Opera seria di Mozart, l’ultima ,tratta da un dramma di Metastasio. Fu rappresentata a Praga nel 1791 ed ebbe davvero alterne vicende.
Pare addirittura che prima fosse stata commissionata a Salieri e che comunque i recitativi secchi siano di Sussmyar , l’allievo prediletto dei grande Amadeus.
Stasera sarò per la prima volta Theater an der Wien, un altro spazio viennese da scoprire.
Intanto al mattino , per fare contento il mio caro amico “autista” la sua guida solerte ha individuato una meta campestre, kilometri e kilometri nella campagna piatta verso nord-est e finalmente arriviamo a Morbisch, sul lago Neuseldsee, pare sia il lago più grande del centro Europa . Nella ridente cittadina ci fanno anche un festival dell’operetta proprio in riva , un pò come a Bregenz .La stagione è finita , ma tutto ha un’atmosfera abbastanza affascinante e mangiamo pure bene ( beviamo meglio ) uno strano Traminer , fruttato e tanto diverso da quello che ci aspettavamo, buono però.
Eccoci dunque alla première della Clemenza di Tito che mi riserba la gioia rara di avere addirittura due controtenori nel cast,, tanto serve per questa complicatissima vicenda che una non garbata Maria Luisa di Borbone aveva definito. :”una porcheria tedesca in lingua italiana.”
Che sia cantata in italiano non ci giurerei , il cast è molto internazionale , ci sono dei momenti in cui leggo sui visori laterali ,..in tedesco, se mi era sfuggito qualcosa.
Teatro vecchio e polveroso di glorie , il pubblico molto eterogeneo: è la prima e probabilmente c’è anche attesa dell’evento che personalmente non mi pare eccezionale.
La storia dell’imperatore tormentato dal dubbio se punire l’amico traditore Sesto , con il contorno dei doppi tradimenti è abbastanza nota anche se complicata. La messinscena minimalista con scena rotante non è nuovissima e anche le retroproiezioni poco aggiungono alla chiave di lettura .
Non basta vestire Sesto da prigioniero di Guantanamo per dare un tono attuale alla vicenda , comunque i cantanti , sconosciuti per me , sono tutti di buon livello mozartiano, a Vienna credo sia quasi un minimo sindacale.
Resta la valutazione positiva di avere sentito un Mozart abbastanza poco rappresentato , quindi prezioso per le mie orecchie. Certo che per le alterne vicende del potere che anche allora funzionava così l’avere licenziato il Da Ponte per un più modesto Mazzolà lo si sente e Mozart aveva , pare , pochi giorni per portare a termine l’impresa che pure ha momenti mirabili e che ci spiegano anche la predilezione del maestro Muti per quest’opera.
Usciamo nella bella serata viennese , musica rara e preziosa nelle orecchie. Sarò contenta di leggere la critica “paludata” , io scrivo solo per la mia gioia e quella degli amici che mi seguono.