A Jesi , nelle Marche , c’è un ospedale intestato a Carlo Urbani , medico:
Urbani morì a Bangkok nel 2003 della malattia che fu tra i primi a diagnosticare e della quale morì , nella tenace speranza di curare i contagiati dalla SARS della quale stava studiando gli effetti letali.
Sono passati tanti anni e in questo 2020 c’è stato un medico in Cina che per primo si è accorto della pericolosità di una forma , in quel momento misteriosa , di una sintome che in qualche modo gli ricordava quello che era avvenuto diciassette anni prima.
Le autorità cinesi in un primo momento lo hanno accusato di creare falsi allarmismi .
Il medico cinese , tuttora riceverato di quella strana forma influenzale , si è ammalato e adesso la politica gli chiede le scuse .
Per ora gli è andata meglio che al nostro eroico connazionale Carlo Urbani , il quale ,invece ,per restare in Talilandia a curare i suoi malati perse la vita ancora molto giovane .
Che si ripeta a breve distanza un errore di valutazione così grave fa molto pensare in un tempo in cui l’informazione e la ricerca viaggiano a velocità della luce.
La stessa velocità con cui il virus si espande nel mondo ,la stessa velocità che crea insieme all’informazione anche la psicosi di massa che ne consegue.
In Italia in modo particolare i mezzi di informazione : carta stampata e video , fanno a gara a riempire le pagine di interviste , dati , diagrammi che molto spesso creano solo allarme e paranoia nelle teste dei cittadini bombardati da tanta informazione non sempre corretta.
Se si guardano le news sui canali all’estero si nota la differenza : l’epidemia , non ancora pandemia merita uno spazio infinitamente minore che non da noi e questo , a mio avviso , è segno di una maggiore consapevolezza di chi pilota i canali di informazione .
Da noi creare il panico sembra uno sport nazionale: i nemici si trovano ovunque , senza sminuire le portata di un autentico stato di calamità si dovrebbe ragionare in termini di precauzione se non di saggezza , parola troppo grossa per chi non è abituato a pensare prima di agire e di parlare .
Per fortuna questa settimana in Italia c’è il Festival di Sanremo , c’è da sperare che perlomeno il focus sul Coronavirus letale stia meno sulle prime pagine , abbiamo ben altri problemi di cui preoccuparci ogni giorno.
Personalmente per evitare da un lato le banalissime canzoni sanremesi con tutto il contorno del bla-bla che puntualmente leggerò oggi e dall’altro l’altro nefasto bla-bla politico del Martedì mi sono rifugiata su un meraviglioso video che mi ricorda la violenta emozione provata quando quello spettacolo lo vidi dal vivo a Salisburgo , ormai tanti anni fa.
Quel Don Carlo bellissimo ( Kaufmann in quel periodo era anche di una bellezza mozzafiato ) mi ha riportato alla meraviglia di quella musica di Giuseppe Verdi , alla qualità altissima della direzione di Tony Pappano e anche se a suo tempo trovai modesta la regia di Peter Stein alla luce di quanto mi è toccato di vedere in seguito l’ho trovata stupenda.
Unico problema è che ho fatto tardissimo, anche se il Don Carlo lo adoro in cinque atti davo ammettere che vedermelo tutto in una sola serata sia una bella sfida!