Sono un’a-sociale

images-1

 

Premesso che non voglio auguri di compleanno su Facebook, ho anche tentato di cancellare la mia data di nascita , non certamente per vanità , solo perché non voglio questo tipo di manifestazioni imposte dal web.

Se qualcuno mi vuole fare gli auguri , mi può ancora fare una telefonata , quella la gradisco.

 

Di conseguenza non faccio agli altri quello che non vorrei fosse fatto a me:non faccio gli auguri a nessuno , men che meno partecipo alle collette di beneficenza , ho altri canali per farne.

 

Trovo ridicoli i mazzi di fiori augurali , ovviamente virtuali che spopolano in rete.

Assolutamente irritanti quelli con la faccia di un noto tenore che brinda alla salute di persone che probabilmente non conoscerà mai.

 

Non amo le feste commerciali : del papà , della mamma, San Valentino e così via …

Di conseguenza non amo le foto della mamma , magari morta da un bel po’ di anni , tutti ne abbiamo avuta una , teniamoci i ricordi nel cuore , cerchiamo di non condividere tutto.

 

Non demonizzo chi mette le foto di bambini , non penso che torme di pedolfili troveranno interessanti i visini sorridenti di figli e nipoti , è legittimo essere orgogliosi dei propri cari.

 

Amo gli amici che vanno in giro per teatri e per musei , quelli mi raccontano cose belle , magari  alcune a suo tempo le avevo viste anch’io e allora mi servono da promemoria.

Amo anche tutti quelli che hanno il coraggio delle proprie idee, che non subiscono passivamente le fake-news, che esprimono garbatamente il proprio pensiero che posso anche non condividere , ma che comunque mi informa degli umori del mondo.

 

Per quanto mi riguarda ho una piccola pagina personale , chi mi vuole leggere , è li che trova il mio pensiero libero e se qualche volta mi permetto di ampliare la mia idea cerco comunque di farlo serbando un certo spirito leggero , di non perdere l’humor che salva anche quando si dicono corbellerie.

 

Mi fermo qui , per oggi mi sono fatta torme di “ nemici virtuali” , ma l’elenco non è finito , l’a-sociale colpirà ancora.

 

 

Firenze – Lear al Maggio

Unknown-1

Firenze, inaugurazione del Maggio Musicale fiorentino.

 

Bene ha fatto il Sovrintendente Chiarot a proporre per questa inaugurazione uno spettacolo particolarmente colto e affascinante ripreso dalla edizione parigina di due anni fa.

Lear di Aribert Reimann non è soltanto un evento culturale , è l’avere portato a Firenze uno spettacolo che sotto molti punti di vista porta un valore di novità nella piatta produzione degli enti lirici italiani in generale.

Grazie anche alla felice e importante regia di Calixto Bieito questa versione della tragedia scespiriana resterà a lungo nella memoria degli spettatori fiorentini , non a caso alla terza e ultima replica alla quale ho avuto occasione di assistere molti erano gli abbonati che tornavano per vedere lo spettacolo.

Tratto dalla immensa tragedia di Shakespeare quest’opera affascina e seduce anche ad un primo ascolto , ma resta nello spettatore la voglia di apprezzarla di più , magari attraverso una seconda lettura .

L’idea di mettere in musica la tragica storia del vecchio re di Britannia aveva affascinato anche Verdi , ne aveva scritto molto , poi il progetto fu accantonato anche se poi ne troveremo tracce importanti laddove non si penserebbe davvero : nel finale del Rigoletto.

Anche Reimann lo ha colto , con una specie di scatola cinese il pianto di Lear sul corpo di Cordila ci riporta come un omaggio all’altro grande pianto su una figlia morta.

Quando Dietrich Fischer Dieskau chiese a Reimann di lavorare a questo progetto si rivolse ad un musicista di solida preparazione ,non a caso era stato anche suo accompagnatore nei concerti di liederistica.

L’opera fu poi commissionata e vide la luce nel 1978 dall’Opera di Stato della Baviera con Fischer Dieskau nel ruolo del protagonista e da quel momento praticamente è entrata , specie nei paesi di lingua germanica , ormai stabilmente nel repertorio.

