Correva l’anno Domini 1984 , gran bel viaggio in Unione Sovietica.
Arriviamo a Mosca dopo un lungo giro nell’anello d’oro : le città con tutti i Kremlini e le chiese con i i campanili a cipolla.
in teoria ci saremmo dovuti muovere solo in gruppo con la guida , ma il mio compagno era un po’ anarchico e una sera decidemmo di andare a cena da soli , nel nostro albergo non si mangiava un granché.
Arriviamo sulla Piazza Rossa e vediamo questo albergone illuminato : chiediamo se è possibile cenare : rispondono che dobbiamo pagare in dollari.
Ok.
L’atmosfera è fantastica , il cameriere premuroso ci porta al piano di sopra : nella grande sale suona un’orchestina di donne . Sembra di essere in un film anni trenta.
Occhieggio divertita nei Privé e vedo scenette notevoli: Popi goderecci con eleganti signorine in intime cenette romantiche, uomini stile spie alla Le Carré che mangiano silenziosi .
Ci portano in una sala abbastanza grande da contenere più tavoli. Nel tavolo vicino un’americana in vena di chiacchiere e un po’ su di giri per la vodka: stanno girando un film americano su Pietro il Grande e lei è un po’ stufa delle steppe; si è concessa una cena moscovita.
Menù di tutto rispetto , quello che mi ricordo di più un piatto di funghi con la panna , roba da nouvelle cousine!
Dalla finestra vedo brillare le stelle rosse sulle guglie del Kremlino , la chiesa di San Basilio sembra finta , effetto Disneyland garantito.
Siamo allegramente privi di passaporto che ci hanno ritirato in albergo , ma non ci succede niente di pericoloso.
Si paga tranquillamente con la Diners e si esce nel bel clima settembrino , accanto alla mura c’è il famoso Mausoleo di Lenin , davanti i magazzini Gum nei quali non c’è praticamente niente da comprare. In metropolitana al ritorno in albergo un cordialissimo ubriaco attacca una delle sue tirate misteriose alle quali mio marito risponde serissimo , da, da da……
Sarei curiosa di sapere se l’albergone illuminato è ancora ben frequentato come nel secolo scorso. Mi pare che ancora ci cenino le spie e i cosiddetti uomini d’affari.
Gli italiani in questo non sono secondi a nessuno.