la bellissima lettera di Ludovic Tézier , un accorato appello in difesa della lirica , in difesa soprattutto dei più deboli , quelli ( spesso i più giovani ) che in questo momento vedono la cacellazione dei contratti , è una pagina degna di essere molto diffusa e in effetti lo è , su tutti i siti dedicati alla musica lirica.
E’ scritta con grande dignità , il suo appello al governanti , pur essendo ovviamente destinato a chi gestisce i teatri francesi travalica molto i confini nazionali , come in effetti lo travlicano tutti coloro che di questo antico e nobile mestiere vivono e sono i nostri ambasciatori del “bello” nel mondo.
Ricordo una sera , era d’estate e nel chiedergli il solito autografo , riuscì a dirgli che secondo me era uno dei più grandi cantanti verdiani che avessi mai avuto la gioia di sentire .
Mi rispose in italiano , mi ringraziò perché mi disse che quello era il più bel complimento che un’italiana potesse fargli , perchè era consapevole di quanto luminosa fosse la nostra tradizione riguardo ai baritoni.
Un piccolo episodio che mi fece capire la sua naturale grazia , la sua intelligenza e la sua altrettanto naturale mancanza di divismo.
In questi giorni molti cantanti ( non tutti per la verità e colpiscono i silenzi di importanti voci internazionali) mandano messaggi al pubblico , chi scherzosamente raccomanda di stare a casa , chi teneramente come Pavol Breslik canta una dolce canzone nella sua lingua slava .
Tutti ,lo capisco , sentono la mancanza del proprio pubblico e cercano in qualche modo di lanciare segnali a tutti quelli che seguono abitualmente le loro voci in giro per tutti i teatri.
Ma la lettera di Tezier è qualcosa di più : è un appello politico , un manifesto in difesa di chi vede ridursi così repentinamente il futuro di un mondo del quale gli “addetti ai lavori” campano e del quale campiamo anche noi che siamo la loro metà , il pubblico che li ascoltava con l’affetto complice di chi sta recitando “insieme” un rito che ha bisogno della condivisione per esistere.
Guardo mestamente il ben ordinato pacchetto di Progetti futuri che forse non si realizzeranno più.
Non è l’aspetto economico che mi preoccupa , bene o male qualcosa recupereremo , spero .
E’ il fatto crudele di avere perso parte della vita , quella parte che dà un senso alle giornate che restano e che sicuramente non recupererò più.
Quant’ è vero. Adesso cerco questa lettera per vedere se posso portarla alla conoscenza del mondo della lirica australiana in catastrofe. Abbiamo un governo di quelli….