Aiutata dalle preziose note del programma curate da Enrico Girardi si entra in questo gioco di suoni in cui inizialmente si resta forse leggermente spiazzati per poi entrare lentamente nella storia che diventerà diversa nel proseguire del racconto , senza mai sovrastare le voci , senza mai perdere il filo conduttore che riporta a specchio le storie dei figli buoni Cordelia e Edgard nella strada contorta e doppia della trama con due vicende intrecciate  , motivo non ultimo della rinuncia verdiana a cimentarsi nell’ardua impresa, perché in effetti si racconta la tragedia di due padri: Lear da un lato e Gloster dall’altro.

Certo , per una impresa del genere occorrono grandi cantanti- attori e qui ci sono veramente tutti , su cui primeggia la figura carismatica di Bo Skovhus nel ruolo del titolo che aggiunge nel tragico finale della follia del vecchio re momenti di una intensità straordinaria.

Brilla accanto a lui la prestazione di Andrew Watts cui si richiede di cantare nei due registri di tenore e controtenore quando nel proseguo della vicenda il personaggio  si trasforma in povero vagabondo , per poi ritornare al registro di tenore nei momenti di passaggio da un ruolo all’altro.

Momenti di memorabile tensione musicale si susseguono nella scarna ed efficace scenografia che si trasforma in foresta nella quale vagano i personaggi tragicamente inseguiti dal loro crudele destino.

Si occhieggia giustamente al teatro della crudeltà di artoniana memoria , ci si perde nella selva di suoni che vanno dal grande uso delle percussioni ai momenti lirici in cui si riaffaccia addirittura un senso di abbandono e di pace al limite del melodico.

Senza mai coprire le voci , senza mai sovrapporre inutili effetti brilla la direzione scarna e perfetta di Fabio Luisi , è evidente che si trova nel suo habitat e bene lo seguono la ottima orchestra del Maggio e i cori maschili guidati da Lorenzo Fratini.

 

Alcuni momenti della tragedia vedono la sovrapposizione di scene ,i cantanti tutti perfetti nei rispettivi ruoli aiutano la non facile lettura del testo , inutile citarli tutti , sono di una bravura straordinaria : da Goneril a Regan fino alla dolce Cordelia , poi Gloster , il già citato Edgard , il viscido Edmond , il Matto  e Kent , tuuti formati alla grande scuola di canto germanica.

Personalmente ho un solo rimpianto , non aver potuto vedere una replica , penso di avere bisogno di una rilettura .

L’occasione l’avrò a Parigi , nella ripresa autunnale all’Opera Garnier.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sotto attacco

 

Unknown

 

Non mi era mai capitato ! Da giorni il mio blog non riceveva visite , io non riuscivo ad andarci finchè mi sono decisa a domandare all’”informatico principe “presso il quale la mia modesta fettina di piattaforma è accolta.

La risposta , in un primo momento mi ha quasi lusingata , oltre che tranquillizzarmi : siamo sotto attacco Hacker , tecnici stanno lavorando per risolvere il problema !

Oibò , roba da Wikiliks….io che credevo di passare inosservata al mondo;

poi invece mi è montato il disagio con la scoperta di quanto in realtà sia fragile tuttto questo mondo digitale nel quale crediamo di stare sicuri.

 

Poi , non so come , mi si è riaperto il contatto , ma in maniera strana , non sono riuscita a condividere il pezzo su Fb. come facevo abitudinariamente , solo, cliccando sopra si apre e si vede la foto, non so se sia una specie di modalità provvisoria oppure sono cambiati i sistemi di connessione , valli a capire , i misterio Eleusini in confronto erano molto fumo e poco arrosto!

 

Per quanto  mi creda acculturata , sicuramente ben oltre l’età media dei fruitori della rete , sono ancora molto ..antica in certe cose .

Per esempio non mi piace avere il biglietto del treno sul telefono , mi sento più tranquilla ancorata al cartaceo , proprio oggi dovrò fare anche questa sconvolgente nuova conquista .

In partenza per il patrio lido , passando per l’orrida caverna della stazione Alta velocità di Bologna penserò al solito con nostalgia al bellissimo treno “freccia dei due mari” che in giurassici tempi lontani mi portava da Ancona a Firenze senza cambiare.

