Gli inglesi sono decisamente conservatori e lo dimostrano anche attraverso gli allestimenti delle opere che poi noi vediamo grazie allo streaming della ROH che viene distribuito in più di mille sale cinematografiche di 25 paesi .
Ultimo è arrivato ieri sera sui nostri schermi un Macbeth di Verdi la cui prima messinscena risale al 2002 poi ripreso con successo nel 2011.
Quindi questa è la terza volta di questa cupa vicenda verdiana che dopo il debutto alla Pergola di Firenze nel 1847 e la successiva ripresa parigina del ‘65 vide la quasi totale sparizione dai cartelloni fino a quando , grazie a Maria Callas alla Scala nel 1952 fu praticamente riscoperta e da allora è entrata regolarmente nel repertorio dei nostri teatri .
Cosa ha da giustificare questa ripresa con le regia di Phyllida Lloyd dalla regia originale di Daniel Dooren?
Due punti di forza : la grande maestria di sir Tony Pappano , meraviglioso direttore di voci e la carismatica presenza della divina ( sempre più divina) Anna Netrebko nel ruolo clou di Lady Macbeth.
Indubbiamente l’intero cast è di tutto rilievo ,ma Zelico Lucic non ha il carisma del suo predecessore Simon Keenlyside , né il Macduff di Yussif Eyvazov , aldilà della simpatia personale e dei pregi coniugali , non ha il fascino necessario per reggere una delle più belle arie per tenore mai scritte da Verdi : “figli mei ..ah la paterna mano.”.un’aria che mette i brividi e che pur cantata con estrema diligenza non mi ha trasmesso quel frisson che altrove avevo provato .
Ottimo invece , sia vocalmente che scenicamente Ildebrando D’Arcangelo , un Banco decisamente coreografico.
I cori , che sono il punto di forza di questa decima opera di Verdi in cui ancora si hanno le arie chiuse , non sono invece ahimè il punto di forza del Covent Garden ( Belsadonna dove sei?) e si salvano per la dizione grazie alla provvidenziale aggiunta dei sottotitoli.
L’impianto scenico elementare e cupo è piuttosto povero ,le streghe abbigliate ..alla Frida Kalho (?)- lo ha detto la regista- non hanno niente del selvaggio look necessario e i quattro bastoni spogli personalmente non mi sono proprio sembrati la foresta di Birman.
Bello il momento del coro “patria oppressa “ , una delle aggiunte per la ripresa parigina che è stato reso con semplicità ed emozione mentre mi è proprio mancato il momento horror del banchetto ,che non c’è ,con lo spettro di Banco ad effetto.
Resta da dire della divina che in questo ruolo chiaramente si compiace della sua incredibile splendida vocalità , se lo sente suo questo personaggio al quale presta la sua consueta gamma di gesti ed espressioni , ormai non cerca neppure più di variare neanche un poco , sa di avere una voce mirabile e forte e ce la fa godere tutta .
In questo caso si sente molto il lavoro fatto da sir Tony, certi filati , certe impennate da brivido sono sicuramente il frutto del lavoro accurato fatto dal grande direttore.
In ultima analisi direi un Macbeth senza infamia e senza lode e , mi si permetta una ultima cattiveria , con un Malcom: Konu Kim , il coreano di turno ,che ho fatto molta fatica immaginare come re di Scozia.
Grazie, m’hai dato una bella risata col caffé mattutino.
Buongiorno