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Monaco, di mattina. Vado in Michaelskirche a salutare Ludwig . Nella cripta tante bare scure , inteneriscono quelle piccolissime dei bambini. Quella di Ludwig II è piena di omaggi floreali , faccio una foto , ma essendo vietato mi viene tutta sfocata , anche per il senso di colpa. Poi tornando , come al solito , verso il teatro scopro un preziosa mostra di opere di Keith Halding , vastissima e molto ben ordinata presso la Kunsthalle . Scolaresche di bambini piccoli ascoltano seduti per terra in tondo un bellissimo ragazzo che con il dolce accento bavarese (accidenti se lo colgo!) spiega ai bambini incantati le opere dell’artista. Anche qui foto rubata e sfocata…guai fotografare i bambini , ma a me interessava il maestro , vallo a spiegare.
Compro un biglietto per una sera in cui non avevo spettacolo , mi incuriosisce il Festspiel-Kinderchor al Cuvilliés Theater. In programma Britten e un testo ispirato all’Antigone di Sofocle . Direzione di Stellario Fagone , un nome che mi ricorda qualcosa. Poi al parco sulla solita panchina col fido libro assisto per la seconda volta alla scena della scolaresca in circolo. Questa volta sono ragazzi grandi : arrivano con le biciclette , le posano ordinatamente e poi ascoltano per circa un’ora una sorta di lezione all’aperto con applauso finale per la docente. Poi mi si dice che sono estasiata dalla civiltà dei luoghi. Ultima notazione carina : mentre mangio da Brenner un’insalata arriva un bellissimo rodesian senza collare , si tuffa nella vasca di lato dei tavolini , si fa una bella bevuta , spruzzata gigantesca ed esce tra il sorriso degli astanti e l’occhio attento della padrona.
Lucia di Lammermoor, capolavoro donizettiano , per me rovinato per sempre da quando giovinetta avevo sentito la Callas nella scena della follia. Non vi aspettate dal mio blog spiegazioni musicali colte , quelle le lascio fare a chi le sa fare. Io parlo volentieri della messa in scena che mi aveva già molto interessato vedendola in streaming quest’inverno , provocante rilettura anni cinquanta di una faida familiare ai tempi dei Kennedy. Vista dal vivo come al solito le cose sono anche piû belle. Questa Lucia mi ha fatto capire , se ce ne era ancora bisogno , che alcune riletture non sono solo interessanti , sono l’unico modo per farci digerire il polpettone di sir Walter Scott. Le stupende arie si legano una all’altra attraverso una narrazione iperrealistica , grazie soprattutto al talento di attori dei cantanti , ormai molto vicini ad interpretazioni cinematografiche.
Via la selva , via tutti i tartan della mia vita ,resta un plot da sceneggiato televisivo , ma resta per una volta anche la partecipazione emotiva della vicenda grazie a una fantastica Diana Damrau e ad un Pavol Breslik che di avvia ad essere un tenore da file di fans all’uscita degli artisti. Alla Damrau che affettuosissima mi aveva in lista nel backstage ho detto la verità, la sua interpretazione per la prima volta non mi ha fatto ripetere la fatidica frase: si , ma la Callas…Ebbene , questa é la Lucia della Damrau , bravissima nella sicurezza del canto , padrona del suo ruolo, perfetta scenicamente. Nel farle i complimenti anche per il fisico snellito mi ha confessato di avere pianto per i costumi della Traviata alla Scala, le ho detto che la capivo perfettamente.Un cenno alla regia e alla direzione d’orchestra .
Tutto al femminile . La regista giovanissima Barbara Wysocka e Osksana Lynin sul podio , uno scricciolo pieno di grinta., anche le scene di una donna Julia Kornacka, queste giovani ci sanno fare. Un cenno particolare per il bravissimo basso russo Alexander Tsymbalyuk , un nome da tenere d’occhio. Ma poi devo dire bravi tutti , anche il coro che sî é esibito in un twist all’inizio della festa di nozze .L’unica cosa che seguita a non convincermi é il ritorno alla glassa armonica , una curiosità filologica che però mi fa rimpiangere il flauto che duetta con la soprano nella grande aria della follia.