Mi dovevo solo ricordare di cambiare la posizione a sedere perché la motrice veniva attaccata dall’altra parte.

In quel lontano tempo dicevo anche che andare all’indietro mi faceva venire il mal di stomaco…poi di necessità virtù: il biglietto numerato mi ha tolto questa fissazione . Ora vado dove mi porta la prenotazione.

 

 

l’inverno del cuore

 

IMG_4565

Due foto dal telefono al p.c. Operazione abituale , sono le foto della settimana : un giorno di noia , le prime bellissime rose di maggio , in fioritura.

Le fotografo , poi è tornato l’inverno, verrebbe da dire l’inverno dei nostri cuori.

 

Difficile trovare pensieri positivi nella cronaca dei nostri giorni , nel sentire quanto si allungano le ombre del razzismo , dell’antisemitismo , della paura nuda nel cuore indurito della gente.

Si doveva colpire una piccola bambina nel centro di Napoli per capire che la lotta alla Camorra era solo un discorso retorico : sembra assurdo , ma tranquillamente si parla di “malavita organizzata”, come se fosse una cosa naturalmente accettata anche da parte della pubblica opinione.

 

Le rose sono appassite prima di sbocciare del tutto , pioggia e vento fuori misura le hanno piegate e c’è ancora qualcuno che mette in dubbio le concrete profezie della scienza : credo si stia tornando verso uno strano medioevo post-moderno dove l’ unica voce positiva sarà quella di una ragazzina inquietante con le treccine : Greta Tumberg.

 

Si parla di reintrodurre l’educazione civica a scuola . Pensiero positivo se contemporaneamente non si cancellassero ore di storia , di arte ,non fosse già scomparsa la geografia e non si sia mai pensato di potenziare attività  in cui il rapporto con gli altri sia portatore di valori associativi.

In ogni scuola invece ci sarebbe bisogno di insegnare più musica , più teatro:

cantare insieme , suonare insieme ( non solo il piffero) , recitare insieme sono strumenti altamente educativi e lo dico per una ben collaudata esperienza personale.

 

Credo sia però un dovere degli adulti, diciamo pure tranquillamente dei vecchi,di non correre a nascondersi nei monasteri su altissime montagne dove leggere , studiare , serbare memorie .

Lo dobbiamo per questi nostri giovanissimi digitalizzati e informatizzati che comunque sono migliori della generazione che li ha immediatamente  preceduti .

Per oggi chiudo qui , il messaggio in bottiglia mi pare già sufficentemente impegnativo .

 

 

La via della memoria

images

 

Passano oggi in televisione servizi su servizi tutti incentrati sul ricordo della tragedia che settanta anni fa , esattamente il 4 maggio 1949 , annientò in un incidente aereo che si schiantò sulla collina di Superga la squadra del grande Torino , campione d’Italia e di tutti i suoi dirigenti.

Ero una ragazzina , non mi intendevo di calcio e non me ne sono mai interessata anche in seguito ma quella vicenda rimase nel cuore di tutti gli italiani, ricordo gli occhi lucidi del mio babbo quando la raccontava.

E siccome la memoria fa degli strani cerchi concentrici quelle foto in bianco e nero , non a fuoco ,che ci ricordano un’Italia molto povera mi hanno riportato alla memoria un’atmosfera lontana , il mio breve periodo di interessamento al calcio , nella Firenze degli anni cinquanta :
ero molto giovane e abitavo “ dalle parti di San Gervasio” come recita una deliziosa poesia di Ardengo Soffici , a pochi passi dallo Stadio e in una traversa della via Aurelio Saffi dove abitavo io ci stava la squadra della Fiorentina.

Non è come adesso , i giocatori uscivano per andare ad allenarsi  e non c’erano le richieste di autografi , men che meno i selfie , ma io che avevo adocchiato un giocatore che aveva un po’ intrigato la mia fantasia , andavo a vedere gli allenamenti . tanto la porta dello stadio era aperta a tutti coloro che ne avevano la curiosità.

