Una cara amica intelligente e colta mi ha fatto il più bel regalo di Natale : un libro.
Attraverso questo libro ho fatto due bellissime scoperte , l’autore e il protagonista del libro .
L’autore ,Jan Brokken olandese e il nostro incontro non finirà con questo libro .
Il personaggio di cui racconta la storia è un pianista realmente esistito : Joury Egorov .
Di lui sapevo le cose generiche che si raccontano nel mondo musicale : che era russo , omosessuale e fuggito dall’URSS in un momento storico in cui gli omosessuali in Russia erano perseguitati , incarcerati , emarginati .
La sua storia per quanto ne sapevo io, era abbastanza simile a quella di Rudolph Nurejev , non molto di più.
Il bellissimo libro è intitolato Nella casa del pianista e l’autore ci racconta molto di più di questo ragazzo , morto giovanissimo , della sua vita di concertista , della sua vita di esule e di tutto un mondo che lo circondava in un’Europa così diversa da quella in cui viviamo adesso.
Si apre una strana conoscenza su quella che era ( e che è anche oggi ) la vita di un musicista di successo , adorato dagli ammiratori , condizionati dagli agenti teatrali , dalle major discografiche ,costretto a faticose tournèe in giro per il mondo con risvolti anche teneri quando tra i molti dubbi che lo assillano prima di un concerto c’è anche quello del “ come mi vesto stasera?” .
L’amico narratore ci porta in giro per le sale da concerto del mondo , tra le quali primeggia quella che amo fra le tante : il Concertgebow di Amsterdam .
Mi costringe a riflettere su una cosa che non percepivo in anni lontani quando , già grande e vivendo in una libera Europa , non capivo la segreta angoscia e la difficoltà di personaggi come Gidon Kremer o Rostropovich che ascoltavo da Parigi a Firenze : esuli e spaesati in un mondo così diverso dalla loro grande Madre Russia.
Il libro racconta con amore la storia vera di una amicizia tra l‘infelice giovane artista che annegava in alcool e droghe la sua difficoltà di muoversi in un mondo che lo vezzeggiava e nel contempo non gli permetteva di essere realmente quel ragazzo molto border-line come erano gli artisti , da Amsterdam a New York ,negli anni in cui l’AIDS mieteva le sue vittime in modo particolare fra tutti coloro che ancora non ne conoscevano la micidiale forza distruttrice.
Si arriva alle ultime pagine con il cuore stretto , ma potenza della rete , oggi mi è stato possibile leggere il libro ascoltando le sue preziose e abbastanza rare incisioni che si possono trovare su YouTube, in modo particolare un Notturno di Chopin e un preludio e fuga di Bach °24, ma per fortuna c’è solo l’imbarazzo della scelta.
So bene che nessuna riproduzione mi regalerà mai l’emozione di sentire un concerto in una sala , tra il pubblico che insieme a me partecipa in silenzio a quel rito irripetibile che è quello di ascoltare insieme ad altri , il fare musica insieme , sia che si ascolti , sia che per chi la musica ce la dona attraverso la sua interpretazione , comunque resta sempre un modesto tentativo di avvicinare un grandissimo artista , così precocemente scomparso.