Il presepio è una tradizione antica , ormai si fa solo nelle chiese o addirittura se ne fa un‘attrazione turistica da consumarsi durante le feste natalizie . Si fanno anche presepi viventi e allora diventano una specie di sacra rappresentazione con tanto di coinvolgimento teatrale dei partecipanti .
Molto più di rado si fanno nelle case e direi che più che una questione di fede è un ricordo da rinnovare e un gioco quando lo si fa per divertire i nipoti.
Il mio è talmente sempre uguale a se stesso che credo si potrebbe fare anche da solo : un solo problema , mi è
sempre più difficile montarlo e smontarlo , credo sia proprio per progressiva mancanza di forze.
Uno solo dei miei figli lo fa e quest‘anno mi ha orgogliosamente mostrato un nuovo acquisto : una fantastica roccia con cascatella e laghetto . Gli ho visto l‘orgoglio negli occhi per cotanto oggetto di ingegneria idraulica , io ne sono intimamente contenta , perlomeno qualcuno in casa prosegue la tradizione che per quanto mi riguarda parte dal ricordo della mamma maestra che lo faceva sia a casa che a scuola e che quando riponeva le statuine scriveva sulla scatola un misterioso S.D.V che poi mi spiegò significava se Dio vuole , un Inshalla cristiano , un augurio per l’anno successivo.
Ma il presepio più fantastico è quello di mia sorella : mi ha mandato le foto , anche di particolari della scena ma il vero interesse me lo ha suscitato il suo racconto con la spiegazione di ogni particolare : praticamente animato da figurine piccolissime rappresenta un mondo contadino ed è anche un percorso di fede!
Lei che non va quasi mai in chiesa , lei che contesta tutto mette nel suo presepio tanta di quella fede da essere commovente : mentre mi spiegava il percorso verso la capanna , mentre mi raccontava del muro delle capre , mentre mi faceva notare lo scoiattolo nascosto , il lupo, le galline , mi raccontava una scena che si animava nella sua fantasia .
Io dalle foto ho visto solo un presepio uguale a tanti altri della mia memoria , lei ci ha messo la tenerezza e la gioia del Natale sincero .
Mi ha detto anche che le dispiace smoltarlo.
Grazie oer questi preziosi particolari, anzi grazie di tutto. Infine queste cose non si perderanno. S.D.V.
Un piccolo ricordo dei miei figli, avranno avuto tre e quattro anni. Lei, biondina, seria, bambola in collo: “O Giuseppe: ecco che abbiamo un bambino! Ma che nome gli si mette?” e lui, in pigiama, asciugamano cinto sopra i folti capelli biondi, occhi brillanti e sorriso impacciato, “Ho una buona idea! Lo si chiama Gesu!”
Un ricordo tenerissimo