Il giocatore , per quel che mi ricordo , si chiamava Virgili ed era friulano , un qualcosa di esotico nella Firenze di quel tempo.

La memoria così mi ha riportato a quella zona residenziale di villini bassi , le cascate di glicine in fiore , la voce delle persone che camminavano lente , parlando.

Poche le macchine , il tram passava in fondo alla strada , in alto come una quinta la collina di Monte Ceceri , si diceva che Leonardo si fosse buttato da lassù con le ali , cercando di volare , chissà chi me lo aveva raccontato!

Tutto questo piano piano è riaffiorato nella mia memoria di oggi , lentamente partendo proprio dal ricordo della squadra campione che si portò via in un attimo solo tutta le gloria di una Italia dove anche i giovani portavano pesanti cappotti, in un tempo mitico , quasi da tragedia classica , là dove stanno gli eroi.

La poesia di Soffici finiva più o meno così: …

….a braccetto per quella via .

peccato ! la malinconia

s’era invitata da sé.

 

 

Walpurgisnachth

IMG_1990

 

E’ vero che non si finisce mai di imparare. Solo da ieri so che la notte di Walpurga , ovvero la Walpurgisnacht cade nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio.

Ovviamente io pensavo ad una festa pagana , molto raccontata nei melodrammi ( dal Faust di Gounod fino al Mefistofele di Boito ) , il tutto ripreso ovviamente dal Faust di Goethe, ma non immaginavo che fosse una specie di Halloween europeo…invece ora lo so grazie alla sorella tuttologa che telefonandomi ieri mi ha domandato  se ero andata sul Broken la notte scorsa e io :cosa vuoi dire ?

Spiegazione del rito della primavera , ovviamente nei paesi nordici , io ero rimasta alla notte di San Giovanni , quella ìì che la sapevo e mi piaceva , ma non avevo pensato che in quel caso in realtà si tratta dell’arrivo dell’estate ammesso che ci siano ancora le stagioni di una volta “ signora mia”….

Ne consegue che , gratta gratta , dietro il Primo maggio dei lavoratori , dietro il San Giuseppe lavoratore cattolico in realtà si nasconde il solito rito pagano antico e mi diverte molto sapere che le streghe avessero proprio un appuntamento formale e anche addirittura un luogo dove riunirsi per festeggiare.

Addirittura in Finlandia , lì lo chiamano Vappu, coincide addirittura con la fine dell’anno scolastico.

A me le streghe mi hanno sempre fatto pensare ad una pubblicità di un analgesico contro il “colpo della strega”, laddove una befana a cavallo di una scopa va a sbattere contro un albero durante il suo volo e mi ricorda una appassionata melomane sempre in Dirdl!

 

Dalle parti nostre invece lo si chiamava Calendimaggio , ma in realtà durava di più , era in relazione alle Calende di maggio e durava praticamente quasi tutto il mese .

In maniera molto mediterranea e solare il rito sotto sotto era lo stesso .Festeggiare il riprendersi della natura dopo il freddo invernale.

Strawinsky ce lo ha raccontato nel Sacre du Printemps con il sacrificio della vergine , in quello che viene erroneamente tradotto come la Sagra della primavera , in realtà meglio tradurre con il “rito”, bellissima a proposito  la rappresentazione che ne dette a suo tempo Pina Bausch.

Insomma gira e rigira , e ritornando al Sabba infernale sul Broken , ieri sera su Classica passava un Mefistofele  non nuovissimo , ma molto divertente e io ho festeggiato con un Adbrazakov strafigo la notte di Walpurga , in fondo noi donne siamo tutte un po’ streghe e io sono convinta di esserlo moltissimo.

Una persona a me molto  cara affettuosamente mi chiamava “Adrianilla streghilla fetentilla”.

 

 

 

 

Kaufmann forever

IMG_2751

 

Approfitto di questo quasi mese di vacanza di Kaufmann per tirare un respiro di sollievo e levarmi dal ripescaggio sistematico di tutte le vecchie interviste , i vecchi brandelli di opere ( del quale reverente catalogo neppure io sono stata esente) per parlare un po’ seriamente della fenomenologia di un “Divo”.

