E’ un titolo bellissimo di uno dei tanti romanzi di Paul Auster che hanno accompagnato i miei anni di lettore.
Lo cerco invano in libreria , probabilmente l’ho prestato in anni lontani , ma trovo diligentemente in fila oltre alla citatissima Trilogia newyorchese altri titoli e soprattutto in queste ore ripenso a Smoke , quel film straordinario che raccontava con la camera fissa quell’angolo di Brookling e quella tabaccheria “ombellico del mondo”.
Ne era seguito Blue in the face, forse meno bello ma che fedelmente andai a vedere , anche perché ne aveva addirittura curato la regia.
Auster raccontava l’America che amavamo , la sua bella faccia di intellettuale occhieggiava dalle copertine e te lo faceva sentire amico , un amico americano che ti raccontava con amore la sua città , il suo mondo.
Forse quel mondo di contraddizioni , di storie minori conteneva una immagine forte e quando si arrivava a New York , attraverso i suoi racconti ci sembrava di essere anche noi a casa , di essere parte di quella Grande mela e ci si illudeva che quella fosse l’America.
E’ sempre tanto triste quando muore uno scrittore importante , se ne va una voce forte e affascinante che avrebbe forse potuto raccontare qualcosa di diverso in questo attuale nostro divenire.
Forse con lui si chiude l’immagine amata della nostra america immaginata , mi fa paura l’immagine dell’america futura , quella grande democrazia in balia di due vecchi che si contenderanno il potere in una situazione che forse molti di noi non avrebbero mai immaginato diventasse possibile.