule che dalle nostre parti seguita ad essere garanzia di qualità vocale?

Mirjam Mesak e Corinna Scheurle sono le compagne dei festini di Marietta nei quali ho riconosciuto Deann Power , un cantante fisso del BSO che insieme a Manuel Günter completano la compagnia e brilla il baritono Andryej Filonèczyk nella parte dell’amico- rivale  Fritz : sua la bellissima aria : Mein Sehenen , mein  Wähnen qui cantata con splendida limpida voce.

Vengo alla protagonista : Marlis Petersen non è solo una splendida donna e un’ottima cantante : è una attrice versatile e capace di imprimere nel suo doppio ruolo anche accenti diversi , la dolente Maria e l’infernale Marietta non potevano trovare un’interprete più perfetta , così intelligentemente calata nel ruolo.

Per ultimo ho lasciato il mio amatissimo Kaufmann :dalle nostre parti c’è ancora qualche pseudo critico che si stupisce della rinascita dalle ceneri di questa eterna fenice : ma quando mai Jonas non è stato sempre al meglio delle sue infinite possibilità vocali e attoriali?

Quello che colpisce nei commenti di chi capisce è la sottolineatura che riguarda la grande intelligenza del cantante ,sono ormai decenni che questo tratto della sua personalità viene accentuato da chi si è trovato a lavorare con lui.

Il grande cantante , oggi non ha rivali in giro per il mondo , è arrivato a questo personaggio di Paul quando si è sentito pronto per affrontarlo .

Nessuna stanchezza , nessun cedimento e tutti abbiamo pensato che ormai stia arrivando ad un grande ruolo wagneriano.

Beato chi ci arriverà ad ascoltare il suo Tristano!

Certo che il vederlo muoversi a zig zag nei labirinti delle sua casa –nevrosi , nella quale si spezzano i muri ,si chiudono le finestre ,si gira freneticamente e alla fine si ricompone nella dolente consapevolezza della fine della memoria è qualcosa che lascia veramente senza fiato.

Mi ha anche detto seraficamente nel meraviglioso breve incontro che alla fine mi ha regalato che non era neanche stanco …beato lui, lo ero talmente io che non sono riuscita neppure a dormire la notte dopo lo spettacolo.

Unica nota positiva : le telecamere piazzate dappertutto , ormai ci potrei giurare , il DVD sicuramente uscirà .Ci resta solo da aspettare la ripresa estiva dello spettacolo Oper für Alles, durante il prossimo Festival estivo.

Korngold e il mistero della musica

Lo strano destino di Erich Wolfgang Korngold e il mistero della sua musica.

Chissà cosa sarebbe potuto essere quel giovane talentuoso musicista se le inique leggi razziali non lo avessero portato lontano , in quella strana fabbrica dei sogni che fu la Hollywwod degli anni quaranta dove lui inanellò musiche da film che lo portarono addirittura all’Oscar della musica.

Dobbiamo anche ripensare la figura di quel padre importante che scrisse il libretto della sua unica opera e che ne fu sicuramente il nascosto ispiratore,se addirittura nello pseudonimo del librettista sotto il quale si celava l’illustre critico musicale ,noi ritroviamo il nome del protagonista dell’opera .

Soprattutto alla luce dello straordinario risultato di questo evento epocale della ripresa bavarese occorre mettere al centro il grande contributo di Kiril Petrenko:

come un chirurgo abilissimo ha esprapolato dalla partitura ogni richiamo , evidenziando ogni influenza , mantenendo il filo incantato che lega tutta l’opera attraverso quel Lied di Marietta che ne fa un “unicum” prezioso dal forte impatto emotivo.


Tra questi quello che forse è più facile evidenziare è l’evidente richiamo a Puccini, ma un Puccini intriso di echi viennesi della Neue Musik senza tralasciare quella specie di sottotesto che viene dall’empito wagneriano , comunque spesso presente .

E se alla fine il canto di Marietta diventa un Lied di Mahler lo dobbiamo anche alla sublime intelligenza e alla voce incantata di Jonas Kaufmann.