 

Non appartengo alla piccola schiera di fortunate che “lo scoprirono” fanciullo, quelle di cui la santa protrettrice è Marion Tung che sono state molto fortunate davvero di avere potutto godere tutta la straordinaria evoluzione della grande voce del secolo.

 

Ho un modesto decennio di partecipazione alla vicenda artistica del grande tenore e mi considero già una fidelizzata appagata.

Per questo mi permetto di fare alcune osservazioni circa il delirio recente di alcuni/e seguaci che lo hanno scoperto da poco e che , se da una parte ci annegano di Retrouvailles, dall’altro vanno in estasi anche per esibizioni più tranquillamente definibili di routine, anche se  non sempre di altissima qualità.

 

Pur nello sterminato repertorio del beneamato tenore ci sono dei ruoli cult  dai quali è ben difficile che si sottragga, visto anche le importanti pressioni che i teatri tutti ( e in particolare quelli della sua amata patria ) fanno per ottenerne anche una sola singola rappresentazione.

In questi casi preferisco serbare le memorie prodigiose dei suoi personaggi d’antan : il suo primo Cavaradossi , il suo primo don Josè restano dei capisaldi d’interpretazione dai quali mi è difficile uscire per andare magari a sentirlo ancora una volta in allestimenti così così e con partner non all’altezza.

 

Dove invece Kaufmann da ancora ( e probabilmente darà ancora per molto tempo) è nel suo sterminato e ineguagliabile repertorio liederistico.

In questi casi ho fatto e farò carte false per potere ancora risentire la sua incredibile voce cantare Mahler , Strauss, Wolf , Wagner …..e Britten e Listz…

 

Ovviamente sperando ancora nella sua sete di novità a cominciare da quella Die Toten Stadt per la quale già si vocifera la difficoltà di guadagnarsi uno strapuntino.

 

 

 

Ripensando la Resistenza

Unknown

 

Ieri si è celebrata in Italia una festa laica molto importante : il 25 aprile del 1945 l’Italia partigiana insorse definitivamente contro la tirannia nazi-fascista e quella data  era diventata sempre un po’ meno importante nel cuore della gente , in alcuni casi si era ridotta ad uno sparuto corteo , qualche bandiera e la banda che suonava Bella ciao.

Quest’anno invece , forse grazie anche alla brutta piega che hanno preso i sovranismi risorgenti , accompagnati da rigurgiti di una destra becera e in alcuni casi anche violenta, la festa ha ritrovato nei cortei tanti più partecipanti e la sua vera ragione d’essere.

E’ anche vero che quei diciottennni che salirono in montagna nei lontani anni quaranta del secolo scorso sono in grandissima parte scomparsi e con loro la memoria diretta .

Restano però i figli di quei ragazzi e , se la scuola fosse meno matrigna, ci potrebbero essere anche i nipoti a ricordare che furono i loro nonni a difendere , in alcuni casi anche a costo della vita , il bene più prezioso che sia dato agli uomini : la libertà.

 

Tutto questo pensavo mentre la televisione mostrava le piazze di nuovo piene e riflettevo sul fatto che a volte un atteggiamento che voleva essere provocatoriamente dissacratore ne susciti un altro contrario che ridona vigore  al ricordo un po’ impallidito della memoria.

 

Intorno a questa giornata si sono rivisti tanti film , alcuni addirittura capolavori , che nacquero nello spirito della Resistenza e nei quali anche solo il sentire parlare tedesco provocava un lieve malessere, c’è addirittura un film Achtung Banditen! che già nel titolo ricorda la durezza dell’oppressione tedesca.

Strananente il mio cervello non riusciva a collegare quel parlare duro alla meraviglia che suscita in me la bellezza poetica di un Lieder , il fascino della lingua che ho addirittura cominciato a studiare per amore musicale.

Certo , in quei film si vedevano anche gli italiani in camicia nera , ma col tipico atteggiameno italico del “volemose bene” i nostri registi , salvo luminose eccezioni , hanno meno calcato la mano sulle atrocità italiane , sui tradimenti , le spiate , la connivenza degli italiani nel periodo buio della nostra storia.

