Rivedere il Lohengrin del 7 dicembre 2012 alla Scala questa mattina su RAI 5 è stato più di un semplice ricordo : è stato rivivere una strana svolta che da quel giorno prese la mia vita . Ero a letto con un ginocchio a pezzi e ne avrei avuto per molti mesi ancora , ma da quel momento decisi che avrei camminato per tutta Europa (e non solo ) per seguire quel ragazzo riccioluto che già da qualche anno guardavo con attenzione.
L’ho scritto nel mio primo libro che gli portai addirittura a New York perché per me , ma non sono la sola a dirlo , nel mondo della lirica come ci fu un prima e un dopo la Callas ,adesso c’è un prima e un dopo Kaufmann.
Ho avuto la fortuna , vista la mia ormai lunga vita di poterli vedere e sentire tutt’e due e lo considero un raro privilegio.
Per tornare a quel Sant’Ambrogio e all’emozione che quel Wagner mi procurò devo dire che seguito avrei rivisto quella messinscena a Parigi , ma non fu la stessa cosa ; la Scala di quegli anni era davvero una cosa speciale.
Stamani ho anche riapprezzato in filagrana la scelta registica di Guth , i suoi temi ripetuti molte volte e qui forse al massimo del risultato . Il gioco del doppio , qui sono i bambini , le scene di Christian Schmith sempre così uguali a se stesse e sempre rigorosamente necessarie, i costumi bellissimi e coerenti con un discorso storico ineccepibile.
Poi non tutte le ciambelle gli sono venute col buco , io però ho pure apprezzato la sua Bohème lunare …un po’ meno il Fidelio di Salisburgo , quello senza il singspiel per interderci.
A Milano poi quella Otrund diabolica della Erlitzius in versione Cosima era davvero strepitosa.
Devo ammettere che raramente torno da mamma RAI , oggi però il regalo me lo ha fatto davvero grande , peccato il taglio sull’Inno di Mameli in coda , un bel pezzo di teatro “per caso”.
L’ho postato sulla mia bacheca per chi volesse rivederlo , magari con tutti i commenti sul post di Alberto Mattioli che spero alla fine abbia dato la pappa ai gatti , non è di Wagner la frase “ la brevità gran pregio” anche se il Lohengrin non è una delle più lunghe tra le sue opere.