Si piange  ( personalmente ho avuto un forte shock emotivo , una specie di pugno nello stomaco alla vista del cranio calvo di Maria) , lo sanno le mie amiche che hanno tentato di consolare le mie lacrime che venivano da tanto lontano e che non riuscivo a fermare.

Durante la replica del 6 dicembre abbiamo avuto anche uno strano finale nel finale : mentre sul palcoscenico il dolente Paul brucia le sue preziose memorie uno strano trambusto ha percorso la platea , si sono accese le mezzeluci ( pensiero di uno strano effetto registico?)

No, semplicemente alla maniera di Bayeteuth si è avuto il malore di una spettatrice crollata svenuta tra le poltrone.

C’è voluta tutta la professionalità del protagonista in scena per mantenerci incollati alla musica .

Lui non ha fatto una piega davanti al fuoco sul tavolo mentre l’equipe medica portava via la semi-incosciente spettatrice.

Un coup de theatre nel teatro , anche questo ci ha regalato il finale della straordinaria opera di Korngold.

La prossima volta , fatemi disfare la valigia , parlerò degli interpreti ,della messinscena e di tutto quello che ancora merita di essere evidenziato.

Comunque mi resta da dire che non si può definire Die tote Stadt una musica da film, anche se a qualcuno è rimasto il sospetto . 
Io dico solo che c’è una musica bella e una musica brutta , questa sicuramente è un’accattivante musica bellissima.

Dimenticare Bruges

 

Dimenticate Bruges , il romanzo Bruges -la-mort di George Rodenbachs , la città medioevale , i suoi canali , la sua atmosfera , le sue chiese , le beghine e un matto che si aggira nei suoi ricordi e allora vedrete un capolavoro musicale ambientato in una luminosa casa moderna , dove campeggiano manifesti cinematografici ( citazioni non casuali ….. ) tutto questo avviene a Monaco , nella interessantissima messiscena della Città morta  di Stone , ripresa da Basilea ,  nella quale il regista ripercorre i suoi temi consueti . Infatti come nella Traviata di Parigi qui la morte ha le sembianze del cancro , il nostro male quotidiano . 

Avendo a disposizione interpreti straordinari. Simon Stone ha raccontato la storia agghiacciante di uno psicopatico,  magistralmente interpretato da Jonas Kaufmann  tradendo l‘opera anche nel titolo ma ricreando  una storia perfetta nel suo sviluppo avvincente.

Questa casa che si scompone , i percorsi allucinanti tra gli ambienti percorsi freneticamente da un povero paranoico sono l’avvincente scenografia di una  nevrosi raramente   cosi rappresentata in modo lucido e oggettivo come in questa occasione.

Ovviamente bisogna disporre di un „ trio infernale „ come quello composto da Kaufmann , Peterson e Petrenko per arrivare a questi risultati, raramente raggiungibili.

Queste le prime impressioni , a caldo , ancora un po’ sotto shock , poi parlerò della musica di Korngold , degli interpreti e della sublime arte di Kaufmann. 

Bella ciao

Quando in tutto il mondo per dimostrare una volontà di cambiamento intere popolazioni si trovano unite in un canto popolare italiano viene da domandarsi il perché e il fascino semplice di questa aria popolare.

Lo si canta dappertutto in Europa e in America latina , lo si canta anche ad Hong Kong , lo si canta ( è storia di oggi ) anche nelle istituzioni europee.

Personalmente mi commuove come l’Inno nazionale , anzi dirò di più , se la batte anche con il Va pensiero del Nabucco.

Ma a differenza di qualche aria gloriosa non è stato mai strumentalizzato , la sua forza politica sta proprio nella genericità del suo appello , nel suo intimo e tenerissimo messaggio che supera l’oggi delle storia per diventare quel messaggio di speranza “ per le genti che passeranno” , perché quello che conta davvero è il messaggio della speranza per la libertà.

Sono andata a cercare su Wikipedia e lì davvero mi sono persa nei mille rivoli che la tradizione rileva nel canto popolare dal quale è scaturito il testo come lo conosciamo oggi: si va dalla ballata francese del Cinquecento al canto delle mondine , poi c’è la tradizione veneta fino al famoso disco del festival di Spoleto del Nuovo canzoniere italiano e se vogliamo esagerare potremmo anche ritrovarci un motivo Klezmer.