Sicuramente il popolo tedesco ha dovuto camminare molto attraverso la lunga attraversata che li ha portati a leggere con molta lucidità la loro immensa colpa .

A casa nostra non c’è stato lo stesso coraggioso guardarsi dentro , ci siamo molto assolti e perdonati e forse per questo oggi un cittadino tedesco è molto più lucidamente consapevole della propria colpa di quanto lo siamo noi italiani.

 

Dobbiamo ad un pugno di uomini illumitati , alcuni ridotti al confino politico a Ventotene , la realizzazione del sogno che insieme ai padri fondatori degli altri paesi europei oggi possiamo guardare a quel passato di orrori con la consapevolezza di essere tutti cittadini di una sola grande patria : l’Europa .

Questo si spiega poco ai Millenians , con orrore ho visto le interviste ai giovani al bar in una assolata piazza italiana: le assurde risposte tipo: mi trova impreparato! alla domanda su cosa sia stata la guerra di Liberazione fa venire i capelli ritti sulla testa.

Sarò monotona , ma è attraverso la conoscenza , lo studio della Storia che si salveranno i cittadini europei di domani: ai bambini , agli  adolescenti è doveroso insegnare a ricordare .

Fra le mie piccole debolezze c’è anche quella di avere sul mio pc. la web-cam di Marienplatz a Monaco.

Ieri guardavo la piazza piena di ragazzi , ovviamente da loro non era festa e mi è venuto da ridere pensando che non era festa perché noi stavamo festeggiando la nostra liberazione da loro!

 

Ma non da loro , cittadini europei come noi ,da quei “loro” che furono i nazisti e che furono colpevoli come i loro complici fascisti .

Fra un mese si vota per le europee, difendiamo la nostra comune conquista onorando la memoria di chi ci volle uniti e solidali .

L’Inno alla Gioia di Schiller , la musica di Beethoven siano il sottofondo di tutto il prossimo mese , per tutti noi.

 

 

 

 

Una bambolina vecchia

IMG_4513

 

Pranzo pre pasquale ,i piccoli giocano e il nipotino va a scovare una vecchia cesta di bambole antiche , giocano allegri ,ma una vecchia bambolina è veramente antica , col visino di bisquit e ad un tratto : tragedia .

Col visino spaurito il piccolo porta alla nonna una fu-bambolina : viso sfragellato, un occhio qua , uno là con un effetto horror di cui il nipotino sensibile è consapevole e spaventato .

Nonna falsa ottimista prende i pezzi ridotti ad una poltiglia e promette che sicuramente  si accomoderà.

Una sorellina intelligente e veloce porta alla vecchia signora anche altri pezzettini della fu bambola , il tutto viene fatto sparire per non rovinate la festa.

Poi arriva la notte e senza molte speranze con un po’ di colla che serve un po’ per tutto in casa la nonna comincia , con pochissimo ottimismo a reincollare l’ex visino di bambola in cui un occhio ciondola di qua e uno di là.

Durante la notte ogni tanto la nonna aggiunge un pezzetto, il lavoro non è di quelli di una volta e alla vecchia signora viene in mente un negozio di quando era bambina , a Firenze :
“Si ripararano bambole” e dalla vetrina polverosa si potevano vedere occhi di bambola sospesi nel nulla, quella bottega ( dalle parti di San Zanobi,le pare di ricordare ) le faceva paura , le bambole rotte sono oggetti inquietanti davvero.

Piano piano il visino , molto approssimativamente riprende forma e nonostante non ci creda proprio in  realtà i pezzi ci sono proprio tutti e la mattina dopo , inserito alla meglio l’ultimo pezzo, guardando da lontano e con una notevole dose di ottimismo il risultato di ricomposizione è raggiunto .

Ci vorrebbe un artigiano di Norimberga , pensa la nonna e non sa neanche lei perché pensa che nella città tedesca un tempo ci sarebbe stato di sicuro un artigiano veramente capace di rifare il viso alla bambola antica.

Sistemata artisticamente in penombra , il risultato deve apparire positivo , la nonna scatta una foto all’ex-bambolina di bisquit e spedisce il risultato via Wat’s up.

