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Quando dal profondo della oscura prigione esce lentamente come un sussurro che si apre in un grido disperato “Goooott “ Fidelio entra nella sua magica seconda parte.
Ripensavo questo ieri sera ascoltando su Classica HD (che ha cambiato il numero del canale ma non la sua eccellente programmazione) l’unica opera di Beethoven .
L’opera strana , due metà quasi antitetiche anche fisicamente con un primo atto ancorato al Settecento e un secondo proiettato verso il secolo romantico che verrà.
Dal primo ascolto , quello purtroppo solo in video dall’Operhaus di Zurigo , uno dei video che contribuirono a farmi scoprire e poi amare per sempre Jonas Kaufmann , ne ho viste dal vivo tre versioni diversissime fra loro compresa quella che ho riascoltato ieri e che mi lasciò molto perplessa a Salisburgo tanti anni fa.
Devo ammettere che l’edizione firmata da Claus Guth non perde il suo fascino invecchiando , anzi forse acquista una omogeneità che mi era sfuggita in teatro.
Ovviamente la parte del leone la fa un Florestano perfetto musicalmente e contemporaneamente attore eccelso.
Ricordo che era un’estate particolarmente faticosa per lui che faceva le prove andando avanti e indietro con Monaco dove cantava la Manon e me lo disse pure , incontrandolo per caso in strada .
Tutte le vetrine erano piene della sua foto e forse doveva anche sentire il peso di tanta responsabilità indotta dall’attesa del debutto.
Il secondo Fidelio , in realtà una ripresa di uno spettacolo diversamente originale e bellissimo fu a Monaco in un allestimento firmato da Calixto Bieito .
Il terzo e ultimo ( per ora ) lo vidi a Londra in una brutta edizione che ebbe anche la strana caratteristica di essere l’ultima replica perché poi tutto si fermò per il Covid , dirigeva Pappano e non credo che ce ne sia una registrazione DVD.
Ma ogni volta che ascolto la bellissima perorazione dell’Ambasciatore che viene a salvare il prigioniero ci sento già il messaggio dell’Inno alla gioia e in qualunque modo le varie regie chiudano lo spettacolo mi resta nell’animo una serenità tanto più necessaria in questi giorni bui in cui le notizie del mondo impazzito sembrano prendere il sopravvento sulla razionalità umana.