Capita talvolta a chi non è più fresco di anni di risvegliarsi nel cuore della notte : in questi casi le soluzioni sono poche : prendere un libro , ma i problemi con gli occhiali bifocali e la postura scomoda sconsigliano , allora si accende la tv , magari andando a cercare qualcosa di interessante nelle pieghe di una proposta sempre più vasta ma ahimè altrettanto respingente per i miei gusti.
Finché trovo un titolo : II treno dei bambini di Cristina Comencini , ne ho letto qualcosa da qualche parte e poi io sono una di quelle che con la Comencini hanno in comune un’avventura che si chiamò “ se non ora quando” e la considero un’amica anche se fisicamente non ci siamo mai incontrate.
Così , tra le due e le quattro di notte ho visto un bel film , delicato e realistico , affatto mieloso , ambientato con deciso realismo tra una Napoli dei bassi e una campagna emiliana altrettanto vera e senza retorica.
Secco l’inizio col grande violinista che turbato da una strana telefonata entra in scena e comincia a suonare il suo violino : dalla sua musica scaturisce la storia di due madri , bravissime attrici entrambe e di un bambino che aveva il grande dono di amare la musica.
Non c’è retorica , la storia è vera e averla raccontata così senza enfasi politica ne fa un piccolo gioiello .
C’era uno strano partito comunista nell’immediato dopoguerra e c’era un popolo italiano povero e generoso.
Uno prezioso film di Natale , se posso dirlo.
Cercatelo in Netflix , vale la pena ogni tanto ritrovare i valori lontani quando in un’Italia post bellica si potevano fare dei gesti privi di retorica ma pieni di umanità.