Non sempre si può essere dove si vorrebbe , una occasione perduta è stata quella di non essere andata a Milano a sentire I Vier lietze Leader cantati dalla voce purissima di Diana Damrau con l’orchestra per me tanto cara del Bayerichestaadstoper e la direzione di quello straordinario ometto incantato che è Kiril Petrenko.
Ne hanno scritto con sensibilità e dovizia persone particolarmente stimate da me come Francesco Maria Colombo , me ne ha parlato “ ancora sotto chock “ un amico molto vicino al mio cuore .
Grazie alla fantastica possibilità delle nuove tecnologie ne ho anche una registrazione …molto domestica nel senso della mancanza di sofisticazione tecnologica e dal mio telefono sono sgorgate le magiche note che mi hanno confermato la nostalgia di non avere potuto partecipare ad un così straordinarrio evento.
Così , ascoltando con l’orecchio attaccato allo smartphone mi sono trovata a sognare di quel vecchio signore nella sua villa di Garmisch , al vegliardo vicino alla morte e mi sono immaginata di vederlo passeggiare raccolto nei suoi pensieri musicali ripiegato su se stesso come ce lo hanno mostrato i preziosi momenti documentaristici che lo vedono nel sole del prato camminare pensoso e lento e quando il numero degli anni si allunga tanto , quando la prospettiva di vita la si sente finire e l’alito della morte sfiora il collo .
Forse proprio allora tutta la somma di una vita dedicata alla musica , tutta la propria conoscenza si è rarefatta in queste sottili melodie di una bellezza trasparente , impalpabile.
Me lo sono immaginata , nel suo giardino guardare le sue adorate Alpi da lontano , la sua Alpen Sinfonie nel cuore e quella infinita tristezza serena della fine vicina.
Ha consegnato alla nuora queste meravigliose ultime note , lui che ci aveva regalato i suoi Leader giovanili che mi hanno personalmente incantata :
da Habe danke a Cäecilie , da Befreit e Allerselen..una collana di perle che già da sole avrebbero fatto di lui il grande ultimo musicista sopravvissuto alla fine del periodo ultimo e fecondo della musica germanica.
L’altro grande , Gustav Mahler ci aveva già lasciato da un pezzo e lui saldo e forse un po’ insensibile a tutto quello che gli stava crollando intorno è stato capace nell’estrema vecchiezza di regalarci la musica pura delle queste sue ultime composizioni .
Devo dire che mi è dispiaciuto proprio di non avere preso quel treno per Milano. Grazie amico mio di avermene regalato un’eco.
chiamiamoli, se vogliamo (….e lo vogliamo)….EMOZIONI!!!!
Capitoooo
chiamiamole….chiaramente!
Esattamente!