Impossibile?

Nella striscia di Gaza ci abitavano due milioni di persone  , oggi sappiamo che sono stati uccisi dall’esercito israeliano cinquanta mila di loro , forse mal contati se si pensa che ce ne siano ancora tanti sotto le macerie.

Non è la percentuale biblica che impressiona , di genocidi è piena la Bibbia e le deportazioni in massa di intere popolazioni è avvenuta in tanti periodi storici da sembrare una cosa normale , vista con la prospettiva storica.

Quello che impressiona , oggi in un mondo in cui possiamo vedere il risultato di tanto orrore sono le macerie che ininterrottamente mostrano dall’alto quella massa informe di detriti che furono storie di famiglie , vite vissute , dolori incancellabili.

Dicono che ci vorranno secoli per rimuoverle tutte ,ma nessuno dice dell’odio che seguiterà a covare nel ricordo dei sopravvissuti.

Se guardiamo una vecchia mappa della Palestina la vediamo grande come adesso sono la somma dello stato di Israele e le due scomposte parti palestinesi.

Quando all’inizio del Novecento i sionisti realizzarono il sogno di riportare gli ebrei della Diaspora nella loro terra del latte e del miele usarono una violenza nei confronti dei secolari abitanti di quelle terra .

Nacque allora il dramma di cui non vediamo una fine possibile.

Come far diventare concreta l’dea di “due popoli due stati “se nel mezzo c’è lo stato di Israele come un bubbone che divide la Cisgiordania a Est e la striscia di Gaza a Ovest?

So benissimo che una cosa è il popolo ebraico a cui mi legano legami religiosi e affetti personali e altra cosa è la violenza di uno stato oppressore , forte della conoscenza culturale che lo fa più forte e soprattutto della superiorità economica che ne ha fatto un unicum all’interno del panorama medio-orientale.

Ho letto con amore e devozione i libri dei miei amati scrittori israeliani , conosco la volontà di quasi tutti gli intellettuali ebrei  di riuscire a vivere in pace con i palestinesi che convivono nelle loro città , nei villaggi e ai confini dei kibutz.

Ma un ricordo personale mi riempie di sconforto nei confronti di questa utopia : ero in macchina  tra Tel Aviv e Gerusalemme e sulla strada ogni tanto si formava un ingorgo che poi si scioglieva appena superato il villaggio .

“Sono palestinesi “, era stato il moto di fastidio e forse di malcelato razzismo con il quale il mio colto accompagnatore “sabra” indicava il disagio di quegli ingorghi.

Finché da una parte ci sarà l’odio profondo di chi è arrivato a rubare una antica terra ai secolari abitatori e dall’altra parte una strisciante forma di superiorità intellettuale pericolosa per il disprezzo per i poveri incolti ex padroni di quelle aride terre che invece loro hanno reso fertili e ubertose non vedo la possibilità di una pace possibile .

A meno che gli interessi dei confinanti Emirati arabi non ritengano  nel loro interesse economico praticabile una soluzione : questa era la strada degli accordi di Abramo , tragicamente interrotti dall’azione di Hamas il 7 ottobre 2023.

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