Un banale episodio in cronaca : docente stigmatizza una studentessa per il suo abbigliamento. Prese di posizione e ribellione dei comitati studenteschi , una bagarre politica per lesa dignità studentesca.
Forse sarebbe il caso di analizzare il banale episodio partendo da abitudini che vengono da molto lontano.
Ho sempre pensato che il grembiule scolastico fosse un segno di eguaglianza : magari potremmo discutere sul bianco e sul nero , sul quadrettino rosa e celeste ma vedere i bambini tutti uguali non mi è mai sembrato un’offesa alle loro personalità.
Per eliminare il colore “ di genere” c’è la bella soluzione della divisa scolastica all’inglese , segna un’appartenenza di gruppo , una spesa modesta per la famiglia e un senso di orgoglio per chi la indossa.
So benissimo di essere molto antica nella mia posizione , ma non ricordo di avere mai visto mio marito andare in Tribunale senza cravatta e segno di grande rispetto era il suo vestirsi correttamente anche nei momenti di grande dolore , la forma che diventava sostanza.
Oggi siamo al carnevale anche in chiesa : ho visto minigonne e pance scoperte a funerali e matrimoni , anzi a questi addirittura abiti che un tempo si sarebbero definiti costumi di scena.
Il mondo cambia velocemente e non saranno certamente i richiami all’ordine di persone antiquate come me a fermarne la rapida metamorfosi , ma un indice sempre valido ( provate a contestarmelo se ci riuscite) è quello del buon gusto contrapposto alla volgarità.
Non si raggiunge la libertà mandando i bambini a scuola pieni di felpe griffate ( quelle sì che accentuano le differenze sociali) , né permettendo agli adolescenti pantaloni strappati che più sono stracciati e più costano , certe volte l’eleganza e la semplicità costano molto meno di tanto spreco carnevalesco in cui guadagnano solo i venditori di stracci griffati.
L’eleganza , parola desueta che trascende dal prezzo e dalle mode dovrebbe essere la chiave di volta per fermare l’orribile cattivo gusto imperante , da zero a novant’anni.
Il rispetto per l’ambiente nel quale ci si raduna per studiare trascende l’esigenza del bermuda se fa caldo o le braccia scoperte per lo stesso motivo .I docenti non dovrebbero stigmatizzare , gli studenti ricordare il rispetto per i luoghi che frequentano.
Ma questa è tutta fatica inutile , l’omologazione è generale e credo sia impossibile tornare indietro anche se la libertà non la si misura con i centimetri di pelle esposta .