Soltanto due volte nella vita ho ascoltato dal vivo la Passione secondo Matteo di Johan Sebastian Bach , ma poi mille volte riprodotta quando nel periodo di Pasqua ho celebrato in solitudine questo straordinario e meraviglioso monumento di fede e di perfezione musicale.
Senza essere , purtroppo, in grado di apprezzarne la struttura nella maniera colta di chi lo ha studiato musicalmente mi piace abbandonarmi al pensiero di chi potè assistere in quella chiesa di San Tommaso a Lipsia nel 1736 quando con due orchestre e due cori il popolo potè ascoltare questa straordinaria creazione dell’animo umano.
Sappiamo anche che oltre ai cori e le orchestre , durante i corali luterani che vi sono inseriti, probabilmente anche l’assemblea rispondeva perché in effetti questi testi erano noti ai fedeli e facevano parte della conoscenza dei partecipanti alla celebrazione.
Ci sono momenti incredibilmente suggestivi , come quello della morte di Cristo che sono accompagnati solo dal basso continuo e i violenti dialoghi recitati dai vari personaggi e nei quali la Turba risponde in maniera concitata.
Ma sono i due grandi corali , famosissimi , che chiudono la prima parte e soprattutto quello finale in Do minore che ogni volta mi commuovono intimamente .
Ci inginocchiamo con lacrime…e mi piacerebbe che i miei figli si ricordassero di farlo risuonare in chiesa quando me ne andrò da questo mondo.
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