L’hanno cantata in tanti : da Yves Montand a Giorgio Gaber …fino a Goran Bregoviç , nelle manifestazioni contro Erdogan a Istambul fino al funerale di Don Andrea Gallo a Genova e ai funerali delle vittime di Charlie Hedbo a Parigi.

Oggi la cantano gli indipendentisti curdi nella guerra civile  siriana, in Catalogna e addirittura ne hanno fatta una versione inglese Do it now per sensibilizzare sui cambiamenti climatici.

Le sardine la stanno cantando ovunque , in tutte le piazze italiane .

Due diversi venerdì

Erano tanti i ragazzi stamattina per strada : a gruppi più o meno numerosi , tutti ben contenti di non essere a scuola . L’autunno mitissimo regala giornate ancora calde ed è la fine di novembre .

Convinta che sarebbe stato inutile domandare perché se ne andassero a spasso così demotivati mi ero ben guardata dal fare loro domande .

Al massimo avrei avuto la classica risposta : mi trova impreparto prof..,,

poi ho visto due ragazzine con i segni verdi sulle guance e allora mi sono avvicinata : c’era la manestazione oggi ? 

Si , al porto , ma eravamo pochi mi hanno risposto sconsolate :
ho detto loro che erano state brave e alla mia precisa domanda hanno risposto che di trattava del Friday for future , loro lo sapevano!

Poi il mio spiritello cattivo ha voluto divertirsi e a un gruppo di dondolanti adolescenti ho fatto l’altra domanda : che cos’è oggi ?

Il coro unamine e festoso : il black friday! e sembrava un grido di battaglia .

I palloni neri davanti ai negozi , le file davanti ai centri commerciali, la smania di acquistare , questo sembrava essere lo scopo primario della giornata .

Così netta la separazione tra quei (pochi) che sanno a cosa va incontro il nostro pianeta e i tanti il cui fine ultimo sembra essere l’interesse per comprare qualcosa , magari fatto in quei paesi del sud.est asiatico in cui si sfruttano le forze lavoro , in cui si inquina in barba alle regole di Kyoto , al Trattato di Parigi e via cantando .

Mi sono allora chiesta , al solito , quale potrà  essere stato il ruolo di una scuola assente e distratta nei confronti di questi ragazzi abbandonati alle loro poche certezze : quanti docenti avranno perso tempo a spiegare , magari ad aiutare l’organizzazione perché poi alla fine ho incontrato anche alcuni che chiedevano in giro : ma lo sa lei dove è la manifestazione ?

Ho detto loro che era al porto , ma che era già finita . Peccato, mi hanno detto e sembravano sinceri.

So di essere la solita vecchia rompiballe che torna sempre sugli stessi argomenti , io sarò anche fissata , ma è la scuola l’unico strumento che potrà salvaare il futuro , per me e per chi ha la bontà di leggermi ormai è troppo tardi , a me resta solo il triste ruolo di intervistatore fastidioso , penso che tra un pò per strada mi eviteranno con cura.

Morte ammazzate

Mettiamola così : ieri era la Giornata mondiale contro la violenza alle donne e oggi si pubblica una interessante ricerca addirittura istituzionale dalla quale si evince che insomma ..si , va beh .. però se le donne si vestissero in maniera più decorosa , se non se l’andassero a cercare , se insomma fossero un po’ meno puttane finirebbero meno vittime di violenza . 

Et voila! Ovviamente al sondaggio hanno contribuito , ovviamente anche donne e se questo è il risultato agghiacciante la strada da percorrere evidentemente è ancora troppo lunga .

Hai voglia a mettere tante belle scarpe rosse per terra , a vestirsi di viola ( in Francia) , a sfilare nelle piazze di mezzo mondo .

Ci sono dei pregiudizii così radicati per  i quali  forse bisogna guardarsi dentro anche in base a sollecitazioni culturali sotterranee di cui non si riconosce neppure l’origine.

Prendiamo per esempio il mondo della lirica : non è un luogo comune dire che l’opera fa parte del nostro patrimonio culturale e allora riflettiamo insieme cosa abbiamo imparato dall’opera riguardo alla violenza sulle donne .

