Nel cuore dell’Italia minore e bellissima , a cavallo di tre regioni esiste un immenso cratere creato dalla serie di terremoti che hanno squassato questa terra antichissima .
Della regione in cui vivo , le Marche, ne sono stati colpiti 23 comuni di cui 18 avevano , e in parte hanno ancora, un teatro .
Si , perché i teatri storici hanno retto meglio delle chiese e dei palazzi . Costruiti principalmente in legno e vuoti nel centro hanno resistito alle tante scosse , seppure con gravi o gravissimi danni.
Quattro di loro : Camerino , SanGinesio ,Apiro e Amandola resteranno chiusi per chissà quanto tempo , quello di Fabriano ha problemi di agibiltà.
Ma la storia di civiltà e di speranza che voglio raccontare e che non è stata raccontata dalla televisione o dalla carta stampata merita comunque un piccolo momento di attenzione.
La cultura non emoziona , la cultura , mi si perdoni il gioco di parole , non fa spettacolo e quello che è successo nei giorni più duri quando le scosse , a migliaia si succedevano ininterrotte merita di essere raccontato .
Erano in cartellone uno spettacolo a Macerata e uno a San Severino in quei giorni bui e allora il Teatro Persiani di Recanati , quella Recanati che non è solo il Colle dell’Infinito ha aperto il suo teatro a chi non poteva andare nel proprio grazie all’organizzazione centralizzzata del circuito regionale di cui faccio parte fin dalla sua fondazione e che si chiama Associazione Marchigina Attività Teatrali.
Così sono stati organizzati fino a dieci pulmann e tutti proprio tutti gli abbonati hanno risposto , tutti hanno comprato il biglietto e gli spettacoli sono stati fatti nei giorni stabiliti.
Si è creata una sorta di partecipazione collettiva , solidale e in ultima analisi necessaria a dare una risposta alla paura e allo sgomento per la terra che continuava a ballare sotto i piedi.
Anche gli artisti , le Compagnie hanno accettato i disagi della trasferta ,
Alcuni di loro hanno anche fatto delle conversazioni con gli spettatori a completamento delle serate.
E’ stata una risposta di comunità civile , responsabile , senza la retorica del piagnisteo che purtroppo è spesso associata ad una caratteristica al nostro paese.
Questa non è una storia drammatica , ma per me rappresenta un segno di civiltà e di speranza , molto più di tante manifestazioni esteriori e vuote di contenuto.
Mi raccontava con un tremito nella voce il direttore artistico dell’Amat di avere provato un brivido entrando nella zona rossa di Camerino .
Su un muro rimasto in piedi c’era ancora attaccato il programma della stagione di prosa che avrebbe dovuto cominciare a giorni e che non c’è mai stata.
Noi dell’Amat organizzeremo il quarantennale della nostra attività nel cratere .
I meravigliosi antichi borghi del civilissimo entroterra marchigiano , in alcuni casi feriti a morte , devono poter provare a recuperare la vita laddove sarà possibile , i teatri sono il segno più tangibile della vita di comunità.
Mi ha commoso il tuo articolo.Un fatto interssante nel tempo attuale!!!!!!
Non ė comune veramente, una bella sorpresa!!!!
Grazie, Adrianaa
Mi sembrava giusto raccontare anche cose minori , meno drammatiche
Bello articolo. E ‘molto importante in tempi difficili, stare insieme e andare avanti, è il modo migliore per affrontare le difficoltà e di sventure, grazie Adriana.
Mi pareva importante raccontare anche una piccola storia positiva
Adriana , grazie per averci fatto partecipi di questa storia che fa onore al mondo del teatro e alla solidarietà che non fa clamore.
Grande lezione di vita.
Merito del Circuito regionele e delle genti marchigiane