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Ci ho messo qualche minuto ad uscire da una sorta di aura musicale , un’apnea spirituale chel’immensa Ottava di Bruckner mi ha procurato ascoltandola sotto la mirabile bacchetta di sir Tony Pappano.
L’enorme partitura scandita nei tempi come mai l’avevo sentita ; in una sorta di fermo immagine ( se così si può dire di un ascolto) ad ogni passaggio , soprattutto nel Largo qui reso in maniera sublime.
Forse è durata pochi minuti , oppure un tempo incredibilmente lungo , non lo so .
I miei pensieri vagavano in un non essere pieno di tutto .
Ho anche tanto pensato alla mia mamma che tanto amava Bruckner quando io ancora immatura musicalmente non ci arrivavo proprio.
Il gesto largo e armonico del Maestro che ho cominciato ad apprezzare tanto tempo fa faceva scaturire dalla sua orchestra di Santa Cecilia un suono compatto ed a un tempo perfettamente scandito in ogni particolare.
Se è possibile parlare di momenti totali dell’essere questo di ieri per me è stato uno di quelli.
Nel grande Auditorium di Renzo Piano , con una compagna gentile e soprattutto attraverso quell’uomo magico che facendo scaturire dalle sue braccia tutta la musica del mondo come se la evocasse abbracciandola , mi sono sentita in una dimensione di totale compiutezza.
Sono arrivata a Roma con gli Amici della Musica di Ancona al termine di una settimana che mi ha portato da Berlino fino a Roma passando per Firenze in una sorta di felicità culturale che non mi ha fatto assolutamente sentire nessuna forma di stanchezza.
Dire che ho chiuso in bellezza è riduttivo. Il grande componimento di Bruckner , molto bene illustrato nel dotto saggio che accompagna il programma ci spiega i tanti anni di ripensamenti , le difficoltà iniziali per un’esecuzione ai limiti del possibile , le tante significazioni del testo che possono anche tentare una ricerca del concluso che non si trova mai perché il fluire ricchissimo della partitura non ce lo consente.
Per me sta qui il fascino di questa immensa sinfonia , il non trovargli un senso del finito che aprendosi continuamente ci procura una voglia di camminarci dentro , perdendosi .
Questa lettura di sir Tony (quanto Wagner ha diretto per arrivarci!) a mio avviso segna una tappa importante del suo cammino di grande direttore.
Devo a una cara amica , ormai viaggio sempre da città a città , tra amici che mi regalano , anche in questo caso, una bella occasione d’incontro col grande maestro di cui mi impressiona sempre la disponibilità , il sorriso e l’attenzione a ciascuno di noi che lo andiamo a salutare .
Quando gli ho detto che venivo da Berlino ha convenuto con me mentre gli dicevo che il nostro comune amico Jonas lavora troppo , quando gli ho detto del Candide di Firenze mi ha detto sorridendo di conoscerlo bene perché un tempo un po’ lontano lo ha studiato come maestro ripetitore…
Arrivando al grande auditorium romano ho avuto come una sorta di nostalgia al ricordo della magica serata di Aida , partendo so che adesso avrò la nostalgia di questa serata di grande musica . Posso ben dire come Josephine Becker : j’ai deux amours…