Il solo Jonas Kaufmannn , tanto per non far nomi , ne ha ammazzate parecchie in scena : dalla sfigatissima Desdemona , alla “ meretrice abbietta” Nedda dei Pagliacci , alla sfacciatissima Carmen fino alla Marietta della Città morta ( che magari se la è soltanto sognata ) e sono già quattro cadaveri in scena .

C’è sempre il pugnale facile in  mano all’uomo –padrone ; tanto per restare in tema ho  vista recentemente  anche la povera Marie del Wozzeck e via via potrei seguitare per ore ad elencare vittime femminili .

Tengo in libreria come una bibbia un prezioso libro scritto tanti anni fa da Catherine Clement: L’Opera lirica o la disfatta delle donne.- Marsilio Editore .novembre 1979-

Penso sarebbe ora di pubbblicarne una ristampa.

Il Wozzeck

Una occasione mancata  . Il teatro di Stato della Baviera ha trasmesso in streaming la prima di uno spettacolo importante : Wozzeck di Alban Berg.

Mi sono messa devotamente a guardare in attesa di quello che speravo  fosse  un evento importante , ma ne ho avuta una vera delusione.

Mi spiego meglio , in un momento in cui si celebra un po’ dovunque la giornata contro la violenza contro le donne pensavo ( a torto ) che una messa in scena di questa opera sarebbe stata utile per richiamare l’attenzione su questo terribile fenomeno 

Sappiamo che l’opera è tratta da una piece teatrale scritta addirittura nel 1836/37  da Georg Büchner  , restò incompiuta per la morte dell’autore e solo  nel 1913 a Monaco l’opera fu completata e messa in scena . L’autore non la vide mai rappresentata .

Fu un successo , molti videro nella la storia del povero barbiere- soldato la tragedia di un uomo ridicolo tiranneggiato da un serie di personaggi  ( il capitano , il dottore , il caporalmaggiore ) che ne fecero la vittima predestinata  ad essere un assassino , bastava mettergli in mano un coltello, una tragica ballata di denucia sociale.

Dall’originale Woyzzech Alban Berg nel 1925 , su suo libretto che dedicò ad Alma Mahler , trasse la sua opera   in tre atti e quindici scene che chiamò Wozzeck.

La storia ricalca fedelmente la trama teatrale , la  pesantezza ironica del testo , la tragicità e l’orrore di una guerra finita da poco ne fecero un testo che si prestava ad una lettura di condanna delle classi superiori nei confronti del povero individuo , povero di testa che diventa  naturale vittima del potere.

Ma c’è un altro personaggio importante nel racconto ed è la povera Marie , la vittima della vittima , a sua volta vittima e madre di un povero bambino che non ha scelto di vivere nella miseria e nella abiezione morale che lo circonda .Ebbene , io ricordo di avere visto un Wozzeck in cui questa dolente figura di Marie giace alla fine , gettata nelle acque fredde del fiume , pgnalata a morte mentre il bambino ripete indifferente il suo canto su un cavallo a dondolo per poi allontanarsi indifferente con gli altri bambini.

Questo non l’ho trovato nella rappresentazione datata in maniera pesante , ovviamente in relazione alla stupenda musica di Berg , ma decisamente inattuale per quello che io avevo sperato di vedere.

Ne è venuto uno spettacolo freddo , decisamente datato , in cui il realismo di un fatto di cronaca realmente avvenuto viene raccontato in maniera surreale e antinaturalistica . Per me uno spettacolo vecchio , peccato.

Sardine

Nel mare torbido e limaccioso della politica italiana sono comparse le sardine.

Il circo mediatico si è messo in moto , il portavoce delle sardine bolognesi viene invitato ovunque , non c’è programma televisivo che non voglia vederlo tra gli ospiti più gettonati del momento.

Ma , e qui sta il fatto quasi miracoloso : quel ragazzo telegenico e riccioluto ha un sorriso disarmante sul viso , non strilla slogan ad effetto , soprattutto resta seraficamente tranquillo davanti alle provocazioni ed ai discorsi in politichese che lo inondano.

