Raramente torno nella mia città e questa volta l’occasione , ospite della sorella abbonata, è stata interessante.
Al Teatro del Maggio Fiorentino un bel concerto della Chicago Symphony Orchestra diretto da Riccardo Muti.
Una strana coincidenza ha fatto sì che il cocnerto si sia tenuto nella data del quinto anniversario della morte di Claudio Abbado , in qualche modo sembra essere una strana commemorazione . Qualcuno ci pensa .
In realtà Muti con questa orchestra , della quale è direttore artistico da dieci anni sta facendo una tournée italiana in tre teatri : il San Carlo delle sue origini , Firenze che fu il suo lancio di giovane direttore molto amato e in ultimo la Scala , ovvia conclusione per ogni evento di prestigio in Italia.
Programma poco usuale e particolarmente adatto all’Orchestra americana dall’enorme organico, penso che negli USA l’orchestra è considerata prestigiosa anche in relazione alla grande quantità di organico di cui dispone.
Sir Georg Solti fu il grande animatore della formazione di Chicago e ancora adesso passano spesso su Classica i suoi mitici concerti.
Quello del 20 gennaio a Firenze comprendeva un inizio con l’Ouvertire del Fliegende Holländer , un ‘inedito Hindemith : la sinfonia tratta dalla sua opera Mathis der Maler e un secondo tempo interamente dedicato alla Terza sinfonia di Prokofiev.
Poco da dire sul Wagner di Muti . Veloce e potente l’Ouverture del Vascello ben si adatta alle sue corde , anche se mi è sembrata un po’ troppo veloce .
Su Hindemith non ho abbastanza competenza per giudicare , specialente ad un primo ascolto in assoluto : mi ha lasciata un po’ fredda la prima parte , meglio la seconda e addirittura suggestiva la terza.
Il tutto è ispirato ad unn polittico di Grünewald ( il pittore del titolo ) che si trova attualmentr a Colmar.
Per quanto riguarda Prokof’ev che dire : il Maestro ,( mi raccomando la maiuscola) ha una sua vena impetuosa , una notevole precisione negli attacchi , si vede che l’Orchesta è abbastanza sensibile al suo gesto e poi l’organico ricchissimo dispone di una sonorità addirittura opulenta da giustificare l’entusiasmo e il calore che il pubblico ha tributato alla fine del concerto .
Davanti ad un “Tutto esaurito gustificato anche sentimentalmente dai fiorentini che salutavano il loro ex-direttore il Maestro ha concesso anche un breve bis conl’Intermezzo della Fedora di Giordano e l’ha spiegato col dire che era per riportare alle orecchie dei giovanissimi di un Coro ospite per la serata il suono più familiare della musica italiana.