Le foto dei dannati afgani e siriani costretti in quel corridoio di gelo tra la Bielorussia da un lato e la Polonia e la Lituania dall’altro stringono il cuore : Il freddo di quelle regioni è palpabile anche soltanto guardando le foto rubate che i giornali riescono a far rimbalzare sulle coscienze di un’ Europa preoccupata sullo sfondamento dei propri confini.
Sono usati come armi di di distrazione di massa quei circa duemila ammassati nelle umide foreste alla ricerca di un varco verso l’illusione di una vita di pace nell’ Europa agognata.
Sono una goccia nel mare della migrazione biblica che ci assedia da tutte le parti e mi viene da paragonarli alle file di africani scalzi in fila sulle banchine di Lampedusa ( e quando va bene hanno gli infradito!) .
Infreddoliti anche loro , sopravvissuti a questo mare Mediterraneo che comunque seguita ad inghiottirne tanti nel silenzio e nell’indifferenza dei paesi ricchi che tanto hanno sfruttato il mondo attraverso le colonie e che non si sentono in dovere di restituire qualcosa del tanto che hanno rubato a quel continente.
Intanto il Covid che non conosce frontiere ha ripreso con vigore a colpire proprio in Europa , specie quella dell’Est che avrebbe dovuto per prima capire l’appello disperato di coloro che bussano alla porta balcanica.
L’idraulico polacco era stato l’incubo del tedesco arricchito , la badante romena che assiste i vecchi di questo vecchio continente , i pizzaioli magrebini che fanno il lavoro ingrato che i nostri ragazzi non vogliono fare più , tutto un mondo che chiede solo pace e lavoro , ma forse il male che noi ci portiamo dentro è la risposta crudele alla nostra incapacità di aprirci ai bisognosi.