Lui , e gli altri ragazzi promotori di questo clamoroso gesto civile seguitano a ripetere le motivazioni che li hanno spinti ad andare in piazza , senza retorica e senza slogan : si erano stufati di subire la volgarità e la violenza quotidiana della nostra politica e si sono chiesti se non fosse l’ora di svegliarsi e di reagire .

Si sono stupiti per primi per il clamoroso successo della loro sfida , ammettono serenamente che non si aspettavano proprio una risposta così importante .

Adesso le iniziative si moltiplicano , non tutte saranno così spontanee e ci sono già i partiti che tentano di metterci sopra il cappello.

Io vorrei raccomandare ai quattro ragazzi e al loro gentile ambasciatore di mantenere il sorriso con cui hanno dato una scossa al paese tutto.

Non si lascino strumentare , la loro sferzata di energia potrà far bene se resterà quella cosa lì, quella burla gigante che però è servita a risvegliare tanta parte di noi addormentati nella pigrizia di una ineluttabilità quotidiana.

So benissimo che qualcuno ha paura di loro , il loro non è un girotondo alla Moretti e non ha la violenza dei forconi o delle manifestazioni violente di tipo francese.

Non so neppure se il loro manifestarsi riuscirà a cambiare il trend pericoloso che vede ancora una destra becera in testa nei sondaggi .

Ma come giustamente hanno detto richiamandosi ai bellissimi versi di una canzone di Lucio Dalla : come è profondo il mare….

Le sardine sono pesci piccoli , prendono poco posto ,  sarebbe bello che anche noi disamorati adulti e stanchi vecchi ci ritrovassimo pigiati come sardine a dire basta sulle piazze . 

L’Italia delle alluvioni , dei disastri economici , dell’ILVA e dell’Alitalia , dei treni in perenne ritardo , delle buche nelle strade di Roma si risvegliasse dal torpore e cominciasse a pretendere con un sorrriso , quello che resta stampato ironicamente sulla faccia del telegenico ambasciatore , di ritornare ad essere quel paese civile che sotto sotto ancora siamo.

Nota a margine

Per ascoltare con la dovuta attenzione Die Tote Stadt trasmessa via radio da Monaco la sera della prima ho trovato un prezioso programma di sala della Fenice di Venezia del 2009.

In quell’anno ( sindaco Massimo Cacciari) l’interessante stagione si apriva proprio con l’opera di Korngold e con la regia di Luigi Pizzi.

 Ricordavo di averne anche visto brani su YouTube e che la combinazione Bruges/Venezia era accentuata da una messa in scena decisamente acquatica.

Con in mano il libretto , direi egregiamente tradotto , con testo originale a fronte , ho seguito l’opera da Monaco con tutta l’attenzione che meritava l’ascolto.

Ma quello che mi ha ulteriormente interessato è tutto quello che il programma conteneva in più : saggi diversi e tutti molto interessanti , quello che mi ha incuriosito di più è stata una intervista a Giacomo Puccini .

Puccini apprezzava moltissimo Korngold e la sua opera , apprezzava un po’ meno Strauss ( d’altra parte sappiamo che l’antipatia era ferocemente ricambiata) e le sue dichiarazioni sono molto divertenti.

Ho scoperto , con mio grande gaudio che la sua opera preferita di Wagner erano i Meistersinger  ( guarda caso anche per me la sua opera più amata) e che amava pensare che per gli italiani ci voleva la musica italiana …

Mentre leggevo ascoltavo la bellissima opera di Korngold , direi magistralmente diretta da Petrenko e altrettanto magistralmente cantata da quel mostro di bravura che è Jonas Kaufmann , il quale da perfetto “cannibale” ha fatto suo il personaggio di Paul portandolo alla sua vocalità e alla sua capacità interpretativa.

Mi mancano ancora tanti giorni ( tante repliche ) fino al giorno in cui potrà con maggiore cognizione di causa parlare dell’opera dal vivo .Conto i giorni e incrocio le dita , l’inverno può fare brutti scherzi , soprattutto  alle voci miracolose.

Intanto siamo inondati da tante di quelle fotografie di scena da evitarci sicuramente l’effetto sorpresa.

Consiglio agli amici italiani che andranno a Monaco di scaricare il libretto veneziano. Puà essere molto utile.