C’è qualcosa di osceno nella foto di un selfie col morto anche se si tratta di un morto molto amato e a suo tempo molto famoso.
La foto fa il giro del mondo e mi provoca una serie di considerazioni che trascendono l’episodio e oltre tutto lo riallacciano ad un altro casualmente coincidente evento di una vera portata mondiale.
L’esposizione contemporanea della salma di Pelé e del Papa emerito Benedetto XVI scatenano lo stesso impudico accorrere di masse .
Mi domando cosa può spingere i brasiliani ad omaggiare il loro idolo calcistico e a questo riesco a dare una facile risposta , un idolo calcistico mitizzato in un paese sudamericano lo capisco.
Molto più difficile per me capire la fila di persone che lentamente in San Pietro scorrono davanti a quella ormai terribile statua di cera di un vecchio uomo che fu Papa e che credo avrebbe poco gradito tutta quella esposizione post-mortem.
Se per le suore in fila la risposta è chiara e lo è anche per quei pochi osservanti cattolici , non credo che le migliaia di persone che rendono questo omaggio all’ex pontefice siano spinte da rinnovata devozione.
C’è uno strano sentimento di curiosità accompagnato dalla voglia di dire “io c’ero” che spinge i tanti anonimi nessuno che fanno la fila , solo per poter dire un giorno che quella volta avevano partecipato all’evento clamoroso di un ex papa che aveva scelto volontariamente di rinunciare al papato.
Ciò non toglie che quelle masse mi provochino un grande malessere , c’è in me un grande rispetto per la sacralità della morte e faccio fatica a comprendere quello sfacciato accorrere laddove chiunque sia il morto dovrebbe restare nel silenzio e nell’ombra della sua immagine passata, mi verrebbe da dire : chiudete quella bara!
100 % d’accordo con te Adriana.