Vista da vicino fa veramente pena , ma l’importante è che il nipotino non serbi quel senso di angoscia con il quale aveva portato i miseri resti della sua colpa con grande dispiacere .

La foto è questa , non bisogna assolutamente ingrandirla per vedere il risultato approssimativo . l’importante che al bambino non resti il ricordo di una colpa , la nonna è decisamente soddisfatta.

 

 

Musiche pasquali

 

images

 

Non sono  una vera esperta musicale ,ma la musica l’ascolto da sempre , da quando ero piccola : sui dischi di casa , alla radio . più tardi sulle gradinate del Comunale di Firenze.

Poi via via il mio udito si è fatto più fino , gli ascolti più selettivi ma di fondo resta l’approccio viscerale , incantato di chi nel momento in cui in macchina metto in moto , rigorosamente su un canale musicale , comincio a sentire delle note che fanno bene al mio orecchio e alla mia anima.

Qui comincia un gioco mentale : chi è l’autore ? da che parte di mondo sono?

Mi diverto a indovinare , generalmente non sbaglio l’epoca , poi in successione individuo l’autore , poi il pezzo che sto ascoltando.

Quando alla fine , trepidante aspetto il responso. se ci ho azzeccato me ne esco da sola con un Evvai! trionfante , neanche avessi vinto un sacco di gettoni d’oro.

Qualche volta l’indovinello è facilissimo . ci sono dei brani che indovino dopo poche battute , arie talmente facili che non mi metto reppure in gara da sola ,

autori omai interiorizzati al punto che non vale la pena aspettare la fine per sapere che ..ho vinto!

Ma c’è un autore che mi fa un effetto particolare , basta un accordo ,poche note e il brivido mi corre sulla schiena .

Non so se capita anche ad altri e non so se per questo mi posso considerare una wagneriana doc.

Due tre note , un accordo ( in fondo le opere sono solo tredici) e io mi sento trasportata verso qualcosa di diverso , di esclusivo e al tempo stesso di estremamente carnale.

Nessun autore mi fa lo stesso effetto : Wagner mi prende prima ancora che abbia capito di cosa si tratta , eppure di autori amati ne ho tantissimi , il gusto poi mi si è evoluto nel tempo, non credo di amare la stessa musica che amavo da ragazzina , anche in musica esistono le “afffinità elettive” e non penso dipenda solo dalla maggiore conoscenza di un autore rispetto ad un altro.

 

Oggi apro un piccolo dibattito tra i miei affezionati lettori : mi piacerebbe sapere come reagite all’ascolto indifferenziato della grande musica , se vi divertite a fare gli stessi giochini scemi che faccio io , se vi perdete nella ricerca “dell’Amen di Dresda”  , se magari a voi Wagner non fa nessun effetto particolare , se arrivate al Novecento o se vi compiacete del barocco.

 

Per quanto mi riguarda oggi la riflessione è cominciata con l’ascolto della pagina finale del Parsifal, tempo di Pasqua , quindi siamo in tema.

 

 

Storie ferraresi

img_9938

 

Esisteno strane coincidenze che sarebbero letterarie se non fosse che spesso la realtà supera la fantasia.

A Ferrara , si è saputo con ritardo dovuto alla delicatezza del caso , alcuni bambini hanno aggredito e offeso un loro compagno di scuola perché ebreo.

Il mio primo pensiero è stato quello rallegrarmi all’idea che ancora a Ferrara , dopo gli orrori del secolo scorso , esistessero ancora bambini ebrei e secondariamente che proprio nella città del Giardino dei Finzi Contini , delle Storie Ferraresi , degli Occhiali d’oro , nella città cupa e triste raccontata mirabilmente da Giorgio Bassani esistesse ancora qualcuno che mette nella testa di giovani menti indifese l’idea di dire ad un loro compagno di scuola ebreo : guarda che riapriremo i forni e ti ci cacceremo dentro.

 

I bambini colpevoli hanno chiesto scusa al loro compagno , qualcuno pare che abbia anche pianto ma io mi domando quanto fino in fondo si sia andati nell’indagine della “bravata”.

