Sono da sempre una disinvolta consumatrice di prodotti scaduti e mi hanno spesso fatto ridere gli atteggiamenti rigorosi di figli e nipoti che buttano via prodotti alimentari buonissimi solo perché leggono in maniera tassativa le etichette.
Abituata a vivere lunghi periodi in barca , adesso poi anche se in barca non vado più vivendo da sola capita che per la smania di fare una spesa per più giorni sfori il fatidico termine.
Leggo oggi che si è mosso anche il ministro dell’agricoltura per dire che quel preferibilmente non vuol dire buttare via alimenti ancora commestibili.
Non sono politicamente allineata con questo governo , ma se il buon senso (che non vuol dire il senso comune) qualche volta prevale mi trova felicemente concorde.
Ho visto buttare via cose buonissime e ho anche visto dei poveri pensionati frugare nei cassonetti nella speranza che qualche rigoroso lettore di scadenze regali a che le scadenze della vita le ha già consumate tutte la gioia di trovare preziosità da recuperare.
In definitiva se ne può trarre un apologo che sembra un monito contro il furioso consumismo che ha caratterizzato la vita delle generazioni venute su nel benessere illusorio che tutto sia sempre a portata di mano da queste parti.
In anni neanche tanto lontani vidi in un mercato ad Asmara in mostra vecchie prese elettriche , taniche vuote , roba da cassonetto e lì mostrata come merce buona da comprare.
Forse sarebbe bastato girare l’angolo e guardare con più attenzione al resto del mondo , non è mai troppo tardi per cominciare a cambiare.
Ovviamente non mangio la mozzarella blu o l’uovo marcio , ma la voluttà di mangiare crackers scaduti da tre giorni mi fa sentire meno cretina di chi butta via l’uovo che è scaduto da un giorno : ci si fanno delle buonissime frittate.