Tantisssimi anni fa , una vita fa , per andare da Ancona a Venezia si faceva una strada dal bellissimo nome di Romea , che di divertente aveva solo un momento quando ad angolo retto ad un tratto ci si trovava davanti l’Abbazia di Pomposa.
Allora il gioco in macchina era sempre lo stesso : un frate benedettino Guido d’Arezzo diede il nome alle note nell’abbazia di Pomposa presso Ferrara….
eravamo pronti per Mike Bongiorno.
Poi di nuovo curve su curve , trenta chilometri da Ferrara verso il Po.
Già , poi si arrivava a Po di Goro, forse il posto più triste del delta –
C^era anche un ponte di barche per attraversare il grande , lento fiume , ricordi lontani di un mondo scomparso.
Poi il viaggio riprendeva lil suo ritmo , mi piacevano i camini delle case che si allungavano , si sentiva nell’aria la promessa di Venezia.
Ieri ho risentito quel nome Goro , Gorino perché Il paese tristissimo è salito alle cronache per una assurda storia di egoismi tanto piccoli da fare grande notizia .i media non aspettano altro.
Io invece di pensare cosa ci fosse dietro le facce banali degli abitanti sulle barricate ho pensato allo sgomento di quelle dieci mamme con i loro otto bambini.
Di sicuro , qualinque fosse la loro provenienza , venivano da paesi solari , sicuramente poverissimi , probabilmente in guerra , ma che avevano fatto di male per essere sbattute nel tristissimo delta del Po?
Quei pescatori dalle facce indurite dalla fatica , quelle donne strette nei loro piumini da discount raccontavano di un paese con un solo bar ritrovo , l’unico svago nelle nebbie del loro semipaese.
La tv degli slogan egoisti e la paura , quella sì sincera del diverso ,li ha fatti salire su ridicole barricate .
Mi domando , ma non c’era un parroco in quel paese ? Mi domando anche se quel Prefetto di Ferrara avesse la minima idea di dove mandava quelle poche povere rifugiate con i loro figli.
Io sono contenta che le abbiano mandate via , credo che qualsiasi altra destinazione sarà per loro meno triste e nebbiosa di quella in cui le avevano spedite.
Cara Adriana, sento in te una nota pietosa nei confronti di queste persone, che vivono un vita povera in ogni senso, in un posto triste e pieno di nebbia, vittime di una propaganda che sollecita gli istinti peggiori, incapaci di difendersi, perchè non hanno i mezzi culturali. Questa volta non sono d’accordo, c’è un livello di umanità al di sotto della quale non possiamo andare, secondo me. Non mi dicano “se tu li avessi a casa tua”, perchè io ce li ho, a 100 mt da casa, in un albergo, visto che siamo al mare. Ci incontriamo tutti i giorni, con questi ragazzi in bicicletta che vanno a scuola a imparare l’italiano, ci salutiamo con un sorriso.
Ho voluto essere leggera …altrimenti mi veniva ..da sparare!Qualche volta mi trincero dietro l’ironia
tristi storie di una Triste Storia
Ho cercato di renderla un pô ironica ….
Quando ho sentito quelle squallide donne con i loro piumini da discount, come dici tu, dire che loro non sono razziste, mi è venuta in mente la vecchia battuta: “mi no son razista! L’e’ lu che l’e’ neger…”
Sono indifendibili! Proprio loro che, quando ci fu l’alluvione nel Polesine, furono accolti come sfollati ovunque!
Allora mi è venuta l’idea di dire che era molto meglio per le rifugiate andarsene da lî….