Una bella discreta ricerca  per vedere “ da che pulpito” veniva l’aberrante offesa la farei e farei anche di più se fossi insegnante in quella scuola :

una bella lettura collettiva , un tanto al giorno, di uno dei tanti racconti di Bassani , magari “invitando” al rito anche qualche giovane mamma distratta che non si è accorta del piccolo seme di odio che covava nella testa del pargolo innocente.

 

Convinta come sono che le cose buone e quelle meno buone non nascono spontanee nella testa dei ragazzini di seconda media coglierei il pretesto per farne una bella occasione di lezione di storia , di quella storia vera che a Ferrara si trova anche sulle targhe dei muri delle strade e magari farei anche vedere una mattina “ La lunga notte del’43” , con conseguente rilessione collettiva.

 

Non è mettendo la polvere sotto il tappeto che si cancellano certi episodi, traiamone invece un’occasione per rimuovere quella polvere orribile per sempre dai cervelli dei più giovani e meno giovani.

 

 

 

 

Fragilità vs Grandeur

images-1

 

Pigramente guardavo un tg, alle sette di sera : solite notizie dalla Libia , solite polemiche sui conti pubblici italiani , solite facce sgradevoli della politica.

Poi ad un tratto un’immagine assurda : sta bruciando Notre Dame a Parigi.

Sembra una notizia fra le altre , poi minuto dopo minuto quel fuoco alto nel  cielo ancora azzurro di Parigi diventa una grande nube bianca , poi  le fiamme si fanno  sempre più alte e violente : il tg smette di raccontare il resto e comincia la mia stupita partecipazione “ in diretta” di questa nemesi storica dell’Occidente , con cuore stretto  comincio a temere di peggio e poi ad un tratto avviene : crolla la guglia di Viollet Le Duc, e poi collassa tutto il tetto di legno dell’antica cattedrale .

I parigini sull’altro lato della Senna guardano la Nostra Signora andare in fumo con lo stupore di chi pensa che stia avvenendo l’inimmaginabile.

 

Amo Parigi di quell’amore giovanile che nasce dai miei lontani studi , amo Parigi percè è attraverso la lingua francese che sono diventata europea, amo Parigi perché lì ho fatto la mia prima esperienza di giovane studentessa prima e di giovane donna poi.

Amo Parigi anche per i ricordi tristi che la coinvolgono . fu a Parigi che portai la mia bambina malata in un inutile viaggio della speranza : lì sono sempre tornata sentendomi a casa , c’è una fetta ben grande di Parigi nel mio cuore che sta bruciando sotto i miei occhi.

 

Passano le ore e non riesco a chiudere la tv, mi sembra doveroso consumare il dolore insieme alla folla annichilita . Spero solo che piano piano le fiamme si abbassino contro il cielo ormai nero in cui ancora si staglia con grande effetto teatrale il rosone illuminato dalle fiamme.

I mitici Sapeur-Pompiers di Parigi stanno lottando in centinaia con le scale troppo corte (!), sono l’orgoglio della città e sono anche tanto bravi , ma sembra che non ce la facciano proprio , la visione ha l’aspetto di un Armageddon.

Poi a notte fonda spengo , le mura perimetrali hanno retto , ci sarà  tanto da discutere prima di avviare un restauro che adesso assomiglierà di più ad una ricostruzione.

 

Secoli di storia stratificati  dell’antica cattedrale romanica sepolti dai rifacimenti falsi gotici ottocenteschi, tutto orgogliosamente mischiato con quel tipico orgoglio francese che ha sommato i secoli di storia , di tutta la storia di Francia.

Il presidente Macron guarda triste quel simbolo della sua Grandeur andare in fumo , sembra la solita vendetta della storia di fronte alla fragilità degli uomini.

La vecchia chiesa ha resistito alla Rivoluzione , a Napoleone , ai restauri ottocenteschi.

Ha resistito anche all’onda d’urto dei milioni di visitatori col selfie, ai gilet jaunes e ha sempre mantenuto quel suo fascino  davvero profumato che ancora si poteva cogliere al tramonto passeggiando dietro l’abside nelle strette vie dell’Ile de la Cité .

Avevo qualche dubbio se andare a Parigi questa primavera ,

ho deciso di andarci , sembra doveroso un abbraccio alla mia città ferita.